Magenta 
Lombardia

Magenta è un comune della provincia di Milano.

ETIMOLOGIA
L'origine del nome è tradizionalmente attribuita all'Imperatore Massenzio, in onore del quale l'abitato prese il nome di "castrum Maxentiae". Un'altra ipotesi farebbe invece derivare il nome di Magenta dalla storpiatura del termine latino "mansio", ovvero luogo di sosta lungo la via consolare chiunque avrebbe potuto sostare prima di attraversare il confine naturale del Ticino.

ORIGINI
L'origine va probabilmente collocata attorno al V secolo a.C. quando alcune tribù di Galli Insubri stabilì un proprio villaggio nei pressi del punto strategico del Ticino.

CENNI STORICI
Quando i Romani conquistarono il territorio nel 222 a.C., l'accampamento fortificato si trovava ad essere l'ultimo centro abitato prima del valico del fiume, in prossimità dell'allora "vadum Tercantinum" (Trecate). Dopo la parentesi delle invasioni barbariche, Magenta si trovò sotto il dominio longobardo, dipendente dalla vicina Corbetta che svolgeva allora da centro essenziale per i vicini villaggi. Della signoria degli arcivescovi milanesi affermatasi nel X sec. dovette probabilmente risentire anche Magenta, anche se non ci è giunta alcuna traccia di un possibile castello, e solo studi successivi hanno fatto ritenere che la fortificazione dovesse situarsi presso l'attuale piazza principale. Nel 1162 la città venne saccheggiata da Federico Barbarossa e rasa al suolo come rappresaglia contro i ribelli comuni lombardi. Uno scenario analogo si ripropose nel 1356 quando le armate avverse ai visconti, saccheggiarono il villaggio. Da segnalare nel 1310 la presenza dell'Imperatore Arrigo VII sul suolo magentino, bloccato secondo la leggenda da una tremenda nevicata mentre si recava a Milano; a seguito della grande ospitalità accordata all'imperatore dagli abitanti del luogo, egli innalzò il luogo alla dignità di borgo coi privilegi di godere di una guardia armata e di istituire un mercato che, dal 1410, si svolge puntualmente ogni lunedì. Nel 1396 numerosi territori della città furono donati da Gian Galeazzo Visconti ai monaci della Certosa di Pavia che ne migliorarono l'agricoltura e lo sfruttamento dei terreni.
All'estinzione della casata dei Visconti, il borgo passò dapprima agli sforza e poi a Carlo VI di Spagna con il resto del milanese: Magenta, nel 1619, divenne feudo del Conte Luigi Melzi (già dal 1572 si ricorda un tentativo di concessione al giureconsulto milanese Guido Cusani, che però aveva rifiutato la carica). Durante il XVII nel Ducato di Milano imperversò la peste ed anche Magenta rimase colpita dall'epidemia. Nel 1706 il Ducato di Milano passò nelle mani degli Asburgo d'Austria, che lo tennero sino al 1859. Nel 1743, grazie ad una bolla pontificia, la parrocchia di San Martino di Magenta venne elevata al titolo di collegiata, svincolandosì così per sempre dalla vicina Corbetta. Il dominio napoleonico fu contraddistinto da iniziali slanci di entusiasmo per i nuovi ideali rivoluzionari, ma venne ben presto ripudiato come tirannia. A questo periodo risale la costruzione di un ponte ancora oggi esistente sul Ticino. L'area del magentino venne rivalutata dal 1836 quando, con la costruzione di una dogana sul fiume Ticino, in prossimità del ponte napoleonico, nacque l'agglomerato urbano di Pontenuovo che venne ad unirsi a Magenta. Fu questo uno dei periodi di rinascita del comune di Magenta che sostituì gradatamente ma progressivamente gran parte dell'agricoltura con le prime industrie tessili ed alimentari. L'unico scontento degli abitanti fu quello di essere inclusi dal governo austriaco nella provincia di Pavia, anziché con la vicina Milano con cui il borgo aveva rapporti secolari. Alla fine del XIX sec. Magenta comprendeva già un ospedale locale costruito con la munificenza dei benefattori Giovanni Giacobbe e Giuseppe Fornaroli, a cui la struttura venne intitolata. Il 1947 vide Magenta elevata al rango di città, con decreto del capo dello Stato Enrico De Nicola.

