Viggiu'
è un comune della provincia di Varese in Lombardia.
L'estrazione della pietra rappresenta il primo momento
dell'attività dei picasass. La pietra estratta
nel territorio viggiutese è di varie qualità:
appartengono al Lias inferiore la Calcarenite Oolitica
a grana fine bigia e rosetta e la Calcarenite a grana
grossa con l'Arenaria. Le predette si trovano in tutte
le cave, mentre, la gentile, Calcarenite finissima
e la Piombina, calcare compatto, si trovano solo nelle
cave di Piamo. Il Fior di Sant'Elia, calcare marnoso
dalle tonalità molto delicate e di pregio,
è simile al Calcare roseo d'Arzo, sulle pendici
a Sud-Est del monte stesso. Sotto il paese, verso
Ovest, nelle zone denominate Val di Borgo, Valera,
Piamo, Tassera vi è questa imponente massa
di arenaria che fornì la ricchezza del borgo,
alimentando l'antica industria. Sono territori di
bellezza bizzarra e pittoresca: i viggiutesi vi hanno
lasciato in piedi massi, tagliati in forma di gran
pilastri quadrati, i quali hanno l'aspetto di un grande
porticato. All'interno di tali formazioni, gli scalpellini
lavoravano protetti dalle intemperie. Quando si cominciò
ad esercitare tali attività? Qualcuno dopo
aver indagato ha liquidato la questione affermando:
"Non disputiamo sull'epoca e sull'anno; ci basti
sapere che il paese è sorto con questa industria
e che le pietre di Viggiù, già erano
adoperate in ogni parte di Lombardia fin dal sec.
XIV". Oggi le cave si trovano in stato d'abbandono,
ma potrebbero essere riutilizzate, sia anche in funzione
diversa, a seconda del loro stato di conservazione.
MANIFESTAZIONI
Tra le manifestazioni più caratteristiche il
Palio dei Rioni che si svolge nel mese di giugno.
Il palio vive ormai da diversi decenni e continua
ad essere parte integrante della popolazione di Viggù,
Saltrio e Clivio. La celebrazione della Festa patronale
di Santo Stefano, con bancarelle nelle vie del centro
storico e spettacolo pirotecnico nella cornice della
Valceresio, generalmente si tiene la seconda domenica
del mese di luglio, anche se la cadenza da considerare
sarebbe quella del 3 agosto. Il 3 agosto è
il giorno nel quale si ricorda il ritrovamento delle
ossa di Santo Stefano Protomartire che normalmente
viene festeggiato il 26 dicembre. A Baraggia, il 17
gennaio, si tiene la tradizionale Festa patronale
di S. Antonio Abate. In tale occasione si allestiscono
bancarelle lungo via Indipendenza e vengono sfornati
i tradizionali pani benedetti di S. Antonio. Immancabile
il tradizionale falò.
DA VEDERE
Numerosi sono i tesori artistici di Viggiù.
Fra di essi da ricordare il centro storico, unico
nel suo genere. Arrivando a Viggiù lo si riconosce
immediatamente per l'aggregazione dei cortili aperti
o a volte grandi; in origine non erano altro che le
officine, dove veniva tagliata e plasmata la pietra.
Viggiù è anche detto il paese dei picasass,
poiché un tempo, transitando fra le sue vie,
si udivano solo degli scampanellii di martelli che
picchiavano sulla pietra. Numerose sono le chiese
arricchite dalle opere degli artisti locali. Nel cuore
del paese, in una graziosa cornice di verde, Villa
Borromeo (di proprietà comunale), elegante
edificio tardo-neoclassico, meta ideale per le escursioni
quotidiane dei viggiutesi. La villa, con pianta a
"C" è aperta con un cortile rivolto
verso via Roma; tale delimitazione è ottenuta
mediante un leggero colonnato che, nella parte centrale,
rientra, formando una specie di esedra, così
da facilitare la veduta e la sosta. La parte dell'edificio
prospettante verso il parco ha un disegno molto lineare;
l'ingresso principale è arricchito da un austero
porticato, sorretto da pesanti colonne tuscaniche.
