Vertemate
con Minoprio è un comune di 3.935 abitanti della
provincia di Como. Vertemate con Minoprio sorge a Nord-Ovest
di Milano nella Brughiera Briantea per buona parte nella
Bassa Comasca. Dista 12 km da Como, capoluogo di Provincia,
13 da Saronno, 5 da Cantu.Confina con i Comuni di
Cantu, Cucciago, Fino Mornasco, Cermenate e Cadorago.
Il suo territorio ha una superficie di 5,77 km² ed
una popolazione di 3.935 abitanti, di cui ben il 55% ha
una eta compresa tra 30 e 65 anni, un saldo naturale
positivo, un saldo migratorio negativo e 1436 nuclei familiari.Le
donne superano di poche unita gli uomini (50,18 contro
il 49,82 degli uomini).Il nuovo strumento urbanistico prevede
un contenuto sviluppo demografico con una popolazione insediabile
fino a 4610 abitanti. Un dato prudenziale che limita eccessi
e tende a recuperare abitazioni gia esistenti. Valorizza
un consistente patrimonio edilizio da ristrutturare e riadattare
mantenendo le caratteristiche costruttive e paesaggistiche
della tradizione locale, conservando la tipologia dei materiali
tra cui figurano i laterizi e larco borgognone ellittico,
lo stato preesistente con una eventuale nuova destinazione
duso funzionale ai servizi ed alle attivita
da realizzare. Le strade comunali coprono 23 km, quelle
provinciali 3,5 km (La frequentatissima ex Strada Statale
dei Giovi : Genova-Milano-Chiasso).Sul territorio ce
il fiume Seveso, la piccola roggia di Desio e il minuscolo
laghetto della Fondazione Minoprio. Due le ferrovie: una
statale (Linea Milano Como-Chiasso; fermata più vicina
Cantu Asnago) ed una regionale (Ferrovie Nord Milano;
fermate più vicine Cadorago e Fino Mornasco) e i
mezzi pubblici della linea Bregnano-Como. La localita
si trova a circa 380 metri sul livello del mare, tra il
piano delle morene glaciali, i paleoalvei di antiche lingue
derivate dai ghiacciai principali, le ondulazioni dovute
ai cumuli di detriti rocciosi, strati di loss di origine
eolica e le prime colline della cintura alpina che hanno
come cornice le Prealpi e le Alpi.Il comune è vicino
al Lago di Como e ad altri piccoli laghi (Montorfano, Pusiano,
Segrino, Alserio). La terra è fertile, tendenzialmente
acida, in parte coltivata ed in parte coperta di foreste
e boschi.Il territorio di Vertemate con Minoprio non è
soggetto a terremoti, inondazioni, alluvioni o devastanti
incendi. Un tempo la campagna era ricoperta di gelsi con
grande successo dellallevamento di bachi da seta che
rese famosa in tutta Europa lindustria manifatturiera
della seta nel Comasco. Oggi invece lagricoltura si
è in parte trasformata in florovivaismo, la bachicoltura
e la sericoltura hanno lasciato il posto a tessiture che
nonostante la crisi perdurante sono presenti ancora in gran
numero e continuano la loro attivita con innovazioni
e tecniche aggiornatissime capaci di competere con la globalizzazione
dei mercati ed il costo crescente della manodopera e dei
materiali. Le ditte, imprese, aziende, fabbriche e attivita
presenti sul territorio sono attorno a 160 e offrono una
notevole occupazione nei settori più diversi, ma
soprattutto della moda e della ortoflorofrutticoltura, piante
ornamentali e vivaismo, centri commerciali, tessiture e
pelletterie. Elevate le aziende che forniscono servizi di
eccellenza, semilavorati con notevole valore aggiunto e
manufatti artigianali di pregio.
L'ABBAZIA
Nel territorio comunale, in cima ad una collina, sorge l'abbazia
di San Giovanni a Vertemate. LAbbazia di San Giovanni
Battista venne fondata nel 1084 da un monaco benedettino
milanese di nome Gerardo durante il suo ritorno da Cluny.