LA BATTAGLIA DI MAGENTA
Magenta è soprattutto nota per la battaglia che ebbe luogo il 4 giugno 1859, durante la Seconda Guerra d'Indipendenza, combattuta tra i piemontesi e i loro alleati francesi contro gli austro-ungarici; fu vinta dai franco-piemontesi e aprì la strada alla conquista della Lombardia. La battaglia si svolse nel territorio dell'odierno comune di Magenta e del comune adiacente di Boffalora. Prende il nome di Magenta il colore rosso-viola, probabilmente con riferimento alle divise di quel colore indossate dal reparto di zuavi francesi che combatté nella battaglia.


EDIFICI RELIGIOSI


San Martino
L'idea di costruire un nuovo tempio per Magenta fu avanzata da Don Cesare Targella (parroco del paese dal 1885 al 1910) per assolvere a due doveri: la necessità di dare alla cittadinanza, in continua crescita, un nuovo tempio e la commemorazione dei caduti per la gloriosa battaglia del 4 giugno 1859, il cui successo coinvolgeva ancora attivamente i magentini. Il progetto della chiesa, dedicata a S.Martino e S.Gioacchino, fu affidato all'architetto Alfonso Parrocchetti che ne fece un'opera neorinascimentale, impostata su una navata centrale più ampia e due laterali più strette e più basse, con una lunghezza di 87 metri, una lunghezza al transetto di 30 metri e l'altezza della cupola di 57 metri, dimensioni che la rendono la più ampia della diocesi dopo il duomo di Milano. La prima pietra venne posata nel 1893 e, superate le difficoltà tecniche ed economiche grazie alla manovalanza gratuita fornita dai parrocchiani, i lavori di costruzione della struttura furono terminati nel 1901, permettendo la celebrazione della prima messa su un altare improvvisato. La monumentale opera venne consacrata il 24 ottobre 1903 dal Cardinale Andrea Ferrari il quale tuttavia vietò il trasporto delle ossa dei caduti della battaglia all'interno della chiesa, facendo così venire a meno uno dei motivi principali che avevano portato all'edificazione della struttura. Il complesso architettonico fu dotato di una torre campanaria alta 72 metri anch'essa in stile neorinascimentale italiano, opera del prof. Benedetti per la parte artistica e dell'ing. Monti per la parte strutturale. Inaugurata nel 1913 dal Cardinale Ferrari, venne dotata di otto campane, sei delle quali provenienti dall'antica Chiesa di S.Martino a cui erano state donate dall'Arciduca Massimilano d'Asburgo nel 1859; asportate dalla milizia fascista nel 1943, un nuovo concerto campanario venne restituito alla comunità il 12 ottobre 1947 in occasione dell'attribuzione del titolo di città a Magenta. I lavori di costruzione della facciata, progettata dall'architetto Mariani, iniziarono nel 1932 e terminarono solo nel 1959 per le difficoltà economiche derivate dalla mancanza di fondi e dagli eventi bellici. La facciata venne inaugrata il 4 giugno dello stesso anno dall'Arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI); il 3 marzo 1948 arrivò il riconoscimento ecclesiastico da parte del Papa Pio XII con l'elevazione della chiesa a Basilica Minore Romana.L'ingresso centrale è dotato di un portale ad arco poggiante su quattro colonne in stile corinzio; nella lunetta che le sovrasta trova posto un bassorilievo raffigurante il battesimo di S.Martino, mentre ai lati delle stesse sono collocate nelle rispettive nicchie le statue degli apostoli Pietro e Paolo. Sopra il portale è scolpito il rosone raffigurante la glori del santo ed ai lati di questo sono presenti le statue dei vescovi milanesi S.Ambrogio e S.Carlo Borromeo. L'altare maggiore, progettato dall'architetto Parrocchetti, è un'importante opera realizzata con marmi policromi ed una mensa poggiante su quattro colonne di marmo bianco, tra le quali si trova un bassorilievo di metallo raffigurante l'ultima cena. ed il ciborio, sormontato da una statua del Cristo risorto. Nel braccio sinistro del transetto si trova la cappella dedicata alla Madonna del Rosario progettata sempre dal Parrocchetti; l'altare fu realizzato in legno dall'artigiano Galli. Ai lati di questa cappella ve ne sono altre due, minori, dedicate a S. Francesco ed a S. Giuseppe. Nel braccio destro del transetto è situata la Cappella di Santa Crescenzia, opera del Parrocchetti; l'altare fu realizzato dall'artigiano Miramonti in legno dipinto, come pure l'urna contenente i resti della martire. Ai lati di questa cappella ve ne sono altre due, più piccole, dedicate al Sacro Cuore ed al Santo Crocifisso. Il complesso architettonico della basilica può dirsi completamente realizzato negli anni '60 del XX sec. con la realizzazione del pavimento marmoreo, con l'ampliamento dell'altare maggiore e con la collocazione della nuova mensa rivolta verso i fedeli. Tra i numerosi affreschi che arricchiscono la basilica, si ricordano quelli realizzati all'inizio del XX sec. dal prof. Valtorta e dai suoi discepoli. La cupola viene affrescata invece dal prof. Conconi di Como negli anni '60 con profeti maggiori e minori e con i quattro evangelisti. All'ingresso della basilica, una pregevole opera dell'artigiano Corneo supporta l'antico organo Prestinari, inaugurato nel 1860 e trasferito nella nuova basilica nel 1902.

