Marcallo con Casone (Marcàll
cunt al Casón in dialetto milanese o semplicemente
Marcàll in dialetto locale) è un comune
della città metropolitana di Milano, in Lombardia.
Il comune di Marcallo con Casone è stato un
centro prevalentemente agricolo, ricco di vigneti.
Con la realizzazione del canale Villoresi a fine ottocento,
con i canali da questi derivati, si è sviluppata
la coltura dei cereali, dei foraggi e l'allevamento
del bestiame. L'agricoltura passa dalle grandi estensioni
latifondiste a piccoli appezzamenti a conduzione familiare
per arrivare alle attuali aziende agricole. La diffusione
della gelsicoltura e della bachicoltura che, dalla
metà del XVIII secolo ha avuto un'importanza
economica fondamentale fino a metà del XX secolo,
ha portato allo sviluppo delle filande e delle prime
importanti manifatture tessili. Si deve appunto arrivare
all'inizio del ‘900 per vedere i primi insediamenti
industriali, dietro un'attività agricola ancora
prevalente, inizialmente nel settore vitivinicolo,
tessile, in quello del legno, dei laterizi e poi,
in quello meccanico, chimico ed elettronico.
ETIMOLOGIA
Deriva dal latino mercatus da cui a sua volta deriva
mercatalis con il significato di "mercato".
La specifica "Casone" si riferisce al luogo
dove venivano preparati i caci (formaggi), perciò
si crede che derivi dal latino caseus.
MANIFESTAZIONI
La fiera di San Marco, che si svolge ogni anno a Marcallo
il 25 aprile, è stata riconosciuta come fiera
regionale. All'interno del programma delle manifestazioni
è stato inserito anche il festival celtico
organizzato dall'associazione culturale Terra Insubre.
Questo grande evento di apertura della stagione dei
Festivals Celtici in Italia in occasione delle celebrazioni
di Beltane, la festa della primavera e della rinascita
della natura, per gli antichi Celti l'inizio della
stagione estiva pastorale, nonché della “metà
luminosa” dell'anno. Sede dell'evento è
il Parco di Villa Ghiotti in cui si trovano strutture
sportive e per il gioco, e un'ampia area di ritrovo
dedicata a iniziative culturali e ricreativa. L'evento
rievocativo principale è la ricostruzione di
alcune fasi della Battaglia del fiume Ticino nel 218
a.C. nel corso della Seconda Guerra Punica: l'esercito
Cartaginese con gli alleati Celti sconfigge le legioni
romane di Publio Cornelio Scipione (padre del famoso
Scipione l'Africano).
Villa Ghiotti
Già Balsamo-Crivelli, è qui che il Marchese
Michele intrattenne corrispondenza con l'Accademia
dei Georgofili: sperimentò e scrisse i suoi
manuali sull'apicoltura e sulla bachicoltura. La villa
fu costruita verso la fine del XVIII secolo a poche
centinaia di metri dalla piazza di Marcallo, in via
Vitali: è la classica villa residenziale collegata
ad attività agricole rielaborata dalla famiglia
Ghiotti che fu proprietaria di vasti appezzamenti
terrieri in paese. L'immobile, nella sua parte centrale,
è sovrastato da una slanciata torretta belvedere
dal gusto vagamente classico; il portone d'ingresso
immette in un androne a cui segue un cortiletto. Dall'androne
diparte lo scalone con volte e pareti affrescate da
tralci d'uva intrecciati (simbologia Balsamo-Crivelli)
che conduce ai piani superiori da cui, nel tardo Ottocento,
è stato aggiunto un loggiato con balaustre
e colonnine di ghisa. Attualmente la villa è
di proprietà del comune, che l'ha rilevata
negli anni ottanta del Novecento, destinandola a sede
di varie associazioni. Nel 2001, dopo accurati restauri,
è divenuta sede del municipio cittadino. Nel
2003 è stato recuperato, e sistemato al pian
terreno, un pregevole bassorilievo raffigurante Sant'Alessandro
che un tempo si trovava all'ingresso della Curta Granda
(via Manzoni). Questa corte, che è arrivata
ad ospitare 50 famiglie, è stata rasa al suolo
per far posto a dei palazzi. Sul manufatto è
presente la frase: "1870 Ghiotti pose",
che ne testimonia la donazione agli abitanti della
corte da parte dei latifondisti Ghiotti. Sempre al
piano terreno ha trovato sede la biblioteca comunale,
mentre nei sotterranei è oggi conservato l'archivio
comunale. Nel 2007 sono iniziati i lavori di recupero
delle originarie stalle del complesso che erano state
utilizzate come deposito. Ora questi locali ospitano
gli uffici dei Servizi sociali. Di fronte alla villa,
il grande parco accoglie oggi la tensostruttura e
la Sala Cattaneo, ma era un tempo parte dei latifondi
della famiglia.
