Ancona
è una città dell'Italia centrale, posta
sul Mare Adriatico e capoluogo dell'omonima provincia
e della regione Marche. Primario fulcro economico
e portuale della regione, è inoltre il suo
principale centro urbano per dimensioni e popolazione.
La sua area metropolitana (che comprende la conurbazione
dei comuni di Falconara Marittima, Osimo, Chiaravalle,
Sirolo, Numana, Polverigi, Agugliano, Offagna, Camerano
e Camerata Picena) raggiunge circa 200.000 abitanti.
Protesa verso il mare, la città sorge su un
promontorio a forma di gomito piegato, che protegge
il più ampio porto naturale dell'Adriatico
centrale. Il nome stesso della città ricorda
la sua posizione geografica: "ankon" in
greco significa gomito, e così la chiamarono
i Siracusani, che fondarono la città nel 387
a.C. L'origine greca di Ancona è ricordata
dall'epiteto con la quale è conosciuta: la
"città dorica". Ancona è caratterizzata
dalla posizione a picco sul mare, dal centro ricco
di storia e di monumenti, dai parchi semi-urbani ben
conservati e dai meravigliosi dintorni. I rioni storici,
arrampicati su varie colline, si affacciano sull'arco
del porto come intorno al palcoscenico di un teatro.
Dal suo porto partono ogni anno circa un milione di
viaggiatori diretti soprattutto in Grecia e Croazia,
ma anche in Albania, Turchia e Montenegro; è
infatti il primo porto adriatico per numero di imbarchi,
e uno dei primi per le merci e per la pesca. La città
di Ancona sorge nella costa dell'Adriatico centrale
su un promontorio formato dalle pendici settentrionali
di monte Conero o Monte d'Ancona (572 m s.l.m.). Questo
promontorio dà origine ad un golfo, il Golfo
di Ancona, nella cui parte più interna si trova
il porto naturale. Il luogo dove sorge Ancona rientra
nella zona a sismicità medio-alta, è
classificata di livello 2 dalla Protezione civile.
Ad Ancona si vede sorgere il sole dal mare, come in
tutta la costa adriatica, ma è l'unica città
in cui si può vedere sul mare anche il tramonto,
visto che, grazie alla forma a 'gomito' della sua
costa, è bagnata dal mare sia ad Est che ad
Ovest. La città possiede varie spiagge; la
più centrale è quella del Passetto,
tipica spiaggia di costa alta, ricca di scogli, tra
i quali la Seggiola del Papa (uno dei simboli della
città), lo scoglio del Quadrato, molto apprezzato
per la possibilità di tuffarsi nell'acqua profonda.
A Nord del porto la costa è bassa. In questa
zona da ricordare è la spiaggia di Palombina,
sabbiosa, di carattere urbano e con un'aria vivacemente
popolare, in vista del golfo dorico e bordata dalla
linea ferroviaria. Il territorio cittadino è
caratterizzato da un'alternanza di fasce collinari
e di vallate. La fascia di colline più settentrionale,
affacciata direttamente sul mare, comprende il Colle
Guasco sul quale svetta il Duomo, il Colle dei Cappuccini
con il Faro, Monte Cardeto con le sue fortificazioni
immerse nel verde del parco omonimo. Più a
Sud si trova la vallata un tempo detta Piana degli
Orti, oggi attraversata dai tre corsi principali e
dal Viale della Vittoria. A Sud di questa vallata
c'è poi la seconda fascia collinare, con il
colle Astagno, sul quale sorge la Cittadella, un grande
polmone verde all'interno della città, il colle
di Santo Stefano, con il parco del Pincio, Monte Pulito,
con la sede dell'Ammiragliato, Monte Pelago, con il
piccolo osservatorio astronomico, ed infine il Monte
Santa Margherita, a picco sul mare, occupato nelle
sue pendici Nord dal parco del Passetto. La vallata
che si trova ancora a Sud è costituita da Valle
Miano e dal Piano San Lazzaro, occupato dal quartiere
omonimo, il solo pianeggiante della città.
Ancora a Sud si estende la fascia di colline periferiche
e infine la vallata dei Piani della Baraccola. Ancona
è ben servita dalle vie di comunicazione terrestri,
marittime ed aeree.
ETIMOLOGIA
Deriva dal greco agkon, gomito, in riferimento alla
forma ricurva dalla costa.