Sorse in stile romanico, in un luogo ameno che sovrastava
una zona paludosa e solitaria della Valle del Seveso in
prossimita della strada che collegava Milano con Como.Il
suo circondario apparteneva allantico territorio longobardo
del Seprio (Castelseprio o Torba). Con il temine Abbazia
si intende un complesso di edifici monastici in cui venivano
forniti importanti servizi che accompagnavano la vita religiosa,
la meditazione e la preghiera.Ad esempio il refettorio,
la stalla, il granaio, la cucina, il forno, la farmacia-erboristeria
e liquoreria, un orto botanico di piante officinali e medicinali,
una sorgente di acqua fresca e pura e soprattutto una chiesa,
una bibilioteca, un chiostro e tante celle per i monaci.Tutto
il complesso era provvisto di mura e di una torre per lavvistamento
di nemici.Era considerato allepoca un luogo sicuro,
un rifugio per sbandati ed emarginati ma anche una accogliente
dimora per personaggi importanti come Papa Urbano II°
o SantUgo, Abate di Cluny.Nel 1095 vi fu la consacrazione
della Abbazia ad opera del Vescovo di Imola ODONE. Nel 1288
si trovo coinvolta nella lotta tra Milano e Como ed
i Comaschi ne distrussero le mura, il chiostro e in parte
la torre. I primi interventi di restauro furono effettuati
solo duecento anni dopo nel 1480, ma soltanto alla fine
del 400, con Papa Sistro IV° lAbbazia riacquisto
completamente il suo antico splendore.Verso il 1800 la Chiesa,
ormai proprieta dei Marchesi Cusani di Desio venne
adibita a cascinale agricolo con ricovero per cavalli ed
attrezzi agricoli.Nel 1960 un avvocato Milanese il Dott.
Piero Ricotti incarico il Prof. Clemente Bernasconi
di dirigere e seguire i lavori di restauro con ingenti opere
di ristrutturazione che a partire dal 1970 riportarono lAbbazia
al suo aspetto originale.
IL
CASTELLO
Il castello, da tempo monumento nazionale, sorge in posizione
preminente sulla sommita di un dosso a dominio della
campagna circostante.Durante il Feudalesimo era il centro
intorno al quale si muoveva lattivita della
popolazione (artigianato, arti, mestieri, commercio, traffici)
Alloccorrenza rappresentava una sicura protezione
ed un baluardo contro i nemici e le calamita. È
abbastanza vasto e contiene nel suo interno ampie sale delle
quali la più bella è senzaltro quella
della caccia. Tra gli affreschi spicca quello
della battaglia del 1125 quando i Comaschi lo cinsero dassedio.
Allinterno si possono facilmente distinguere le mura
perimetrali di due delle quattro torri laterali.Altri grandi
affreschi si trovano dove fino al 1946 cera la cappella
di famiglia, a destra dellingresso. La torre centrale,
invece, isolata nel cortile si erge per 35 metri con la
sua mole massiccia e ferrigna, con grandi feritoie in alto,
merlature guelfe ed un pinnacolo centrale da cui si gode
unampia visuale su tutto il territorio comunale e
sui monti allorizzonte : il Monte Rosa, il Campo dei
Fiori, il Generoso, il Bisbino, il Bollettone, le Grigne
e il Resegone. È accessibile mediante una scaletta
a chiocciola interna, dalla quale si puo andare ai
granai del maniero che rappresentavano la scorta alimentare
per tutta la popolazione. Del primitivo castello rimane
ben poco perché con il passare degli anni, a causa
della sua posizione di confine e delle traversie dovette
subire a più riprese saccheggi, devastazioni ed incendi
specialmente durante le guerre tra Comaschi e Milanesi,
nelle quali furono implicati e coinvolti i proprietari che
si succedettero tra cui la famiglia più famosa fu
quella dei Della Porta.Si narra che un certo Bressano della
Porta, verso la meta del XIII secolo consegno
il Castello a suoi parenti milanesi.Scoperto il tradimento
Como si armo e mando i suoi soldati a Vertemate
