Opera
è un comune della provincia di Milano.
ETIMOLOGIA
Il nome deriva dal termine latino opera con il significato
di "fabbrica".
DA
VEDERE
Santuario Madonna dell'Aiuto: Santuario del XV secolo
dedicato al culto Mariano. Di notevole valore artistico
l'affresco di scuola leonardesca (seconda metà
del XV secolo) raffigurante Ludovico il Moro che supplica
la Vergine. Di apprezzabile valore artistico il monumentale
organo dell'Ottocento; la cappella della Madonna del
Carmelo (opera lignea del XVI secolo); l'altare maggiore
con balaustre del XVI secolo che poggia su un'antica
condotta romana.
ORIGINI
E CENNI STORICI
La fonte storica più antica che attesta l'esistenza
di una località chiamata Opera risale al 1280
ed è dovuta a Goffredo da Bussero. Questi,
prete di nobile famiglia, nel suo Liber Notitiae
Sanctorum Mediolani ricorda in plebe Locate,
in Mirasolum, ecclesia S. Mariae [
] in plebe
Locate
Loco Ovari, ecclesia S. Petri.
Lo stesso toponimo latino di Overa si
rinviene nel nome della vicina frazione di Noverasco,
togliendo il suffisso sco solitamente
caratterizzante nomi di origine preromana (come bergamasco,
cremasco, ecc.) e togliendo un in prepositivo
agli inizi dell'espressione INOVERASCO.
Fin dall'Alto Medio Evo (per esempio nei capitolari
di Carlo Magno) la parola Opera aveva il significato
giuridico di Fabbriceria o Fabbrica: dunque l'espressione
Overa S. Petri usata da Goffredo da Bussero
potrebbe alludere alla fabbriceria di un eventuale
monastero di San Pietro (così Dante Olivieri
in Dizionario di Toponomastica Lombarda, Milano, 1961),
di cui peraltro mancano documenti. Tanto Opera quanto
Mirasole erano luoghi della Plebe Locate,
oggi Pieve Emanuele. Della Plebe, centro religioso
e amministrativo, si conosce una documentazione già
al tempo di Carlo Magno, agli inizi del secolo IX.
Si conosce anche il nome (Andrea) dell'arciprete di
Pieve in quel tempo, sotto il quale vivevano altri
preti per il servizio religioso nei centri minori.
Questi, al tempo di Goffredo da Bussero, erano Opera,
Mirasole, Locate, Mulazzano, Fizzonasco, Nesporedo,
Quinto Stampi, Rozzano, Santa Maria alla Fontana,
Torriggio, Vicentino e due altri paesi o cascine chiamate
Botedo e Selvanesco. Tutti questi centri erano dotati
di una chiesa alla quale venivano i sacerdoti dipendenti
dalla Pieve. Dunque gli abitanti di Opera, nei secoli
passati legati a Milano per i problemi più
importanti, nel XIII secolo convergevano a Pieve per
le piccole incombenze quotidiane: i battesimi, i mercati,
l'amministrazione della giustizia. Dalla Pieve, come
detto, provenivano inoltre i loro sacerdoti per i
doveri pastorali. Mirasole merita un discorso a sé.
Per oltre quattro secoli, dal 1200 fino al 1571, vi
fiorì una domus fratrum Humiliatorum,
le cui vicende interessano vivamente la storia, l'arte
e l'economia. Gli Umiliati, già esistenti nel
XIII secolo, ebbero uno sviluppo sorprendente nelle
campagne del Sud Milano. Sotto il loro nome, che rifletteva
la loro origine popolare e la loro autentica fede
nell'organizzazione religiosa, si costituirono numerose
comunità di preti (primo ordine); gruppi misti
di uomini e di donne sotto la regola religiosa (secondo
ordine); e finalmente un terzo ordine di quanti, pur
accettando la regola, non potevano abbandonare la
famiglia. Oltre a una rigida professione di povertà
e di continenza, caratteristica del movimento fu quella
di guadagnarsi il pane col lavoro delle proprie mani.
Si creò un'ingente organizzazione religiosa,
squisitamente milanese e artigiana, che raggiunse
notevole ricchezza con la lavorazione della lana,
che si diffuse nelle campagne alleviandone la miseria.