Santa Maria Assunta e Monastero dei Celestini
La data di fondazione del Monastero di S. Maria Assunta dei Padri Celestini di Magento, non è riportata in alcun documento archivistico. La fondazione risalirebbe però al XIV sec. e due sono le notizie che lo fanno supporre: nel 1398 il Monastero è riportato tra le "domus" della Pieve di Corbetta come "Ecclesia Sanctae Mariae Celestinorum de Mazenta" e, sempre nel 1398, la chiesetta di S.Maria dei Celestini viene stimata in lire 20 e soldi 17. La costuzione del campanile, caratterizzato da una meridiana, risalirebbe invece alla fine del XV sec. La volta dell'unica navata, crollata in parte nel 1937 è stata rifatta negli anni 1938-1939; la facciata è del 1938. La chiesa di origine romanica presenta degli interni barocchi. La chiesa è famosa soprattutto per due tavole di Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, datate 1501 e conservate nella terza cappella a sinistra, entrando. Fino a qualche anno fa queste tavole erano ritenute opere della scuola di Bernardino Luini, ma recenti studi ne hanno smentito la paternità assegnandola ad un Bergognone della piena maturità, accogliendo le ispirazioni leonardesche e bramantesche. Curiosamente l'artista ha lasciato sulla prima tavola un'impronta digitale che si nota vicino alla porta d'accesso interna al portico dello sfondo del "Cristo Flagellato".

San Rocco
La sua origine risal alla seconda metà del XV sec., periodo in cui in Italia si diffonde il culto dei SS. Rocco e Sebastiano. Il primo documento che ne riporta l'esistenza è datato 24 agosto 1524 ed è il testamento del nobile Antonio Capelli di Chieri che lascia a questa chiesa parte delle proprie sostanze. Nel 1571 vi si insedia la Scuola dei Disciplinati per ordine di S. Carlo Borromeo. Nel 1701, in occasione di una visita pastorale, si rileva per la prima volta la presenza di una cappella dedicata a San Giovanni Battista. Due anni più tardi avviene il riconoscimento ecclesiastico delle reliquie di San Silvano e San Simpliciano conservate nella chiesa magentina ed esposte alla venerazione dei fedeli. La facciata, piuttosto semplice, è articolata verticalmente su tre piani e completata ai lati del timpano da due obelischi barocchi. La navata interna è coperta da una volta a botte, suddivisa in tre campate. Una particolare attenzione merita l'organo, pregevole opera dei fratelli Prestinari di Magenta risalente, come citato da una targa, al 18 novembre 1878.

Oratorio di San Biagio
Nel 1587 e nel 1597 testimonianze ricordano che presso la città di Magenta si trovava una cappella dedicata a San Biagio che vessava però in pessime condizioni. La situazione dell'oratorio "campestre" peggiora negli anni segenti sino al 1636 quando l'oratorio viene nuovamente riedificato a spese dell'Abate Faustino Mazenta, che aveva incaricato del restauro il "Mastro di Muro" Giuseppe Chiovetta (l'evento è ancora oggi ricordato da una lapide interna). L'opera di restauro e la costruzione di una sagrestia, sono ampiamente elogiati in una visita pastorale del 1644. In questa occasione vengono menzionate due tavole di Melchiorre Gherardini ancora oggi presenti nell'oratorio. La Chiesa di San Biagio non subisce alcun mutamento architettonico sino al 1879, anno in cui il Marchese Giuseppe Mazenta, morendo, lascia in eredità sia la chiesa che l'edificio del cappellano con annesso giardino all'Ordine delle Figlie della Carità Canossiana, affinché vi possano edificare un convento. Si deve all'iniziativa di questo ordine l'attuale conservazione dell'edificio, come pure la conservazione dell'antica tradizione di esporre al bacio dei fedeli le reliquie del santo.

