Mesero (Méser in dialetto
milanese o Mésar in altre varianti) è
un comune della città metropolitana di Milano,
in Lombardia, noto perché in una cappella del
cimitero locale si trova il corpo di santa Gianna
Beretta Molla, meta di continui pellegrinaggi provenienti
da Europa ed Americhe per il suo culto. Il paese è
inoltre sede del primo Santuario della Famiglia a
lei dedicato. Mesero ha ottenuto nel marzo 2016 riconoscimento
del Titolo di Città con decreto del Presidente
della Repubbica. Mesero è oggi un paese in
piena trasformazione che risentirà presto dello
sviluppo infrastrutturale previsto nella zona, e cioè
la costruzione del corridoio alta velocità
da Milano a Torino e l'inaugurazione nel marzo 2008
della superstrada che collega Boffalora sopra Ticino
a Malpensa, strada che collega Milano all'aeroporto
internazionale attraverso la A4 Milano-Torino. Curioso
è il detto di tradizione popolare locale che
cita "Mèsar e Marcàll, sbagg d'un
gall" (ovvero Mesero e Marcallo, lo sbadiglio
di un gallo), col quale si voleva indicare la poca
distanza che tuttora separa i due comuni di Mesero
e Marcallo con Casone. Nella seconda metà degli
anni settanta anche Mesero ebbe una radio locale:
Radio Mesero 106, ascoltabile in buona parte della
provincia nord-ovest di Milano e nelle aree della
limitrofa provincia di Novara. Attualmente permangono
le trasmissioni radio della parrocchia locale.
ETIMOLOGIA
Potrebbe derivare dal latino mensa (tavola) in riferimento
alla grande produttività della zona.
Villa Magnaghi
Risalente a prima del Settecento, nel Catasto Teresiano
la villa viene indicata come appartenente al patrimonio
del marchese Villani-Novati che l'aveva avuta a sua
volta in eredità dalla famiglia Crivelli. Nel
primo ottocento venne acquistata da Giovanni Prato,
marito di un'erede della nobile e ricca famiglia dei
Landriani, che la sottopose a sostanziali cambiamenti,
mantenendone comunque lo schema a "L". Nel
primo decennio del XX secolo fu comprata dal ricco
industriale Luis Barolo per la sorella Antonietta,
andata in sposa a Giacomo Magnaghi. La proprietà
dell'immobile è oggi del pronipote del Magnaghi,
ma l'intero stabile vessa in stato di abbandono.
Villa Colombo
Delle residenze padronali di Mesero, Villa Colombo
è indubbiamente la più antica e la meglio
conservata. Essa venne costruita alla metà
del Seicento dai Certosini come loro ospizio o grangia
(si vedano simili esempi alla vicina Boffalora sopra
Ticino), probabilmente su uno stabile ancora più
antico se si considera che ancora oggi sopra il portale
d'ingresso principale è visibile una formella
con Sant'Ambrogio che rimanderebbe alle prime donazioni
ai monaci di Sant'Ambrogio ad Nemus. Quando ad ogni
modo alla fine del XVIII secolo l'Ordine venne sciolto,
il complesso passò tramite vendita alla famiglia
Landriani che acquistò l'intero stabile per
farne la propria abitazione di campagna, dando inizio
a copiosi restauri che fecero assumere al complesso
l'attuale forma, portando alla caratteristica forma
ad "U", di cui uno dei bracci venne adibito
ad ospitare una filanda. L'immobile venne comprato
nel 1896 dall'ingegner Luigi Colombo, la cui famiglia
era originaria di Sedriano, di cui era sindaco, ma
che teneva residenza a Milano. Al secondo dei suoi
tre figli, Tito, toccò l'eredità di
Mesero, che comprendeva oltre al palazzo, case coloniche
e 1700 pertiche di terreno. Nella villa vi sono vari
segni della presenza dei Certosini, tra cui il più
importante è sicuramente l'oratorio, dove sono
visibili affreschi originali che si accompagnano stilisticamente
ad altre pitture che sono visibili al piano nobile.