Nel giardino ha collocazione la scuderia, dalla pianta
circolare, decorata lungo le pareti da teste equine
in terracotta (oggi sede del Museo dei Picasass);
oltre a questo edificio, sono visibili le testimonianze
dell'antica orangerie, dal 2007 sede del Museo della
Scultura viggiutese dell'Ottocento che espone opere
di: Angelo Bottinelli, Antonio Bottinelli, Luigi Buzzi
Leone, Giuseppe Buzzi Leone, Antonio Argenti, Giosuè
Argenti. La villa attualmente è utilizzata
per esposizioni artistiche estemporanee, organizzate
nel periodo estivo. Sicuramente da visitare anche
il complesso del Museo Enrico Butti che è composto
da diverse collezioni di opere dei famosi scultori
viggiutesi quali Enrico Butti, Giacomo Buzzi Reschini,
Nando Conti, Luigi Bottinelli, Vincenzo Cattò,
Gottardo Freschetti ed Ettore Cedraschi. Infine merita
una visita la Cascina Vidisello, che si trova sulla
sommità di un piccolo rilievo e che è
caratterizzata da terrazzamenti coltivati. Sembra
che tale struttura sia sorta sopra i resti di un antico
accampamento romano e risulta censita nel Catasto
di Maria Teresa d'Austria. Di proprietà della
famiglia Buzzi, l'attuale struttura presenta una tipologia
ad "U", con corte interna, dove dominano
alcuni porticati e loggiati che sono a testimonianza
del suo specifico legame con le attività agricole.
Belli gli affreschi decorativi sulle pareti del porticato
inferiore.
CHIESA PARROCCHIALE DI SANTO
STEFANO PROMARTIRE
Il primitivo edificio, in forme romaniche, venne innalzato
all'estremità del paese al termine della corona
di case, che costituivano un ampio ed alto anfiteatro
verso la Valceresio. La chiesa fu ampliata nel XV
secolo fino a raggiungere le attuali dimensioni: tre
ampie navate, suddivise in quattro campate, delimitate
agli estremi da sei colonne monolitiche in pietra
di Saltrio e sormontate da capitelli.
CHIESA DI SAN MARTINO
Sorge su una piccola altura, un tempo quasi completamente
terrazzata e coltivata (oggi incolta verso Sud ed
edificata verso Nord), situata a meridione del nucleo
abitato. Vi si accede mediante una piccola strada
a "rizzada", che si stacca dalla comunale
Viggiù - Baraggia, il cui ingresso è
segnato da un arco settecentesco.
CHIESA DELLA MADONNA DELLA
CROCE
Il nome col quale è denominata la chiesa “della
Croce” si riferisce alla collocazione della
medesima in prossimità di un quadrivio, spazio
in cui, nell'antichità, si solevano edificare
cappelle o altri popolari luoghi di culto. Della chiesa
chiamata anche della Beata Vergine dell'Assunta, si
hanno notizie sul finire del secolo XV, i primi interventi
di ampliamento sono avvenuti nel corso della prima
metà del Settecento.
CHIESA DI SANTA MARIA NASCENTE
(DELLA MADONNINA)
Nel centro storico, inserita nelle contrade più
antiche del paese, lungo la strada che porta verso
il colle Sant'Elia, si eleva la chiesa settecentesca
dedicata a Santa Maria nascente, comunemente chiamata
della Madonnina. Venne edificata nel 1718, sul luogo
dove sorgeva una piccola cappella votiva eretta quale
ex voto contro la peste.
CHIESA DELLA BEATA VERGINE
DEL ROSARIO
La costruzione della chiesa fu voluta per ospitare
i padri domenicani (inquisitori) che provenivano dal
convento di Como e, durante la Quaresima, offrivano
il proprio apostolato di preghiera. Si hanno notizie
dell'edificio sin dal 1539, in esso avevano sede i
padri domenicani ed i membri della Confraternita del
Santo Rosario.
CHIESA DI SANT'ELIA
Sulla sommità del colle Sant'Elia, a 665 metri
di altitudine, sorge la chiesa dedicata all'omonimo
profeta. Eremo cluniacense, dipendente dal priorato
di Vertemate, come risulta da un decreto di Papa Urbano
II (risalente al 1095), nel XIII secolo, era l'unica
chiesa della diocesi ambrosiana dedicata al Santo
Profeta. Non resta nessuna testimonianza dell'antico
cenobio, in quanto l'edificio odierno è frutto
di una serie di trasformazioni, operate nel corso
del XVI secolo e XVII secolo.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE
Chiesa parrocchiale della frazione di Baraggia, costruita
nella prima metà del secolo XX su progetto
dell'architetto Zanchetta. In onore di questo Santo,
lungo le vie di Baraggia, si anima, nel mese di gennaio,
una vivissima sagra popolare.
