Lomazzo
Lombardia

Lomazzo è un comune italiano della provincia di Como in Lombardia.

DA VEDERE

L'Arco della Pace
Sulla strada che conduce da Saronno a Como, Lomazzo riceve i visitatori con la struttura imponente dell'Arco della Pace, che da tempi immemorabili sorge all'entrata della città, a ricordo della grande pace di Lomazzo. Questa costruzione dà testimonianza dell'importanza ottenuta da Lomazzo durante il passato ed è uno dei principali simboli del paese. L'arco attuale risale al 1875.

La torre
La costruzione più imponente della città è una torre in mattoni, in perfetto stile lombardo-medioevale, eretta nel 1904 per garantire con la sua cisterna l’approvvigionamento idrico del paese.

Villa Carcano-Raimondi
La casa è una residenza privata, perciò non è visibile internamente. Le stanze di villa Carcano-Raimondi sono considerati gli esempi migliori di architettura rinascimentale lombarda in Italia. Per questo motivo, nel 1939 la villa ed il relativo parco secolare sono tutelati dallo Stato italiano.

Il cotonificio Somaini
L'antica manifattura fu aperta nel 1883 dall'industriale Francesco Somaini (nonno dello scultore contemporaneo Francesco Somaini). La struttura costituisce un esempio perfetto di industria tessile del XIX secolo. Tutte le costruzioni conservano il loro aspetto originale e le loro parti esterne non sono mai state modificate. Merita attenzione anche l'interessante villaggio operaio, collocato non lontano dallo stabilimento.

La chiesa di San Siro
La chiesa attuale, realizzata in stile barocco, risale al 1732. L'interno è impreziosito da affreschi pregevoli di Luigi Morgari e antichi elementi scultorei. La chiesa inoltre conserva un antico dipinto della scuola di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone. Altri ottimi dipinti abbelliscono la piccola chiesa laterale di San Giuseppe, costruita nel 1629; tutte le decorazioni risalgono a tale epoca.

Il Brolo e la chiesa di San Vito
La piazza davanti la chiesa di San Vito, denominata Brolo San Vito, fu il teatro della stipulazione del trattato di pace fra le città di Como e Milano, durante il periodo medioevale. L'evento è ricordato su una pietra commemorativa. Il progetto della chiesa di San Vito (1800) è stato realizzato dall'architetto svizzero Simone Cantoni; la chiesa conserva un altare dello scultore contemporaneo Francesco Somaini (1926-2005), che tuttavia ha sostituito il precedente e che con il rinnovamento del presbiterio ha compromesso le linee neoclassiche dell'edificio.