Villa Borsani
Edificata riutilizzando gli ambienti di quella che
era l'antica osteria cittadina amministrata dai certosini,
Villa Borsani venne acquistata nel 1842 da Gaetano
Borsani, sposato con la nobile Giovannina Landriani,
che subito iniziò dei lavori di restauro al
complesso. Alla morte dell'ultimo discendente dei
Borsani, Gaetano, nel 1961 la villa passò agli
eredi di questi che vendettero la villa nel 1967 al
comune assieme alle adiacenti corti rustiche ed al
parco che venne destinato a spazio pubblico. L'amministrazione
comunale procedette ad un restauro completo della
villa nel 1978 quando il comune decise di adibire
l'intero stabile ad ospitare una casa di riposo per
la cittadinanza.
Santuario di Santa Gianna Beretta
Molla (ex chiesa parrocchiale della Madonna della
Purificazione)
Nota anche come Santuario della Famiglia o Santuario
di Gianna Beretta Molla, la chiesa è stata
sino al 1965 la chiesa parrocchiale di Mesero ed era
dedicata alla Madonna della Purificazione. Le sue
origini sono incerte e con tutta probabilità
il suo primo nucleo era già quella chiesa dedicata
alla Madonna citata da Goffredo da Bussero nel XIII
secolo. La struttura subì vari restauri tra
il 1500 ed il 1595, anni in cui venne costruito il
battistero e fu quasi completamente rifatta nel 1638
a cura e spese della Certosa di Garegnano. Questi
interventi trasformarono l'aspetto della primitiva
chiesa romanico-lombarda, come può essere osservato
in un dipinto d'epoca, in quello attualmente ancora
esistente, dettato dai canoni dell'architettura religiosa
rinascimentale-barocca. La chiesa, nel suo assetto
attuale, venne consacrata dal Vescovo di Verona, Sebastiano
Pisani I, nel 1665. La facciata ha forme barocche
ed è divisa in due ordini separati da un cornicione;
nella parte superiore si aprono due finestre, e nel
mezzo è sistemato un festone e lo stemma della
Certosa di Garegnano (rappresentante l'agnello di
Dio), mentre nel timpano è posto un cherubino.
Nella parte inferiore si trova un vestibolo sostenuto
da due colonne di broccatello, che introduce all'aula
ecclesiale. L'edificio addossato alla chiesa è
quasi un prolungamento della stessa, ed è costituito
dall'ossario, costruito nel 1735, ora detto Cappella
dei Santi. L'interno della chiesa dispone di una sola
navata; subito a sinistra, si trova l'antico battistero
(oggi occupato da un confessionale) che presenta ancora
un pregevole affresco di fine Cinquecento rappresentante
il battesimo di Cristo. Le cappelle laterali sono
due: la prima, a sinistra, dedicata alla Madonna del
Rosario (la statua lignea sopra l'altare vi venne
posta però solo nel 1745), la seconda a destra,
dedicata originariamente a San Giuseppe e poi votata
a Sant'Antonio, raffigurato su una tela del XVII secolo
mentre venera la Vergine Maria e Gesù Bambino,
accompagnato dai Santi Bruno e Liborio e dal 2006
è stata ridedicata al culto di santa Gianna
Beretta Molla. Presso la cappella infatti sono conservate
alcune reliquie della santa e numerosi ex voto che
ancora oggi le vengono recati dalla popolazione. Le
decorazioni pittoriche delle pareti della chiesa risalgono
invece al 1892 e sono opera dei pittori Calcaterra
di Cuggiono e Ferrario di Ossona. Gli altri affreschi
sulla volta ed ai lati dell'altare maggiore furono
eseguiti nel 1917 dal pittore Zimbellini di Lodi.
Costruita la nuova parrocchiale al termine del 1972,
la vecchia chiesa rimase aperta ancora per qualche
anno per le celebrazioni feriali. Nel 1976 fu chiusa
al culto e la parrocchia cambiò denominazione:
dalla "Purificazione della Beata Vergine Maria"
si passò all'attuale "Presentazione del
Signore". A partire dal 2002 sono iniziati i
lavori di recupero dell'edificio ecclesiale per trasformarlo,
secondo gli auspici dei cardinali Carlo Maria Martini
e Dionigi Tettamanzi, arcivescovi di Milano, nel Santuario
della Famiglia, dedicato a Santa Gianna Beretta Molla,
mentre l'adiacente vecchia canonica diventerà
il Centro di Spiritualità Familiare e di Servizio
alla vita.
