Pessano
con Bornago è un comune della provincia di
Milano e fa parte del territorio della Martesana.
Pessano con Bornago è situato nella Pianura
Padana, precisamente nell'alta pianura lombarda, nella
Martesana al confine con la Brianza, che comprende
invece la limitrofa Caponago. Si trova 18 km a nord-est
rispetto al centro di Milano e circa 9 km a sud-est
dal centro di Monza. La sua altitudine varia da 142
a 156 m s.l.m. e il centro si trova a 148 m. Il terreno,
di tipo alluvionale e argilloso, si è formato
in seguito al deposito di detriti da parte del fiume
Adda, che oggi scorre 11 km ad est del paese e in
seguito all'erosione delle Prealpi da parte dei ghiacciai
del Quarternario che hanno trasportato le rocce triturate
a valle. Anticamente infatti, le ultime lingue dei
ghiacciai alpini si estendevano anche sul territorio
dove ora sorge Pessano con Bornago. Il paese si trova
inoltre su una linea immaginaria ovest-est al di sotto
della quale i fiumi terminano il loro carattere torrentizio
e placano il loro corso, allargandosi. Il duplice
carattere del terreno che gli conferisce una grande
capacità di assorbimento dell'acqua rende quest'area
poco soggetta ad allagamenti ed inondazioni anche
in seguito ad intense e prolungate piogge che a Pessano
possono arrivare a 1.500 mm all'anno (con un range
di 1.000-1.500 mm); ciò la rende più
piovosa del capoluogo. Tuttavia la linea idrogeologica
più importante per la geografia del paese è
la linea delle risorgive (o dei fontanili), che si
estende dal Monferrato sin nella provincia di Trieste.
Pessano con Bornago si trova circa 5 km al di sopra
di questa linea che distingue terreni più fertili
e adatti alle colture a sud e terreni più aridi
e meno fertili a nord. Tale fertilità è
dovuta alla riemersione delle acque provenienti dai
terreni morenici al di sopra dello strato argilloso
e quindi al di sopra di quello ghiaioso. Ciò
permette la coltivazione di alcune colture come il
riso, una migliore crescita dell'erba (sino a cinque
tagli all'anno) e la creazione delle marcite. D'inverno
il fenomeno delle sorgive spesso impedisce alla neve
di depositarsi e all'acqua stagnante di gelare, essendo
la temperatura dell'acqua circa 10°C, permettendo
la crescita dell'erba e dunque maggiori possibilità
di allevamento del bestiame per la produzione di latticini
e di carne. Infatti, la zona del milanese a sud di
questa linea che trapassa i comuni di Melzo, Pozzuolo
Martesana e Cassano d'Adda è nota per la sua
produzione casearia. Il paese non è particolarmente
soggetto alle nebbie (solo 20-25 giorni all'anno)
che invece sono molto più comuni (sino al doppio
della frequenza) a sud della linea dei fontanili.
Tutto ciò rende il terreno di Pessano con Bornago
e dei paesi limitrofi a nord della linea delle sorgive
potenzialmente meno produttivi rispetto ai corrispettivi
a sud. Il territorio di Pessano con Bornago è
attraversato per circa 3,5 km dal torrente Molgora,
che nasce a Giovenzana, presso Colle Brianza, e termina
nella Muzza, presso Truccazzano dopo 38 km di corso.
ETIMOLOGIA
Il nome "Pessano" deriva forse dal nome
di un proprietario fondiario Gentile romano o insubre
romanizzato che ne possedeva i terreni, chiamato Pettius
o Pettianus. La desinenza latina "-anum"
denota una proprietà fondiaria, ed è
tipica di paesi di origine romana. Il fatto che il
nome sia Gentile può essere segno che Pessano
sorse dopo la diffusione del Cristianesimo nell'Impero
Romano e quindi dopo il II secolo d.C. Il nome "Bornago"
invece può derivare da un altro proprietario
Gentile di nome Burnus e la sua desinenza è
"-acum", tipicamente celtica e che denota
sempre una proprietà fondiaria oppure un luogo
appartenente ad una persona (di norma al capovillaggio
o capofamiglia). Può anche derivare da "bornìs"
cioè dalla cenere incandescente e significare
"paese bruciato", un po' come Busto Arsizio
e può significare il fatto che il villaggio
celtico (o successivo) fosse stato bruciato e proprio
per questo fosse stata costruita la vicina Pessano.
