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Castellanza
Lombardia

Castellanza è un comune di 14.409 abitanti in provincia di Varese, ultimo comune della Valle Olona ai confini con la provincia di Milano. Il Comune di Castellanza si è costituito il 1 maggio 1869 dalla fusione dei comuni di Castellanza e Castegnate Olona, in rappresentanza delle rispettive comunità che risiedono sui due versanti opposti del fiume Olona. Il comune si fregia del titolo di città, concesso con decreto del Presidente della Repubblica in data 4 gennaio 1974. Castellanza si trova al centro di una conurbazione urbana che comprende Busto Arsizio, 4 km a nord-ovest di Castellanza, e Legnano ubicata 3 km a sud di Castellanza.

ETIMOLOGIA
Il nome indica “l'abitazione del castellani" ed è divenuto in seguito anche il termine che indica la divisione amministrativa del comune.

GLI EDIFICI STORICI E L'UNIVERSITA'
Caratteristica per il recupero di edifici storici industriali è la LIUC, (Università Carlo Cattaneo), che ha riutilizzato gli edifici dell'ex-filatura Cantoni, in un'area coperta di 68.000 m2, ed occupa anche un vasto e ameno parco aperto al pubblico di 26.000 m2 nel cuore della città. Il progetto di tale recupero è stato firmato dall'architetto Aldo Rossi. I principali esempi di archeologi industriale a Castellanza sono:
l'ex Cotonificio Cantoni,fondato nel 1845,riedificato nel 1902-1905 ed ampliato sino al 1930(data a cui risalgono le costruzioni attuali) suddiviso in due parti:la monumentale filatura con gli edifici circostanti,già restaurata nel periodo 1989-1991 e ora sede della LIUC (in tutto il 60-70 % circa degli edifici)e l'ex reparto tessitura,composto da una schiera di capannoni "shed" più alcuni altri edifici,abbandonato dal 1988 ed in stato di gravissimo degrado;
l'ex Centrale Termoelettrica della Società "Lombarda",costruita nel 1904,che ha cessato l'attività nel 1961 ed è divenuta sede di uffici della società e centralina di smistamento ENEL,abbandonata dal 2004;in base alla bozza del PGT,è stata inserita nella lista dei beni storico-artistico-monumentale da tutelare e ne è previsto il restauro e il riutilizzo come albergo e residence;
l'ex tintoria tessuti della Manifattura Tosi,fondata nel 1888,chiusa nel 1973 e demolita quasi completamente nel 1995-1996; l'unico grande capannone rimasto è divenuto sede, nel 2003, della Biblioteca e del Centro civico;
l'ex candeggio della Manifattura Tosi, rilevato dopo il 1973 dall'opificio Castellanza & Borri ed ora abbandonato;
l'ex Tintoria Cerini, ora fabbrica tessile PEPLOS, tutt'ora attiva ed abbastanza ben conservata;
Negli anni '90 è avvenuta la demolizione dell'ex stabilimento meccanico Pomini, risalente a inizio Novecento. L’intervento di recupero di edifici industriali dismessi che si affacciano lungo il fiume Olona, è ancora in corso nell'ambito di un programma di riqualificazione del lungofiume; tale programma ha avuto nuovo impulso dall'ex-sindaco Livio Frigoli nella seconda metà degli anni '90. Nel novembre 2008 è stata presentata una proposta di Piano Integrato di Intervento relativo all'ex centrale termoelettrica, che prevede il recupero dei due edifici storicamente rilevanti (29.000 m²) come albergo, residence e centro congressi, e l'abbattimento degli altri stabili con destinazione a residenziale (15.000 m²) e verde pubblico (26.000 m²).

IL MUSEO PAGANI
Parco/museo di arte moderna e contemporanea di ineguagliabile bellezza, in una cornice naturale di boschi difficile da trovare nelle immediate vicinanze di Milano, conta 650 opere — tra cui molte testimonianze delle avanguardie storiche del '900 a partire da Man Ray. È un museo di respiro internazionale, fondato nel 1957 ed inaugurato nel 1965, e puo' essere certamente considerato il primo parco-museo sorto in Italia. Le opere esposte all'aria aperta deliziano il visitatore anche per l'amenità del luogo e la simultaneità del contatto con la natura. Futurismo, dadaismo e surrealismo sono rappresentati da opere quali le sculture in marmo di Jean Arp e di Alexander Arcipenko; i mosaici di Nadia e Fernand Leger, Gaston Chaissac, Sonia Delaunay, Man Ray, Ettore Falchi, Hans Richter; le sculture in legno, bronzo, acciaio, marmo di Jan Koblasa, Andrè Bloc, Christian Peschke, Mimuro Miizuma, Haruhiko Uasuda, Tomori Toyofuku, e ancora, opere di Messina, Pomodoro, Tavernari, Veronesi e dello stesso fondatore Enzo Pagani.

