Vittuone (Vitüòn
o Vitìòn o anche Vütìòn
in dialetto milanese) è un comune della città
metropolitana di Milano in Lombardia. Il territorio
comunale ha forma allungata e confina ad ovest e a
sud-ovest con Corbetta, a sud con Cisliano, a est
ed a nord-est con Sedriano e infine a nord con Arluno.
Il comune di Vittuone non dispone di frazioni o località.
Vittuone dista circa 20 chilometri ad ovest dal capoluogo
lombardo. Sul territorio del comune di Vittuone sono
presenti 147 attività industriali e agricole
con 1.637 addetti pari al 53,35 % della forza lavoro
occupata, 195 attività di servizio con 963
addetti pari al 31,38 % della forza lavoro occupata,
158 attività commerciali con 468 addetti pari
al 15,25 % della forza lavoro occupata. Complessivamente
risultano occupate 3.068 persone, pari al 40,76 %
del numero complessivo di abitanti del comune. Nel
comune è ancora abbastanza presente l'agricoltura
con coltivazioni di cereali (in particolare frumento
e riso) e foraggi per il bestiame, favorite in particolare
dalla presenza delle risorgive che consentono di irrigare
adeguatamente il terreno e di molte cascine sparse
sul territorio. Una parte della popolazione è
occupata nel settore della zootecnia, soprattutto
bovina. La principale risorsa economica rimane ad
ogni modo l'industria con la presenza di numerose
officine metalmeccaniche, fabbriche di motori, di
giocattoli e per la lavorazione delle materie plastiche,
oltre a imprese edili e per la costruzione di mobili.
Attiva è anche l'industria dei trasporti. Tra
le industrie di maggior peso sul territorio comunale
ricordiamo la Tecnomasio Italiano Brown Boveri (oggi
ABB) che ha una sede a Vittuone e la Tessitura Tosi
che ha posseduto a Vittuone uno stabilimento oggi
chiuso. Tra le aziende storiche di produzione citiamo
la tessitura nastri Bodini, Officine Patria (pezzi
metallici per biciclette), il salumificio Majerna,
la Veto (componenti di elettronica) e la Cogne (acciaieria).
ETIMOLOGIA
E' un composto di vicus (villaggio) e di un nome germanico
di persona Todone o Tudone.
MANIFESTAZIONI
Prima o seconda domenica di maggio (se cade dopo il
terzo giorno del mese): Festa della Santa Croce -
fiera ed istituzioni cavalleresche dell'"Ordine
della Santa Croce" ai benemeriti della parrocchia
Terza domenica di ottobre: Festa della Beata Vergine
del Rosario.
Da inizio giugno a fine agosto: Vittuone estate -
manifestazione estiva di cultura e spettacolo che
comprende concerti di musica, film all'aperto, balli
e spettacoli. Ogni giovedì si tiene il mercato
presso Piazza don Giovanni Sironi.
Ad accompagnare celebrazioni pubbliche e processioni
religiose, si affianca spesso il corpo bandistico
"Giuseppe Verdi", costituito nel 1897.
Villa Venini
Denominata per esteso Villa Resta Venini Salazar,
la struttura risale al tardo Seicento e si qualifica
come la residenza nobiliare più antica di Vittuone.
Essa ha infatti addirittura una presumibile origine
conventuale (pare essere stata sede dell'ordine dei
Benedettini). A conferma di ciò la splendida
ringhiera in ferro battuto dello scalone di rappresentanza
con elementi dell'araldica ecclesiastica: una spada,
un cappello pretalizio ed una mazza priorale. L'aspetto
attuale, seppur degradato, è frutto dei rifacimenti
ottocenteschi, periodo in cui fu costruita la filanda
in prolungamento dell'ala est dell'edificio. La casa
venne costruita appunto alla fine del XVII secolo
dalla famiglia Resta che successivamente la passò
in eredità ai Salazar, casata trasferitsi della
Spagna a Milano al seguito delle armate spagnole di
Filippo II. Il complesso venne venduto nel 1827 dal
conte Lorenzo Salazar ad Antonio Venini, unitamente
a tutti i terreni e le case coloniche proprietà
dei Salazar. La villa consta di 124 ambienti, fra
abitazioni e rustici, fra i quali una grande corte
rustica laterale al complesso, chiusa da un grande
portone prospiciente la piazza antistante la villa,
un arsenale ed una scuderia capace di dodici posti
per cavalli. Tra gli ambienti più caratteristici
si distingue una ghiacciaia rivestita di cotto, una
lavanderia, dei granai e una classica serra per gli
agrumi stagionali. Come azienda agricola, il complesso
possedeva anche due grandi torchi da vino, l'uno posto
nella cantina e l'altro in un locale al piano terreno,
ed una filanda, il tutto ad uso esclusivo dei proprietari
che in questo modo avviarono una fiorente attività.
