Malgrate
è un comune della provincia di Lecco. Si affaccia
sulla parte terminale del Lario proprio dirimpetto
alla città di Lecco. Località di soggiorno
ricercata già nel '700, Malgrate vive fino
alla fine del XIX secolo il suo momento di massimo
splendore. Nei suoi palazzi si registrò una
così alta vivacità intellettuale ed
artistica, da valergli l'appellativo di "Venezia
del Lario ". A Malgrate si trovano gli studi
dell' emittente locale "Rete 104" (in precedenza
conosciuta col nome di Radio Superlecco). L'emittente
è ascoltabile in città in FM sui 98.40
e 108.0.
ETIMOLOGIA
Fu molto probabilmente “Antesitum”, che
vuole dire "spiaggia posta avanti", il nome
del primitivo insediamento dell’attuale Malgrate,
nome assegnatogli dai militari romani che dalle loro
fortificazioni poste nell'abitato di “Castrum
Leuci”, l’odierna Lecco, vedevano questo
lembo di terra al di là del lago. I primi abitanti
della zona furono quasi sicuramente pescatori e barcaioli.
Questi ultimi, secondo una versione tramandata di
generazione in generazione, ebbero anche l'onore di
traghettare verso Lecco Giulio Cesare ed alcuni suoi
combattenti reduci dalla campagna delle Gallie. È
databile ad un evento del 1126 l’attuale nome
di Malgrate, quando le acque del Lario furono investite
dalla lotta che divideva i milanesi e gli alleati
lecchesi, dai comaschi. Malgrate possedeva una posizione
strategica: aveva un porto protetto e un piccolo forte,
detto San Grato, che la tradizione vuole sorgesse
sulla Rocca di San Dionigi, ma che fonti storiche
indicano si trovasse nel luogo in cui sorse nel XV
secolo, la chiesetta di San Antonio Abate. Controllare
il forte di San Grato e il lido di Antesito, voleva
dire per i comaschi costituire una spina nel fianco
dei lecchesi. Durante una notte in quell’anno,
i lecchesi, favoriti dall’imbrunire e aiutati
da reparti milanesi, riuscirono a raggiungere inosservati
la spiaggia di Antesito, sgominarono i pochi difensori
di guardia sui bastioni del forte di San Grato ed
entrarono nel ridotto. Sorpresa nel sonno la guarnigione
comasca, nonostante la disperata resistenza di alcuni
gruppi, fu rapidamente costretta alla resa dopo aver
lasciato sul terreno parecchi caduti. Il forte venne
in larga parte distrutto e la battaglia ebbe un seguito
nuovamente tragico quando alcuni prigionieri comaschi
vennero giustiziati dai lecchesi. La tradizione vuole
che in seguito a quel cruento episodio bellico, “Grato”
modificasse la denominazione del centro in “Malgrato”,
divenendo poi l’odierno Malgrate.
Chiesa parrocchiale di San
Leonardo
Dedicata a San Leonardo di Noblac, venne rifabbricata
a tre campate intorno al 1550. Di un completo restauro
si hanno notizie solo nel periodo 1812-1815 ad opera
di Giuseppe Bovara. La facciata fu realizzata con
la conservazione in luogo del portale tipico della
Controriforma datato 1607 e contrastante con la chiarezza
delle pareti e delle mezzecolonne. Alla parte centrale,
coronata dal fregio e dal timpano decorato da mensolette,
si accostano due alette a finte bugne d'intonaco.
Sempre il Bovara, nel 1817, disegna la cantoria, ancora
esistente, per l'organo. All'interno della chiesa,
di notevole rilievo il battistero con prezioso ciborio
intagliato, risalente agli anni 1660-1670 e la cappella
detta "della Cintura”, con volte a botte
e rosoni, un importante altare ligneo con statue dorate
e dipinti dei Santi Agostino e Monica, opere ottocentesche
del lecchese Giacomo Mattarelli jr. e due quadri di
Cherubino Cornienti donati da Giorgio Agudio nel 1856.
Chiesa di San Carlo
L’oratorio di San Carlo Borromeo si evidenzia
all’estremità sinistra di Palazzo Recalcati.
Quattro lesene con capitello in stucco e un marcapiano
scandiscono il prospetto sormontato dal frontone con
timpano e medaglia centrale. L’elegante portale
in pietra introduce in una navata a pianta ottagonale
ad angoli smussati, con copertura a cupola. Sulla
parete di fondo del vano presbiterale quadrato, una
tela seicentesca rappresenta la Vergine con Bambino
e San Carlo. Edificato dal senatore Antonio Recalcati
e dotato di arredi e beni, fin dal 1694 appartenne
alla giurisdizione della parrocchia di San Nicolò
di Lecco fino al 1977, quando fu istituita la parrocchia
di S.Carlo. La crescita della popolazione, indusse
la parrocchia a riutilizzare l’ala sud di palazzo
Recalcati per la nuova struttura ecclesiastica. L’aula
unica ricavata dalle stalle, su progetto di Bruno
Bianchi, conserva le vecchie travi a vista e prende
luce dal cortile del palazzo con vetrate realizzate
nel 1978 dal pittore Trento Longaretti.
