Cuggiòno (Cügiònn
in dialetto milanese, Cügiòònn
in dialetto cuggionese) è un comune della città
metropolitana di Milano, in Lombardia. Il territorio
di Cuggiono confina con a nord con il comune di Buscate,
a sud con l'abitato di Casate (frazione di Bernate
Ticino), ad est con il comune di Inveruno e ad ovest
con la frazione di Castelletto, grazie alla quale
il territorio cuggionese giunge al Naviglio Grande
e poi al Ticino. Fa inoltre parte del territorio del
Parco del Ticino in Lombardia, confinante ad ovest
col Piemonte, dal quale è separato dal fiume
Ticino. Il territorio del comune di Cuggiono è
situato a 157 m s.l.m. mentre degrada di circa 10
m in presenza della frazione di Castelletto, giungendo
sino alle rive del Naviglio che attraversa l'abitato.
Il Ticino è il principale corso d'acqua al
quale il territorio comunale giunge. L'agricoltura
è senza dubbio una delle attività economiche
primarie di Cuggiono: le colture di mais, frumento,
orzo, segale e avena sono largamente diffuse e accanto
ad esse sono presenti numerosi allevamenti di bovini,
suini e ovini. Oltre ad un artigianato molto fiorente,
particolarmente sviluppata è l'industria tessile
che nel secondo dopoguerra ha soppiantato le filande
preesistenti e la lavorazione del baco da seta, grazie
alla sua più moderna tecnologia. Il comune
è collegato, tramite le uscite Cuggiono nord
e Cuggiono sud, con la bretella autostradale inaugurata
nel 2008 che collega direttamente Malpensa con l'autostrada
A4 Milano-Torino, con Magenta e Castano Primo. Il
comune è collegato con i comuni del magentino,
del legnanese e con Milano attraverso un servizio
di autolinee gestito da Movibus. Fra il 1879 e il
1952 la località era servita altresì
dalla tranvia Milano-Castano Primo altresì
nota con il soprannome di Gambadelegn.
ETIMOLOGIA
Il termine Cuggiono è di origine celtica. Esso
deriva da "cuslono" che è composto
dalla radice "cus" che in celtico significa
"bosco, macchia", e da un suffisso "ono"
che significa "luogo". Letteralmente quindi,
Cuggiono indica un luogo accanto ad un bosco. Nel
corso dei secoli il nome Cuggiono ha subito diversi
cambiamenti passando da Cusonum a Cucionum e Cuzono
ed infine acquisendo la grafia attuale.
Villa Annoni
Villa Annoni (passata poi per proprietà alla
famiglia Cicogna), è una maestosa villa neoclassica,
risalente all'epoca napoleonica, edificata nel 1809
dall'architetto milanese Zanoja. L'edificio presenta
una tipica pianta a "U" il che fa supporre
che sia stata edificata su un edificio preesistente,
risalente quasi certamente al Settecento. Il corpo
centrale era destinato ad abitazione, mentre i corpi
laterali svolgevano la funzione di locali di servizio,
stalle e scuderie: l'intera superficie coperta supera
i 4000 m² La villa è decorata con pregevolissime
ed imponenti colonne di granito di Baveno, che coronano
una piccola scalinata anch'essa in granito, ai lati
della quale si trovano due sculture rappresentanti
due leoni araldici in marmo bianco. Il portone è
in ferro battuto e lastroni di cristallo ed è
andato probabilmente a sostituire un più antico
portale in legno. La villa, passata dai proprietari
al senatore Pietro Bellora, è oggi di proprietà
comunale ed ospita il municipio cittadino.
Di grande rilevanza è anche l'immenso parco
di 230.000 m², realizzato in stile romantico
con tratti all'inglese, ricco di piante indigene ed
esotiche, che ancora oggi si distingue come il secondo
parco recintato più grande della Lombardia
dopo quello di Monza.
La villa e il suo parco vengono scelti dal 2015 come
ambientazione della terza e quarte edizione del programma
televisivo Bake Off Italia.