Casa Crivelli Boisio Beretta
Edificata nel XV sec. nel suo nucleo originario, è uno dei più significativi esempi di casa nobiliare di Magenta.

Palazzo Morandi
Edificato nella seconda metà del XVIII sec., è costituito dal tipico schema a corte con una facciata barocca movimentata dalla presenza di finestre e balconi che danno sull'antistante Via Garibaldi.

Casa Giacobbe
Casa Giacobbe prima del recente restauro conservativoLe prime notizie della villa risalgono al 1664 quando l'edificio, già di proprietà della famiglia Borri di Corbetta, fu ipotecato a favore di Clara Pedra Borgazzi a garanzia dei numerosi debiti che Francesco Borri aveva contratto nei confronti della nobildonna milanese. Nel 1690 Maddalena Borri, erede di Francesco, cedeva definitivamente la proprietà a Carlo Domenico Borgazzi, figlio ed erede di Clara Petra, assieme ad altri beni al fine di estinguere il debito accumulato dal padre. La stima fatta dall'ingegnere collegiato di Milano Giuseppe Maria Ceriani, allegata all'atto notarile, contiene una lunga e minuziosa descrizione della villa. L'edificio si articolava su più corpi di fabbrica: un'antica parte della casa (non più esistente) si prospettava sull'attuale via 4 giugno con un portone d'ingresso dal quale avevano accesso le carrozze. Disposta su due piani, la costruzione comprendeva una legnaia ed un fienile collocati a destra del portone; una scala conduceva ai piani superiori dove si trovavano alcune camere. Un secondo corpo di fabbrica (l'attuale Casa Giacobbe), era posto perpendicolarmente ai locali d'ingresso secondo uno schema ad "L", caratterizzato al piano terra da un portico sul quale si apriva il salone principale della villa, caratterizzato da un bellissimo camino in pietra scolpita raffigurante il mito di Orfeo e lo stemma della casata dei Borri. A sinistra di questo si trovavano due sale adibite a cucina e lavanderia. Il piano superiore era occupato dalle camere. Un terzo corpo di fabbrica oggi distrutto accoglieva invece un torchio con una torretta che fungeva da colombaia. Nel 1723, in occasione del catasto voluto da Carlo VI, fu stesa la prima carta catastale di Magenta dove già risultava chiaramente la costruzione. Nel 1768 Giovanni Battista Borgazzi eredità la casa per poi passare qualche tempo dopo al ragioniere Filippo Viganò di Milano , che nel maggio del 1820 vendette tutti i suoi beni a Magenta, a Giovanni Andrea De Andrea, anch'egli residente in Milano. All'atto di vendita è legata una permuta dei beni eseguita dall'ingegner Paolo Bianchi nel 1818. Nel 1833 il proprietario morì lasciando i suoi beni in eredità alle figlie e ad alcuni suoi nipoti; nelle successive ripartizioni la villa andò alla figlia Agostina De Andrea, sposata con l'avvocato Giovanni Giacobbe (padre), a cui risulta intestata la casa nel 1841. Al 1854 risale un nuovo rilevamento catastale che però non mostra significative variazioni rispetto alla struttura del Settecento. Personaggio di spicco che abitò la villa fu Donna Maria Porro Lambertenghi, moglie di Giovanni Giacobbe (padre), figlia del Marchese Giberto Porro Lambertenghi che ebbe come precettore Silvio Pellico. Quartier generale austriaco durante la battaglia del 1859 venne assaltata dai franco - piemontesi nel tentativo di scuotere il comando avversario. Mentre tutta la villa è stata recentemente ristrutturata, la facciata sul giardino, conserva infatti ancora oggi i fori dei proiettili e delle cannonate dello scontro. L'avvocato Giovanni Giacobbe incaricò il pittore Giacomo Campi di decorare il porticato della villa con un ciclo pittorico in cui si racconta la campagna militare del 1859. L'opera venne terminata, come documenta la firma, nel 1897. Allo stesso artista si devono altri pregevoli lavori come il famoso "Brindisi della riconciliazione" tra un soldato austriaco ed uno francese, affrescato nel grande camino della villa, dipinto successivamente, nel 1918. Anche per il museo patriottico ordinato dal figlio Gianfranco, Tenente di Cavalleria, la famiglia si avvalse dell'opera del Campi che decorò il frontone e la porta d'ingresso. Di queste ultime opere però non rimane nulla, in quanto sono andate distrutte con la ristrutturazione degli anni '70 del XX sec. Nel 1921, dopo la morte del figlio, Giovanni Giacobbe donò alla città di Magenta i cimeli della battaglia del 1859 e dieci anni più tardi, nel 1931 il Podestà di Magenta, Giuseppe Brocca, afidò le preziose memorie al museo del risorgimento di Milano. Nel 1935 la villa fu acquistata da comune e nello stesso anno vennero abbattuti i corpi di fabbrica adiacenti alla via 4 giugno e l'ala anticamente occupata dal torchio. Di quest'ultima fu risparmiata solo la bassa parete con l'ampia arcata attraverso la quale si accedeva ad una palestra coperta per i balilla, costruita dal 1936. La villa è attualmente sede delle associazioni storiche magentine, apprezzato centro e motore delle iniziative culturali della città.