ARTE
L'arte picena e quella greca sono testimoniate dai
reperti, anche di eccezionale qualità, ritrovati
nelle antiche necropoli ed esposti al museo archeologico
e al museo della città. L'arte greca ha un
interessante esempio nei resti del tempio dorico dedicato
ad Afrodite, visibili sotto il Duomo, oltre ad un
lacerto murario a blocchi regolari nei pressi del
lungomare Vanvitelli.
L'arte romana è ben rappresentata dall'Arco
di Traiano, di proporzioni slanciate, su un molo anch'esso
di epoca traianea. L'anfiteatro, il cui scavo non
è ancora completato, è comunque notevole
per la porta pompae, detta Arco Bonarelli, e per l'annessa
palestra gladiatoria. Il busto dell'imperatore Augusto
in veste di pontefice massimo, ritrovato nell'area
dell'antico foro, è di pregevole fattura.
L'arte paleocristiana e bizantina trova testimonianza
soprattutto nella pianta del Duomo a croce greca,
nella basilica inferiore di Santa Maria della Piazza,
nei sarcofagi del museo diocesano.
Ad Ancona l'arte ebbe un notevole sviluppo durante
i secoli della Repubblica marinara. Per ciò
che riguarda l'architettura romanica si ricorda soprattutto
il grande cantiere della cattedrale di San Ciriaco,
una delle più importanti chiese romaniche d'Italia,
pregevole anche per le sculture dell'interno e del
portale, tra cui i leoni stilofori, tra i simboli
della città. Chiese note a livello nazionale
sono anche Santa Maria della Piazza (con le interessantissime
sculture della facciata) e la chiesa di Santa Maria
di Portonovo. L'architettura gotica è rappresentata
dal Palazzo degli Anziani al quale lavorò Margaritone
d'Arezzo. Giorgio Orsini da Sebenico fu artista di
transizione tra Gotico e Rinascimento e lasciò
in città le facciate della Loggia dei Mercanti,
di San Francesco alle Scale e di San Agostino, ricche
di sue sculture. Per l'architettura rinascimentale
va segnalato il Palazzo del Governo, alla cui realizzazione
partecipò anche Francesco di Giorgio Martini.
Da ricordare anche la Cittadella, uno dei più
interessanti esempi europei di fortificazione alla
moderna, opera di Antonio da Sangallo il Giovane.
La scultura del Quattrocento è ben rappresentata
da Giovanni Dalmata. Una scuola di pittura era attiva
in città tra Trecento e Quattrocento, e Olivuccio
di Ciccarello ne era il maestro. Il pieno Quattrocento
in pittura è segnato dall'anconitano Nicola
di Mastro Antonio. Pittori rinascimentali di altre
regioni che lavorarono ad Ancona furono Piero della
Francesca, Carlo Crivelli, Melozzo da Forlì
e Lorenzo Lotto, mentre Tiziano inviò in città
due grandi pale d'altare. Nel periodo manierista si
distinguono i nomi di Pellegrino Tibaldi e dell'anconitano
Andrea Lilli, che lavorò molto in tutta Italia.
Tra le chiese andate distrutte c'è anche la
chiesa greca di Sant'Anna in origine intitolata a
Santa Maria in Porta Cipriana. Fu edificata nel XIII
secolo, sulle fondamenta delle antiche mura greche
di Ancona, poco prima dell'ampliamento delle nuove
mura delle città nel 1221. Venne distrutta
da un bombardamento aereo nell'aprile 1944. Si conservano
dell'originario arredo alcune icone tardo-bizantine
dell'iconostasi, oggi custodite dal museo diocesano
della città.
L'arte del XVIII secolo è contraddistinta dall'importante
figura di Luigi Vanvitelli. Come ricordato nel paragrafo
dedicato alla storia, egli progettò il nuovo
Lazzaretto su di un'isola artificiale di forma pentagonale.
Inoltre prolungò il molo realizzato secoli
prima dall'imperatore Traiano e vi edificò
l'Arco Clementino. Queste opere, al di là dei
pregevoli aspetti formali anticipanti il neoclassicismo,
sono notevoli per il perfetto inserimento nell'ambiente
naturale e per gli aspetti tecnici e costruttivi.