CHIESA DI SAN SIRO
Antica chiesa con convento, forse dipendente dal cenobio
di Sant'Elia, che sorge al limite meridionale del
territorio comunale. L'edificio, per il quale, negli
anni 80, vennero iniziati i lavori di rinforzo della
struttura, oggi, attende un delicato intervento volto
al restauro, alla valorizzazione ed alla salvaguardia
dell'interessantissimo ciclo di affreschi che decora
la calotta dell'abside.
IL MUSEO DEI PICASASS
Il Museo dei Picasass nasce agli inizi degli anni
ottanta del secolo scorso, nell'ambito del piano di
riorganizzazione del Museo Butti. Tale progetto fu
realizzato al fine di evitare che, con la scomparsa
degli ultimi scalpellini e con la chiusura delle cave
e delle ultime botteghe, andassero perse importanti
documentazioni relative all'estrazione e alla lavorazione
della pietra. Nel 1983, nella casa studio di Enrico
Butti, venne così allestita una prima esposizione
sull'Arte dei “Picasass” che, con l'ausilio
di bacheche e di tabelloni, illustrava le fasi salienti
di quell'antico mestiere. Visto il buon esito della
manifestazione si organizzò un simposio al
quale presero parte gli ultimi scalpellini di Viggiù
e, si chiese loro, in vista di un allestimento permanente,
di donare al Museo Butti gli attrezzi per la lavorazione
della pietra, utilizzati durante la loro attività
lavorativa. La richiesta ebbe un forte riscontro:
numerose donazioni vennero effettuate a favore del
Museo e si cominciò a costituire il primo nucleo
del Museo dei “Picasass”. Le donazioni
di utensili e di materiali continuarono nel tempo.
Si creò così un notevole patrimonio
di testimonianze, che fece sì che nel padiglione
degli Artisti Viggiutesi, presso il Museo Butti, entro
i primi mesi del 1995, venisse allestita la Mostra
Permanente dei “Picasass”. L'evento ebbe
una risonanza particolare a livello locale, regionale
e anche nel vicino Canton Ticino. In questa occasione,
inoltre, venne presentato il libro “PICASASS:
Storia del mestiere e degli uomini che hanno fatto
la storia di Viggiù”. Alcune parti di
questa Mostra Permanente vennero esposte a Como, alla
Fiera di Milano e a quella di Busto Arsizio, in concomitanza
a mostre sui materiali lapidei. La mostra, nel settembre
del 2000, venne allestita anche in Villa Recalcati,
sede della Provincia di Varese, in occasione della
visita del Presidente della Repubblica Carlo Azelio
Ciampi, con l'intento di presentare le caratteristiche
della millenaria tradizione viggiutese della lavorazione
della pietra. In seguito, grazie al tenace impegno
del Conservatore Prof. Nino Cassani, la mostra venne
spostata definitivamente presso Villa Borromeo ed
allestita nella bellissima ex scuderia, dove venne
ampliata ed aggiornata con nuovo materiale documentario
fotografico e con sculture provenienti dai cimiteri
locali.
I POMPIERI DI VIGGIU'
Si deve risalire al 1881, perché si prospetti
l'idea di formare un gruppo volontario per un corpo
di pompieri Croce Verde ed assistenza a Viggiù.
Sino ad allora, per dare l'allarme allorché
una canna fumaria, una cascina o un bosco si fosse
incendiato si usavano le campane a martello, e coloro
che volevano intervenivano in aiuto. Non appena fu
possibile, con la sovvenzione dei privati e degli
stessi volontari, si acquistò una pompa manuale.
Gli idranti, però, erano in numero esiguo e
si doveva utilizzare l'acqua dei pozzi, di cui Viggiù
era molto ben fornita. Il 15 dicembre 1910, l'assemblea
del Corpo Volontario deliberò di darsi un regolamento,
che fu poi approvato dal consiglio comunale il 2 marzo
1912 e dalla giunta Provinciale Amministrativa di
Como il 10 aprile 1912. Nel Corpo dei Pompieri si
verificarono molte controversie dovute al cambio dei
presidenti o dei reggenti ma, non si giunse mai al
suo scioglimento, anzi, negli anni dal 1928 al 1932
i volontari stessi pagavano una quota per far parte
del Corpo Pompieristico e partecipare all'istruzione.
Il Corpo Pompieri e Croce Verde di Viggiù partecipava,
tra l'altro, a concorsi, raduni e competizioni con
altri corpi pompieristici, medaglie, premi e diplomi
restano a testimonianza di queste manifestazioni.