PALAZZO BRAMBILLA
L'edificio, il cui restauro iniziato nel 2003 è in fase di completamento, risale al 1789, su progetto di Leopold Pollack, commissionato da Cesare Carminati, appartenente alla famiglia Carminati de' Brambilla. Il grande complesso ha forme severe e razionali, caratteristiche del gusto neoclassico e ripropone lo schema a U, ricorrente nell’edilizia civile lombarda fin dal XVII secolo: il corpo centrale è arretrato rispetto all'ingresso e più alto rispetto ai corpi laterali delle ali avanzate per creare un effetto prospettico che pone gli edifici allo stesso livello per chi li osserva dalla strada principale della città, già facente parte del tracciato della Strada Statale 33 del Sempione. All'interno sale decorate con raffinti affreschi neoclassici, recentemente restaurati, ed una grande pala ottocentesca di 6 metri per 4 metri raffigurante il giuramento di Pontida del pittore Giuseppe Castellani. Dal 1921 è sede del municipio, acquistata dall’Amministrazione Comunale grazie all’apporto economico dei proprietari delle principali industrie cittadine (Soldini, Cantoni, Pomini e Binda).

ORIGINE E CENNI STORICI
L'origine di Castegnate è certamente celtica, come testimonia il nome. La transizione tra il celtismo e la romanità è testimoniata dai resti di una necropoli con reperti ascrivibili a un'epoca compresa tra il I secolo a.C. e il I secolo. Reperti di epoca romana (ancora del I secolo) indicano la presenza nel territorio di Castegnate di un insediamento rurale, probabilmente gravitante intorno a un nucleo più importante, probabilmente un vicus romano a Legnano. Parecchi di questi reperti sono conservati tuttora nel Museo Archeologico Suthermeister di Legnano. Castegnate per prima compare nei documenti storici, a partire dal 1045. Esse risalgono a un documento firmato da Enrico III del Sacro Romano Impero che conferma ai monaci di S. Dionigi il possesso di vari territori, tra cui quello di Castegnate appunto. Castellanza invece non nasce come rifugio di una stabile comunità ma come una fortificazione costruita nelle campagne ad opera di nobili e vescovi al fine di fronteggiare gli assalti dei barbari attorno al X secolo. In seguito i De Cuticis, nome poi italianizzato in Cuttica, figurano proprietari dei territori di Castegnate in alcuni trattati di pace firmati tra il 1240 e il 1310 durante la guerra tra i Visconti e i Torriani di cui la famiglia Cuttica, Guelfa, era alleata. Con la vittoria definitiva dei Visconti nel 1314 le proprietà di Castegnate vennero tolte ai Cuttica. La prima notizia di Castellanza risale al 1361, in una pergamena presso l'archivio di Busto Arsizio relativa a un lascito testamentario di una rendita a un prete che vi risiede. Nei documenti storici dell'epoca compaiono due località, oggi scomparse, denominate Cogorezio e Sponzano che dalla fine del XIV secolo diventano contrade di Castellanza distinte da Castegnate. Nel 1572 si ha traccia della visita di San Carlo Borromeo, a Castellanza, facente parte allora della pieve di Busto Arsizio che riporta l'esistenza di cinque chiese: San Giulio, San Simeone, Santo Stefano, San Giorgio e San Bernardo. Nel 1603 gli abitanti adulti di Castellanza erano 475 e la fonte di reddito prevalente era l'agricoltura, frumento e vite. La peste colpì duramente Castellanza nel 1630, sopravvissero solo 500 anime alla catastrofe. La cappella dedicata a Santa Liberata testimonia l'avvenuta liberazione dall'epidemia. La cappella sorge in Castegnate in un terreno già di proprietà dei marchesi Daverio che contribuirono anche a finanziarne la costruzione. Nel 1691 il feudo di Castegnate venne venduto dai governatori spagnoli