Marcallo con Casone
Lombardia

Marcallo con Casone (Marcàll cunt al Casón in dialetto milanese o semplicemente Marcàll in dialetto locale) è un comune della città metropolitana di Milano, in Lombardia. Il comune di Marcallo con Casone è stato un centro prevalentemente agricolo, ricco di vigneti. Con la realizzazione del canale Villoresi a fine ottocento, con i canali da questi derivati, si è sviluppata la coltura dei cereali, dei foraggi e l'allevamento del bestiame. L'agricoltura passa dalle grandi estensioni latifondiste a piccoli appezzamenti a conduzione familiare per arrivare alle attuali aziende agricole. La diffusione della gelsicoltura e della bachicoltura che, dalla metà del XVIII secolo ha avuto un'importanza economica fondamentale fino a metà del XX secolo, ha portato allo sviluppo delle filande e delle prime importanti manifatture tessili. Si deve appunto arrivare all'inizio del ‘900 per vedere i primi insediamenti industriali, dietro un'attività agricola ancora prevalente, inizialmente nel settore vitivinicolo, tessile, in quello del legno, dei laterizi e poi, in quello meccanico, chimico ed elettronico.

ETIMOLOGIA
Deriva dal latino mercatus da cui a sua volta deriva mercatalis con il significato di "mercato". La specifica "Casone" si riferisce al luogo dove venivano preparati i caci (formaggi), perciò si crede che derivi dal latino caseus.

MANIFESTAZIONI
La fiera di San Marco, che si svolge ogni anno a Marcallo il 25 aprile, è stata riconosciuta come fiera regionale. All'interno del programma delle manifestazioni è stato inserito anche il festival celtico organizzato dall'associazione culturale Terra Insubre. Questo grande evento di apertura della stagione dei Festivals Celtici in Italia in occasione delle celebrazioni di Beltane, la festa della primavera e della rinascita della natura, per gli antichi Celti l'inizio della stagione estiva pastorale, nonché della “metà luminosa” dell'anno. Sede dell'evento è il Parco di Villa Ghiotti in cui si trovano strutture sportive e per il gioco, e un'ampia area di ritrovo dedicata a iniziative culturali e ricreativa. L'evento rievocativo principale è la ricostruzione di alcune fasi della Battaglia del fiume Ticino nel 218 a.C. nel corso della Seconda Guerra Punica: l'esercito Cartaginese con gli alleati Celti sconfigge le legioni romane di Publio Cornelio Scipione (padre del famoso Scipione l'Africano).

Villa Ghiotti
Già Balsamo-Crivelli, è qui che il Marchese Michele intrattenne corrispondenza con l'Accademia dei Georgofili: sperimentò e scrisse i suoi manuali sull'apicoltura e sulla bachicoltura. La villa fu costruita verso la fine del XVIII secolo a poche centinaia di metri dalla piazza di Marcallo, in via Vitali: è la classica villa residenziale collegata ad attività agricole rielaborata dalla famiglia Ghiotti che fu proprietaria di vasti appezzamenti terrieri in paese. L'immobile, nella sua parte centrale, è sovrastato da una slanciata torretta belvedere dal gusto vagamente classico; il portone d'ingresso immette in un androne a cui segue un cortiletto. Dall'androne diparte lo scalone con volte e pareti affrescate da tralci d'uva intrecciati (simbologia Balsamo-Crivelli) che conduce ai piani superiori da cui, nel tardo Ottocento, è stato aggiunto un loggiato con balaustre e colonnine di ghisa. Attualmente la villa è di proprietà del comune, che l'ha rilevata negli anni ottanta del Novecento, destinandola a sede di varie associazioni. Nel 2001, dopo accurati restauri, è divenuta sede del municipio cittadino. Nel 2003 è stato recuperato, e sistemato al pian terreno, un pregevole bassorilievo raffigurante Sant'Alessandro che un tempo si trovava all'ingresso della Curta Granda (via Manzoni). Questa corte, che è arrivata ad ospitare 50 famiglie, è stata rasa al suolo per far posto a dei palazzi. Sul manufatto è presente la frase: "1870 Ghiotti pose", che ne testimonia la donazione agli abitanti della corte da parte dei latifondisti Ghiotti. Sempre al piano terreno ha trovato sede la biblioteca comunale, mentre nei sotterranei è oggi conservato l'archivio comunale. Nel 2007 sono iniziati i lavori di recupero delle originarie stalle del complesso che erano state utilizzate come deposito. Ora questi locali ospitano gli uffici dei Servizi sociali. Di fronte alla villa, il grande parco accoglie oggi la tensostruttura e la Sala Cattaneo, ma era un tempo parte dei latifondi della famiglia.