Entrando nel cortile d'onore si passa all'edificio
padronale dove si possono ammirare splendide sale
come una adibita al gioco del biliardo. Un grande
atrio fungeva da tramite tra la corte ed il giardino
e la lastricatura era realizzata in cotto, con una
volta sostenuta da colonne di granito con capitelli.
Qui si trova ancora oggi uno scalone affrescato che
conduce al piano nobile, il quale terminava con una
scaletta in legno che consentiva di raggiungere una
torretta belvedere che aveva un tempo la funzione
di piccionaia. Dall'atrio si accede quindi al giardino
grande, cinto da muri, il quale ha sempre mantenuto
la medesima dimensione ma senza presentare questo
impianto romantico che risale all'Ottocento, terminante
in un cancello di ferro battuto. La villa dispone
anche di un piccolo oratorio realizzato, nei particolari
della pavimentazione, della volta e dell'altare, interamente
in cotto e legno.[9] Il complesso conserva lo splendido
parco ancora caratterizzato da numerose varietà
arboree secolari e una discreta presenza faunistica
come picchi, cardellini e pavoni.
La Crocetta
Detta popolarmente Crusèta, essa consiste in
un monumento eretto con tutta probabilità nella
prima metà del XVII secolo a commemorare la
fine della peste manzoniana, in un'area un tempo periferica
al paese e oggi molto centrale. La struttura si presenta
come una colonna di granito di circa cinque metri
di altezza, sormontata da una croce in ferro battuto,
il tutto poggiante sopra un basamento (anch'esso di
granito) di forma quadrangolare decorato con croci
lobate scolpite.Si ha ragione di credere che in questo
luogo (o meglio nella vicina via XXIV Maggio) si trovasse
un tempo anche una piccola chiesa, dedicata a San
Pietro, dal momento che la colonna stessa viene anche
indicata in alcune cronache antiche come "di
San Pietro". Di questa chiesa ad ogni modo non
si sono trovate tracce archeologiche consistenti,
dal momento che essa risulta abbattuta già
in epoche remote, forse anche prima della costruzione
della Crocetta stessa.
Villa Resta Mari
Villa Resta venne eretta alla fine del XVII secolo
da un architetto rimasto ignoto che però si
avvalse di un progetto probabilmente redatto da Francesco
Maria Richini. Il committente dell'opera fu il conte
Carlo Resta, feudatario di Vialba e Villapizzone che,
una volta completata la struttura, la utilizzò
come casa di villeggiatura per sé e per la
propria famiglia. Vittuone ospitava la famiglia Resta
già dal 1643 quando, dal testamento del cavalier
Aurelio Resta, si apprende di come egli stesso avesse
a suo tempo acquistato ingenti proprietà ed
aveva acquistato una residenza in paese.[9] A riconferma
della ricchezza della famiglia Resta e del ruolo di
prestigio a cui essa era giunta, il 24 aprile 1789
la villa ospitò l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este,
governatore del ducato di Milano, con la moglie l'arciduchessa
Maria Beatrice d'Este, la figlia Maria Teresa ed il
resto della corte mentre il gruppo era in viaggio
a Novara ove il giorno successivo la giovane arciduchessa
sarebbe andata in sposa al duca Vittorio Emanuele
di Savoia, futuro re di Sardegna. Tra i presenti si
trovava anche l'arciduca Pietro Leopoldo che l'anno
successivo, alla morte del fratello maggiore Giuseppe
II, divenne imperatore col nome di Leopoldo II. Ai
beni dei Resta, per matrimonio all'inizio dell'Ottocento,
si aggiunsero anche quelli dei marchesi Olevano Confalonieri
che ingrandirono il potenziale di ricchezza della
famiglia che andò a sua volta a rispecchiarsi
in una nuova fase di evoluzione della villa. Morto
senza eredi il conte Giuseppe Resta, figlio di Carlo,
nel 1872, questi nominò sue eredi le sorelle
Camilla e Giulia. A quest'ultima, maritata Moroni,
spettarono le proprietà di Vittuone con l'annessa
villa. I Moroni non risiedettero alla villa che purtroppo
attraversò in quest'epoca un periodo di trascuratezza.
