Inveruno (Invrugn in dialetto
milanese; Eburonum, Everunum in Latino) è un
comune della città metropolitana di Milano,
in Lombardia. Il territorio comunale ha forma allungata
orizzontalmente e confina a nord con Arconate e Busto
Garolfo, a est con Casorezzo e Ossona, a sud con Ossona
e Mesero e infine a ovest con Cuggiono. Il comune
di Inveruno dispone di un'unica frazione, Furato.
Morfologicamente, il territorio di Inveruno è
caratterizzato dall'ambiente pianeggiante tipico della
pianura padana, prevalentemente adatto a boschi o
coltivazioni. L'altitudine si aggira attorno ai 161
m s.m.l. Fino alla fine degli anni cinquanta del XX
secolo, Inveruno rimase prevalentemente un centro
agricolo sebbene l'industria tessile e quella meccanica
fossero discretamente sviluppate. Il boom economico
degli anni sessanta provocò un considerevole
aumento delle attività industriali, commerciali
ed artigianali. Se, per esempio l'Olificio Belloli
di Inveruno divenne uno dei più importanti
d'Italia nel settore dell'olio di semi, le Officine
Elettriche Colombini di Romano e fratelli fu uno dei
più innovativi stabilimenti per la costruzione
di trasformatori elettrici. Parallelamente si verificò
un lento ma costante declino del settore agricolo,
infatti, attualmente sopravvivono solo una decina
di aziende agricole rispetto al centinaio che se ne
poteva contare negli anni cinquanta. Nonostante il
considerevole sviluppo dell'industria e del commercio,
esistono circa 250 fra attività commerciali,
artigianali ed industriali, mentre si sente sempre
più la carenza del settore elettronico e della
tecnologia.
ETIMOLOGIA
Deriva dal termine gallico eburos, ossia tasso, con
l'aggiunta del suffisso -unum e successivamente della
consonante "n".
MANIFESTAZIONI
11 novembre: Festa Patronale di San Martino - fiera
agricola e zootecnica con 30.000 m² di spazio
espositivo;
Ultimo giovedì di gennaio: la Gioebia, con
corteo spontaneo del fantoccio che viene poi bruciato;
per cena, ul scinin dàa Gioebia: fagioli dell'occhio
con salame cotto (talvolta, salame di fegato); alcune
associazioni spostano la festa al sabato seguente.
Lunedì dell'Angelo (Lunedì in Albis):
fiera delle merci;
15 ottobre: Processione di Santa Teresa d'Avila.
Villa Tanzi Mira
Oggi sede degli uffici comunali, la neoclassica Villa
Tanzi Mira fu, nei primi del Novecento, residenza
del sindaco Gaetano Tanzi Mira. Le origini della villa
sono però da ascrivere al Settecento in quanto
l'area su cui attualmente è presente la struttura
già appariva identificabile nella mappatura
del Catasto Teresiano anche se all'epoca era ancora
indicata come di proprietà dei signori Bozzacchi,
di origini milanesi, i quali fecero costruire un primo
nucleo della villa. La struttura venne successivamente
venduta alla famiglia Rosnati nel 1858, i quali l'ampliarono
notevolmente facendola divenire il fulcro di una vasta
tenuta agricola nella zona. Nel 1870 la villa venne
acquistata dalla nobildonna Luigia Mira, moglie del
nobile Gaetano Tanzi, la quale già possedeva
la maggior parte dei terreni circostanti, avendoli
ereditati dalla madre Carolina Orsini, figlia del
nobile Luigi.[8] Alla morte di Luigia Mira, in mancanza
di eredi diretti, la proprietà passò
al nipote ingegnere Gaetano Tanzi che assunse il cognome
Mira in memoria della zia. La villa rimase proprietà
della famiglia Tanzi Mira sino al 1969 quando l'allora
sindaco di Inveruno, il dottor Francesco Virga, propose
l'acquisto dello stabile alla famiglia. L'anno successivo
l'operazione venne completata il 19 dicembre 1970
dal nuovo sindaco Giovanni Marcora, il quale nel 1975
avviò una vasta opera di restauro conclusasi
solo nel 1999. All'interno, la villa presenta pregevoli
soffitti decorati che spaziano molto a livello stilistico
come è possibile ammirare al piano terreno
dove la "sala del camino" mostra decorazioni
floreali di epoca neoclassica, mentre la "sala
d'angolo" presenta motivi pittorici a drappeggio
di gusto ottocentesco. La villa conserva ancora oggi
uno torchio per la pigiatura del vino risalente al
1759 ed un parco aperto al pubblico.
Chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo
L'antica chiesa di San Martino venne costruita probabilmente
prima dell'anno 1000 e già nel 1177 appare
citata col titolo di chiesa, dedicata a San Martino
di Tours. Dal "Liber Notitiae Sanctorum Mediolanensis"
di Goffredo da Bussero, apprendiamo che già
dal XIII secolo la chiesa di Inveruno era sottoposta
alla pieve di Dairago, in seno alla quale divenne
dapprima cappella (1398) e poi parrocchia nel 1485.