Chiesa Parrocchiale della Presentazione
del Signore
Grazie al contributo dei fedeli meseresi, a partire
dal 1965 venne costruita la nuova chiesa parrocchiale,
che veniva a sostituire la vecchia, ormai angusta
per una popolazione di quasi 3.000 abitanti. Contrariamente
a quanto accaduto in altri paesi dove la vecchia chiesa
è andata in molti casi ad ampliare la struttura
precedente o addirittura a sostituirvisi completamente,
il terreno scelto per l'erezione della nuova parrocchia
si trovava immediatamente dietro l'antica chiesa,
permettendo così di mantenere vicini i due
luoghi di culto che continuarono ad essere officiati
entrambi. I lavori ebbero inizio il 25 giugno 1965
alla presenza dell'arcivescovo Giovanni Colombo con
la posa della prima pietra che, come cita un'epigrafe
ancora oggi leggibile all'interno della chiesa, proveniva
direttamente dalla fabbrica del Duomo di Milano come
simbolo di continuità e legame spirituale e
filiale con la sede arcivescovile milanese. Il nuovo
tempio, progettato dall'architetto Mario Bussi, fu
benedetto ed aperto al culto la notte di Natale del
1972 dal parroco don Gesuino Corti e consacrato ufficialmente
il 18 ottobre 1980 dall'arcivescovo di Milano, Carlo
Maria Martini. La pianta dell'edificio ecclesiale
è esagonale, circondata da una fascia perimetrale
dove prendono posto le cappelle, il battistero, la
sacrestia ed i disimpegni, un pregio funzionale questo,
che ha reso caratteristica la struttura assieme all'uso
sapiente della luce naturale che filtra intensa e
radiosa dalle vetrate colorate, realizzate dalla Scuola
d'Arte "Beato Angelico" di Milano. Esse
sono presentate con un significato che consente di
rivivere i tre momenti della salvezza biblica, ovvero
l'antica alleanza, la nuova alleanza e la salvezza
eterna in Cristo. La vetrata di destra, bipartita,
rappresenta il "Nuovo testamento" con colori
cupi e forme tondeggianti che ripropongono il tema
del Monte Calvario alla sommità del quale,
al centro, si trova una grande croce a fasce luminose
che allude appunto alla profezia di Simeone ("Luce
per illuminare le genti... Egli è qui come
segno di contraddizione", Lc 2, 32-35), ed onde
di colore rosso sangue, simbolo del sacrificio di
Cristo sulla croce e dei martiri della chiesa con
lui. La vetrata di sinistra, anch'essa bipartita,
presenta una sorgente d'acqua da cui sgorga un'onda,
alla cui sinistra rappresenta l'acqua del Mar Rosso
e quella sgorgata dalla roccia colpita da Mosé,
passando attraverso una zona di colore verde che indica
la speranza di Israele nell'attesa del Messia. A destra
della fonte sono invece raffigurate le piramidi d'Egitto
ed il Monte Sinai, segni della presenza di Dio che
guida il suo popolo nel deserto. La vetrata frontale
rappresenta la visione apocalittica dell'agnello col
petto da cui sgorgano acqua e sangue, simbolo appunto
di Cristo. Un discorso a parte merita l'altare di
marmo, opera dello scultore Gino Casanova, chiave
di volta di tutto il discorso iconografico e simbolico
della chiesa nelle illustrazioni di Gerusalemme intesa
nella sua dimensione storica (fatti relativi all'Antico
Testamento con la presenza di personaggi come Mosé
o Davide, importanti nella storia del popolo d'Israele)
e religiosa (intesa come la Gerusalemme celeste, ovvero
il Paradiso sancito con l'alleanza stretta tra l'uomo
e Dio con le vicende del Nuovo Testamento e della
vita di Cristo). La decorazione della vela absidale,
realizzata nel 2006, completa la decorazione artistica
dell'edificio e rappresenta una grande figura di Gesù
accompagnato dalla Madonna nell'atto di presentarsi
al popolo di Dio, opera di una ditta specializzata
veronese.