Il figlio di Giulia decise di vendere la proprietà
all'industriale Carlo Sormani che però acquistò
solo l'ala padronale, frazionando così il complesso
e lasciando ai Resta-Moroni le due ali laterali d'ingresso
e l'oratorio della villa che venne dato in uso alla
parrocchia. Dai Sormani, la villa passò alla
famiglia industriale vittuonese dei Bodini che successivamente
la vendette nel 1973 alla famiglia Mari. La villa
si distingue ancora oggi per il maestoso portico a
colonne binate e per lo scalone di rappresentanza
che conduce ai piani superiori dove alcune stanze
sono affrescate con dipinti di scuola tiepolesca.
La facciata è caratterizzata da un corpo centrale
che si snoda in due ali laterali molto lunghe che
formano la vicina piazza Resta. Grandioso è
anche il parco sul retro, di ridotte dimensioni, ma
di gusto barocco, alterato nel periodo del romanticismo
in alcune sue forme e caratterizzato ancora oggi da
una splendida fontana di notevole portata, dirimpetto
alla quale si trovano i complessi che ospitavano una
filanda, recentemente ristrutturati. Il giardino,
originariamente, era di dimensioni ben maggiori ma
questo venne frazionato con le vendite d'inizio Ottocento.
Il cancello in ferro battuto che costituisce l'attuale
ingresso della villa risale al XIX secolo, quando
fu eretto in seguito allo smembramento e all'alienazione
delle proprietà della famiglia Resta. Fu il
Sormani in quest'epoca a realizzare questo accorgimento,
arretrando di fatti l'ingresso al complesso rispetto
alla posizione originaria che doveva trovarsi dirimpetto
a via Pozzi, la strada che ancora oggi scorre davanti
alla piazzola della villa. L'edificio comprendeva
anche una serie di complessi rurali e l'abitazione
del massaro presso via Cavour, ove era presente un
piccolo giardino in stile. La villa è oggi
sede di eventi e matrimoni e viene aperta annualmente
al pubblico in occasione di mostre e feste di paese.
Chiesa parrocchiale dell'Annunciazione
di Maria Vergine
La chiesa parrocchiale, intitolata all'Annunciazione
di Maria Vergine, venne costruita nel 1848, su progetto
dell'architetto Giacomo Moraglia, in sostituzione
della vecchia chiesa di Santa Maria che sorgeva fuori
dal paese accanto alla cascina parrocchiale e che
era troppo piccola per le esigenze dei fedeli. Il
luogo prescelto per la nuova struttura si trovava
invece in pieno centro cittadino, sull'area dell'antico
oratorio dei Santi Nazaro e Celso, benedetto il 7
novembre 1490. Il patronato dello stabile era della
famiglia De Capitani, per poi passare ai Cantoni ed
infine nel 1732 al conte Giuseppe Resta. L'oratorio,
secondo quanto riportato dalle cronache, appariva
all'epoca molto decadente e si decise pertanto di
demolire tale struttura e di costruirvi appunto sopra
il nuovo tempio, avendo il Resta ceduto il patronato
dello stabile alla parrocchia, a condizione però
che nella nuova chiesa da costruirsi vi fosse una
cappella dedicata ai due santi. I lavori iniziarono
nel 1847 e la nuova chiesa venne benedetta già
nell'autunno del 1848. Nello stesso anni fu avviata
l'edificazione del campanile, completato nel 1860
con l'arrivo delle campane, sostituite nel 1949 con
sei nuove tonalità in Si bemolle; nel 1891
vennero effettuate la tinteggiatura, gli abbellimenti
e le decorazioni interne alla chiesa.
Chiesa della Sacra Famiglia
La chiesa della Sacra Famiglia venne costruita a Vittuone
tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento
come cappella dell'omonimo oratorio. La struttura,
di ridotte dimensioni, ha la particolarità
di essere compresa all'interno del complesso dell'oratorio
stesso, ma di avere il retro gittante su Via C. Battisti,
da dove l'accesso è consentito al complesso
attraverso un piccolo cancello (oggi perlopiù
chiuso). Internamente la chiesa ha una struttura ad
un'unica navata con tetto a capriate, sovrastato da
un piccolo campanile in mattoni a vista terminante
a cuspide e dotato del concerto di una sola campana.
Alla chiesa è associata come protettrice anche
la Madonna di Lourdes alla quale, di fianco alla chiesa,
è stata dedicato un piccolo giardino sacro
costituito da una grotta e da un laghetto artificiale
sottostante con pesci rossi, realizzato nella prima
metà del Novecento grazie al contributo del
parroco don Giovanni Sironi e recentemente restaurato.