In città il Vanvitelli realizzò anche
la chiesa del Gesù, con la facciata concava
che domina il porto dall'alto, seguendone la naturale
curvatura. Dopo l'istituzione del porto franco e la
ripresa dei traffici, in città ci fu un periodo
di fioritura artistica, testimoniato ancor oggi dalle
chiese del Santissimo Sacramento di Francesco Maria
Ciaraffoni (con le statue di Gioacchino Varlè)
e di San Domenico (di Carlo Marchionni), dai tanti
palazzi nobiliari affrescati e rinnovati nelle facciate,
da Porta Pia (il nuovo ingresso monumentale della
città), dalle statue dei continenti all'interno
della Loggia dei Mercanti, segno delle nuove correnti
di traffico marittimo.
Testimonianze del periodo napoleonico sono soprattutto
alcune fortificazioni: la Lunetta di Santo Stefano,
Forte Cardeto e il fortino di Portonovo.
Nell'Ottocento spicca la figura del pittore Francesco
Podesti, che tra accademismo, pittura storica e romanticismo
raggiunse la fama internazionale. Fu uno dei ultimi
grandi maestri dell'affresco, e con tale tecnica dipinse
in Vaticano la sala dell'Immacolata Concezione. Uno
dei suoi capolavori, il Giuramento degli Anconitani,
è uno dei simboli della città ed è
esposto nella sala consiliare del Comune. Il Teatro
delle Muse di Pietro Ghinelli ben rappresenta l'architettura
neoclassica del primo Ottocento.
Nel periodo post-unitario la città si ingrandì
e si rinnovò completamente; interessante dal
punto di vista artistico ed urbanistico è tutta
la zona della spina dei Corsi, ma sono notevoli anche
le tante fortificazioni risalenti al periodo in cui
la città era piazzaforte di prima classe.
Durante il ventennio fascista si aprì il Viale
della Vittoria e si completò Corso Stamira.
Su questo itinerario, ricco di edifici eclettici e
in stile Novecento, ma anche di esempi di tardo liberty,
Guido Cirilli realizzò il Palazzo delle Poste
e il Monumento ai caduti; Amos Luchetti Gentiloni
progettò l'attuale sede del Municipio e Pio
Pullini ne decorò l'interno con i suoi dipinti;
Eusebio Petetti progettò invece il Palazzo
del Mutilato.
L'arte contemporanea si distingue per il monumento
alla resistenza di Pericle Fazzini, le sculture di
Valeriano Trubbiani, scultore di fama internazionale,
di Guido Armeni e per la nuova sede della Regione,
di Vittorio Gregotti. Dal punto di vista urbanistico
si ricordano le realizzazioni, assai criticate, di
Piazza Pertini e dei "toroidi" di Piazza
Ugo Bassi, attuale snodo del trasporto pubblico urbano.
MUSEI
Pinacoteca civica "Francesco Podesti", situata
all'interno di palazzo Bosdari, in via Pizzecolli.
Tra le altre possiamo trovare opere di Carlo Crivelli,
del Tiziano, di Lorenzo Lotto, del Guercino, di Sebastiano
del Piombo, di Orazio Gentileschi, di Andrea Lilli,
di Francesco Podesti.
Museo tattile statale Omero, che ha sede nei pressi
del palazzo della Regione. È uno dei pochi
al mondo, l'unico in Italia, che permette anche ai
non vedenti di avvicinarsi all'arte facendo toccare
calchi in gesso a grandezza naturale di famose opere
scultoree, modellini architettonici di celebri monumenti,
ma anche reperti archeologici e sculture di artisti
contemporanei originali. La visita è piacevole
e istruttiva per tutti coloro che amano l'arte.
Museo diocesano, situato nel piazzale del Duomo. Ricco
delle testimonianze di una fede che ha origini antichissime,
essendo legato l'arrivo del Cristianesimo al protomartire
Santo Stefano, comprende una collezione di sculture,
di dipinti e di oggetti sacri. Tra i pezzi più
celebri quattro arazzi dai colori vivissimi, tratti
da cartoni del Rubens.
Museo archeologico nazionale delle Marche, ospitato
all'interno del cinquecentesco palazzo Ferretti, permette
un interessante viaggio nel tempo grazie alle testimonianze
ricchissime di tutte le civiltà della regione.