Villa Maggioni
Questa villa rappresenta sicuramente il complesso
più interessante dal punto di vista urbanistico
ed è costituita da due corpi: il primo, edificato
su impianto seicentesco con uno schema ad "U"
la cui parte nobile si affaccia sulla piazza principale
di Marcallo, piazza Italia, il secondo corpo, con
accesso da Via Milani, è stato costituito nel
XVIII secolo ed unito con una costruzione più
bassa a parte dell'edificio preesistente. L'intera
struttura era stata edificata dalla famiglia Maggioni,
ma venne in seguito variata nelle sue forme. L'edificio
nobile passò alla famiglia Bonacina, mentre
la parte posteriore passò alla famiglia Quintini,
i quali cedettero la loro parte della villa alla famiglia
Cattaneo, attuale proprietaria, imparentata con la
prima famiglia. La parte seicentesca è stata
profondamente variata nelle sue forme mentre quella
settecentesca conserva il proprio aspetto originario
ma sono andate perdute nel tempo le decorazioni presenti
nell'edificio.
Torre della Sguriéta
Questa torre, situata a Marcallo via Manzoni angolo
via Vitali, ha origini piuttosto antiche: rientra
nelle architetture fortificate medievali disposte
sulla direttrice Milano-Ticino. Questa zona dall'XI
al XIV secolo fu sotto il controllo dei potenti Crivelli
e tali manufatti erano preposti alla tutela della
strada, all'esazione dei pedaggi e all'avvistamento
dei nemici. Venne in seguito modificata ed ingentilita
nella sua struttura; a partire dal XVIII secolo veniva
usata dai proprietari di Villa Ghiotti per meglio
controllare dall'alto i propri possedimenti che si
estendevano in quest'area. Il nome dialettale sembra
derivare dall'antica funzione della torre, utilizzata
come punto di partenza per i piccioni viaggiatori.
Chiesa parrocchiale dei Santi
Nazzaro e Celso
Della chiesa di San Nazzaro, di antica fondazione,
censita da Goffredo da Bussero nel XIII secolo non
resta ad oggi più nulla tuttavia, dalla planimetria
settecentesca del catasto Teresiano, possiamo ricostruire
come fosse la chiesetta duecentesca: ad aula unica
con piccola abside semicircolare e capriate a vista
con copertura lignea. Le prime modifiche tre-quattrocentesche[20]
portano all'allungamento della chiesa verso occidente
e l'aggiunta di un'ala sulla sinistra della navata,
a nord, in cui vengono poste alcune cappelle minori,
sedi di clericati. Nel ‘500 viene aggiunto il
fonte battesimale e la prima cappellania (corrispondente
oggi all'altare) di San Michele con conseguente modifica
della facciata su cui compare un piccolo portico di
protezione per il portone d'ingresso. Alla “rettoria
de Santo Nazaro et Celso de Marcallo”, che diventerà
parrocchia dal XVI secolo, facevano capo due clericati:
quello “de Santo Georgio nella suddetta”
con diacono Dominico Giussano poi curato fino al 1554;
quello “de Santo Salvatore de d.no Hieronimo
Parpagliono” poi parroco dal 1554 al 1564; successivamente
la rettoria e la cappellania di San Michele, quest'ultima
sorta formalmente nel 1494, avrà come diacono
Baldassarre Crivelli, curato dal 1565-1584. Segue
il periodo di dominazione spagnola dal 1535 al 1706
dopo di che, nella prima metà del Settecento
(1740 c.) la chiesa viene ricostruita: aggiunta dell'abside
con il coro, un ampio presbiterio e due cappelle laterali.