Cappella di Santa Maria del
Lazzaretto
Eretta per commemorare un'epidemia di colera abbattutasi
sul paese nel XV secolo, venne quasi completamente
riedificata alla fine del XVII secolo. La struttura,
attualmente, si presenta molto semplice, con facciata
e tetto a capanna rifinita con lesenature che evidenziano
i tratti portanti e decorano al tempo stesso il frontale
della cappelletta. Il portale è in legno, completato
da una pesante grata di ferro di protezione, ai lati
della quale si trovano due piccole finestrelle che,
secondo la tradizione post-conciliare voluta da San
Carlo Borromeo, dovevano consentire anche ai fedeli
non comunicati di assistere ai divini offici. Sui
fianchi della chiesa, si trovano due piccole finestrelle,
poste in corrispondenza dell'altare, che consentono
di dare luce all'interno della chiesa. Rilevante è
l'abside della cappella, che è visibile dall'esterno
in una struttura semicirolare decorata con lesene
ad arco che ne evidenziano le linee aggraziate. All'interno
si trovano alcune tracce di affreschi risalenti al
XVI secolo. Un tempo la chiesa era posta fuori dal
centro abitato, lontano anche dalle ultime case del
paese, mentre oggi, con l'espansione del comune, la
chiesa si trova non solo inglobata nel complesso cittadino,
ma può essere ammirata dalla vicina ex Strada
Statale 11 e dal trafficatissimo svincolo che conduce
ad Arluno ed all'Autostrada A4.
ORIGINI E CENNI STORICI
Vittuone era un villaggio già esistente in
epoca romana e forse di probabili origini gallico
- celtiche. Le prime scoperte testimonianti un primordiale
insediamento romano risalgono al 1868 quando il nobile
Giovanni Venini ritrovò, nel parco della sua
villa di campagna sita in centro al paese, alcune
ceneri ed ossa provenienti da urne cinerarie, accompagnate
da cimeli in bronzo. Nel 1902, presso la cascina Resta
a sud dell'abitato, vennero ritrovate monete che portavano
effigi del I e del II secolo d.C. e un vaso antropomorfo
(1907). Per tale motivo questi ritrovamenti possono
far supporre che Vittuone fu un castrum di rinforzo
alle legioni del Ticino o più facilmente un
pagus (villaggio minore) della vicina Corbetta. Nel
primo periodo medioevale l'inesistenza di una ricca
documentazione ufficiale non permette ad oggi di tracciare
un quadro storico sintetico ben preciso della storia
di Vittuone. Di certo si sa che il borgo già
nel medioevo doveva godere di una qualche rilevanza
locale se Goffredo da Bussero, già sul finire
del XIII secolo, cita la presenza nel paese della
chiesa di San Martino a Vituono, e dall'archivio della
Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano si apprende
che questa stessa istituzione possedette dei beni
nel comune, nel periodo compreso tra il 1347 e il
1486 come prebenda (beneficio parrocchiale) nella
Pieve di Corbetta. Dati storici più precisi
si hanno nel 1311 quando un vittuonese fu rettore
a Milano e partecipò con Marco Visconti, altri
rettori e trecento uomini a cavallo all'attacco della
casa dell'arcivescovo Cassono della Torre per intimargli
l'esilio. Da una cronaca del Besta intitolata Fior
dei Fiori apprendiamo che tra i capitani delle porte
della città di Milano vi erano alcuni uomini
d'arme scelti tra la nobiltà del contado: per
la porta Ticinese vi fu tra gli altri Giovanni da
Vittuone. Fu probabilmente in quest'epoca che iniziò
a farsi strada nei possedimenti terrieri di Vittuone
la famiglia De Capitani che nella prima metà
del XV secolo ebbe come proprio rappresentante tale
Matteo De Capitani che fu protomedico del duca Filippo
Maria Visconti sino al 1430. Nel XVI secolo il nucleo
di Vittuone era particolarmente compatto ed articolato
essenzialmente attorno a poche corti, gravitanti a
loro volta attorno alle ville principali. Al posto
dell'attuale chiesa si trovava l'oratorio intitolato
ai santi Nazario e Celso con retrostante giardino,
risalente all'epoca rinascimentale e regolarmente
officiato, mentre la chiesa parrocchiale sorgeva insolitamente
fuori dal paese e legata al complesso della Cascina
Parrocchiale (oggi demolita), motivazione spiegabile
con la presenza in loco del passaggio della Strada
Consolare Vercellina che già dall'epoca romana
conduceva anche a Novara. Nei pressi di questa chiesa
si trovava inoltre un cimitero, ricordato anche da
san Carlo Borromeo in occasione della sua visita al
paese dell'8 aprile del 1570. Durante tutto il Settecento,
Vittuone si arricchì di edifici e strutture
prevalentemente adibiti ad uso agricolo. Da segnalare
a livello storico la visita, il 24 aprile 1789, dell'arciduca
Ferdinando d'Asburgo-Este, governatore del ducato
di Milano, che soggiornò nella locale Villa
Resta con la moglie, l'arciduchessa Maria Beatrice
d'Este, e la figlia Maria Teresa, ed il resto della
corte mentre il gruppo era in viaggio a Novara ove
il giorno successivo la giovane arciduchessa sarebbe
andata in sposa al duca Vittorio Emanuele di Savoia,
futuro re di Sardegna. All'epoca napoleonica risale
invece l'impianto dell'attuale cimitero, costruito
sulla base dell'Editto di Saint-Cloud e allorquando
il comune era stato temporaneamente fuso con Sedriano.