Chiesa di Sant'Antonio Abate
Eretta nella prima metà del XV secolo per volere
della famiglia Maggi, ha assunto poi le forme e le
decorazioni barocche come descrive il cardinale Giuseppe
Pozzobonelli nella sua visita pastorale nel 1746 e
che ancora oggi possiamo ammirare. La facciata, tripartita
da lesene chiude la piazzetta e presenta discreti
decori a volute nelle cornici del portale, dalla finestra
soprastante, dal fastigio nella cimasa. All’interno
un frammento di affresco quattrocentesco, Crocifissione,
coperto dalla pala d’altare, è l’unica
testimonianza delle origini quattrocentesche della
chiesa. Sulla parete di fondo e sulla volta vi è
un’architettura dipinta che crea uno spazio
illusionistico in cui si inserisce la pala d’altare
raffigurante La Vergine col Bambino, Sant’Antonio
Abate e Sant’Antonio da Padova, XVIII sec. Sulla
volta l’Incoronazione della Vergine. Due statuette
devozionali in legno dipinto: Sant’Antonio Abate
e San Luigi Gonzaga. Dal recente restauro l’altare
e il porta tabernacolo in pietra serena.
Chiesa di San Grato
Progettata dall'arch. Bruno Bianchi, venne costruita
nel 1961 per volontà della comunità
del Gaggio. È costituita da uno spazio di accoglienza
che introduce all’aula liturgica, da un muro
di recinzione per delimitare il cortiletto. Sui lati,
nicchie ricavate nello spessore murario, accolgono
la Via Crucis in ferro. Un muro più elevato
funge da torre campanaria, in mattone a vista come
tutto il costruito. La facciata dell’aula liturgica
con tetto a capanna e copertura in ardesia, il portale
quadrato, in granito, sormontato da una finestra che
riprende il motivo della merlatura di recinzione,
introduce nell’unica navata. L’interno
si contraddistingue per purezza ed essenzialità.
L’altare è un blocco rivestito di mosaico
in vetro viola con incastonato, in lettere di ottone,
il testo del Padre Nostro. Con i restauri del 2004
la chiesa di San Grato ha nuovi arredi sacri: il trittico
per le celebrazioni, mensa, ambone e sede, in marmo
botticino; le porte in bronzo con i rilievi della
Pentecoste e dell’Ultima Cena; le tre vetrate
che rappresentano Il popolo in cammino della Chiesa
di San Grato, La Chiesa di Milano e La Chiesa di Roma.
Palazzo Agudio
Sede del Municipio di Malgrate, si affaccia su via
Agudio, l’asse principale del vecchio nucleo
discendente verso il lago. Dalle belle e sobrie forme
classiche, il palazzo appartenne ad un ramo nobile
degli Agudio. Probabile rifusione di edifici più
antichi avvenuta nel periodo 1816-1820 per opera dell'arch.
Giuseppe Bovara. Sulla facciata del palazzo una lapide
ricorda che qui ebbe i natali l'ing. Tommaso Agudio
(1827-1893) ed un'altra lapide il soggiorno di Giuseppe
Parini. A Tommaso Agudio e al suo concittadino Pietro
Vassena, l'associazione culturale il Melabò,
in colaborazione con l'assessorato alla Cultura del
Comune di Malgrate, ha dedicato, dal 14 al 25 aprile
2012, nella Sala della Quadreria Bovara Reina, una
Mostra di pittura e scultura sugli inventori e le
invenzioni. Alla loro meritoria opera di inventori
- rispettivamente del sistema funicolare e del batiscafo
C3 - il Melabò ha allestito per l'inaugurazione
della Mostra uno spettacolo dal titolo: "Un dì
all'azzurro spazio - Viaggio poetico-musicale fra
ascese montane e profondità marine". Palazzo
Agudio è stato ristrutturato internamente nel
1985-1987 su progetto dell'arch. Franco Stefanoni,
mentre nel 1994 si sono conclusi i lavori di restauro
esterno delle facciate. Nel giugno 2000 sono stati
completati i lavori di restauro dei soffitti decorati
da parte di Giacomo Luzzana. Di particolare rilievo
la Sala del Consiglio e la Sala del Sindaco, ricche
di opere di vari periodi e provenienze, da oli su
tela a fotoincisioni, da gessi a dipinti murali sulle
volte.