Villa Maggioni
Questa villa rappresenta sicuramente il complesso più interessante dal punto di vista urbanistico ed è costituita da due corpi: il primo, edificato su impianto seicentesco con uno schema ad "U" la cui parte nobile si affaccia sulla piazza principale di Marcallo, piazza Italia, il secondo corpo, con accesso da Via Milani, è stato costituito nel XVIII secolo ed unito con una costruzione più bassa a parte dell'edificio preesistente. L'intera struttura era stata edificata dalla famiglia Maggioni, ma venne in seguito variata nelle sue forme. L'edificio nobile passò alla famiglia Bonacina, mentre la parte posteriore passò alla famiglia Quintini, i quali cedettero la loro parte della villa alla famiglia Cattaneo, attuale proprietaria, imparentata con la prima famiglia. La parte seicentesca è stata profondamente variata nelle sue forme mentre quella settecentesca conserva il proprio aspetto originario ma sono andate perdute nel tempo le decorazioni presenti nell'edificio.

Torre della Sguriéta
Questa torre, situata a Marcallo via Manzoni angolo via Vitali, ha origini piuttosto antiche: rientra nelle architetture fortificate medievali disposte sulla direttrice Milano-Ticino. Questa zona dall'XI al XIV secolo fu sotto il controllo dei potenti Crivelli e tali manufatti erano preposti alla tutela della strada, all'esazione dei pedaggi e all'avvistamento dei nemici. Venne in seguito modificata ed ingentilita nella sua struttura; a partire dal XVIII secolo veniva usata dai proprietari di Villa Ghiotti per meglio controllare dall'alto i propri possedimenti che si estendevano in quest'area. Il nome dialettale sembra derivare dall'antica funzione della torre, utilizzata come punto di partenza per i piccioni viaggiatori.