Nel 1738, grazie alla fornitura di manodopera gratuita
di molti cittadini e di copiose offerte in denaro
dai Vitali, 3.064,15 lire, viene eretta una snella
torre campanaria appoggiata al lato sud occidentale
del presbiterio. Durante la Repubblica Cisalpina nel
1789, vennero requisite dal governo francese, le tre
campane poste sulla torre campanaria e pochi anni
dopo, grazie all'interessamento del parroco Baldassare
Maggioni, furono rimpiazzate da altre cinque ed è
sempre il parroco Maggioni a constatare che la chiesa
parrocchiale abbisogna di un allungamento non potendo
contenere il popolo durante le funzioni religiose.
Nel 1810 viene elargito un lascito alla parrocchia
di Marcallo dal Conte Leopoldo Schiaffinati[22] di
Lire 4.605,00 ed altrettanti furono poi aggiunte dalla
vedova alla morte del consorte nel 1813, per edificare
la facciata della chiesa parrocchiale, il pronao antistante
e forse anche l'oratorio detto "dei maschi",
posto nella parte sud ed affiancato al presbiterio,
poi demolito negli anni settanta del ‘900. La
chiesa, grazie anche alla mano d'opera gratuita delle
maestranze locali, si arricchisce di una magnifica
facciata con due nicchie ai lati del portone d'ingresso
contenenti le statue dei Santi Nazzaro e Celso, il
tutto sovrastato da un imperioso pronao classico.
Nel 1904 tutto l'edificio viene allungato con l'aggiunta
di quattro cappelle laterali; nel 1931 viene costruito
l'attuale campanile, esterno alla costruzione, posto
nella parte orientale e centrale antistante al coro
e completato con un concerto di otto campane in "sì"
mentre successivamente fu abbattuto il vecchio del
1738. La struttura odierna della facciata di gusto
neo-classico e di colore tenue bianco-grigio è
composta da un nucleo centrale e dalle cappelle laterali
col tetto ribassato; orizzontalmente è ripartita
in tre fasce: la bassa, con portone al centro e due
portine laterali è decorata con lesene; la
centrale è scandita da lastroni di pietra con
lunetta in centro mentre il timpano, nella parte alta
e centrale, è racchiuso nelle falde del tetto.
L'interno è a navata unica, in barocco del
‘700, con quattro cappelle laterali; il soffitto
a botte è ripartito in cinque campate definite
da archi a tutto sesto che si raccordano alle pareti
con piatte lesene di stucco marmoreo beige, appoggiate
ad ampi pilastri di sostegno. La volta si distacca
dalle pareti laterali grazie ad un'ampia cornice marcapiano,
lievemente aggettante, fatta di stucchi beige a finti
marmi sotto cui dipartono archi poggianti sulle lesene
che delimitano le cappelle. La luce che penetra dall'alto,
grazie a grosse finestre rettangolari, illumina la
volta dipinta a colori beige con rappresentazioni
di scene sacre poste in ampie cornici centrali lobate.
La chiesa presenta un interessantissimo organo della
bottega dei fratelli Prestinari della vicina Magenta
ed una notevole quadreria arricchitasi nei secoli:
un Procaccini, alcuni secenteschi ed un pregevole
ciclo di affreschi dell'antica Cappella di San Michele.
Chiesa di San Marco
Risalente al XIII secolo, già citata da Goffredo
da Bussero come dedicata a San Gregorio, rappresenta
ad oggi il più antico edificio religioso, sopravvissuto
integro, del paese. Dal censimento voluto da papa
Giovanni XXII nel '300, per rimpinguare le casse del
papato, risulta che la “rectori ruralis s. Gregorii
prope Marcalum, Mediolanen. di, eccl;” fosse
legata con una serie di benefici e prebende alle chiese
di “ss. Protasii et Gervasii de Seviso”
e di a “S. M. de Arona”. Altro beneficio
fu quello che Angelo, figlio di Petri De Camperlis
che “conf. Perp Beneficium in eccl. S. Gregori
prope Mercallum, Mediolanem di, vac. per obitum apud
S. A. Ambrosii de Lamairola. Fu questo un luogo di
grande devozione popolare tant'è che l'arcivescovo
Gaspare Visconti nel 1586 ci ricordava con uno scritto:
"ad esso convergono in processione, nel giorno
di San Gregorio e San Marco Evangelista, il clero
ed il popolo di Magenta, Boffalora, Mesero, Arconate,
Inveruno, Borsano e Dairago secondo un'antica consuetudine".
Nel 1798 un editto della Repubblica Cisalpina soppresse
la Confraternita del SS. Sacramento (voluta da S.