Villa Clerici di Rovellasca
Villa Clerici è un edificio risalente al Settecento
che si trova ancora oggi nel centro storico di Cuggiono.
Esso venne commissionato dalla famiglia dei Clerici
di Rovellasca (da non confondere coi Clerici feudatari
di Cuggiono) all'architetto Lurani.
La villa dispone di un cortile doppio con un colonnato
ed un ampio parco interno retrostante la villa, contenente
diverse specie arboree centenarie. All'interno della
villa è presente anche una cappella privata
con aree destinate alla servitù, oltre ad una
ghiacciaia del XVIII secolo.
L'interno della villa venne parzialmente ridecorato
negli anni '20 del Novecento quando la famiglia raggiunse
un nuovo picco di splendore grazie all'acquisizione
della proprietà della società "Industrie
Elettriche di Legnano".
Attualmente la proprietà è del vicepresidente
della Regione Lombardia, Mario Mantovani.
Chiesa parrocchiale di San Giorgio
Cuggiono fu da sempre un rilevante centro religioso
dell'area del Naviglio Grande e si ha ragione di credere
che la dedicazione della chiesa a San Giorgio, sia
da ricondursi ad una tradizione di origine longobarda.
Il primo nucleo della chiesa sorse probabilmente attorno
all'VIII secolo, ma si ha ragione di credere che essa
non fosse che una piccola cappella dedicata perlopiù
al culto dei defunti, subendo in seguito radicali
trasformazioni che mutarono radicalmente l'assetto
della struttura originaria, mantenendo però
inalterati l'orientamento del tempio (rivolto con
l'abside a est) e la posizione del campanile sulla
facciata.
San Carlo Borromeo, giunto in visita pastorale a Cuggiono
nel 1576, aveva ravvisato la necessità di ampliare
la chiesa parrocchiale in quanto non corrispondente
al sempre crescente numero di fedeli della borgata,
ma fu solo con Federigo Borromeo nel 1605 che venne
presa la decisione di costruire una nuova chiesa parrocchiale,
grazie all'opera del parroco, Don Melchiorre Galizia
che si avvalse del famoso architetto Francesco Maria
Richini per la realizzazione del progetto. La prima
pietra del nuovo edificio venne posta in loco il 25
aprile 1606 e la struttura venne già aperta
al culto nel 1633. La precedente chiesa parrocchiale
assunse il ruolo di chiesa sussidiaria e venne demolita
solo nel 1960 per far spazio a nuove unità
abitative.
Lo scultore Carlo Garavaglia, forse nativo di Cuggiono,
si preoccupò di realizzare tra il 1654 ed il
1659, l'altare maggiore in legno (di cui rimane solo
il tabernacolo) e tra il 1650 e il 1660 uno splendido
coprifonte battesimale, oltre alla balaustra dell'organo.
Le quattro enormi statue in marmo presenti all'interno
della chiesa parrocchiale risalgono invece al XVIII
secolo e sono opera dei fratelli Pozzi di Milano che
le avevano originariamente create per la Chiesa di
San Francesco Grande di Milano.
Nel 1802, su disegno di Leopold Pollack, venne costruito
un nuovo altare maggiore in marmo, che andò
a sostituire quello ligneo di Carlo Garavaglia. Nel
1817 venne ricostruito anche un nuovo organo (quello
precedente, un Vavassori, risaliva al 1643) ad opera
di Eugenio Biroldi, ampliato poi tra il 1864 ed il
1865 dai fratelli Prestinari di Magenta.
Al termine dei lavori interni rimaneva però
ancora incompleta la facciata, che venne terminata
solo nel 1845 su progetto dell'architetto Giovanni
Battista Bossi e nel 1889 venne realizzato il concerto
di campane per la torre. Altri affreschi vennero realizzati
tra il 1908 ed il 1910 da Luigi Morgari e Aristide
Secchi, tra cui spiccano la "Gloria di San Giorgio"
dipinta sulla volta posta all'incrocio tra il transetto
e la navata principale della chiesa, e l'"Assunzione
di Maria" sul catino absidale.
Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco venne costruita dalla "Schola
di San Rocco" di Cuggiono nel XVI come voto di
questa confraternita se la città fosse stata
liberata dalla peste e dalla sifilide. A partire dal
1524, dunque, con la diminuzione degli ammalati, la
fratrìa diede inizio alla raccolta di fondi
per la costruzione dell'edificio, mentre l'appezzamento
di terreno venne donato dal nobile Ugone Crivelli,
proprio sul bivio tra le strade che conducevano a
Castano Primo ed a Castelletto.
Sebbene l'opera fosse stata fortemente voluta nell'anno
della sua istituzione, dopo poco il progetto si bloccò
per lo scarso consenso di cui la confraternita godeva
in paese, a vantaggio della Confraternita dell'Assunta
sua controparte. Dopo quasi vent'anni dall'inizio
del progetto, questo venne abbandonato per l'impossibilità
dell'esecuzione e pertanto la confraternita propose
ai frati domenicani della grangia di Castelletto di
Cuggiono (dipendente dal monastero di Sant'Eustorgio
in Milano) di acquisire la parte di immobile costruita
e tutti il terreno già donato dai Crivelli
per il progetto, con l'unica clausola di portare a
termine il progetto. I domenicani accettarono il contratto
e lo sottoscrissero il 10 giugno 1542 col notaio Dionigi
De Magistris, presso il quale controfirmò anche
il rettore della comunità milanese e la donazione
venne confermata nel 1566 da papa Pio V e nel 1585
da papa Sisto V. Il progetto venne portato avanti
ora grazie ai finanziamenti della famiglia Della Croce,
feudatari della Pieve di Dairago, i quali consentirono
la trasformazione della chiesa adiacente alla chiesa
a residenza con due monaci e un converso. Sempre i
Dalla Croce richiesero alla comunità dei frati
che comparisse il loro stemma sopra il portale centrale
e sopra l'affresco dell'altar maggiore rappresentante
la Vergine Addolorata, ritrovato durante alcuni restauri
negli anni '80 del Novecento ed ancora oggi presente
nella chiesa.
La confraternita, sempre più legata ai domenicani,
finì per cambiare dedicazione e passare dal
patronato di san Rocco a quello della Madonna del
Santo Rosario, in linea con la teologia domenicana,
fondata il 29 ottobre 1570 presso Sant'Eustorgio a
Milano, per firma di frate Filippo Biglia, maestro
generale dei domenicani.
Quando, con la bolla "Instaurandae" di Innocenzo
X, il 10 dicembre 1652, vennero soppressi i conventi
e gli insediamenti religiosi poco numerosi, i domenicani
dovettero abbandonare anche la grangia di Castelletto,
pur mantenendo la proprietà di tutti i terreni
e gli immobili realizzati in loco.
La chiesa venne ampliata nuovamente nel XVIII secolo
con la realizzazione del coro nel 1717 ad opera dei
fratelli Giovanni Battista, Andrea e Gerolamo Provino,
aiutati dai loro figli, che abbatterono anche l'antico
abside seicentesco. Al termine di questi lavori, la
confraternita si impegnò anche per l'acquisizione
di un nuovo altar maggiore che venne affidato nel
1743 al marmista Carlo Antonio Giudici di Viggiù.
Al 1773 è invece ascrivibile il campanile che
svetta a breve distanza da quello della chiesa parrocchiale,
dotato di un concerto di quattro campane. L'organo
è settecentesco.
La confraternita decadde nel 1786 quando, sulla base
delle disposizioni dell'imperatore Giuseppe II, la
confraternita dovette fondersi con quella del Santissimo
Sacramento già presente in paese e molto più
numerosa. La chiesa venne restaurata nel 1864 per
mano della Confraternita del Santissimo Sacramento.