Alla restaurazione austriaca si deve invece la costruzione
di nuove strade di collegamento con il vercellese
e la realizzazione della nuova tratta ferroviaria
che segnerà profondamente la futura economia
del paese. Durante l'Ottocento il paese non progredì
in grandezza rispetto al passato, ad eccezione di
due importanti realizzazioni: la costruzione della
cascina appartenuta ai Resta (principale centro agricolo
dell'area) e la costruzione nel 1848 dell'attuale
chiesa parrocchiale su progetto dell'architetto Giacomo
Moraglia al posto del vecchio oratorio rinascimentale.
Il precedente luogo di culto cittadino, infatti, si
trovava in prossimità del cimitero, presso
la Cascina Parrocchiale (popolarmente meglio nota
col nome di Garascia, oggi demolita) cioè in
una zona piuttosto periferica del paese e per questo
motivo si decise di edificare la nuova costruzione
più in centro. Dai rilievi catastali comprendiamo
inoltre come si sia mantenuta particolarmente attiva
anche l'agricoltura, mantenendo una sostanziale eterogeneità
dei coltivati a dispetto di quanto andava diffondendosi
nell'area, ovvero della monocoltura specializzata
del granoturco. Nel corso del XIX secolo ebbe larga
importanza nell'economia locale anche la filanda istituita
dalla famiglia Venini presso la propria abitazione
che fornì diversi posti di lavoro alla popolazione
vittuonese. L'inaugurazione dell'ultimo tratto della
ferrovia Milano-Novara completato nel maggio del 1859,
permise dalla seconda metà dell'Ottocento un
incremento delle comunicazioni con i principali centri
produttivi dell'area della provincia di Milano, oltre
al fatto che questa presenza rivalutò notevolmente
il ruolo del paese. Il Novecento segna la rinascita
economica di Vittuone con l'apertura delle prime grandi
industrie, nate dalla presenza in paese di numerosi
lavoratori grazie alla vicinanza della tratta ferroviaria
Milano-Torino. Tra le rappresentanze di maggior rilievo
ricordiamo in questo periodo la fondazione dello stabilimento
della Tecnomasio Italiano Brown Boveri e della Manifattura
Tosi. Nel 1900 venne costruito il primo asilo del
borgo ancora oggi esistente, intitolato al nobile
Giovanni Venini, suo fondatore grazie ad un lascito
testamentario alla comunità di Vittuone. Al
1937 risale la costruzione della scuola elementare
del paese, ancora oggi attiva. Durante gli anni della
Seconda Guerra Mondiale, il paese fu oggetto di interessi
militari locali per la presenza della stazione ferroviaria
e di numerosi agglomerati industriali favorirono alcune
operazioni militari, oltre che per via dell'intensa
attività partigiana del C.L.N.. Fu in questo
periodo che ebbe luogo la fucilazione del sindaco
dell'epoca, Ferruccio Pozzi, che venne ucciso nel
corso di una retata tedesca il 20 giugno 1945 proprio
a Vittuone perché accusato di connivenza col
gruppo di azione partigiana del figlio Giampiero,
già ucciso l'anno precedente. Gli interventi
urbanistici del secondo dopoguerra hanno cancellato
alcuni retaggi urbanistici del passato, come ad esempio
un complesso di abitazioni ottocentesche affacciate
su Piazza Italia, la principale del paese, sostituite
negli anni '80 dal moderno palazzo comunale e dal
teatro comunale "Tresartes". Dopo una parentesi
durante la quale si è cercato di porre freno
alle speculazioni edilizie negli ultimi 10 anni si
è ripreso a costruire massivamente; circa l'80%
delle aree non coperte da vincoli sono oggi edificate,
e ci si avvia ad costruire sul cosiddetto "Bosco
del Bacìn" un'area boschiva di 220.000
metri quadrati posta nella parte nord orientale del
paese.