Carlo Borromeo) a cui seguì il sequestro di
tutti i beni, compreso l'oratorio di San Marco, sede
di tale istituzione. Con il XIX secolo la struttura
venne recuperata al culto per poi essere chiusa, pur
rimanendo proprietà della parrocchia. La chiesa,
venduta poi a privati, è stata recuperata dal
comune di Marcallo con Casone ed attualmente, dopo
un intervento di restauro conservativo, è utilizzata
come sala polifunzionale.
Chiesa di San Michele (Barco)
La chiesa del XII secolo, sita sul territorio di Casone
nella località Barco, è dedicata a San
Michele che compare nell'affresco centrale, a fianco
di una Madonna col Bambino che porge un grappolo d'uva
(simbologia dei Vitali); in primo piano ed inginocchiato
appare San Carlo, aggiunto successivamente. Al centro
della chiesetta è sepolto monsignor Paolo Castiglioni
nato a Barco il 12 marzo 1861, sull'epigrafe in marmo
di Candoglia vi è riportata la seguente scritta:
"A Dio ottimo e massimo Paolo Castiglioni, vescovo
titolare di Famagosta ed ausiliare di Milano con la
sua cultura con la sua religiosità e il suo
operato alle quali al maggior grado fu dedito fino
alla vecchiaia portò grande onore alle sue
funzioni. Chiamato da Dio il 19 marzo 1943 all'età
di 69 anni" (traduzione dal latino). Il prelato
è raffigurato anche in un dipinto apposto ad
una delle pareti.
Chiesa parrocchiale dei Santi
Carlo e Giuseppe (Casone)
La chiesa parrocchiale di Casone è dedicata
ai santi Carlo e Giuseppe, al suo interno spiccano
due quadri: uno raffigurante i santi Pietro e Paolo
(copia del pittore Guido Reni); l'altro una Vergine
col Bambino (che costituisce la pala dell'altare,
attribuita al Guercino). La chiesa sorgeva sulle proprietà
della contessa Ceriani Maineri che la donò
al parroco don Carlo Fossati il quale la fece restaurare
ed arredare con l'aiuto di maestranze volontarie del
luogo. Lo stesso vale per il terreno su cui si costruì
la casa parrocchiale, l'oratorio e un grande salone
con palco, su cui si davano rappresentazioni teatrali.
ORIGINI E CENNI STORICI
Il comune di Marcallo con Casone venne costituito
nel 1870 dalla fusione dei comuni di Marcallo e Casone.
Gli abitati di Marcallo e di Casone, ad ogni modo,
hanno origini molto più antiche, che risalgono
al periodo celtico: il ritrovamento di spade ed else
appartenuti agli insubri, popolazione celtica che
viveva in queste zone, fa risalire al V sec A. C.
il fiorire dei primi insediamenti umani stabili nella
zona. Dalle suppellettili, rinvenute nelle tombe intorno
a questo territorio, possiamo dedurre che i celti-insubri
nel I sec. d. C. erano passati dal tempo delle guerre
alla coltivazione della vite e all'allevamento dei
maiali nei boschi del Ticino. Durante i lavori della
variante A4 (Milano -Torino), nel territorio comunale
di Bernate Ticino, a poche centinaia di metri dai
confini comunali di Marcallo, in due momenti diversi,
sono venute alla luce una cinquantina di tombe facenti
parte di una vasta necropoli che deve avere svolto
un ruolo di area funeraria-cultuale per un tempo piuttosto
lungo: dall'epoca celtica a quella tardo romana (dal
III sec. a.C. al IV sec. d.C). Marcallo oppidum celtico
connesso all'allevamento dei cavalli, al loro svezzamento
ed al loro addestramento; secondo Franco Marzatico
fu probabile sede di fiere e/o mercati stagionali
di cavalli e di manifestazioni o gare a questi connesse.
Nel vivere gli eventi del territorio, dopo i Celti
si ha la dominazione romana (222 a.C.) documentata
da ritrovamenti archeologici nel territorio di Santo
Stefano sulla via per Marcallo “strata novarensis”
(SP224 Vittuone-Marcallo-Boffalora) località
Cascina Ranteghetta e Robarello dove, agli inizi del
'900, furono riportati alla luce fittili, tegoloni
e varie monete romane, parte dei quali conservati
nel museo Pisani Dossi di Corbetta. Reperti significativi,
solitamente legati a vie di traffico protostorici,
sul cui tracciato troviamo a Marcallo la località
denominata “Pilastrello”: parola non latina,
che Palestra ritiene sinonimo di pietre miliari romane.