dove cacciarono Bressano e la sua famiglia dal Castello,
distruggendone una buona parte. Bressano riusci a
fuggire ma la moglie ed i figli furono fatti prigionieri.Dopo
tre anni di scorribande comasche, Bressano ricorse allarbitraggio
di Martino Torriani che insieme ai Decurioni Milanesi decisero
di effettuare una transazione con la quale Vertemate ed
il suo castello ritornarono a Como.Da Bressano si origino
la famiglia dei Da Vertemate. Nella seconda meta del
400 il Castello passo ai nobili Carcano che ne fecero
la loro dimora elegante, costruendo un giardino allitaliana
con siepi di bosso ( mortella), aiuole geometriche e statue
disposte su terrapieni e parapetti a monte della Statale
dei Giovi con una magnifica vista sul Monte Rosa. Dai Carcano
il castello passo agli Olginati di Como e nel 1938
lo ebbero in lascito dallultimo Olginati, le suore
Canossiane di Como che vendettero parte dei poderi e rimaneggiarono
ledificio snaturando la sua natura militare e di dimora
signorile per renderlo idoneo ad un pensionato per anziani
e ad una scuola materna privata. A tutti gli effetti il
Castello di Vertemate è chiamato Castello dei
Della Porta
VILLA
RAIMONDI
Le prime notizie riguardanti la costruzione della Villa
Raimondi di Minoprio risalgono alla seconda meta del
Settecento quando la sua edificazione fu affidata a Simone
Cantoni. La famiglia Raimondi, ricca e potente casata di
Como, la costrui come residenza di campagna e di caccia.
Oltre a questa villa i Raimondi avevano ville a Fino Mornasco,
Gironico, Beregazzo, Mosino e Urago. Ma la più famosa
di tutte fu Villa Olmo cosi chiamata per un possente
e maestoso olmo posto davanti alla fontana, ereditata dai
Raimondi dai Coniugi Odescalchi con cui si erano imparentati.
Notizie più remote ci portano ad un Raimondi giunto
a Minoprio con i Franchi di Carlo Magno e più recentemente,
nel periodo di massimo splendore, ad un Giorgio Raimondi
nato l'8 marzo 1801 che a Minoprio, nel periodo della caccia,
aveva a disposizione servitori e cuochi per organizzare
pranzi e cene e dare ospitalita a comitive numerose
di cacciatori e agli accompagnatori al loro seguito. Il
marchese Giorgio Raimondi fu un munifico sostenitore delle
iniziative patriottiche e finanziò imprese risorgimentali
che purtroppo si dimostrarono un fallimento e lo portarono
ad accumulare debiti. Nel 1849 mentre Carlo Alberto riprendeva
la guerra contro l'Austria, Giorgio Raimondi con Pietro
Nessi costituiva a Como un Governo provvisorio. Il 20 aprile
1849 dopo l'ordine di arresto degli Austriaci si rifugia
in Svizzera in Canton Ticino. Sua moglie Livia Giannone
diede a Giorgio un erede maschio (Giorgio Raffaele) e tre
figlie: Giulietta, Livia e Anna Maria. Una quarta detta
"Giuseppina" venne riconosciuta dal Marchese Giorgio
Raimondi come figlia naturale. Questa giovane nata il 17
marzo 1841, cresciuta in un clima di tensioni e di cospirazioni,
è ardimentosa ed energica. Diviene famosa perché
segue il padre in esilio in Canton Ticino per poi passare
clandestinamente da Mezzana in Lombardia, portando sul calesse
nei doppi fondi con armi e proclami insurrezionali per i
patrioti lombardi. Non c'è da stupirsi se pur avendo
18 anni è molto conosciuta dalla nobiltà milanese
che lei frequenta come giovane libera e spregiudicata. Al
Caffè della Sincerità di Milano conosce e
frequenta Luigi Cairoli figlio di una ricca famiglia che
aveva fatto fortuna con l'allevamento del baco da seta e
le filande. La "Marchesina Raimondi" come viene
chiamata ha un carattere forte e temerario tanto che si
offre volontaria il 1. giugno 1859 per correre con il calesse
incontro a Garibaldi (che ha 52 anni e Anita è già
morta da quasi 10 anni) a Robanello in una antica osteria,