Nel XVI secolo divenne una rettoria e viene segnalata
con questo titolo ancora nelle visite pastorali dei
secoli XVI e XVIII.[7] La chiesa viene nuovamente
citata nell'ambito della visita pastorale del cardinale
Giuseppe Pozzobonelli del 1753 durante la quale si
segnalò anche la presenta di tre confraternite
(rispettivamente dedicate al Santissimo Sacramento,
alla Beata Maria Vergine Regina del S. Rosario nella
Chiesa Parrocchiale; quella della Penitenza, istituita
nell'Oratorio di Sant'Ambrogio). All'epoca il numero
dei fedeli era di circa 1000 persone, di cui 700 erano
i comunicati. In quest'epoca la parrocchia contava
831.15 pertiche di terreno ad essa annesse, con una
rendita netta di 1212.1 lire annue. Vi furono ampliamenti
e rifacimenti nel lento trascorrere dei secoli. Una
nuova chiesa, eretta sulla precedente di cui si conservarono
la cappella maggiore e la torre del campanile, fu
ultimata nel 1604. In essa esisteva una cappella dedicata
a San Carlo Borromeo, nella quale si potevs ammirare
un grande quadro, rappresentante l'effigie dello stesso
santo, opera attribuita al pittore Giulio Cesare Procaccini,
oggi conservata in parrocchia. Vi era pure un organo
con cinque registri, con annessa cantoria.
L'edificio della chiesa parrocchiale venne ampliato
di un terzo rispetto alla precedente costruzione nel
1886 per meglio venire incontro alle esigenze della
popolazione che era di molto cresciuta rispetto ai
secoli precedenti. La nuova struttura, conclusa già
tre anni più tardi, venne riposizionata nell'orientamento,
con l'abside posto a nord (a differenza del precedente,
orientato in modo tradizionale ad est) e dotata di
una facciata di stile neogotico. Ad ogni modo, in
breve tempo, ci si rese conto che, per la comparsa
di crepe e problemi strutturali, la chiesa anche se
riadattata non era in grado di sostenere la nuova
struttura e per questo si decise di ricostruirla completamente.
Il nuovo progetto (l'attuale), redatto in stile classico
dall'architetto e assessore comunale Enrico Strada,
venne realizzato fra il 1899 e il 1901, anno in cui
la chiesa venne ufficialmente consacrata, il 23 novembre,
dal cardinale Andrea Carlo Ferrari. La facciata venne
conclusa successivamente.
La parrocchia è stata retta da don Francesco
Rocchi fino al settembre 2010, ora è parroco
don Erminio Burbello affiancato dal vicario don Claudio
Silvetti e con la collaborazione dello stesso don
Rocchi. Durante gli anni del ritiro dal ministero
episcopale, fu presente l'inverunese Mons. Luigi Belloli
(morto nel 2011), vescovo emerito di Anagni-Alatri.
La chiesa possiede un concerto di 10 campane (8 +
Sol3 e Re#3) in La2 crescente, fuso nel 1857 dalla
ditta Felice Bizozzero di Varese.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Le origini celtiche di questo comune rinviano al periodo
precedente all'instaurazione definitiva del dominio
romano (intorno al II secolo a.C.): l'odierno territorio
fu verosimilmente abitato da popolazioni di ceppo
gallico che avevano valicato le Alpi. È ascrivibile
a questo periodo la probabile origine etimologica
dell'abitato: Inveruno deriverebbe infatti dalle parole
celtiche Ever e Uno che significano pianta di tasso,
data la presunta diffusione dell'essenza arborea nell'area.
A supportare l'origine antica
dell'abitato inverunese, sono dei ritrovamenti che
sono stati effettuati nel dicembre del 1998 col rinvenimento
di una necropoli romana. Gli scavi, di notevole portata,
hanno rimesso in luce circa 200 tombe risalenti al
tempo della Roma imperiale, datate tra il I ed il
IV secolo dopo Cristo. All'interno delle sepolture
sono state rinvenute anfore cinerarie, corredi funebri
con balsamari in vetro, ceramiche, specchi in bronzo,
attrezzi da lavoro, piatti e lucerne in argilla, oltre
a numerose monete. Di particolare rilievo è
stato il ritrovamento di una fibula a forma di aquila.
Il ritrovamento di un così vasto complesso
tombale nell'area si spiega forse con la vicinanza
del sito alla via consolare Mediolanum-Novaria. Tracce
di altri insediamenti antichi sono state ritrovare
in via Lazzaretto e in via Piemonte. Del periodo immediatamente
successivo rimangono poche testimonianze.