Santuario della Madonna Addolorata
e di San Bernardo
Il santuario venne edificato dalla comunità
meserese nel 1612, su terreni di proprietà
della comunità locale dei certosini, là
dove si trovava un'antica cappella ormai in rovina
dedicata a Santa Margherita vergine e martire e risalente
con tutta probabilità al XIII secolo se appare
già citata da Goffredo da Bussero nel suo Notitiae
Sanctorum Mediolanensis. Della chiesa di Santa Margherita
non si ha menzione in nessun documento successivo
tanto che si deve presumere sia andata distrutta nei
lavori di costruzione del nuovo tempio. Forse una
lontana testimonianza di ciò che rimane nel
nome di una strada campestre tuttora esistente detta
della "gesa rota" (chiesa rotta) e di una
campagna denominata nello stesso modo, situate entrambe
nella parte sud-est del territorio comunale, ai confini
con il comune di Marcallo con Casone. La chiesa venne
ulteriormente ampliata nel 1667 con la costruzione
tra l'altro di un lungo viale di collegamento con
il resto del paese che rese più agevole il
raggiungimento della chiesa. Sull'altare principale
della nuova chiesa eretta, in legno dorato, venne
posta la nuova immagine della Vergine Addolorata e
quella vecchia venne lasciata dietro l'altare. La
facciata, in stile barocco, presenta quattro nicchie
con alloggiate statue di santi ed elaborate decorazioni
a stucco. L'interno, composto di una sola navata,
ha due cappelle laterali: quella a destra ospita un
artistico crocifisso in legno risalente alla fine
del XVII secolo. Quella di sinistra è invece
dedicata a San Bruno, la cui statua in legno venne
posta il 17 ottobre 1718 in una nicchia sopra l'altare
minore con una solenne cerimonia. Di pregevole fattura
e conservazione appaiono anche i due affreschi che
adornano le due lesene che separano la navata dal
presbiterio: essi rappresentano San Bernardo e San
Fermo.
ORIGINI E CENNI STORICI
I più antichi reperti archeologici che denotano
la presenza di un insediamento nell'area di Mesero
sono relativi all'epoca romana: molti di questi, tra
cui un cippo ed un'ara votiva dedicata al dio Mercurio
(rinvenuta nel 1921), sono stati ritrovati presso
la località cascina sant'Eusenzio e sono oggi
conservati nelle sale del palazzo comunale. Il primo
documento storico riguardante Mesero in cui compare
il nome dell'abitato, è ad ogni modo datato
al 1393 quando il nobile milanese Antonio Corrado
lasciò tutti i suoi beni siti in Mesero ai
padri dell'abbazia di Sant'Ambrogio ad Nemus di Milano
con l'obbligo di distribuire ogni anno in perpetuo
ai "poveri di Cristo" della comunità
locale "due moggia di pane di frumento in tante
miche di cinque once ciascuno, due staia di ceci cotti
e ben conditi e dieci brente di vino". Il documento
sicuramente di maggior rilievo per la storia locale
risale invece al 27 giugno 1399. In esso si riferisce
di una donazione fatta dal duca di Milano, Gian Galeazzo
Visconti, al priore e ai frati del Sacro Monastero
della Certosa di Garegnano di "...tutte le possessioni,
case e terre di proprietà di Ottone da Mandello
e di Lanzarotto Bossi poste nel territorio di Mesero,
le quali terre e case erano prima possedute dal vicario
ducale Profello di Seratico...". Questa donazione
immise nella proprietà dei certosini di Garegnano
gran parte, ma non tutto, del territorio di Mesero,
detto Comune Maggiore. La restante parte, detta Comune
Minore o comune netto, rimase di proprietà
di alcuni compadroni tra i quali spiccava la famiglia
Crivelli. Con i certosini si attivò in Mesero
un polo vitale a vantaggio di tutta quanta la comunità.
In analogia con altre situazioni di quel tempo, i
certosini amministravano i luoghi e le attività
insegnando i nuovi tipi di coltivazione e assistendo
la popolazione nei vari periodi di carestie e di guerre.