Le prime divise furono acquistate dai pompieri del
gruppo di Milano, gli attrezzi furono forniti dall'Amministrazione
Comunale di Viggiù; le esercitazioni si svolgevano
nel cortile delle scuole di via Roma, dove si trovava
l'autorimessa dei pompieri e della Croce Verde. I
volontari erano reperibili al 90% in quanto, la maggior
parte di essi, era dedita alla lavorazione di pietre
e marmi pressi laboratori del paese. Per avvertirli,
in caso d'incendio, oltre ad usare le campane a martello,
nel 1928 un uomo venne incaricato di girare il paese
in bicicletta suonando una tromba di richiamo. Nel
1935 si installò un allarme a sirena sul tetto
delle scuole comunali. Nel 1939, secondo una disposizione
governativa, i pompieri di Viggiù furono incorporati
all'Ottantottesimo Corpo dei Vigili del Fuoco di Varese
e si lasciò a Viggiù un distaccamento
che non era più di tipo volontario. Il distaccamento
di Viggiù fu sciolto nel 1962 e l'Ottantottesimo
Vigili del Fuoco di Varese ne incamerò tutto
il materiale e le attrezzature. Durante la seconda
guerra mondiale, si trovava sfollato a Viggiù
il maestro Armando Fragna che, avendo sentito parlare
dei Pompieri di Viggiù, compose e musicò
la famosa canzone.Per i viggiutesi, che amavano tanto
i volontari, e per i volontari stessi fu un grosso
dispiacere sentirsi messi alla berlina, tuttavia fu
giocoforza arrendersi all'evidenza ed al successo
che ottenne la canzone. E, dopo tanti anni, si può
affermare che anche questo gioioso motivetto ha contribuito
alla divulgazione del nome di Viggiù in tutta
Europa. Il 31 maggio 2003, per dar lustro alla memoria
degli amati Pompieri, si è svolto a Viggiù
un grande raduno pompieristico nazionale che ha visto
la partecipazione di numerosi corpi dei Vigili del
Fuoco.
ORIGINI E CENNI STORICI
Le indagini storiografiche su Viggiù fanno
pensare a due ipotesi circa la sua origine. L'una
lo vedrebbe affondare le proprie radici nelle popolazioni
orobiche dell'età protostorica, l'altra riterrebbe
il paese fondato, probabilmente, da Giulio Cesare,
da cui il nome romano Vicus Juli (vale a dire paese
di Giulio), trasformatosi, con il passare del tempo,
in Vicluvium, quindi Vigloeno, Vigue e alla fine Viggiù.
A sostegno della seconda tesi vi sono alcuni reperti
archeologici, tra cui alcune lapidi ed un coperchio
di sarcofago risalenti all'epoca romana, ritrovati
sul colle San Martino, ed una tradizione orale, secondo
la quale, la località Cascina Vidisello sarebbe
stata costruita attorno alle rovine di un accampamento
romano. A caratterizzare la storia del paese, è
stato soprattutto la presenza sul territorio di giacimenti
di pietre e marmi di estrema facilità di lavorazione.
La famosa "Pietra di Viggiù" era
una delle tante pietre estratte dalle colline limitrofe.
Essa veniva utilizzata come materiale da costruzione
e da decorazione ed in passato portò il territorio
ad essere un luogo di grande importanza artistica.
Sullo sfruttamento delle cave si organizzò
l'intera economia locale, fin dal Medioevo. Alcune
conseguenze sarebbero state, in estrema sintesi, da
un punto di vista sociale la formazione su base familiare
di maestranze specializzate nell'estrazione e nella
lavorazione dei materiali lapidei e, sotto il profilo
geografico, la strutturazione del territorio in terrazzamenti,
onde conciliare l'attività estrattiva con quella
agricola. Artigiani prima, poi anche abili artisti
e creatori, i viggiutesi, anche utilizzando la loro
pietra locale, si fecero presto conoscere in tuta
la penisola. Si pensi che già dal XII secolo,
gli artisti viggiutesi facevano parte della Confraternita
dei Maestri Comacini. Dal 1500 sino alla metà
del Seicento, vere e proprie colonie di "artieri"
viggiutesi erano presenti a Roma per pregevoli esecuzioni
artistiche ed architettoniche. Fra i principali artisti
si ricordano i Butti, i Giudici, i Longhi, i Piatti,
gli Argenti ed i Galli. Una vera e propria schiera
di personaggi che diedero fama a Viggiù come
Paese degli Artisti. Nel giugno 2009 è diventato
il primo comune ad avere eletto la prima donna di
colore sindaco in Italia, candidata con la Lega Nord.