Rezzago
è un comune della provincia di Como in Lombardia.
I FUNGHI DI TERRA
I cosiddetti "funghi di terra" (o, meglio,
"piramidi di erosione") sono formazioni
rocciose non lontane dal centro abitato di Rezzago.
Esse si sono formate dall'azione erosiva degli agenti
atmosferici che hanno modellato il terreno poco coerente
del versante della montagna sotto dei massi erratici
che l'hanno invece protetto come ombrelli. Il risultato
sono sculture naturali a forma di fungo, la cui cappella
è costituita dal masso erratico (anche di notevoli
dimensioni) ed il cui gambo è costituito da
terra e pietrisco. I funghi rimasti sono solamente
tre (un quarto è crollato pochi anni fa, ed
uno di questi tre è solo un abbozzo), sebbene
essi siano, ancora adesso, in continua formazione.
Simili sono i ciciu del Villar, presso Dronero (CN),
in Piemonte.
ETIMOLOGIA
Attestato nella forma Rezagho, deriva da un nome latino
di persona Regius, con l'aggiunta del suffisso -anus.
MANIFESTAZIONI
Castagnata
Durante la Castagnata di Rezzago, nelle prime due
domeniche di ottobre, il paese si addobba a festa
per accogliere centinaia di turisti. Sono giornate
adatte per chi ama mangiare e bere bene, passeggiare
in mezzo alla natura e, soprattutto, stare in mezzo
ai visitatori ed ai volontari che sono simpatici ed
accoglienti. La festa inizia subito alla mattina quando
vengono cotte le prime castagne e vengono gonfiati
i giochi per i bambini. Interessante per gli amanti
della natura è il Castagneto, situato poco
sopra il centro del paese, uno dei pochi nella zona
ad essere ancora quasi totalmente formato da soli
alberi di castagno, ormai più che centenari.
In questo castagneto vengono trovati chili e chili
di castagne che poi vengono tenute o vendute alla
Pro Rezzago per appunto cuocerle nella castagnata.
Cortili in Festa
Durante il primo o secondo week-end di agosto, vengono
aperti al pubblico gli antichi cortili, o porzioni
di edifici, siti nel centro storico di impianto medievale
(gli edifici più antichi risalgono a dopo il
devastante terremoto del 1118) ed ospitano mostre,
ricostruzioni storiche, artigianato e gastronomia
tipici del paese e della Valassina. Le antiche corti
portano i nomi dei personaggi o delle famiglie che
le hanno abitate nel passato e che sono ancor oggi
ricordati per le loro particolarità o per le
azioni compiute in vita: così abbiamo, per
esempio la curt "del Luisot", quella "della
Massima e del Pepp", "della Rosalia",
la curt del mitico "Zachi" barbiere e parrucchiere,
del "muti" il più famoso costruttore
di forbici a Rezzago, "di Pacecc", "del
Scighera" ecc. in tutto si possono visitare 18
siti; In passato sono state ospitate mostre di orologi
antichi, macchine fotografiche nella storia, strumenti
musicali, abiti da sposa antichi e moderni, rosari,
bambole di porcellana, la ricostruzione di un'antica
osteria, un erbario con piante tipiche della zona,
foto e reperti delle guerre mondiali vissute dagli
alpini, mappe dei catasti antichi (Teresiano, Lombardo
Veneto e Cessato).
DA VEDERE
Rezzago è un piccolo borgo della Vallassina
con case antiche di pietra, a volte riportate da mani
sapienti all'antico splendore, a volte semplicemente
cariche, quasi esauste dalla pesantezza della patina
di storia che grava sulle facciate in pietra ed intonaco
grezzo, di un grigio quasi giallo, perché fatto
con la pietra locale, e non con le moderne malte industriali.
In qualche angolo occhieggia una nicchia, una cappella,
compaiono i colori di un affresco medievale, dipinto
da mani d’artista di paese. Sono case modeste,
che raccontano della dura vita di contadini di montagna,
dei fuochi la sera d’inverno, accesi nelle antiche
stalle con la volta di pietra, cuore sotterraneo e
pulsante, caldo di vita e di affetti autentici. E,
come attorno ad un cuore più grande, le piccole
case di pietra sono strette le une alle altre, divise
solo da viuzze strette e contorte, attorno alla Chiesa
Parrocchiale, voluta dai rezzaghesi nel 1654, con
il beneplacito del Cardinal Federigo Borromeo, venuto
in visita pastorale a Rezzago, che suggerì
di intitolarla a Santa Maria Nascente a richiamo del
Duomo di Milano, e costata lunghi anni di lavoro ed
enormi sacrifici, che la resero sempre più
cara al cuore dei rezzaghesi. Ma Santa Maria Nascente
andò a sostituirsi, come chiesa parrocchiale,
a quella ben più antica e ricca di storia dei
SS. Cosma e Damiano, costruita nel XII secolo sulle
fondamenta di una chiesa paleocristiana qui esistente;
costruita fuori dall’abitato, si dice per salvaguardarlo
dalle frequenti invasioni barbariche, circondata dal
cimitero ed orientata ad oriente, come si usava allora.
Si dice che nella costruzione siano intervenuti i
Maestri Comacini, precursori del romanico “lombardo”,
caratterizzato da mura massicce e volte pesanti che
davano alle costruzioni una particolare atmosfera
mistica, così come avviene nella nostra chiesina
di montagna: legname, pietre squadrate, piccole aperture,
un campanile elegante nella sua essenzialità,
con cinque ordini di finestre, il primo formato da
piccole feritoie, una per facciata, i successivi da
bifore che pur avendo la stessa larghezza di apertura,
vanno gradualmente aumentando in altezza, dal basso
verso l’alto, per alleggerire la struttura in
senso ascensionale. La leggenda narra che, durante
le invasioni barbariche, grazie alla sua posizione
strategica al centro della valle, il campanile di
S. Cosma fosse punto di partenza di segnali luminosi,
trasmessi alle altre torri di Asso, S. Alessandro
di Lasnigo, Orsenigo, Barni e S. Calogero di Caslino.
L’interno si è conservato miracolosamente
intatto, grazie a due strati di calce, dati per disinfettare
i muri e l’aria dopo una delle frequenti epidemie
di peste o colera, che hanno coperto per secoli, come
uno scrigno, i bellissimi affreschi di Andrea De’
Passeris, (XV secolo) i cui colori vividi e brillanti,
sono stati riportati alla luce dal restauro conclusosi
nel 1985. La scelta della dedica ai Santi Cosma e
Damiano è tutta nella mentalità dell’alto
medioevo, che ama modelli di fede, carità e
fortezza cristiane, come questi due fratelli siriani,
medici, che esercitavano la loro arte “cacciando
tutte le infirmitadi non solamente da gli uomini,
ma eziandio da bestie, facendo tutto in dono”.