Comprende le seguenti sezioni: Preistorica (dal Paleolitico,
al all'età del Bronzo) Protostorica (sezione
caratterizzante il museo, grazie ai bellissimi reperti
del popolo piceno, che abitava nelle Marche nell'età
del Ferro; la sezione comprende poi le testimonianze
dell'invasione dei Galli). Da anni si attende la riapertura
delle Sezione Greca, che esporrà i reperti
della necropoli di Ancona, della Sezione Romana, pure
ricchissima, della Sezione Medievale e della notevolissima
collezione numismatica. Irrisolta è ancora
la questione dei Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola,
statue di epoca romana di eccezionale valore: si tratta
dell'unico gruppo equestre in bronzo dorato rimastoci
dall'antichità. Trovati nel 1946 a Cartoceto
di Pergola, salvati da un emissario della soprintendenza
dalla vendita all'estero, furono esposti al Museo
Nazionale fino al 1972, quando a causa del terremoto
il museo chiuse. Alla riapertura del Museo si aprì
un contenzioso con Pergola, comune nel cui territorio
il reperto era stato trovato. Dopo alterne vicende
si giunse ad un compromesso alla cui formulazione
parteciparono il Ministero, la Regione Marche e la
Soprintendenza Archeologica: vennero eseguite delle
copie conformi del gruppo bronzeo, e si decise di
esporre alternativamente a Pergola e ad Ancona gli
originali e le copie. Il patto venne rotto dal Ministero
ed attualmente le statue originali sono a Pergola,
in un museo appositamente istituito. Sul tetto del
Museo Nazionale svettano le copie ricostruttive delle
statue, realizzate in bronzo dorato.
Museo della città, è un museo di storia
urbana, situato in Piazza del Papa. Tra i pezzi da
segnalare le vedute della città di Luigi Vanvitelli
e un grande plastico in legno che ricostruisce la
città di Ancona nel 1844.
Museo di Scienze Naturali "Luigi Paolucci".
Pur essendo un museo nato e cresciuto in città
grazie all'opera del noto scienziato anconitano Luigi
Paolucci, ora ha sede nel vicino centro di Offagna,
uno degli storici castelli di Ancona. Il museo espone
una piccola ma significativa parte delle ricchissime
collezioni naturalistiche di sua proprietà:
fossili, minerali, materiali didattici storici, esemplari
impagliati di animali; testimonia i vari aspetti degli
ambienti naturali delle Marche.
TEATRO
DELLE MUSE
Costruito nel 1827 su progetto di Pietro Ghinelli,
ha conservato soltanto la struttura esterna e la neoclassica
facciata a colonne doriche. Durante la seconda guerra
mondiale il tetto fu parzialmente danneggiato da una
bomba d'aereo, cosa che suggerì agli amministratori
una assai discussa demolizione e ricostruzione degli
interni in stile moderno, avviando una ristrutturazione
durata decenni. Capace di accogliere più di
mille spettatori, ospita oggi una stagione lirica
di livello internazionale, una stagione sinfonica,
una di prosa ed una di musica jazz. Da segnalare il
sipario tagliafuoco del palcoscenico, decorato da
un'opera dell'artista Valeriano Trubbiani.
IL
PARCO DEL CONERO
Parte del territorio di Ancona rientra all'interno
del Parco regionale del Conero, caratterizzato da
ampi boschi sempreverdi di macchia mediterranea, da
scogliere a picco sul mare, da una campagna di alto
valore paesaggistico e ricca di prodotti tipici, come
la lavanda, il miele, l'olio, i legumi. Se da una
parte il parco ha senz'altro fornito uno strumento
di tutela della zona, d'altro canto ha provocato una
valorizzazione economica di tutte le case coloniche,
che si stanno trasformando in ville suburbane, con
inevitabili conseguenze negative sulla fruibilità
pubblica delle aree naturali e sulla stessa permanenza
dei valori naturalistici. Sono ormai tipici i casi
di chiusura di sentieri o della loro trasformazione
in strade carrabili (anche sugli itinerari ufficiali
del Parco), di distruzione della vegetazione per realizzare
giardini privati, di istallazione di recinzioni che
di fatto rendono inaccessibili aree verdi che da sempre
erano di libero accesso, e ciò vale anche per
zone di gran valore panoramico e naturalistico come
quelle situate sul ciglio della falesia.