Ossario e monumento alla Battaglia di Magenta
Non lontano dalla linea ferroviaria Milano-Torino, si trova oggi un sacrario dedicato ai caduti della Battaglia di Magenta (1859). La struttura, costruita in un grande parco, è costituita da un massiccio obelisco dall'aspetto severo alto 35 metri e largo 8 alla base. È composta da quattro facciate uguali guardanti i quatrro punti cardinali. L'architetto fu il milanese Giovanni Brocca. I lavori, cominciati nel 1861, vennero terminati nel 1872 quando tutte le ossa dei combattenti sparse lungo l'alzata della ferrovia, vennero raccolte e collocate definitivamente nel sotterraneo del monumento. Una bella gradinata in pietra beola conduce alle porte d'ingresso: la base è di pietra greggia di Moltrasio, detta nobile, mentre il corpo dell'obelisco è rivestito di pietra d'Angera, una varietà giallognola. Gli stipiti delle porte e le finestre e dei bassorilievi sono in pietra di Viggiù. Su ogni facciata il primo bassorilievo presenta emblemi militari, il secondo cinque corone d'alloro con le iscrizioni:
- "All'esercito francese"
- "Vittorio Emanuele II e Napoleone III alleati"
- "La riconoscenza e la pietà"
- "Magenta IV Giugno MDCCCLIX"

Una finestrella circolare sta in cima all'edificio che è coperto di pietra beola. Si accede all'interno per quattro porte sormontate da una figura di donna che distribuisce corone d'alloro. L'interno ha forma di croce latina: le pareti sono ricoperte di lapidi di bronzo con i nomi dei caduti francesi. Una speciale è riservata al gen. Espinasse, morto poco dopo la battaglia, un'altra è riservata al gen. Clér, morto nel combattimento a Pontevecchio. Le lapidi vennero fuse a Milano, mentre la volta rappresenta un cielo stellato. Nel mezzo del pavimento si apre un foro circolare: da esso si scende nella cripta sotterranea le cui pareti sono tappezzate da ossa umane. Il numero di teschi passa i cinquemila. Due scheletri occupano una parte del suolo: quello di un ungherese e quello di uno zuavo francese. Una scala praticata nello spessore del pilastro, conduce alla sommità dell'edificio da dove si può godere uno stupendo panorama della città. Il complesso venne inaugurato nel 1904 da Vittorio Emanuele III.

Il monumento a Mac Mahon
Monumento al Generale Mac MahonAll'indomani della morte del generale Mac Mahon, il parroco di Magenta, Don Cesare Targella e il sindaco Brocca, dopo aver presenziato alle esequie in Notre Dame a Parigi, prospettarono l'idea di dedicargli un monumento. L'opera venne affidata allo scultore cremonese Luigi Secchi che la portò a compimento nel 1895, realizzando una statua in bronzo dell'altezza di tre metri. L'archietetto Beltrami, già autore del restauro del Castello Sforzesco di Milano, ha disegnato il piedistallo in pietra di Rezzato (altro tre metri e mezzo), che porta incisi sui tre lati luoghi e date di nascita e di morte del generale e degli altri alti ufficiali. Alla cerimonia d'inaugurazione presenziarono rappresentanze italiane e francesi.

