Gerenzago
è un comune della provincia di Pavia in Lombardia.
Si trova nel Pavese orientale, zona detta Bassa Pavese,
nella pianura alla sinistra del fiume Olona e alla
destra del Lambro meridionale. L'attività principale
è l'agricoltura. L'artigianato è soprattutto
edilizia. La maggior parte degli abitanti sono pendolari
che gravitano su Milano e Pavia.
ETIMOLOGIA
Il toponimo ha origine dal nome latino Gerontius unito
al suffisso -acus che indica appartenenza.
MANIFESTAZIONI
Gli abitanti si chiamano gerenzaghesi e sono detti
"muli" per la loro proverbiale caparbietà.
La sagra del paese cade la 3ª domenica di maggio,
ed è normalmente festeggiata con riti religiosi
e fiera paesana che si tiene nelle vie del borgo.
CENNI
STORICI
Nel XII secolo appare come Gerençagus o Zerenzagus.
È citato nel diploma del 1164 con cui l'imperatore
Federico I assegna alla città di Pavia la giurisdizione
sulla Lomellina, l'Oltrepò Pavese e anche alcune
località del Pavese, come Gerenzago, che forse
non appartenevano a Pavia dai tempi più remoti.
Apparteneva alla Campagna Sottana pavese, fu signoria
dei Capitani di Villanterio e dal XV secolo fece parte
della squadra (podesteria) del Vicariato di Belgioioso
(di cui era capoluogo Corteolona), infeudato dal 1475
a un ramo cadetto degli Estensi confluito per matrimonio
nel 1757 nei principi Barbiano di Belgioioso.
IL
CASTELLO DI GERENZAGO (fonte: Comune di Gerenzago)
Il Castello di Gerenzago è
una massiccia costruzione quadrata che conserva ancora
l’antica architettura feudale (secondo il De
Bernardi e Mons. Gianani è stato completato
nel 1400).
Il
portone d’accesso reca i segni del ponte levatoio,
il cortile ha il pavimento di mattoni messi a costa.
Una scala esterna porta ad un terrazzo con pregevole
balaustra in legno.
Si possono vedere alcune belle finestre del ‘500
e il cupo colore delle antiche muraglie.
Due lati del Castello conservano i resti di torricelle
e qualche tratto della vecchia merlatura.
Ancora nel secolo scorso, in autunno, i vecchi fossati
che servivano da difesa del Castello si riempivano
d’acqua restituendo alla rocca il suo aspetto
medievale.
La
prima edificazione di un castrum a Gerenzago è
presumibilmente da farsi risalire al tempo delle terribili
incursioni degli Ungheri i Italia, e cioè alla
prima metà del secolo decimo.
Vescovi, signori feudali, ricchi possidenti si affrettarono
a costruire castelli nelle loro terre. Il Vescovo
di Pavia fortificò Cilavegna in Lomellina.
Fortificazioni innalzarono la Badessa di Santa Maria
Teodote di Pavia e la Badessa di Santa Giulia di Brescia,
le cui possessioni nel 905 – 906 erano ancora
del tutto sguarnite.
Altrettanto fece l’Abate di san Pietro di Laus
Pompeia (Lodivecchio).
Castelli comparvero un po’ dappertutto ed anche
le campagne si munirono di fortilizi. Il moltiplicarsi
frenetico delle opere di difesa attesta come le popolazioni
fossero profondamente turbate dall’immane realtà
di saccheggi, di rovine, di massacri.
Veduta
del lato nord del CastelloL’esercito Ungaro
comparve nel 924 sotto le mura di Pavia, la cinse
d’assedio e la incendiò. Case private,
palazzi, il Palazzo Regio, tutto andò distrutto.
Perirono tra le fiamme migliaia di abitanti, fra i
quali anche il Vescovo della città. Anche in
successive incursioni gli invasori scorazzarono quasi
indisturbati per il Paese massacrando, devastando
e incendiando con una furia tremenda. I monasteri
subirono danni gravissimi. Pochi furono i monaci che
poterono mettersi in salvo nei boschi e nascondere
le Sacre Reliquie ed i Tesori della Chiesa.
Molti di questi castelli sono scomparsi, altri sono
ridotti a miseri resti; ma alcuni, come quello di
Gerenzago, sono sopravvissuti all’opera dissolvitrice
ed inesorabile dei secoli, sia pure attraverso molti
rimaneggiamenti e trasformazioni che hanno profondamente
modificato la loro fisionomia.
Da
alcune fonti risulta l’esistenza del Castello
di Gerenzago già nel 1039. In un documento
del 23 dicembre di quell’anno (Codice Diplomatico
Laudense) si legge che Ildebrando da Comazzo e la
consorte Rolenda fanno solenne donazione di molti
beni al monastero di San Vito da loro fondato presso
Castiglione d’Adda, nel lodigiano. San Vito
ora è una piccola frazione di Camairago. Tra
le terre donate è menzionata anche la Corte
di Gerrenzago sita “…ultra fluvium Lambro,
curte qui nominatur Gerentiaco tota cum omni conditione
vel onore et medietatem ville qui dicitur Lanterii
que est sibi proxima…”.