Chiesa parrocchiale dei Santi Nazzaro e Celso
Della chiesa di San Nazzaro, di antica fondazione, censita da Goffredo da Bussero nel XIII secolo non resta ad oggi più nulla tuttavia, dalla planimetria settecentesca del catasto Teresiano, possiamo ricostruire come fosse la chiesetta duecentesca: ad aula unica con piccola abside semicircolare e capriate a vista con copertura lignea. Le prime modifiche tre-quattrocentesche[20] portano all'allungamento della chiesa verso occidente e l'aggiunta di un'ala sulla sinistra della navata, a nord, in cui vengono poste alcune cappelle minori, sedi di clericati. Nel ‘500 viene aggiunto il fonte battesimale e la prima cappellania (corrispondente oggi all'altare) di San Michele con conseguente modifica della facciata su cui compare un piccolo portico di protezione per il portone d'ingresso. Alla “rettoria de Santo Nazaro et Celso de Marcallo”, che diventerà parrocchia dal XVI secolo, facevano capo due clericati: quello “de Santo Georgio nella suddetta” con diacono Dominico Giussano poi curato fino al 1554; quello “de Santo Salvatore de d.no Hieronimo Parpagliono” poi parroco dal 1554 al 1564; successivamente la rettoria e la cappellania di San Michele, quest'ultima sorta formalmente nel 1494, avrà come diacono Baldassarre Crivelli, curato dal 1565-1584. Segue il periodo di dominazione spagnola dal 1535 al 1706 dopo di che, nella prima metà del Settecento (1740 c.) la chiesa viene ricostruita: aggiunta dell'abside con il coro, un ampio presbiterio e due cappelle laterali. Nel 1738, grazie alla fornitura di manodopera gratuita di molti cittadini e di copiose offerte in denaro dai Vitali, 3.064,15 lire, viene eretta una snella torre campanaria appoggiata al lato sud occidentale del presbiterio. Durante la Repubblica Cisalpina nel 1789, vennero requisite dal governo francese, le tre campane poste sulla torre campanaria e pochi anni dopo, grazie all'interessamento del parroco Baldassare Maggioni, furono rimpiazzate da altre cinque ed è sempre il parroco Maggioni a constatare che la chiesa parrocchiale abbisogna di un allungamento non potendo contenere il popolo durante le funzioni religiose. Nel 1810 viene elargito un lascito alla parrocchia di Marcallo dal Conte Leopoldo Schiaffinati[22] di Lire 4.605,00 ed altrettanti furono poi aggiunte dalla vedova alla morte del consorte nel 1813, per edificare la facciata della chiesa parrocchiale, il pronao antistante e forse anche l'oratorio detto "dei maschi", posto nella parte sud ed affiancato al presbiterio, poi demolito negli anni settanta del ‘900. La chiesa, grazie anche alla mano d'opera gratuita delle maestranze locali, si arricchisce di una magnifica facciata con due nicchie ai lati del portone d'ingresso contenenti le statue dei Santi Nazzaro e Celso, il tutto sovrastato da un imperioso pronao classico. Nel 1904 tutto l'edificio viene allungato con l'aggiunta di quattro cappelle laterali; nel 1931 viene costruito l'attuale campanile, esterno alla costruzione, posto nella parte orientale e centrale antistante al coro e completato con un concerto di otto campane in "sì" mentre successivamente fu abbattuto il vecchio del 1738. La struttura odierna della facciata di gusto neo-classico e di colore tenue bianco-grigio è composta da un nucleo centrale e dalle cappelle laterali col tetto ribassato; orizzontalmente è ripartita in tre fasce: la bassa, con portone al centro e due portine laterali è decorata con lesene; la centrale è scandita da lastroni di pietra con lunetta in centro mentre il timpano, nella parte alta e centrale, è racchiuso nelle falde del tetto. L'interno è a navata unica, in barocco del ‘700, con quattro cappelle laterali; il soffitto a botte è ripartito in cinque campate definite da archi a tutto sesto che si raccordano alle pareti con piatte lesene di stucco marmoreo beige, appoggiate ad ampi pilastri di sostegno. La volta si distacca dalle pareti laterali grazie ad un'ampia cornice marcapiano, lievemente aggettante, fatta di stucchi beige a finti marmi sotto cui dipartono archi poggianti sulle lesene che delimitano le cappelle. La luce che penetra dall'alto, grazie a grosse finestre rettangolari, illumina la volta dipinta a colori beige con rappresentazioni di scene sacre poste in ampie cornici centrali lobate. La chiesa presenta un interessantissimo organo della bottega dei fratelli Prestinari della vicina Magenta ed una notevole quadreria arricchitasi nei secoli: un Procaccini, alcuni secenteschi ed un pregevole ciclo di affreschi dell'antica Cappella di San Michele.

Chiesa di San Marco
Risalente al XIII secolo, già citata da Goffredo da Bussero come dedicata a San Gregorio, rappresenta ad oggi il più antico edificio religioso, sopravvissuto integro, del paese. Dal censimento voluto da papa Giovanni XXII nel '300, per rimpinguare le casse del papato, risulta che la “rectori ruralis s. Gregorii prope Marcalum, Mediolanen. di, eccl;” fosse legata con una serie di benefici e prebende alle chiese di “ss. Protasii et Gervasii de Seviso” e di a “S. M. de Arona”. Altro beneficio fu quello che Angelo, figlio di Petri De Camperlis che “conf. Perp Beneficium in eccl. S. Gregori prope Mercallum, Mediolanem di, vac. per obitum apud S. A. Ambrosii de Lamairola. Fu questo un luogo di grande devozione popolare tant'è che l'arcivescovo Gaspare Visconti nel 1586 ci ricordava con uno scritto: "ad esso convergono in processione, nel giorno di San Gregorio e San Marco Evangelista, il clero ed il popolo di Magenta, Boffalora, Mesero, Arconate, Inveruno, Borsano e Dairago secondo un'antica consuetudine". Nel 1798 un editto della Repubblica Cisalpina soppresse la Confraternita del SS. Sacramento (voluta da S. Carlo Borromeo) a cui seguì il sequestro di tutti i beni, compreso l'oratorio di San Marco, sede di tale istituzione. Con il XIX secolo la struttura venne recuperata al culto per poi essere chiusa, pur rimanendo proprietà della parrocchia. La chiesa, venduta poi a privati, è stata recuperata dal comune di Marcallo con Casone ed attualmente, dopo un intervento di restauro conservativo, è utilizzata come sala polifunzionale.