accompagnata da Don Luigi Giudici. Appena Garibaldi la incontra
ne rimane abbagliato e riconosce in lei, ardimentosa e coraggiosa,
il carattere ed il temperamento della sua Anita. Nei successivi
mesi di giugno e luglio, dopo la battaglia di San Fermo
che sbaraglia gli Austriaci, Garibaldi si innamora perdutamente
della Marchesina. Vengono programmate le nozze per il 15
dicembre, rimandate al 24 gennaio per un improvviso attacco
di tifo di Giuseppina. Tutto è pronto: i duecento
invitati, la crema della aristocrazia risorgimentale comasca
e milanese, attende la cerimonia che viene celebrata dal
sacerdote Filippo Gatti nella chiesa immersa nel verde del
parco secolare di Villa Raimondi a Fino Mornasco. Mentre
gli sposi escono gioiosi e festanti dalla chiesa un messaggero
si avvicina a Garibaldi e gli consegna una lettera. Garibaldi
sorride, chiede scusa e si apparta. Man mano che legge il
testo si rabbuia e diventa rosso per la rabbia. Si avvicina
alla moglie la afferra vigorosamente per un braccio e la
trascina sul belvedere. La Marchesina, febbricitante e infreddolita,
gli conferma il contenuto della lettera e per tutta risposta
riceve uno sferzante insulto dal marito. Poi la sposa fugge
dalla villa e Garibaldi, uscendo da un cancelletto secondario,
parte immediatamente a cavallo, lasciando tutti gli invitati
di stucco, in mezzo allo stupore, alla incredulita,
allo sgomento e alla vergogna. Giuseppina aveva un amante:
un giovane militare, ufficiale del piccolo esercito garibaldino
di cui si era invaghita pazzamente. "Divortium post
duos dies evenit" venne scritto come postilla all'atto
matrimoniale e Garibaldi scrisse una supplica al Re d'Italia
il 4 settembre 1859 per ottenere un sovrano decreto di scioglimento
del matrimonio a datare dal 24 gennaio 1860. Villa Raimondi
è famosa anche per il suo parco di 6 ettari con 300
essenze arboree e 1600 arbusti, una serra tropicale, un
giardino con collezioni di rose, azalee, camelie e un piccolo
orto botanico di piante medicinali, officinali e aromatiche,
essenze mediterranee, estesi campi catalogo dimostrativi
e numerose serre sperimentali, centro di riproduzione meristematica
e di ricerca con un laboratorio per l'analisi dei suoli
e dei terricci, vasti vivai e un frutteto di 20 ettari con
antiche varietà di frutta ormai non più coltivate.
La sua Scuola di Ortoflorofrutticoltura è nata da
una intuizione del Dott. Enrico Sibilia, appassionato botanico
e proseguita da Giordano dell'Amore, realizzata dal primo
direttore Alfred Dufour e oggi diventata Fondazione Minoprio
della Regione Lombardia. Tra il 1965 e il 1976 accanto alla
scuola ha operato il Centro di ricerche orticole, che ha
svolto studi sulla biodiversità agraria in Italia
e all'estero, sul miglioramento genetico vegetale, sulla
tecnica vivaistica e sulla micropropagazione. La Scuola
è sede di numerose attivita di spicco (Corsi
di laurea, Master post universitari, Istituto Superiore,
CFP, Centro di Sperimentazione, divulgazione e dimostrazione).La
presidenza e la direzione della Fondazione sono poste in
una sede principesca e sontuosa con affreschi e stanze residenziali,
parquet, stucchi e infissi originali con decorazioni murali,
meridiane e stemmi a vista, una grande fontana e due ettari
di prati in cui si trovano esemplari meravigliosi di piante
antiche e rare : un tiglio centenario, olmi, una sofora
japonica pendula, allori enormi, magnolie grandiflore gigantesche,
sequoie, piante da fiore e da siepe, bambu, collezioni
di camellie e piante da alberature. I visitatori che frequentano
le mostre in primavera e autunno in un anno superano le
30.000 persone. Villa Raimondi è un fiore allocchiello
di Vertemate con Minoprio, unoasi verde meravigliosa,