a Simone Daverio, sposato con Angela Cuttica. Nel 1753 Giovanni Battista Daverio dovette però rinunciare al fondo che venne poi rivenduto a Francesco Guaita nel 1755. Sempre nel 1691 Castellanza venne acquistata da Giovanni Battista Crivelli e al termine della discendenza del feudo venne investito, nel 1748, il marchese Carlo Cornaggia. Alla fine del XVIII secolo viene edificato il Palazzo Brambilla, sede del municipio dal 1921. A metà del XIX secolo sorge il cotonificio Cantoni (1845), in epoca successiva nasce il Cotonificio Francesco Turati (1875) e si insedia l'industria meccanica Pomini (1886); poco più avanti, nel 1888, la ditta Turati è rilevata dalla Manifattura Tosi, che costruisce un secondo stabilimento adibito al candeggio. Ad inizio XX secolo la cittadina è ormai un affermato centro industriale, con numerosi opifici che richiamano manodopera anche dai paesi confinanti e non solo: la Pomini da attività artigianale si trasforma in grande industria con un nuovo stabilimento vicino alla stazione ferroviaria; sull'altro lato dei binari sorge (1900) lo stabilimento chimico Ignazio Siles, che cambierà più volte nome sino a divenire nel 1928 Montecatini, con vari ampliamenti; tra il 1902 ed il 1905 viene ricostruito ed ampliato il Cotonificio Cantoni mentre nel 1904 è inaugurata la nuova centrale termoelettrica della "Società Lombarda". Nel 1906 sorge la Tintoria Cerini. Nel secondo dopoguerra le attività industriali si moltiplicano, con la totale ricostruzione della Montecatini (primi anni '60), che diviene Montedison, giungendo a dare lavoro a oltre 1200 operai, e la nascita della meccanica CRM (1950). La crisi dell'industria causata dalla concorrenza dei paesi dell'Est, iniziata negli anni '60, mette in ginocchio il sistema industriale castellanzese: chiudono i battenti la Manifattura Tosi (1973) ed il Cotonificio Cantoni (1984); la Pomini riduce gli occupati da 1016 a circa 200 e si trasferisce in un nuovo stabilimento in periferia, abbandonando quello vecchio che viene demolito (anni '90); la Montedison, spartita tra industrie minori, chiude progressivamente gli impianti sino a ridurre gli operai ad un centinaio. Ad oggi, eccettuate Pomini ed ex Montedison fortemente ridimensionate, le uniche industrie storiche ancora attive nelle loro antiche sedi sono la Cerini (ribattezzata PEPLOS) e la CRM. Il 14 ottobre 1991 nell'area dell'ex-cotonificio Cantoni viene fondata l'Università Carlo Cattaneo - LIUC, promossa dall'Unione Industriali della Provincia di Varese (UNIVA). La pianta della città è caratterizzata, da entrambi i lati della valle, da una rete di vie parallele che portano al fiume Olona dove una volta c'erano i mulini. Ad esempio Via Borsano, Via Giusti, Via Brambilla (dal lato di Castellanza), Via Gerenzano, Via Moncucco e Via Nizzolina (dal lato di Castegnate), sono le vecchie strade usate dai contadini per scendere a macinare il grano e prelevare l'acqua dal fiume.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 14.569 (M 6.971, F 7.598)
Densità per Kmq: 2.105,3

CAP 21053
Prefisso Telefonico 0331
Codice Istat 012042
Codice Catastale C139

Denominazione Abitanti castellanzesi
Santo Patrono San Giulio
Festa Patronale prima domenica di febbraio

Numero Famiglie (2001) 5.901
Numero Abitazioni (2001) 6.259

Il Comune di Castellanza fa parte di:
Regione Agraria n. 6 - Pianura Varesina

Località e Frazioni di Castellanza
Castegnate, Case Santo Stefano, Parco Museo Pagani, Villa Rossi

Comuni Confinanti
Busto Arsizio, Legnano (MI), Marnate, Olgiate Olona, Rescaldina (MI)

Chiese e altri edifici religiosi castellanzesi
Chiesa parrocchiale di San Bernardo
Chiesa di San Giulio