Le falesie, ovunque siano localizzate, presentano
pericoli di franamento. Da notare in proposito una
decisione dell'amministrazione comunale e della Capitaneria
di Porto: quella di chiudere, per motivi di sicurezza,
tutti i sentieri che conducono al mare, tranne quello
delle Due Sorelle. Di fatto oggi, quindi alcune delle
zone del Parco più caratteristiche ed importanti
dal punto di vista naturalistico e paesaggistico sono
precluse alla visita di turisti ed abitanti. La preoccupazione
per la sicurezza sembra eccessiva alle associazioni
naturalistiche, che ricordano che, seguendolo stesso
criterio, si dovrebbero chiudere al pubblico tutte
le coste alte e le zone montuose d'Italia, soggette
agli stessi tipi di rischio. È a rischio lo
stesso rapporto con il mare, che è una delle
caratteristiche più importanti del Parco del
Conero. Lavori di consolidamento sono in corso nella
zona del Passetto, e ciò porterà alla
riapertura della spiaggia e dei sentieri, ma non si
possono certo ipotizzare, a causa della loro difficoltà
oggettiva e dell'alto costo, lavori simili per tutti
i venti chilometri di costa alta.
Da anni è in discussione al Ministero dell'Ambiente
l'ipotesi di istituire un parco marino nel mare che
bagna il Parco del Conero, motivata dalla presenza
di fondali di grande ricchezza naturalistica: madrepore,
gorgonie non sono certo comuni in Adriatico. In una
costa così frequentata e nella quale il rapporto
con il mare è intenso ed antico, si dovrà
tutelare la zona senza impedire gli usi tradizionali
e innocui per la natura, come la balneazione, la nautica
a vela o a remi e la piccola pesca amatoriale.
ORIGINI
E CENNI STORICI
L'attuale zona centrale di Ancona ospitava alcuni
insediamenti già nell'età del bronzo.
Nell'età del ferro fu un villaggio piceno.
Nel 387 a.C. un gruppo di Greci, esuli siracusani
attratti dal grande porto naturale, fondò la
città sul colle Guasco. All'arrivo dei Romani
nelle Marche le popolazioni locali cercarono inizialmente
una convivenza pacifica e Ancona attraversò
un periodo di transizione tra la civiltà greca
e quella romana, anche dal punto di vista linguistico.
Dal 113 a.C. Ancona può considerarsi città
romana, pur orgogliosa delle proprie origini greche.
I Romani consideravano Ancona l'accesso d'Italia da
Oriente e quindi la sede naturale dei commerci con
la Dalmazia, l'Egitto e l'Asia. Comprendendo l'importanza
strategica e commerciale che aveva Ancona, l'imperatore
Traiano fortificò la città e ne ampliò
il porto. Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente
Ancona, dopo il dominio degli Eruli e dei Goti, fu
tra i possessi dell'Impero Romano d'Oriente e fece
parte della Pentapoli marittima assieme alle città
di Senigallia, Fano, Pesaro e Rimini. Dopo un breve
periodo sotto il dominio longobardo, nel 774 d.C.
la città passò allo Stato della Chiesa.
Con l'istituzione del Sacro Romano Impero la città
fu posta a capo della Marca di Ancona, che dopo aver
assorbito le marche di Camerino e di Fermo comprese
quasi tutta l'odierna regione Marche. Alla fine dell'XII
secolo Ancona è un libero comune ed una repubblica
marinara. Si scontrò così sia con il
Sacro Romano Impero, che tentò ripetutamente
di ristabilire il suo effettivo potere, sia con Venezia,
che non accettava nell'Adriatico un'altra città
marinara. La forza di Ancona, comunque, era tale che
nel 1137 respinse l'imperatore Lotario II, nel 1167
anche l'imperatore Federico Barbarossa e nel 1174,
quando il Barbarossa inviò ad Ancona il suo
luogotenente, l'Arcivescovo Cristiano di Magonza,
per sottomettere una buona volta la città.
Ancona, però, uscì vittoriosa ancora
una volta. A partire dal pontificato di Innocenzo
III, Ancona e la sua marca furono integrate nello
Stato della Chiesa, venendo a conformare la provincia
omonima. La città continuò tuttavia
a godere di un regime di semi-indipendenza con ampie
libertà civiche che, confermate nella seconda
metà del XIV secolo dal cardinale Egidio Albornoz,
furono in gran parte perdute nel 1532, allorquando
papa Clemente VII vincolò più strettamente
Ancona alla Santa Sede, nel quadro di un processo
di accentramento amministrativo che coinvolse, alcuni
anni più tardi, altri importanti centri dello
Stato Pontificio, fra cui Perugia (1540).