Le terre di Gerenzago sono citate nel Privilegio Imperiale
col quale Federico Barbarossa concede alla città
e contea di Pavia il potere di nominare i consoli
che governano la città e concede alla stessa
regalie sopra circa 90 terre situate nell’Oltrepò,
in Lomellina e nella Lombardia ove è compresa
anche la terra di Gerenzago (Carlo Dell’Acqua:
Villanterio – Cenni storici e statistici, Pavia,
Fusi, 1874, p. 77)
Il 12 giugno dell’anno 1207 Gualtiero Corte,
abate del Monastero di San Pietro in Ciel d’Oro
di Pavia, acquista a nome e per interesse del medesimo,
dai fratelli Albrigono, Ottobono, Ubertino e Lanterio
Villa, figli di Robaldo, il Castello della Villa Lanterio
e tutto quanto essi possiedono in Villanterio, Borghetto,
Gerenzago e Marmorolo (Carlo Dell’Acqua: Villanterio
– Cenni storici e statistici – Pavia,
Fusi, 1874, p.85).
Il 6 ottobre dell’anno 1365 Bernabò de
Canibus investe a fitto perpetuo Bendoardo de Morbiis
di alcuni beni posti nel territorio di Gerenzago (Giuseppe
Robolini – Notizie appartenenti alla storia
di Pavia – Vol. V, parte I, Pavia, Fusi, 1834,
p.391).
Veduta
del lato est del CastelloNel 1381 anche il Castello
di Gerenzago è coinvolto nell’assalto
contro Bernabò Visconti nel castello di Villanterio.
Un
documento dell’Archivio Notarile di Pavia riporta
la protesta del nobile Cristoforo de’ Capitani,
signore di Gerenzago, all’Abate di San Pietro
in Ciel d’Oro per i danni al Castello di Gerenzago
rimasto danneggiato da assalti e devastazioni dei
milanesi.
Il 25.5.1440, infatti, truppe provenienti da Milano
saccheggiarono Gerenzago distruggendo case e cascine,
bruciando biade e danneggiando il Castello. In questo
atto di protesta Cristoforo chiedeva che il Monastero
provvedesse di gente armata Gerenzago per la difesa
e la custodia del Castello.
Di
certo si sa che il feudo di Gerenzago era aggregato
prima a Villanterio, poi al Vicariato di San Colombano
e dopo il 1450 al Vicariato di Belgioioso; però
rimase sempre soggetto all’Abbazia di San Pietro
in Ciel d’Oro, la quale, secondo l’antichissima
consuetudine, lo concedeva in sub-feudo ai Capitani
di Villanterio.
Le
ultime innovazioni di investitura si ebbero nel 1447
a favore di Don Cristoforo Villa il quale perdette
il feudo per non averlo saputo difendere il 17 agosto
1451 dagli assalti delle truppe nemiche provenienti
dalla città di Milano.
Portone
secondarioProprio nello stesso giorno l’Abate
del Monastero di San Pietro in Ciel d’Oro, Stefano
Giudici di Varese, investì per fitto i fratelli
Domenico, Matteo e Giacomo Corbellini, figli del fu
Magistro Giovanni di Lodi, ma abitanti a Pavia, della
possessione del Castello di Gerenzago, per una locazione
di anni nove a partire dall’11 novembre, giorno
di San Martino dell’anno 1451.
Il canone fittalizio annuo, stabilito in natura, era
di moggia 200 di frumento, moggia 129 di segale a
misura di Lodi, un maiale e 24 capponi. (Notaio rogante
Rosomino Strada di Pavia).
La possessione, come sopra affittata misurava, a quel
tempo pertiche 580 circa.
Alla scadenza della locazione i Corbellini furono
costretti a lasciare in libertà il fondo a
causa di una controversia insorta col monastero in
merito alla liquidazione dell’indennizzo spettante
agli stessi Corbellini per le migliorie apportate
alla possessione nei terreni e negli edifici. L’abusivo
abbattimento di piante da parte degli affittuari,
per compensarsi della mancata corresponsione delle
indennità, aggravarono irrimediabilmente la
vertenza.
Nel corso della fittanza i Corbellini risedettero
nel Castello della possessione. In seguito ebbero
dimora in un caseggiato di Gerenzago, come ne sarebbe
tenue indizio l’attuale nome di una via intitolata
ai Corbellini. Una casa i signori Corbellini la tenevano
pure in Pavia dove risiedevano di preferenza poiché
amavano più le comodità della città
che la vita di paese.
Il
Castello e le terre annesse passarono dall’Abbazia
di San Pietro in Ciel d’Oro al Collegio Ghislieri
all’indomani della morte dell’Abate di
San Pietro. Infatti il Papa Pio V, della famiglia
Ghislieri, avendo eretto in Pavia un collegio per
studenti poveri dell’Università con Bolla
del I settembre 1569 assegnò in dote al Collegio,
per il mantenimento degli studenti, il Castello di
Gerenzago e le terre annesse.
Lo Stemma del Collegio Ghislieri è ancora visibile
sopra gli ingressi principali del castello medesimo.
Dal
1632 si registrano, tra gli abitatori del Castello
di Genzago i fratelli Gatti-Comini, i Griziotti, i
Tibaldi, i Celari ed i Donati.
Nel
1700 c’è un consorzio di fittabili ma
non tutti abitarono il Castello.
Questo diventa abitazione fissa del fittabile che
conduce il fondo solo verso la fine dell’800.
I signori che condussero il fondo sono in ordine di
tempo: i Rovida, gli Zucca, i Benzoni, i Maj, i Pasi,
i Colombo ed i Cerri.
La
dott.ssa Maria Saronio alla fine degli anni settanta
del secolo scorso acquistò dal Collegio Ghislieri
il Castello e i terreni annessi.
Il
Castello di Gerenzago si trova in Via Genzone.
Ha conservato le sue caratteristiche, ma avrebbe bisogno
di un accurato restauro. Nonostante la sua condizione
di manutenzione, esso rappresenta per il paese un
importante monumento storica.