Teatro Lirico
L'idea del Teatro Sociale Lirico Drammatico si concretizzò quando alcuni appartenenti alla "Società 4 giugno 1859" acquistarono un terreno del Cav. Luigi Cassola sull'allora Corso Vittoria in Magenta. La maggior iniziativa vide in campo Gianfranco Giacobbe, ma il giorno precedente la prima adunanza degli azionisti, moriva in un incidente a Milano il 30 marzo 1902 in un incidente. Fu l'avv. Giovanni Giacobbe, suo padre, che per ricordare il figlio e dar corpo ai desideri dei magentini riaccese l'iniziativa con cospicue donazioni. Il progetto fu affidato all'architetto Menni. La prima pietra venne posata il 7 marzo 1903 ed il teatro, inaugurato ufficialmente il 4 giugno 1904, era un tempo considerato l'anticamera del teatro milanese de La Scala. All'inaugurazione intervenne anche il tenore Francesco Tamagno, primo Otello di Giuseppe Verdi, che ne calcò per primo il palcoscenico con Adele Borghi ed Emilia Corsi, voci di primo piano della lirica di allora. Il soffitto è decorato con un grande affresco di Giacomo Campi che rappresenta la visita di Arrigo VII a Magenta (fatto storico realmente accaduto nel 1310 - nel dipinto si può scorgere anche l'attuale campanile della chiesa di Santa Maria Assunta), sopra il quale si staglia un insieme armonico di nuvole, putti, poeti e l'esaltazione del teatro e delle manifestazioni artistiche ad esso collegate. Vi si distingue anche una rappresentazione della chiesa di Santa Maria Assunta, Dante Alighieri, Virgilio e un simpatico teatrino di marionette intitolato a Giuseppe Verdi. Il teatro è stato recentemente restaurato nel 2004, in occasione del centenario dell'inaugurazione, e riportato al suo antico splendore con la proposta di una interessante stagione teatrale da rinnovarsi ogni anno, che comprende concerti, opera, brani di operetta e varietà.Stagione Teatrale 2007.

Parco Naturale "La Fagiana"
Nata come residenza di caccia di Vittorio Emanuele II nella seconda metà dell'Ottocento, la tenuta "La Fagiana" si trova sul territorio del comune di Magenta, in località Pontevecchio. Vasta 1574 ettari ed estesa per una lunghezza di più di dieci chilometri sulla sponda sinistra del Ticino, da Casate a Robecco, è divenuta una delle più importanti riserve della zona arricchendosi di numerosissime specie arboree e faunistiche. Al suo interno si trova un'interessante Museo del Bracconaggio che racconta in parte la storia della caccia nel Ticino dal XV sec. sino ai giorni nostri. Le zone boschive sono corredate di stupendi viali per il passeggio e per le uscite in bicicletta.

Personaggi famosi
Andrea Noè (15 gennaio 1969) è un ciclista professionista.
Carlo Ponti (1912-2007), produttore cinematografico.
Gianna Beretta Molla (4 ottobre 1922 - 28 aprile 1962) è venerata come santa dalla Chiesa cattolica.
Marco Pedretti (22 settembre 1985), cantante dei *Finley
Francesco Tamagno, tenore

Manifestazioni
3 febbraio: S.Biagio - fiera del bestiame e macchine agricole
Primavera: Fiera campionaria - vetrina del commercio, industria, artigianato, agricoltura e turismo del magentino. Su una superficie di mq. 16.000 ospita ogni anno circa 30.000 visitatori.
Prima domenica di giugno: rievocazione storica della Battaglia di Magenta
Giugno Magentino: tutto il mese offre appuntamenti con l'arte, la cultura, la musica, il teatro, concerti d'organo e bandistici, saggi e tornei sportivi organizzati dalle associazioni cittadine.
16 agosto: S.Rocco - fiera di merci e bestiame
11 novembre: S.Martino - concerti ed assegnazione del premio "San Martino d'Oro" al magentino dell'anno. Istruzione
Nella città sono presenti scuole di diverso ordine e grado. Partendo dalle scuole materne ed elementari, è possibile giungere fino al termine dell'istruzione media superiore.Tra le scuole della città è possibile ricordare:Liceo Classico "Salvatore Quasimodo" composto da Liceo Classico, Liceo Linguistico e sperimentazioni di Liceo Socio-Psico-Pedagogico e il Liceo Scientifico "Donato Bramante".

DATI RIEPILOGATIVI

in aggiornamento

.
CAP HOLDING - ASSAGO (MI)
ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRI - MILANO
AMIACQUE srl - Milano
AIAB LOMBARDIA - MILANO - MI