ORIGINI E CENNI STORICI
Ritrovamenti archeologici dell’età del ferro attestano la presenza di insediamenti umani a Lomazzo già dal VI-V secolo a.C. La sua posizione a mezza strada fra Milano e Como, laddove declinano e sfumano le colline di formazione glaciale per lasciare posto alla Pianura Padana, fece sì che i Romani (dapprima Gneo Pompeo Strabone, quindi Gaio Scipione ed infine Caio Giulio Cesare) per attuare la loro politica di romanizzazione della Gallia, vi deducessero coloni, cui assegnarono le terre da coltivare[senza fonte]. Va certamente riportato al tempo di Cesare lo sviluppo insediativo più significativo, che ha immesso Lomazzo nella storia, come testimoniano i reperti di una necropoli romana del I secolo a.C. e un‘iscrizione dedicatoria alle Matrone di Tito Sestio Agathon, che il nome fa riconoscere come uno dei ragguardevoli 500 coloni di cultura greca portati da Cesare, allora proconsole della Gallia Cisalpina. Nel IV secolo, dopo una prima infiltrazione cristiana probabilmente tramite una guarnigione militare che collocò una cappella castrense dedicata a San Lorenzo nel fortilizio, che presidiava il centro abitato, la popolazione di Lomazzo si convertì al Cristianesimo ad opera di Ambrogio, vescovo di Milano, ed eresse una chiesa dedicata ai Santi Vito e Modesto. Quando tra il secolo VI e VII giunsero i Longobardi, di religione ariana, condivisero per un certo tempo l’uso della chiesa alternandosi a turno, fino a quando, aumentati di numero e convertiti al cattolicesimo, si dotarono della nuova chiesa di San Siro, affiliandosi però alla diocesi di Como. Lomazzo visse così un’esperienza singolare: la comunità, appartenente civilmente dal secolo IX al Contado del Seprio era religiosamente divisa in due parrocchie, gravitanti l’una sulla diocesi di Milano (fino al 1974), l’altra su quella di Como, nonostante insistessero su un unico compatto centro abitato, le cui contrade si intersecavano. In età comunale, quando Milano e Como si spartirono il Contado del Seprio, separarono Lomazzo anche civilmente: la parrocchia di San Vito formò un comune sotto la giurisdizione di Milano, quella di San Siro un comune sotto Como. Per questa posizione di cucitura, Lomazzo appariva uno dei nodi strategici. Fortificato con mura e fossati, divenne punto di scontro e di incontro, tanto che nel 1249 e nel 1286 le delegazioni di Milano e di Como, già schierate su opposti fronti di guerra, conclusero a Lomazzo le trattative di pace. Nel 1286 era presente anche l’arcivescovo Ottone Visconti, fondatore della signoria viscontea, di cui Lomazzo fece parte a partire dal 1287 circa con l'annessione del Seprio a Milano. Nel 1395 Lomazzo è nel territorio del Ducato di Milano, di cui resterà parte fino all'epoca napoleonica. Le famiglie più ragguardevoli di Lomazzo (tra cui i Carcano e i Clerici) posero dimora anche in città, dove occupavano posti di prestigio negli organi comunali e presso la corte viscontea prima, e poi sforzesca. Oltre che fornire funzionari e uomini d’arme, erano in grado di finanziare con prestiti la camera ducale. In particolare dalla famiglia Carcano di Lomazzo uscirono personaggi che a Milano godettero di grande prestigio, come Donato, che alla caduta dei Visconti fu nominato capitano della Repubblica Ambrosiana (1447-1450). Suo figlio, il Beato Michele Carcano (1427- 1484), divenuto, dopo l’incontro con san Bernardino da Siena, francescano dell’Osservanza nel convento di S. Croce in Como, era uno dei predicatori più ricercati in Italia, da Roma a Firenze, da Siena a Venezia; oratore ufficiale all’Aquila in occasione della traslazione della salma di san Bernardino da Siena nella nuova basilica a lui intitolata. Per combattere l’usura e venire in soccorso ai poveri, inventò e fondò in molte città i Monti di Pietà, soffrendo più volte il bando dallo Stato di Milano per i maneggi degli usurai a corte. Ma ebbe l’appoggio ducale quando per una più efficace amministrazione delle opere pie, promosse la riforma ospedaliera, che portò alla fondazione degli ospedali maggiori di Milano, di Como e di Piacenza. Il nipote Gerolamo Carcano venne insignito del titolo senatoriale e nel 1514 ottenne dal duca Massimiliano Sforza il privilegio di istituire a Lomazzo un mercato di merci e bestiame, cui affluivano persone da un vastissimo circondario. Il mercato fu confermato nel 1517 da Francesco I di Francia e nel 1540 da Carlo V d’Asburgo, trasferendo il privilegio di