Gli Umiliati hanno lo straordinario merito di aver
saputo, con la loro intelligente iniziativa, trasformare
l'artigianato della lana in una specie di industria,
in quanto raccolsero e razionalizzarono in una perfetta
organizzazione le fasi di lavorazione fino ad allora
divise e sparse, utilizzando perfino i cascami che
servivano per prodotti più scadenti ma accessibili
anche ai poveri. Diverse testimonianze confermano
che, dopo il centro rurale di Viboldone, la casa di
Mirasole deve senz'altro essere considerata il più
importante complesso produttivo degli Umiliati. In
tal senso si esprime, per esempio, il più antico
catalogo delle case dell'ordine redatto nel 1248 dal
maestro generale dell'ordine fra Guidotto Ribaldo,
che ricorda inoltre le sei case cittadine situate
nei tradizionali rioni corrispondenti alle sei principali
porte delle mura che difendevano Milano (Orientale,
Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina e Nuova). Nel
secolo XIV si ebbe il massimo sviluppo dell'ordine
e della stessa casa di Mirasole. Il Tiraboschi sulla
scorta di un catalogo redatto intorno al 1340 segnala
come presenti nella casa di Mirasole ben 29 frati,
11 sorelle e 4 domestici, tutta gente che attendeva
alla lavorazione della lana. La produzione eccedente
i bisogni della comunità e delle popolazioni
vicine veniva venduta a mercanti milanesi, che provvedevano
a smerciarla sui diversi mercati vicini e lontani,
perfino in quelli d'oltralpe. I centri produttivi
della campagna dovettero perciò aprire a Milano
succursali di deposito e di commercio: si ebbero così
nella città le numerose domus humiliatorum,
che si distinguevano con il nome del paese dove risiedeva
la casa originaria. La Notizia Cleri Mediolanensis,
pubblicata nel 1900 a cura dell'Archivio Storico Lombardo,
ricorda che la domus fratrum humiliatorum de
Mirasole era dotata di una cappella dedicata
al Salvatore (dedicazione di origine longobarda, come
ricorda Goffredo da Bussero nel documento già
citato) e si trovava in località s. Pietro
all'Orto (via tuttora esistente nel centro di Milano).
La stessa fonte ricorda che la succursale cittadina
degli Umiliati pagava al governo dei Visconti una
tassa di 258 libbre, che è una delle più
alte tra i quattrocento tributi previsti, a conferma
dei lauti proventi ricavati dai frati. Nel seguente
secolo XV la casa degli Umiliati di Mirasole non riesce
a sottrarsi al generale fenomeno del decadimento progressivo
dell'ordine, troppo ricco e troppo dedito al lusso
e alla mondanità. Nel 1567 S. Carlo Borromeo
presiede a Cremona il capitolo generale degli Umiliati
e con l'appoggio di Papa Pio V prescrive rigide direttive
per la riforma della vita religiosa e il risanamento
finanziario dell'ordine. Poiché la situazione
appare risanabile, e per stroncare la sorda opposizione
alla riforma da parte dei più eminenti esponenti
dell'ordine, Pio V pubblica nel settembre del 1570
la bolla di soppressione dell'ordine stesso. La casa
di Mirasole, con le sue proprietà e i suoi
beni, fu attribuita al nuovo seminario che si stava
costruendo a Milano per la formazione dei futuri sacerdoti
destinati all'apostolato nei paesi svizzeri protestanti.
La bolla di Papa Gregorio XIII che assegna la prepositura
di Mirasole al collegio elvetico è del 1º
marzo 1582. Nel frattempo, su sollecitazione degli
abitanti che si impegnano a provvedere al futuro curato
con i proventi della chiesa cui aggiungeranno le elemosine
delle funzioni e le libere offerte, nel 1568 si avvia
l'erezione canonica della parrocchia, ben definita
nel suo territorio e svincolata dalla prevostura della
Pieve. Quando S. Carlo arrivò personalmente
per la sua visita pastorale a Opera nel giugno 1573,
la parrocchia era ormai giuridicamente costruita nel
senso moderno del termine. Un documento dell'epoca
indica in 81 il numero delle famiglie operesi, per
402 abitanti di cui 240 adulti obbligati alla comunione
e confessione annuale. Mirasole rimase per oltre due
secoli proprietà del collegio elvetico, finché
l'8 giugno 1797 Napoleone Bonaparte, vinti gli austriaci
nella campagna d'Italia, decretò la soppressione
del collegio e il passaggio della proprietà
di Mirasole, con tutte le sue sostanze, all'Ospedale
Maggiore di Milano, che la detiene ancor oggi. Una
piccola nota curiosa: il giorno di festa, oggi ricordato
il 29 giugno (festa della Parrocchia San Pietro e
Paolo) cadeva originariamente la terza domenica di
luglio. Il dolce tradizionale era la torta di pere.