Il torrente che scorre nel paese, chiamato Molgora,
deriva dal celtico "murg" che significa
"fiume di confine". La località Valera,
che comprende una cascina, è situata ad ovest
del torrente tra i comuni di Pessano con Bornago e
Carugate, pare che il suo nome derivi dal latino "vallis"
ed è probabile che indicasse l'edificazione
del piccolo villaggio in una zona pianeggiante oltre
il Molgora. La Cascina Canepa prende forse il nome
dalla "cannabis sativa", cioè dalla
canapa, che veniva coltivata e lavorata in paese assieme
al lino già in età romana ma soprattutto
a partire dall'età medievale, quando la cascina
probabilmente venne edificata e a fianco della quale
è ragionevole pensare che sorgessero davvero
coltivazioni di canapa. Alternativamente la Cascina
Canepa prende semplicemente il nome da una famiglia
che vi risiedeva. La Cascina Castiona è certo
che derivi il suo nome dalla famiglia Castiglioni
che ne era proprietaria, ma la Cascina Bragosa deve
molto probabilmente il suo nome a "brago"
che in celtico significa "fango", perché
costruita su terreni fangosi oppure dove precedentemente
sorgeva una palude. La Cascina Bosco prende evidentemente
il suo nome dalla vicinanza con i boschi che si estendevano
in tutta l'Insubria.
CASA
DI CURA DON CARLO GNOCCHI
Tornato dalla guerra, Don Carlo Gnocchi apre il suo
primo centro per curare i mutilatini proprio a Pessano
Con Bornago, utilizzando un vecchio castello che era
stato donato al comune di Pessano Con Bornago da un
conte, e che è stato scelto per questo scopo.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il territorio intorno a Pessano con Bornago fu abitato
dagli Insubri per almeno 500 anni prima della conquista
romana della Gallia Cispadana e si collocava nella
loro terra ricca di foreste, paludi e torrenti, l'Insubria.
Gli Insubri erano un popolo di allevatori e cacciatori,
si cibavano quasi esclusivamente di carne dato che
i terreni disponibili erano pochi, poco produttivi
essendo al di sopra della linea dei fontanili e loro
stessi non erano un popolo particolarmente dedito
all'agricoltura.
I pascoli per il bestiame erano creati disboscando
parte delle foreste di querce, betulle ed ontani che
ricoprivano gran parte del territorio, l'acqua era
abbondante dato che dentro il territorio di Pessano
con Bornago scorre il torrente Molgora. La cacciagione
nelle foreste era abbondante e costituita da cervi,
cinghiali e da svariati tipi di uccelli, tra cui il
fagiano, non mancavano però volpi e lupi. Non
era conosciuta la tecnica dell'irrigazione, né
la bonifica dei terreni paludosi.
La vite fu importata solo dagli Etruschi che intrattenevano
scambi commerciali con gli Insubri, i quali, come
tutte le popolazioni celtiche stanziatesi in Italia,
facevano gran consumo di vino a discapito dei parenti
nordici che consumavano birra. Essi istruirono gli
insubri alla coltivazione della vite sul rumpus, cioè
maritata agli alberi lasciando i tralci lunghi, poiché
la vite etrusca cresce bene solo se legata a sostegni,
come ancora si coltiva da queste parti. Gli insubri,
d'altronde, conoscevano già la vite selvatica
("labrusca", cioè la pianta che cresce
ai margini dei campi), che in milanese corrente è
"lambrusch", da cui poi derivò il
nome del noto vino emiliano Lambrusco, prodotto però
da vite etrusca.