ORIGINI E CENNI STORICI
Le prime tracce di insediamenti umani nel territorio
di Cuggiono risalgono a tempi antichissimi come prova
il ritrovamento, in prossimità dell'agglomerato
urbano attuale, di interessanti reperti archeologici,
ora raccolti nel museo archeologico di Legnano: in
località Scansioeu sono stati rinvenuti un
vaso alto circa 20 cm formato da zone tronco-coniche
alternativamente colorate in rosso ed in nero, vari
bicchieri a calice, bronzi e fittili di epoca gallica,
oltre a fibule a forma di sanguisuga, tintinnambuli,
anelli, pinzette, ornamenti a forma di lucertola,
braccialettini, vasi per alimenti, coppe, ciotole.
I fittili gallici hanno la caratteristica tipica di
essere realizzati con una terra molto fine (talvolta
scura) e di essere levigati a semilucenza esterna;
presentano inoltre, notevoli varietà di tonalità
dovute a disuguaglianza di colore nella cottura. Dagli
scavi in località Galizia provengono due teste
leonine con disco traforato destinate, forse, ad un
astuccio in cuoio. Dalla presenza di questi reperti
si può dedurre dunque che i primi abitanti
della zona siano stati i galli insubri, i quali erano
totemisti e come tali pensavano che all'origine delle
varie tribú vi fosse un animale od una pianta,
da qui la loro venerazione di acque, pietre e piante
e l'origine etimologica stessa dell'abitato di Cuggiono.
La storia di Cuggiono è strettamente legata
a quella dei Crivelli, una famiglia nobile di origine
antichissima della quale si hanno notizie storiche
a partire dal 337 d.C. anno in cui il nome dei Crivelli
fu inscritto nella Chiesa Metropolitana di Milano.
La famiglia fu per lungo tempo feudataria di Cuggiono
e diede a Milano il suo ventottesimo arcivescovo,
Ausano di Milano, che morì nel 567, alla vigilia
della conquista longobarda dell'Italia settentrionale.
Dopo la conquista franca dell'VIII secolo, Cuggiono
divenne parte di uno dei cinque contadi in cui era
divisa la campagna milanese: il Seprio. Nel 1098 si
trova un "Ottone da Cuciono" che figura
testimone in un contratto di vendita tra Algerio fu
Valone e Ariberto, prete, fu Ambrogio da Castano;
nel 1149 si riscontra invece che Giovanni d'Arzago,
abate di Sant'Ambrogio, investì Domenico, Pietro,
Pastore e Guala Crivelli, tutti figli di altro Guala,
delle rive, ghiaie e boschi di Brinate (ora Bernate)
e Cusonno (ora Cuggiono), affinché le ritenessero
a nome di feudo del monastero di Sant'Ambrogio. Nel
1150 Guala Crivelli era feudatario di Cuggiono e dei
dintorni. Suo figlio Uberto salì al soglio
pontificio nel 1185 col nome di Urbano III; egli resse
i destini della chiesa per due anni nel periodo caotico
e turbolento della lotta fra il papato e l'impero
per la supremazia politica in Europa.
Nel 1533 Cuggiono, che faceva parte della pieve di
Dairago, diventò feudo di Castellano Maggi.
Nel 1559 il feudo di Dairago fu venduto agli Arconati.
Nel 1648 la Real Camera sottrasse il feudo agli Arconati,
dietro la restituzione della somma che essi avevano
pagato ai Maggi al momento della compravendita e ne
vendette una parte alla famiglia Della Croce. Cuggiono,
che era rimasta libera da ogni vincolo feudale, decise
di acquistare la redenzione impegnandosi a pagare
10.475 lire milanesi per evitare di essere nuovamente
infeudato. Nel 1672 una parte di Cuggiono, detta Cuggiono
Minore, accettò di divenire feudo della famiglia
Piantanida: i suoi abitanti infatti pur di essere
sollevati dai debiti contratti per l'acquisto della
redenzione, decisero di rinunciare alla propria indipendenza.
Nel 1676 i Piantanida si offrirono di acquistare anche
la restante parte di Cuggiono, ma la Real Camera la
cedette alla famiglia Clerici ai quali rimase sino
al 1768, anno in cui a causa della mancanza di eredi,
Cuggiono ritornò alla Real Camera.