Giunti al cimitero e deviando per Bernate, a poca
distanza dai confini comunali, troviamo l'ara dedicata
a Mercurio da Caius Cassius, rinvenuta nella Cascina
Sant'Eusebio di Mesero; discendendo la valle del Ticino,
incontriamo l'area romana del “Castrum Brinati”
del IV sec. D.c., avamposto militare romano col compito
di presidiare i confini naturali del Ticino che si
attraversava con un ponte mobile. Diversi sono anche
i reperti d'epoca romana rinvenuti lungo tutta la
"strada mercatorum" che costeggiando la
riva sinistra del Ticino, da Pavia a Golasecca a da
qui alla Gallia, che si incrocia con la “Mediolanum-Novaria”
proprio in questi luoghi. Dopo la caduta della dominazione
longobarda e l'avvento dei Franchi, questi ultimi
danno un nuovo ordinamento alle terre lungo il Ticino,
iniziando la storia documentata di Marcallo che, inserita
nella Pieve di Corbetta e sede parrocchiale autonoma
dal XVI secolo, vide succedersi varie casate feudatarie,
i Crivelli, gli Arconati, i Visconti passando poi
dal 1756 alla famiglia Vitali. Menedrago prima, Casone
poi, videro vicende simili, anche se con diverse sfumature.
Nel 1870 venne istituito il Comune di Marcallo con
Casone, dall'unione delle due comunità le cui
attività economica principale fu per secoli
l'agricoltura e l'allevamento di maiali, dei bovini,
affiancata a quella dei bachi da seta fino a giungere
alle trasformazioni del XX secolo, che incideranno
profondamente nella realtà economica e territoriale.
Marcallo
La più antica testimonianza scritta su Marcallo
risale a Ludovico II, figlio primogenito di Lotario
I ed Ermengarda, imperatore del Sacro Romano Impero
dall'855 all'875, il quale conferma a Rogerio di Arconate
i feudi di Marcallo e Castell'Arconate. Nel 918, l'imperatore
Berengario I viene chiamato a derimere una controversia
tra l'avvocato del monastero di Sant'Ambrogio in Milano
e Adelardo da Verona figlio di Andrado (arcicancelliere
di Berengario) su alcuni fondi siti in Marcallo e
Rovereto. Alla morte di Ariberto d'Intimiano (1045),
i monaci di San Dionisio ricorsero all'abate Giovanni
per farsi confermare da Enrico III (il Nero) il possesso
dei beni che il loro fondatore aveva lasciato, tra
cui, possedimenti in Marcallo. Il sovrano li compiacque
ed il 22 febbraio 1045 con un decreto firmato ad Augusta
e gli concedette il desiderato privilegio. Federico
Barbarossa, con diploma del 1158 conferma al monastero
di San Dionigi ed Aurelio i beni già di loro
proprietà in Marcallo.[8]. Un altro diploma
del 9 luglio 1192 di Enrico VI, figlio del Barbarossa,
concede i feudi di Arconate e Marcallo e Caleppio
(SP 415) al suo camerario (amministratore dei beni),
Ambrogio conte di Arconate: in quest'ultimo feudo
esisteva un centro fortificato presso cui risiedeva
una consorteria militare. I Crivelli, signori del
luogo, furono favorevoli alla causa dei Torriani sino
al 1253 circa, divenendo poi sostenitori dei Visconti[10];
il possesso di terreni concentrato in una zona ben
determinata del ducato, la vocazione a incarichi castellani
e di servizio alla persona, permisero ai Crivelli
di imporre la propria massiccia presenza nell'esecutivo
visconteo prima e sforzesco poi. Nel 1262 Danese Crivelli
(1210-1264), marito di Agnese Poma e padre di Floriana,
badessa di Santa Maria di Cantalupo, predispose le
sue ultime volontà a favore di moglie e figli.