esercirlo a Cesare Carcano, nipote del senatore Gerolamo, morto senza figli. Già nel 1538 Giacomo Antonio Carcano, fratello maggiore di Cesare, era stato riconosciuto feudatario di Lomazzo e dei paesi vicini di Rovellasca, Cirimido, Guanzate e Fenegrò. Lomazzo, capoluogo del feudo passato in eredità nel 1543 a Gian Battista Arconati (figlio di Elena Carcano), divenne allora sede di podestà feudale, ossia di un pretore per l’amministrazione della giustizia in autonomia dal podestà di Como (cui era prima soggetto Lomazzo Comasco) e dal Vicario podestarile di Gallarate (cui era soggetto Lomazzo Milanese). Nel 1611 Filippo III di Spagna eresse il feudo a contea degli Arconati, che la mantennero fino all’estinzione della famiglia nel 1772. Gli intensi rapporti sociali che le famiglie notabili di Lomazzo trattenevano con gli ambienti del potere spagnolo ed ecclesiastico a Milano, aprivano a vari personaggi la carriera amministrativa e militare presso i re di Francia, di Spagna e i Papi; e procuravano alle famiglie borghesi sbocchi professionali e mercantili. Tra gli altri si affermarono a Milano come orefici i lomazzesi Corbella. La ricaduta in luogo di queste esperienze e relazioni sociali si manifestava con una mentalità libera e aperta, che ispirava comportamenti di grande tolleranza e incoraggiava l’iniziativa per il migliore sviluppo della comunità. La popolazione di Lomazzo, nonostante la formale esistenza di un feudatario, sviluppò in autonomia la vita comunale con la libera elezione dei suoi quattro sindaci, scelti unitariamente e con poteri delegati in solidum dai capifamiglia dei due distretti (milanese e comasco), tanto più che le principali incombenze dei due comuni consistevano nell’amministrazione di un corposo patrimonio collettivo terriero costituitosi nei secoli con lasciti e donazioni a favore dei poveri dell’intera comunità, al di sopra dei confini «catastali». Egualmente i parroci delle due parrocchie, pur di diversa diocesi, fino al Concilio di Trento, erano eletti in accordo e armonia dai capifamiglia di ambedue le comunità, che insieme partecipavano alle spese e al mantenimento degli arredi sacri delle due chiese parrocchiali. Fatto singolare: nella parrocchia di San Vito, ambrosiana, vi furono fino al 1790 circa due parroci «porzionari», che presiedevano alle funzioni a turno, secondo un uso piuttosto diffuso benché già riprovato dal Concilio di Basilea. Ambedue le chiese nel corso dei secoli XV, XVI e XVII vennero dotate di numerose cappelle (cinque in ognuna delle due parrocchiali, oltre a San Lorenzo), con assegnato un cappellano ciascuna, così che, oltre ai parroci, prosperava a Lomazzo una decina di sacerdoti, per lo più rampolli di famiglie locali, dei quali molti svilupparono la carriera ecclesiastica in posti prestigiosi della diocesi milanese. Dalla parrocchia di San Siro dipendevano anche due chiese filiali: San Remigio di Caslino (ora comune di Cadorago) e San Bartolomeo di Manera (in comune di Lomazzo), erette in chiese parrocchiali autonome nel 1921. Grazie a lasciti e donazioni benefiche, già dal secolo XVI a Lomazzo, che contava a quel tempo circa 1000 abitanti, fu istituita una condotta medica e una chirurgica, con obbligo di assistenza gratuita ai poveri, cui si fornivano gratuitamente anche le medicine. L’economia restava prevalentemente agricola, sorretta e resa autonoma da un significativo artigianato di servizio (fabbri e ramai, sarti, falegnami) e da piccole imprese commerciali (macellai, prestinai, droghieri, merciai), con sbocchi commerciali (trafficanti di cereali e di bestiame) verso Como, Varese e la Svizzera. La vita di Lomazzo trascorse su questo sfondo politico, economico, sociale e culturale fino alle riforme teresiane e napoleoniche. Il primo scossone all’impianto storico amministrativo fu dato da Napoleone, che unificò istituzionalmente i due comuni, giuridicamente distinti, anche se praticamente già da secoli abituati a collaborare. L’unificazione giuridica di Lomazzo Comasco con Lomazzo Milanese secondo la circoscrizione attuale fu decretata dal governo del Regno Lombardo-Veneto costituito dopo la Restaurazione, il 24 aprile 1816. La stagione risorgimentale fu vissuta a Lomazzo in modo intenso, come si deve desumere dallo spiegamento del tricolore sul campanile di San Siro nelle giornate insurrezionali del marzo 1848. Tra i più vivaci mazziniani lombardi si annovera il marchese Gaspare Rosales, sindaco di Lomazzo