Chiesa di San Michele (Barco)
La chiesa del XII secolo, sita sul territorio di Casone nella località Barco, è dedicata a San Michele che compare nell'affresco centrale, a fianco di una Madonna col Bambino che porge un grappolo d'uva (simbologia dei Vitali); in primo piano ed inginocchiato appare San Carlo, aggiunto successivamente. Al centro della chiesetta è sepolto monsignor Paolo Castiglioni nato a Barco il 12 marzo 1861, sull'epigrafe in marmo di Candoglia vi è riportata la seguente scritta: "A Dio ottimo e massimo Paolo Castiglioni, vescovo titolare di Famagosta ed ausiliare di Milano con la sua cultura con la sua religiosità e il suo operato alle quali al maggior grado fu dedito fino alla vecchiaia portò grande onore alle sue funzioni. Chiamato da Dio il 19 marzo 1943 all'età di 69 anni" (traduzione dal latino). Il prelato è raffigurato anche in un dipinto apposto ad una delle pareti.

Chiesa parrocchiale dei Santi Carlo e Giuseppe (Casone)
La chiesa parrocchiale di Casone è dedicata ai santi Carlo e Giuseppe, al suo interno spiccano due quadri: uno raffigurante i santi Pietro e Paolo (copia del pittore Guido Reni); l'altro una Vergine col Bambino (che costituisce la pala dell'altare, attribuita al Guercino). La chiesa sorgeva sulle proprietà della contessa Ceriani Maineri che la donò al parroco don Carlo Fossati il quale la fece restaurare ed arredare con l'aiuto di maestranze volontarie del luogo. Lo stesso vale per il terreno su cui si costruì la casa parrocchiale, l'oratorio e un grande salone con palco, su cui si davano rappresentazioni teatrali.


ORIGINI E CENNI STORICI
Il comune di Marcallo con Casone venne costituito nel 1870 dalla fusione dei comuni di Marcallo e Casone. Gli abitati di Marcallo e di Casone, ad ogni modo, hanno origini molto più antiche, che risalgono al periodo celtico: il ritrovamento di spade ed else appartenuti agli insubri, popolazione celtica che viveva in queste zone, fa risalire al V sec A. C. il fiorire dei primi insediamenti umani stabili nella zona. Dalle suppellettili, rinvenute nelle tombe intorno a questo territorio, possiamo dedurre che i celti-insubri nel I sec. d. C. erano passati dal tempo delle guerre alla coltivazione della vite e all'allevamento dei maiali nei boschi del Ticino. Durante i lavori della variante A4 (Milano -Torino), nel territorio comunale di Bernate Ticino, a poche centinaia di metri dai confini comunali di Marcallo, in due momenti diversi, sono venute alla luce una cinquantina di tombe facenti parte di una vasta necropoli che deve avere svolto un ruolo di area funeraria-cultuale per un tempo piuttosto lungo: dall'epoca celtica a quella tardo romana (dal III sec. a.C. al IV sec. d.C). Marcallo oppidum celtico connesso all'allevamento dei cavalli, al loro svezzamento ed al loro addestramento; secondo Franco Marzatico fu probabile sede di fiere e/o mercati stagionali di cavalli e di manifestazioni o gare a questi connesse. Nel vivere gli eventi del territorio, dopo i Celti si ha la dominazione romana (222 a.C.) documentata da ritrovamenti archeologici nel territorio di Santo Stefano sulla via per Marcallo “strata novarensis” (SP224 Vittuone-Marcallo-Boffalora) località Cascina Ranteghetta e Robarello dove, agli inizi del '900, furono riportati alla luce fittili, tegoloni e varie monete romane, parte dei quali conservati nel museo Pisani Dossi di Corbetta. Reperti significativi, solitamente legati a vie di traffico protostorici, sul cui tracciato troviamo a Marcallo la località denominata “Pilastrello”: parola non latina, che Palestra ritiene sinonimo di pietre miliari romane. Giunti al cimitero e deviando per Bernate, a poca distanza dai confini comunali, troviamo l'ara dedicata a Mercurio da Caius Cassius, rinvenuta nella Cascina Sant'Eusebio di Mesero; discendendo la valle del Ticino, incontriamo l'area romana del “Castrum Brinati” del IV sec. D.c., avamposto militare romano col compito di presidiare i confini naturali del Ticino che si attraversava con un ponte mobile. Diversi sono anche i reperti d'epoca romana rinvenuti lungo tutta la "strada mercatorum" che costeggiando la riva sinistra del Ticino, da Pavia a Golasecca a da qui alla Gallia, che si incrocia con la “Mediolanum-Novaria” proprio in questi luoghi. Dopo la caduta della dominazione longobarda e l'avvento dei Franchi, questi ultimi danno un nuovo ordinamento alle terre lungo il Ticino, iniziando la storia documentata di Marcallo che, inserita nella Pieve di Corbetta e sede parrocchiale autonoma dal XVI secolo, vide succedersi varie casate feudatarie, i Crivelli, gli Arconati, i Visconti passando poi dal 1756 alla famiglia Vitali. Menedrago prima, Casone poi, videro vicende simili, anche se con diverse sfumature. Nel 1870 venne istituito il Comune di Marcallo con Casone, dall'unione delle due comunità le cui attività economica principale fu per secoli l'agricoltura e l'allevamento di maiali, dei bovini, affiancata a quella dei bachi da seta fino a giungere alle trasformazioni del XX secolo, che incideranno profondamente nella realtà economica e territoriale.