A
causa della scoperta dell'America, e della caduta
di Costantinopoli nelle mani dei Turchi, il centro
dei commerci si era ormai spostato dal Mediterraneo
all'Atlantico e per tutte le città marinare
italiane, compresa Ancona, iniziò un periodo
di recessione che durò per tutto il XVII secolo
e ebbe sollievo solo con papa Clemente XII, che nel
1732 concesse il porto franco, grazie al quale l'economia
vide una nuova luce.
Nel
1797 Napoleone occupò la città e proclamò
la Repubblica Anconitana, che nel 1798 venne annessa
alla prima Repubblica Romana. Dopo alterne vicende
ed assedi che la videro passare in mano francese ed
austriaca, fu annessa nel 1808 al Regno Italico Napoleonico
e divenne capoluogo del Dipartimento del Metauro.
Dal 1808 al 1815 assunse informalmente al ruolo di
seconda città del regno, in quanto il Vicerè
Eugenio Beauharnais vi soggiornava spesso per curare
il suo cospicuo appannaggio (il quale fu mantenuto
dalla Restaurazione). Alla fine dell'epoca napoleonica
tornò a far parte dello Stato Pontificio nel
1815, con la Restaurazione, ma il dominio francese
aveva lasciato nella città le idee rivoluzionarie
di libertà, e questo permise la diffusione
della Carboneria; rimase a lungo nella città
Massimo d'Azeglio. Ancona partecipò ai moti
del 1831-33 che vennero repressi con processi e condanne
a morte.
Al
termine della Prima guerra di indipendenza, nel 1849,
Ancona si dichiarò libera dal dominio papale
e appartenente alla (seconda) Repubblica Romana. Il
Papa allora chiamò gli austriaci per riprendere
il possesso delle sue terre. Compagna di Venezia e
di Roma, la città di Ancona per settimane resistette
eroicamente all'assedio austriaco. Per l'eroismo e
l'attaccamento agli ideali di libertà e di
indipendenza dimostrati nel 1849 Ancona venne insignita
della medaglia d'oro al valor militare.
Nel
1860, dopo la sconfitta di Castelfidardo, le truppe
pontificie si rifugiarono in Ancona per tentare l'ultima
difesa dei territori pontifici: Ancona era ormai per
loro l'ultimo baluardo. Il 29 settembre 1860 le truppe
dei generali Cialdini e Manfredo Fanti entrarono vittoriose
in Ancona. Nel novembre dello stesso anno un plebiscito
ufficializzò l'ingresso di Ancona Marche ed
Umbria nel Regno d'Italia. Subito Ancona assunse un
ruolo militare notevole nella compagine difensiva
del giovane regno: fu una delle cinque piazzeforti
di prima classe, insieme a Torino, La Spezia, Taranto
e Bologna. Momenti che la videro alla ribalta nazionale
furono nel 1914 la Settimana Rossa, le azioni della
Regia Marina in Adriatico durante la Prima Guerra
Mondialee nel 1920, durante il biennio rosso, la Rivolta
dei Bersaglieri.Nel 1922 vi fù battaglia fra
gli antifascisti locali e le Camicie Nere provenienti
dal centro Italia, prima della marcia su Roma.
Durante
il ventennio fascista la città di Ancona ebbe
un notevole sviluppo urbanistico, seppur nei quartieri
popolari del Porto e del Piano San Lazzaro, la vita
rimaneva assai disagevole. Negli ultimi anni della
seconda guerra mondiale Ancona, a causa della sua
importanza strategica, subì numerosissimi bombardamenti
da parte delle forze alleate, che dovevano preparare
il passaggio del fronte. In particolare, il 1°
novembre 1943 fu uno dei più tragici eventi
della storia della città: in pochi minuti duemilacinquecento
persone persero la vita, ed un terzo della città
storica (rione Porto, oggi Guasco-San Pietro) venne
definitivamente cancellato. Finalmente il 18 luglio
1944 il generale Wladyslaw Anders a capo dell'esercito
polacco entrò in Ancona e la liberò
dai tedeschi.
Da
segnalare negli ultimi anni vi è la fondazione
dell'università, nel 1959, e la riapertura
del Teatro delle Muse, nel 2002. Nel 2008 il governo
ha scelto Ancona come prestigiosa sede del Forum dell'Adriatico
e dello Ionio, che raggruppa i rappresentanti di Italia,
Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia. Sarà
la storica Cittadella cinquecentesca ad ospitare le
rappresentanze diplomatiche, al termine dei lavori
di restauro.