Di Inveruno si fa menzione
per la prima volta in un documento scritto risalente
all'anno 922 dove si indica che Domenico, arciprete
della chiesa di Dairago, era figlio del fu Ambrogio
di Euruno (ovvero Inveruno).
Nel XIII secolo il suo territorio
risulta essere parte sotto la giurisdizione del Capitolo
di Sant'Ambrogio di Milano e parte sotto il dominio
dei Crivelli.
In quel periodo fu sede di un monastero di un ordine
religioso.
Nel 1518 Francesco I, Re di Francia, reggente di Milano,
concesse il territorio di Inveruno e quelli circostanti
di Arconate in feudo alla famiglia Arconati che nella
zona possedeva già altri insediamenti rurali.
Quando il Ducato di Milano passò sotto la sovranità
degli spagnoli, l'imperatore Carlo V revocò
la concessione agli Arconati e passò il feudo
alla famiglia milanese dei Maggi che ne presero ufficialmente
possesso il 28 maggio 1538. Castellano Maggi, il primo
feudatario, non avendo avuto eredi, nominò
suo erede il nipote Cesare che a sua volta, nel 1559,
nominò erede sua figlia Ippolita, la quale
sposò il marchese Alfonso Gonzaga di Castelgoffredo.
Quest'ultimo vendette il feudo di Inveruno già
nel 1570 nuovamente alla famiglia Arconati i quali
curarono poi nel 1604 il completamento del rifacimento
della chiesa parrocchiale, prima di allora fatiscente.
È probabilmente a questo stesso periodo da
ascrivere la diffusione del culto di Santa Teresa
d'Avila, mistica spagnola, la quale divenne co-patrona
del paese nel 1631, dopo soli nove anni dalla sua
canonizzazione.
Il 6 maggio 1652 Filippo IV,
Re di Spagna e nuovo duca di Milano, concesse il feudo
d'Inveruno a Giovan Battista Lossetti, un capitano
di ventura originario di Vogogna (dove ancor oggi
vi sorge l'antico palazzo Lossetti) che ne prese solennemente
possesso. L'assegnazione ai Lossetti si pose alla
fine di una lunga contesa tra gli Arconati e la Regia
Camera di Milano dal momento che i primi ritenevano
di aver giustamente acquistato il feudo dai Maggi,
mentre i secondi ritenevano che tale vendita fosse
stata impropria. Alla fine lo Stato ebbe la meglio
e gli Arconati si videro riconoscere a malapena la
somma spesa anni prima per l'acquisto del feudo. I
Lossetti, ad ogni modo, acquistarono dalla Regia Camera
il feudo che comprendeva Inveruno, Dairago, Arconate,
Buscate, Borsano, Busto Garolfo, Furato, Malvaglio
e Villa Cortese. Dal momento che la morsa spagnola
si era di molto allentata rispetto agli anni precedenti
sulla gestione dei feudi, il Lossetti decise in quello
stesso 1652 di rivendere parte dei possedimenti del
proprio feudo ad altri notabili: Busto Garolfo e Arconate
alla famiglia Arconati, Malvaglio ai Della Croce e
Villa Cortese ai Rescalli.
Nel 1717 la casata dei Lossetti
si estinse in linea maschile col matrimonio tra Olimpia
ed il conte Pietro Antonio Blardoni di Vogogna, nuova
famiglia che divenne proprietaria del feudo inverunese,
mantenendolo sino al 1796 quando il governo napoleonico
abolì il sistema feudale in Italia.
Si alternarono dunque i governi del Ducato di Milano
e l'occupazione francese napoleonica la quale, durante
la propria reggenza, aggregò Inveruno come
frazione al comune di Cuggiono, rimanendo tale sino
alla restaurazione.
Subentrato il Regno del Lombardo-Veneto,
la popolazione rimase invariata nella sua storia sino
ai moti rivoluzionari del XIX secolo. Da notare che,
a margine della nota battaglia di Magenta, anche a
Inveruno si verificarono alcuni scontri fra le parti
belligeranti, che qui (a differenza dell'esito della
battaglia più nota) videro vittorioso l'I.R.
Esercito austriaco in alcuni scontri. Dopo la definitiva
vittoria dei francesi a Magenta, seguì l'avanzata
dei piemontesi. Nel 1859 la Lombardia venne così
annessa al Regno di Sardegna e lo Stato sabaudo estense
anche ad essa le proprie leggi ordinando il territorio
secondo nuovi criteri: Inveruno viene compreso nel
circondario di Abbiategrasso della provincia di Milano.
Nel 1870 venne aggregato a Inveruno il comune di Furato.
Nel 1945, durante le fasi finali della seconda guerra
mondiale, il campanile di Inveruno viene bombardato,
mantenendo tuttavia la sua struttura portante, ma
rendendosi necessaria la ricostruzione della parte
finale dello stesso.