Sappiamo che parte delle sue proprietà fondiarie
poste intorno a Marcallo parte occidentale, furono
confiscate dai Della Torre e che nel 1279, dopo la
battaglia di Desio e grazie a Ottone Visconti, i beni
furono restituiti alla figlia Floriana. L'esistenza
di un ordinamento comunale è testimoniato da
un documento datato 1º febbraio 1280 trascritto
negli atti del "comune di Milano" in cui
Marcallo è citato come comune ed è segnalata
la presenza del console. Questo modello, però
è già in crisi e verrà presto
soppiantato dalle nascenti “signorie”
dei Visconti e degli Sforza. Nel "Liber Notitiae
Sanctorum Mediolani" di Goffredo da Bussero del
1289 è citata la chiesa parrocchiale di Marcallo
"In loco Marchalo ecclesia Sancti Nazzarii",
quella di San Gregorio ora di San Marco e quella di
San Lorenzo; tutte chiese visualizzabili, nel Catasto
Teresiano, dove è pure indicato l'oratorio
di Maria Vergine detta Madonna del Pilastrello e poi
“Madunina”. Nel trecento i Visconti avevano
varie proprietà a Marcallo nella zona nord
a circa 28 km da Milano e confinanti con Mesero (Cascina
Malastalla) possedimenti comprendenti orti e case
per pertiche 71 che, Luchino Visconti Novello, donò
alla Certosa di Garegnano nel 1388. Altri possedimenti
fondiari nella zona sud e a occidente, confinanti
con Boffalora e Magenta, furono donati alla Certosa
di Pavia da Gian GaleazzoVisconti nel 1396 e successivamente
confermate da “grida” secentesche dell'imperatore
Filippo IV nel 1646 e da suo figlio Carlo II nel 1699.
Un agglomerato di celle monastiche, attribuite ai
Certosini Pavesi, le ritroviamo all'inizio di Via
Clerici lato sud, dal confine con Piazza Italia fino
all'inizio di Via Roma. Nel '400 i Crivelli gestivano
il porto di Boffalora sopra Ticino. La nobildonna
Onesta Landriani moglie di Danesio Crivelli con testamento
dell'8 dicembre 1479, rogito Sudati, istituì
una cappellania per la celebrazione in perpetuo di
una messa quotidiana nella chiesa parrocchiale di
Marcallo chiamando al patronato della medesima il
proprio figlio Balsamo Crivelli, e successivamente
il di lui primogenito Beltramo, e tra i figli di detto
Beltramo quegli fra di loro che nelle divisioni avrebbe
abitato nel palazzo di Marcallo[11], e così
successivamente sino all'infinito. Nel 1494 si erige
il Titolo della Cappellania di San Michele presso
la chiesa di San Nazzaro e Celso. Nel 1523 Francesco
II Sforza riconobbe come interessati al patronato,
quindi discendenti diretti da un antenato del XII
secolo, i Crivelli di Marcallo. Un atto di vendita
del 14/06/1511 da G. Francesco de Medici a Gabriele
Crivelli di beni siti in Marcallo dimostra quanto
le proprietà immobiliari fossero legate a pregnanti
accadimenti naturali infatti, alla morte del Crivelli,
gli stessi beni furono venduti dalla vedova Margherita
da Garbagnate a Bernadino Fossano il 6 febbraio 1529.
Il 16 novembre 1576, in occasione della sua visita
a Marcallo, San Carlo Borromeo andò dalla cugina
Laura Trivulzio, moglie di Antonio Maria Crivelli,
passò poi dalla canonica ed andò a confortare
gli ammalati di peste: ne morirono 85. Gli Arconati
rimasero alla guida del feudo fino ai primi decenni
Seicento, quando caddero in disgrazia (per aver appoggiato
i francesi), si divisero in due rami: uno ottenne
la Contea di Lomazzo e l'altro il Marchesato di Busto
Garolfo. Nel 1631 muore il parroco Bonomi di peste,
per esorcizzare futuri luttuosi eventi nascono le
cappellanie del Santo Rosario e di San Michele Arcangelo
per opera dei Crivelli. (Archivio Parrocchiale). Il
15 dicembre 1651 Marcallo divenne indipendente avendo
pagato 1.890 lire milanesi alla Real Camera per emanciparsi
dal vassallaggio. Luis de Benavides Carrillo, generale
spagnolo, nell'aprile 1645 ordinò di approntare
le “case herme” destinate alla cavalleria
e la scelta cadde, tra le altre, su due località
particolari: (Marcallo presso ndr) Magenta e (Postino
presso ndr) Dovera, quest'ultima sulla SP 415 . Entrambi
questi luoghi furono già accomunati in passato,
per motivi sia strategici che logistici, sotto il
dominio degli Hohenstaufen. I signori del tempo a
Marcallo, probabilmente i Crivelli, approntarono il
necessario, concessero agli spagnoli in affitto: caseggiati,
stalle, locali ad uso abitativo, fureria e persino
quelli “ove altre volte si faceva l'hosteria”,
il tutto capace di ospitare 14 cavalli e altrettanti
cavalieri con relative vettovaglie. -Tratto da: Le
case herme del Ducato (1645-1655) Alessandro Buono-
Nel 1652 Filippo IV, Re di Spagna è il nuovo
duca di Milano mentre gli Arconati nello stesso anno
comprarono dai Maggi, rimasti senza eredi, il feudo
di Magnago ma ritenuti usurpatori furono spogliati
dei beni, incamerati dalla Real Camera e rivenduti
ai Della Croce, già signori locali. I Della
Croce avevano proprietà in Marcallo, si ha
notizia dall'archivio parrocchiale di una cascina
detta “delle Croci” e di Bartolomeo Croce
parroco dal 1632 al 1654; questa famiglia era originaria
ed aveva vaste proprietà fin dal ‘400
a Magnago, cittadina che diede origine anche alla
nobile famiglia Magnaghi e alla famiglia Milani che
si succederanno nelle vicende di questo territorio.