Quando i romani vi giunsero, notando l'estensione
della coltivazione della vita etrusca, chiamarono
quella pianta "arbustum gallicum", benché
fosse stata importata dall'Etruria. Gli etruschi istruirono
gli insubri anche sulla coltivazione a maggese del
terreno. I villaggi degli insubri, abitati da poche
famiglie e governati da un capofamiglia (da cui prendevano
spesso il nome), erano distinziati più o meno
allo stesso modo l'uno dall'altro ed erano costituiti
da un nucleo centrale abitato circondato da pascoli
ai cui margini si estendevano boschi. Nel 192 a.C.
la Repubblica Romana, dopo aver allacciato scambi
commerciali con l'Insubria, costituisce la provincia
della Gallia Cispadana e inizia, come accadeva dopo
ogni conquista, la suddivisione dei suoi terreni,
compreso quello di Pessano con Bornago.
Ciascun terreno veniva suddiviso dai gromari romani
a partire dal centro di un paese rispettando il cardo
(che si estendeva in direzione nord-sud) e il decumano
(ovest-est) in quadrati di 710 metri per lato (uno
jugero), cioè 50 acri. Le strade che corrispondevano
al cardo e al decumano di ciascun paese erano rispettivamente
la strata glarea e la strata terranea. Pessano con
Bornago conserva ancora oggi resti evidenti della
centuriazione romana e di entrambe queste strade.
La strata glarea non è altro che l'odierna
via Provinciale che collega Pessano con Bornago a
Caponago a nord e a Gorgonzola a sud, ed ancora più
evidente la strata terranea di Pessano corrispondente
alle attuali Via Monte Grappa e alla Strada Provinciale
216 che collegano il paese a Carugate ad ovest e a
Gessate ad est. Una seconda strata terranea, oggi
meno evidente, passava per il decumano di Bornago
e collegava il paese a Bussero a ovest e a Gessate
ad est; corrisponde all'asse Via Guglielmo Marconi-Via
Martiri della Democrazia-Via Kennedy.
Molti campi di Pessano con Bornago sono solcati da
rogge parallele a stradine sterrate; ebbene quelle
rogge e quelle stradine spesso sono proprio i confini
di ciascuna centuriazione. Le successive cascine della
campagna pessanese sorgeranno proprio accanto al limite
di ciascuna di esse, senza nessuna eccezione. L'attuale
Strada per Cascina Canepa è uno dei lati dei
quadrati sopra descritti, dopo duemila anni dalla
centuriazione misura ancora circa 700 m. Alla fine
di questa strada un secondo sentiero sterrato si diparte
verso ovest ad angolo retto, fiancheggiato da una
roggia. E' interrotto da un campo dopo 640 m, ma basta
coprire i restanti 70 m per ritrovarsi ai margini
di un'altra roggia confluente nel Canale Villoresi
che scende verso sud e dopo circa 700 m incontra di
nuovo la strata terranea di Pessano. Tuttavia esistono
molti altri esempi di centuriazione perfettamente
conservata nelle campagne del paese.
Quando successivamente si dovette costruire il Canale
Villoresi per migliorare l'irrigazione dei terreni,
lo si dovette fare rispettando la centuriazione romana,
dal momento che i romani avevano calcolato perfettamente
la pendenza altimetrica del terreno, così le
stesse rogge che si dipartono ad angolo retto possono
essere utilizzate come marcatori fedeli della centuriazione.
La centuriazione ebbe come conseguenza la diffusione
dell'agricoltura in tutta la zona con il conseguente
parziale disboscamento.
Venne introdotto l'aratro, il maggese, la potatura,
nuovi tipi di colture, e l'agricoltura portò
certamente con sé anche un aumento della popolazione,
data la necessitò di avere un numero braccia
congrue a svolgere tutti questi compiti. I villaggi
insubri si trasformarono così in comunità
agricole romana, generalmente controllate da un gentile.