una degnissima cornice per attività ricreative e
manifestazioni floricole, enogastronomiche, musicali ed
esibizioni teatrali, un centro culturale di alto livello
qualitativo e di eccellente professionalità, un patrimonio
da valorizzare come realtà comunale di pregio e di
grande interesse botanico, naturalistico ed ambientale senza
escludere in futuro la possibilità di aprire ad altre
attività sfilate di moda di grandi atelier e famosi
sarti, scuola di moda e di stile di alto profilo.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Da notizie storiche sappiamo che il nome antico di Vertemate
(ancorche riferibile a luogo elevato al vertice
del suo territorio) era Bardomagum-Bardomagnum interpretato
dallo storico Olivieri come città o borgo dei
Bardi, cantatori di origine celto-gallica; per lo
stesso Olivieri Vertemate deriverebbe dalla voce gallica
VERTAMO; per Minoprio letimologia sembra
provenire dalla parola gallica MOENAWR che
sta a significare una estensione fondiaria di un paese con
un ampia contrada agricola. La rivalita tra
Vertemate e Minoprio in passato è stata notevole
e i soprannomi dispregiativi degli abitanti altrettanto
sprezzanti : Sciatt i Vertematesi e Pescaluna
i Minopriesi.La storia di Vertemate con Minoprio è
caratterizzata da episodi particolari e sporadici collegati
agli avvenimenti storici di Milano e Como. Diversi sono
stati i reperti archeologici ed i sepolcreti degli abitanti
lacustri rinvenuti che ci danno testimonianza dellesistenza
di un primo nucleo di popolazione preistorica.In epoca successiva
si presume che i primi abitanti del Comasco ed in particolare
di Vertemate fossero gli Orobi o gli Insubri ai quali venne
anche attribuita la fondazione della città di Como.Agli
Orobi, Tribu Celtiche, succedettero gli Etruschi,
i Galli, i Romani, i Longobardi con i quali si raggiunse
un elevato livello economico ed artistico. La trasformazione
delle città del Comasco in Comuni coincise con la
guerra decennale tra Como e Milano iniziata a partire dal
1118.Vertemate con Minoprio fu coinvolta essendo dipendente
da Como e situata in posizione strategica tra Como e Milano.Nel
1125 i Milanesi posero lassedio alla città
di Como.I Comaschi dopo aver conseguito una vittoria navale
sugli avversari rientrarono in città e la liberarono
dai Milanesi che si diedero alla fuga.In questa occasione
ce un episodio che riguarda Vertemate.Si narra
che i Guanzatesi uccisero il nobile comasco Beltramo Bocca
e che i Comaschi per vendetta uccisero a loro volta Alberto,
figlio di un prode spadaccino guanzatese e fecero prigioniero
Manfredo uno dei capi dei Guanzatesi.Rientrando verso Como
i Vertematesi ostacolarono la marcia dei Comaschi e li tennero
in scacco per lungo tempo. Ottenuti rinforzi di truppe i
Comaschi cinsero dassedio il castello di Vertemate
dove si erano rifugiati gli assalitori difendendosi strenuamente
fino a che furono costretti ad arrendersi.La città
venne saccheggiata e per buona parte distrutta. Finita la
guerra e caduta Como tutto il territorio lariano ed anche
Vertemate venne a dipendere da Milano che impose pesanti
tributi. Successivamente ci fu la dominazione del Barbarossa
a Como e nel Ducato di Milano quella delle Signorie dei
Visconti e degli Sforza. Nel 500 tutto il territorio lombardo
e quindi anche quello lariano subi la dominazione
Francese(per breve tempo) e poi Spagnola e Austriaca.Dopo
un breve parentesi napoleonica il ritorno degli austriaci
suscito un anelito di liberta nella famiglia
Raimondi di Minoprio e in Don Vincenzo Guaita di Vertemate
accomunati dal desiderio e dalla volonta di formare
unItalia unita, libera ed indipendente. Nel 1928 i
due comuni di Vertemate e di Minoprio vennero incorporati
in un unico comune.