Parte dei fondi rimasti a Marcallo ed appartenuti
ai Visconti, alla morte del marchese Galeazzo Maria
avvenuta nel 1685, andarono in lascito all'Ospedale
Maggiore di Milano; i restanti passarono ai Castelbarco
come anticipato dallo stesso marchese nel documento
rogato da G. M. Pionnio riguardante le “Scritture
di pertinenza della famiglia Castelbarco relativa
a Marcallo”. Gian Domenico Gatti, curato di
Marcallo dal 1676 al 1699, destinatario di una missiva
che titola: “Joanni Dominico Gatto Mediolanensi
Presbytero in Oppido Marcallo, Plebis Curiae pictae
vulgo Corbetta” ciò derime ogni dubbio
su quale fosse, ancora nel '600 la tipologia dell'abitato
cioè “oppido”. (BSM tomo1 pag.
671-672). Un ruolo rilevante a Magenta sembra avessero,
nel '700, i Crivelli di Marcallo. Il 21 aprile 1709
il chierico Pietro Francesco Pozzi è eletto
titolare della “Cappellania del Santo Rosario”,
eletta nella chiesa parrocchiale e di patronato della
comunità. Nel 1716 il cardinale Benedetto Erba
Odescalchi eresse in parrocchia la “Scuola del
SS Sacramento”. I Padri certosini rimasero in
Marcallo fino al 1783 quando l'ordine monastico fu
soppresso da Giuseppe II d’Austria che incamerò
i loro beni per essere venduti. Nel 1756 il paese
rinunciò alla sua libertà, a causa di
ingenti debiti, diventò feudo di Ludovico Vitali,
la stessa famiglia amministrava finanze pubbliche
e private dei governanti e nel contempo forniva allo
stato di crediti, armi, foraggi, cavalli e uniformi.
Il 20 marzo 1821 si tenne a Marcallo, nella casa dei
nobili signori eredi Vitali[12], un'asta per la vendita
di legna del bosco “boscaccio buono“ nella
valle del Ticino, territorio di Boffalora. Il 4 giugno
1859, seconda guerra d'indipendenza, anche Marcallo
fu coinvolta nei sanguinosi scontri della battaglia
di Magenta che si svolsero in buona parte tra vigne
e cascinali locali: la brigata Gault, della divisione
Espinasse, è assalita violentemente a Marcallo
dalle due brigate austriache di Baltin e Reznitzeck.
La vittoria, in questa guerra, dell'esercito franco-piemontese
su quello austriaco portò all'annessione di
Milano e di gran parte della Lombardia al Regno di
Sardegna che divenne, due anni dopo, Regno d'Italia.
Durante questa battaglia i medici di battaglione Toselli
Giacomo e Gavioli Giuseppe soccorsero, in Marcallo,
310 feriti francesi in un sol giorno; dai molti scritti
risulta che il 9° Btg Bersaglieri, giunto a Marcallo,
vi abbia trovato truppe francesi parecchio scosse
che dopo essere state rincorate e all'apparire dei
bersaglieri poterono essere ricondotte verso Magenta.
Dal XIX secolo sino all'unità d'Italia Marcallo
faceva parte della circoscrizione della provincia
di Pavia.