Segno di tangibile riconoscenza e benevolenza della
popolazione fu l'opera dei certosini per "l'instromento
di unione e incorporazione da farsi al Sacro Monastero
di Garegnano della chiesa parrocchiale di S. Maria
della Purificazione" che significava di fatto
la rinuncia da parte della comunità del diritto
di scegliersi il proprio parroco. Con ciò Mesero
diventava una parrocchia monastica alle dirette dipendenze
del priore dei certosini. Ciò risulta da un
documento datato 14 aprile 1517 e ratificato con bolla
di papa Leone X due mesi dopo. Una certa cultura popolare
è presente a Mesero in quei tempi. Nel Quattrocento
la famiglia Crivelli istituì una cappellania
o scuola della Madonna del Rosario presso la chiesa
parrocchiale con l'obbligo per il cappellano di insegnare
gratuitamente ai fanciulli del popolo, con stanziamenti
e fondi in ragione di 128 pertiche. Tale scuola funzionava
ancora nel XVIII secolo. Complessivamente la popolazione
di Mesero fruì di un certo benessere in quei
secoli, proprio grazie alla funzione protettiva del
monastero certosino quale garante contro le angherie
e i soprusi di qualsiasi signorotto e contro l'alternarsi
continuo di calamità belliche e naturali. Tra
queste ultime la peste che nel 1630 devastò
la Lombardia, non ebbe quasi conseguenze a Mesero:
il fatto è ricordato dal voto degli abitanti
di celebrare in perpetuo la festa della Visitazione
della Madonna. Un dato relativo alla popolazione viene
offerto nel 1726: la popolazione residente nel Comune
Maggiore, nel Comune Minore e nella Cascina Casone
con cascina Nuova, Vasilio, Malastalla, S. Eusenzio
e Cassinetta contava 775 "anime". Dopo mezzo
secolo, nel 1776 la popolazione era salita 1.034 abitanti.
In quel periodo si verifica un nuovo fatto nell'attività
economica: l'introduzione dell'allevamento del baco
da seta e la filanda costruita in quegli anni, costituirà
per tutto l'Ottocento la fabbrica più importante
della zona. Per il paese la vita cambiò radicalmente
dal 1783 quando la politica del giuseppinismo introdotto
dall'imperatore Giuseppe II d'Austria decise di sopprimere
l'ordine certosino con la conseguente abbandono da
parte dei monaci del loro insediamento plurisecolare
a Mesero. I beni dei certosini in loco vennero venduti
all'asta ed acquistati quasi in toto dal nobile milanese
Federico Landriani che utilizzò l'antica grangia
per costruirvi la propria abitazione di campagna e
con l'intento di sfruttare i vasti possedimenti terrieri
per la propria attività. In età napoleonica
Mesero fu per sette anni annessa a Marcallo, e furono
gli austriaci a ristabilire l'autonomia comunale.
I Landriani continuarono ad avere un ruolo largamente
influente nell'amministrazione del paese sino al compimento
dell'unità nazionale. Mesero venne coinvolta
nella Battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 vedendo
i primi scontri tra le colonne franco-piemontesi guidate
dai generali Mac Mahon e Espinasse e la resistenza
austriaca. La popolazione locale, ancora in gran parte
attestata attorno all'agricoltura, abbandonò
completamente la coltivazione della vite a partire
dal 1880 per via della tremenda epidemia di filossera
che colpì la maggior parte delle coltivazioni
del genere nell'area. Questo fatto ridusse significativamente
l'economia locale al punto che in breve tempo si svilupparono
un'epidemia di colera e poi di pellagra, non potendo
in questo nemmeno beneficiare del munifico apporto
della Scuola dei Poveri di Cristo fondata anticamente
dai Crivelli dal momento che questa, a causa delle
leggi di stato che sopprimevano i benefici religiosi,
era stata soppressa nel 1867. Unico spiraglio di lavoro
rimase sempre la filanda della famiglia Landriani,
aperta nella seconda metà del secolo e che
venne poi ristrutturata ed acquistata dalla famiglia
Colombo all'inizio del Novecento, quando ancora Mesero
si trovava esclusa da qualsiasi insediamento di tipo
industriale e produttivo, motivo per cui molti meseresi
iniziarono a migrare verso le Americhe che si fermò
solo verso gli anni '30 quando il fenomeno del pendolarismo
verso Milano divenne l'alternativa più valida
all'occupazione agricola.