Marcallo
La più antica testimonianza scritta su Marcallo risale a Ludovico II, figlio primogenito di Lotario I ed Ermengarda, imperatore del Sacro Romano Impero dall'855 all'875, il quale conferma a Rogerio di Arconate i feudi di Marcallo e Castell'Arconate. Nel 918, l'imperatore Berengario I viene chiamato a derimere una controversia tra l'avvocato del monastero di Sant'Ambrogio in Milano e Adelardo da Verona figlio di Andrado (arcicancelliere di Berengario) su alcuni fondi siti in Marcallo e Rovereto. Alla morte di Ariberto d'Intimiano (1045), i monaci di San Dionisio ricorsero all'abate Giovanni per farsi confermare da Enrico III (il Nero) il possesso dei beni che il loro fondatore aveva lasciato, tra cui, possedimenti in Marcallo. Il sovrano li compiacque ed il 22 febbraio 1045 con un decreto firmato ad Augusta e gli concedette il desiderato privilegio. Federico Barbarossa, con diploma del 1158 conferma al monastero di San Dionigi ed Aurelio i beni già di loro proprietà in Marcallo.[8]. Un altro diploma del 9 luglio 1192 di Enrico VI, figlio del Barbarossa, concede i feudi di Arconate e Marcallo e Caleppio (SP 415) al suo camerario (amministratore dei beni), Ambrogio conte di Arconate: in quest'ultimo feudo esisteva un centro fortificato presso cui risiedeva una consorteria militare. I Crivelli, signori del luogo, furono favorevoli alla causa dei Torriani sino al 1253 circa, divenendo poi sostenitori dei Visconti[10]; il possesso di terreni concentrato in una zona ben determinata del ducato, la vocazione a incarichi castellani e di servizio alla persona, permisero ai Crivelli di imporre la propria massiccia presenza nell'esecutivo visconteo prima e sforzesco poi. Nel 1262 Danese Crivelli (1210-1264), marito di Agnese Poma e padre di Floriana, badessa di Santa Maria di Cantalupo, predispose le sue ultime volontà a favore di moglie e figli. Sappiamo che parte delle sue proprietà fondiarie poste intorno a Marcallo parte occidentale, furono confiscate dai Della Torre e che nel 1279, dopo la battaglia di Desio e grazie a Ottone Visconti, i beni furono restituiti alla figlia Floriana. L'esistenza di un ordinamento comunale è testimoniato da un documento datato 1º febbraio 1280 trascritto negli atti del "comune di Milano" in cui Marcallo è citato come comune ed è segnalata la presenza del console. Questo modello, però è già in crisi e verrà presto soppiantato dalle nascenti “signorie” dei Visconti e degli Sforza. Nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" di Goffredo da Bussero del 1289 è citata la chiesa parrocchiale di Marcallo "In loco Marchalo ecclesia Sancti Nazzarii", quella di San Gregorio ora di San Marco e quella di San Lorenzo; tutte chiese visualizzabili, nel Catasto Teresiano, dove è pure indicato l'oratorio di Maria Vergine detta Madonna del Pilastrello e poi “Madunina”. Nel trecento i Visconti avevano varie proprietà a Marcallo nella zona nord a circa 28 km da Milano e confinanti con Mesero (Cascina Malastalla) possedimenti comprendenti orti e case per pertiche 71 che, Luchino Visconti Novello, donò alla Certosa di Garegnano nel 1388. Altri possedimenti fondiari nella zona sud e a occidente, confinanti con Boffalora e Magenta, furono donati alla Certosa di Pavia da Gian GaleazzoVisconti nel 1396 e successivamente confermate da “grida” secentesche dell'imperatore Filippo IV nel 1646 e da suo figlio Carlo II nel 1699. Un agglomerato di celle monastiche, attribuite ai Certosini Pavesi, le ritroviamo all'inizio di Via Clerici