per un ventennio (1866-1885), dopo l’unità d’Italia. Il 21 aprile 1884, in seguito a una supplica presentata tre anni prima dai capifamiglia di San Vito all'Arcivescovo di Milano Nazari di Calabiana, e all'impegno preso di versare nuovamente la decima parrocchiale (sconfessando così la rivolta del 1848), il Parroco di Lomazzo ambrosiana, don Carlo Viganò, lomazzese di nascita, ottenne il titolo di Prevosto con diritto alla cappa, alla ferula e alla palmatoria. In quegli anni cominciò lo sviluppo industriale, grazie anche alla Ferrovia Nord Milano che per congiungere la linea Milano-Saronno con Como passava da Lomazzo. La presenza della ferrovia attrasse a Lomazzo un illuminato imprenditore, Francesco Somaini, futuro deputato al Parlamento, che insediò nel 1891 un grande cotonificio, a quel tempo all’avanguardia; giacché non usava più energia idraulica, ma a vapore, e, dopo qualche anno, energia elettrica, che venne messa a disposizione anche per illuminare Lomazzo e i comuni limitrofi. Il cotonificio (attivo fino al 1974) dava lavoro a più di mille dipendenti, che giungevano da ogni parte. Francesco Somaini costruì un convitto per le ragazze operaie, assistite da suore, che accudivano alla mensa e al guardaroba; e per gli operai di Lomazzo realizzò un intero quartiere di alloggi, attrezzato con asilo infantile e asilo-nido, dimostrando una sensibilità sociale precorritrice e «inedita». Dopo gli anni ‘20 del Novecento a Lomazzo si insediarono svariate nuove industrie dal calzaturificio ai detersivi: un altro settore, quest’ultimo, d’avanguardia, che avrebbe cambiato la vita domestica e non solo. Frattanto nel 1925 il territorio di Lomazzo fu attraversato e servito dalla prima autostrada costruita in Italia, che collegava Milano con Como. Il casello di Lomazzo, ancora oggi come allora, smista e convoglia il traffico automobilistico di passeggeri e merci di tutto il distretto collinare a nord-ovest di Como ed anche di alcune aree meridionali del Canton Ticino. Lomazzo ha dato il suo contributo di sangue per la Patria, con i suoi 70 caduti e 10 dispersi nella prima guerra mondiale; nonché 28 caduti nella seconda. La lotta di liberazione ha visto l’apporto attivo di ben 30 partigiani lomazzesi. Nel secondo dopoguerra il borgo si espandeva, per il richiamo immigratorio offerto dalla possibilità di occupazione, con un incremento progressivo della popolazione, che è passata dai 4.855 abitanti del 1951 ai 7.968 abitanti censiti nel 2001. Alla crescita urbanistica si affiancava lo sviluppo dei servizi, in risposta alle nuove esigenze. Alle Scuole Materna ed Elementare si aggiunse la Scuola Media, quindi la Scuola Media Superiore, come sezione staccata della Scuola d’Arte di Cantù. Nell’immediato dopoguerra Lomazzo è diventato sede di una sezione dell’Inam, con poliambulatorio specialistico, premessa per riconoscere Lomazzo come sede attuale di Distretto Sanitario nell’ambito dell’Azienda Sanitaria Locale di Saronno. A supporto del servizio sanitario e della protezione civile è attivo un Comitato della Croce Rossa Italiana ed un servizio di Continuità Assistenziale che copre 12 comuni. Nel 1975 è stata inaugurata la Casa per Anziani, che conta 120 posti letto, al servizio di un vasto bacino di utenza, in cui sono compresi 12 comuni, associati per la gestione della casa. La vitalità sociale di Lomazzo, già esplosa tra Ottocento e Novecento, con la costituzione del Corpo Musicale, dei Vigili del Fuoco (a servizio di un vasto comprensorio) e dei movimenti cooperativi, si va esprimendo su tutti i versanti sportivi, ricreativi, culturali e di volontariato sociale, con la costituzione di numerosi gruppi che animano la comunità con le loro iniziative, raggiungendo talvolta livelli di eccellenza, per cui Lomazzo è stata sede di campionati nazionali (di marcia e di motociclismo), ovvero ospita strutture di protezione civile come quella dell’Associazione Radioamatori Italiani, il cui centro operativo è punto di riferimento per 23 comuni del circondano e vanta esperienze di grande successo nel settore delle telecomunicazioni sul piano internazionale. Dalla fine del 2007 vive e lavora a Lomazzo il famoso poeta e scrittore Fiscanto.Dal 2009 opera e produce cinema-mazzata a Lomazzo un gruppo di ragazzi che coi loro cortometraggi, sotto il nome di Innovazione2, spopola sulla rete.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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