lato sud, dal confine con Piazza Italia fino all'inizio di Via Roma. Nel '400 i Crivelli gestivano il porto di Boffalora sopra Ticino. La nobildonna Onesta Landriani moglie di Danesio Crivelli con testamento dell'8 dicembre 1479, rogito Sudati, istituì una cappellania per la celebrazione in perpetuo di una messa quotidiana nella chiesa parrocchiale di Marcallo chiamando al patronato della medesima il proprio figlio Balsamo Crivelli, e successivamente il di lui primogenito Beltramo, e tra i figli di detto Beltramo quegli fra di loro che nelle divisioni avrebbe abitato nel palazzo di Marcallo[11], e così successivamente sino all'infinito. Nel 1494 si erige il Titolo della Cappellania di San Michele presso la chiesa di San Nazzaro e Celso. Nel 1523 Francesco II Sforza riconobbe come interessati al patronato, quindi discendenti diretti da un antenato del XII secolo, i Crivelli di Marcallo. Un atto di vendita del 14/06/1511 da G. Francesco de Medici a Gabriele Crivelli di beni siti in Marcallo dimostra quanto le proprietà immobiliari fossero legate a pregnanti accadimenti naturali infatti, alla morte del Crivelli, gli stessi beni furono venduti dalla vedova Margherita da Garbagnate a Bernadino Fossano il 6 febbraio 1529. Il 16 novembre 1576, in occasione della sua visita a Marcallo, San Carlo Borromeo andò dalla cugina Laura Trivulzio, moglie di Antonio Maria Crivelli, passò poi dalla canonica ed andò a confortare gli ammalati di peste: ne morirono 85. Gli Arconati rimasero alla guida del feudo fino ai primi decenni Seicento, quando caddero in disgrazia (per aver appoggiato i francesi), si divisero in due rami: uno ottenne la Contea di Lomazzo e l'altro il Marchesato di Busto Garolfo. Nel 1631 muore il parroco Bonomi di peste, per esorcizzare futuri luttuosi eventi nascono le cappellanie del Santo Rosario e di San Michele Arcangelo per opera dei Crivelli. (Archivio Parrocchiale). Il 15 dicembre 1651 Marcallo divenne indipendente avendo pagato 1.890 lire milanesi alla Real Camera per emanciparsi dal vassallaggio. Luis de Benavides Carrillo, generale spagnolo, nell'aprile 1645 ordinò di approntare le “case herme” destinate alla cavalleria e la scelta cadde, tra le altre, su due località particolari: (Marcallo presso ndr) Magenta e (Postino presso ndr) Dovera, quest'ultima sulla SP 415 . Entrambi questi luoghi furono già accomunati in passato, per motivi sia strategici che logistici, sotto il dominio degli Hohenstaufen. I signori del tempo a Marcallo, probabilmente i Crivelli, approntarono il necessario, concessero agli spagnoli in affitto: caseggiati, stalle, locali ad uso abitativo, fureria e persino quelli “ove altre volte si faceva l'hosteria”, il tutto capace di ospitare 14 cavalli e altrettanti cavalieri con relative vettovaglie. -Tratto da: Le case herme del Ducato (1645-1655) Alessandro Buono- Nel 1652 Filippo IV, Re di Spagna è il nuovo duca di Milano mentre gli Arconati nello stesso anno comprarono dai Maggi, rimasti senza eredi, il feudo di Magnago ma ritenuti usurpatori furono spogliati dei beni, incamerati dalla Real Camera e rivenduti ai Della Croce, già signori locali. I Della Croce avevano proprietà in Marcallo, si ha notizia dall'archivio parrocchiale di una cascina detta “delle Croci” e di Bartolomeo Croce parroco dal 1632 al 1654; questa famiglia era originaria ed aveva vaste proprietà fin dal ‘400 a Magnago, cittadina che diede origine anche alla nobile famiglia Magnaghi e alla famiglia Milani che si succederanno nelle vicende di questo territorio. Parte dei fondi rimasti a Marcallo ed appartenuti ai Visconti, alla morte del marchese Galeazzo Maria avvenuta nel 1685, andarono in lascito all'Ospedale Maggiore di Milano; i restanti passarono ai Castelbarco come anticipato dallo stesso marchese nel documento rogato da G. M. Pionnio riguardante le “Scritture di pertinenza della famiglia Castelbarco relativa a Marcallo”. Gian Domenico Gatti, curato di Marcallo dal 1676 al 1699, destinatario di una missiva che titola: “Joanni Dominico Gatto Mediolanensi Presbytero in Oppido Marcallo, Plebis Curiae pictae vulgo Corbetta” ciò derime ogni dubbio su quale fosse, ancora nel '600 la tipologia dell'abitato cioè “oppido”. (BSM tomo1 pag. 671-672). Un ruolo rilevante a Magenta sembra avessero, nel '700, i Crivelli di Marcallo. Il 21 aprile 1709 il chierico Pietro Francesco Pozzi è eletto titolare della “Cappellania del Santo Rosario”, eletta nella chiesa parrocchiale e di patronato della comunità. Nel 1716 il cardinale Benedetto Erba Odescalchi eresse in parrocchia la “Scuola del SS Sacramento”. I Padri certosini rimasero in Marcallo fino al 1783 quando l'ordine monastico fu soppresso da Giuseppe II d’Austria che incamerò i loro beni per essere venduti. Nel 1756 il paese rinunciò alla sua libertà, a causa di ingenti debiti, diventò feudo di Ludovico Vitali, la stessa famiglia amministrava finanze pubbliche e private dei governanti e nel contempo forniva allo stato di crediti, armi, foraggi, cavalli e uniformi. Il 20 marzo 1821 si tenne a Marcallo, nella casa dei nobili signori eredi Vitali[12], un'asta per la vendita di legna del bosco “boscaccio buono“ nella valle del Ticino, territorio di Boffalora. Il 4 giugno 1859, seconda guerra d'indipendenza, anche Marcallo fu coinvolta nei sanguinosi scontri della battaglia di Magenta che si svolsero in buona parte tra vigne e cascinali locali: la brigata Gault, della divisione Espinasse, è assalita violentemente a Marcallo dalle due brigate austriache di Baltin e Reznitzeck. La vittoria, in questa guerra, dell'esercito franco-piemontese su quello austriaco portò all'annessione di Milano e di gran parte della Lombardia al Regno di Sardegna che divenne, due anni dopo, Regno d'Italia. Durante questa battaglia i medici di battaglione Toselli Giacomo e Gavioli Giuseppe soccorsero, in Marcallo, 310 feriti francesi in un sol giorno; dai molti scritti risulta che il 9° Btg Bersaglieri, giunto a Marcallo, vi abbia trovato truppe francesi parecchio scosse che dopo essere state rincorate e all'apparire dei bersaglieri poterono essere ricondotte verso Magenta. Dal XIX secolo sino all'unità d'Italia Marcallo faceva parte della circoscrizione della provincia di Pavia.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 6.240 (M 3.078, F 3.162)
Densità per Kmq: 771,3
Superficie: 8,09 Kmq

CAP 20010
Telefonico Prefisso 02
Codice Istat 015134
Codice Catastale E921

Denominazione Abitanti marcallesi e casonesi
Santo Patrono SS. Nazario e Celso
Festa Patronale 28 luglio

Il Comune di Marcallo con Casone fa parte di:
Regione Agraria n. 5 - Pianura del Canale Villoresi
Parco Lombardo della Valle del Ticino
Polo Culturale Le Filande

Località e Frazioni di Marcallo con Casone
Marcallo, Casone, Barco

Comuni Confinanti
Bernate Ticino, Boffalora Sopra Ticino, Magenta, Mesero, Ossona, Santo Stefano Ticino.

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AMIACQUE srl - Milano
ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRI - MILANO
AIAB LOMBARDIA - MILANO - MI