Casorezzo (Casuesu in dialetto
locale, Casurés in dialetto milanese) è
un comune della città metropolitana di Milano,
in Lombardia. Casorezzo è stata al centro,
negli anni ottanta, di un'intensa attività
radiofonica. Qui sorse Radio Continental One, emittente
che trasmise su FM 102.650 MHz dal 1980 al 1995 (cedette
l'impianto alla bergamasca Radio Zeta). Poco tempo
dopo, nella seconda metà degli anni ottanta
si insediò nella cittadina Radio Jolly, stazione
che irradiava programmi generalisti su FM 100,700
MHz e 96,300 MHz e che resistette in un etere molto
congestionato fino al 1993, allorquando alienò
i propri impianti a Radio Primarete di Legnano. L'economia
è qui da sempre legata all'agricoltura. L'industrializzazione
iniziò con il tessile, che poteva lavorare
il prodotto ottenuto dal baco da seta coltivato nel
territorio. Solo più tardi entrarono in paese
le industrie tessili legate, anziché al carattere
agricolo del paese, al tipo di industria comune a
questa parte della Lombardia; iniziò da quel
momento la trasformazione da paese agricolo a paese
inserito in una zona industriale. La maggiore azienda
del settore operanti in paese a quei tempi, era la
filanda del Cavalier Antonio Gaio, fondata dalla famiglia
nel 1830. Era nel suo campo una delle più importanti
della zona, dal momento che offriva lavoro a circa
150 persone, in massima parte donne, occupando una
superficie di 350 m2. La filanda del Cavalier Gaio
venne chiusa nell'anno del suo centenario, nel 1930.
Inoltre nei locali ora occupati dalla società
"Alfa", operava l'azienda di proprietà
della famiglia Ferrario, ove erano prodotti tappeti
su telai a mano. Questa attività venne terminata
nel 1925. Dal 1924 al 1935 fu in attività la
tessitura Colombo. Il primo stabilimento di tessitura
costruito nel paese, venne realizzato ad opera della
ditta "Cappia Della Porta & C". Quando
venne acquistato dal Commendator Ottorino Maderna
nel 1898 era in funzione già da qualche anno.
Nel 1940 la ditta Ottorino Maderna venne acquistata
dai signori Vincenzo Zucchi e Grippa ed è ora
la maggiore industria di Casorezzo. La produzione
della ditta era ristretta esclusivamente ai tessuti
di lino e misto lino per tovaglieria, lenzuola, asciugamani,
ed ai tessuti di seta pura naturale ed artigianale.
Nel 1942 avvenne la separazione: la sede dove era
sorta la "Manifattura di Casorezzo Vincenzo Zucchi
& C.S.A." diventò "Ginori &
C.S.p.A." che rilevò la parte azionaria
del sig. Grippa. La "Vincenzo Zucchi" si
stabilì definitivamente nell'azienda ex Ottorino
Maderna. Dal 2007, l'azienda ha chiuso lo stabilimento
sito in Casorezzo mantenendo attivo solo il reparto
legato all'outlet.
ETIMOLOGIA
Casorezzo è indicata nella sua storia con il
nome di Casobrecio, Caxorizio, Cosorezo o anche Coxoretio,
Casourezo, Consoretio; pare derivino questi nomi dal
latino "Domus Retium", ossia casa delle
reti. Effettivamente tracce di romanizzazione nell'area
sono state ritrovate grazie ad una necropoli emersa
ad inizio Novecento dove è stata ritrovata
una moneta di bronzo recante l'effigie di Vespasiano.
DA VEDERE
Chiesa di San Giorgio Martire
La costruzione attuale, risalente al 1913 quando venne
consacrata dall'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari,
prende in realtà il nome dal castello locale
dedicato a San Giorgio, sulle cui rovine sorge l'edificio.
Una prima notizia della presenza di una cappella dedicata
a San Giorgio nel territorio di Casorezzo risale al
citato documento del 1009 ad opera dell'arcivescovo
di Milano, dove essa aveva appunto la funzione di
luogo di culto del fortilizio presente in loco. Con
la decadenza del castello e l'espandersi dell'abitato,
già al 1398 la cappella fu elevata al rango
di parrocchia ed inclusa nella Pieve di Parabiago.
La chiesa attuale, costruita in stile neoromanico
(a differenza della precedente struttura di forme
barocche), si presenta a tre navate interne con tre
altari; oltre a quello maggiore troviamo un altare
dedicato a Sant'Antonio da Padova e l'altro dedicato
alla Madonna della Pace, commissionato durante la
Prima guerra mondiale. Quello che maggiormente salta
all'occhio osservando la struttura della chiesa è
la presenza dell'attuale campanile che stona completamente
con lo stile architettonico della chiesa: esso è
infatti una costruzione moderna in quanto il precedente
campanile, sopraelevato e dotato di un nuovo concerto
di campane nel 1894, venne col tempo a presentare
problemi strutturali che lo resero difficile da mantenere
in piedi e per questo nel 1960 venne demolito, costruendo
l'attuale struttura di stile moderno dal 1966. Contemporaneamente
venne eretta anche la nuova casa parrocchiale in sostituzione
della precedente in stato decadente. Le nuove opere
vennero inaugurate dall'arcivescovo Colombo nel 1971.
Oratorio di San Salvatore
Di origine romanica, l'Oratorio di San Salvatore presenta
importanti affreschi dell'XI secolo con influenze
bizantine assieme ad altre opere a fresco realizzate
nel XVI secolo ed ascrivibili alla scuola luinesca
e firmati da tale Bernardino "de Albertonibus"
da Busto con la collaborazione di tale Giorgio da
Saronno. L'edificio, eretto su un antico sentiero
che ancora oggi conduce da Casorezzo a Busto Garolfo,
appare già citato da Goffredo da Bussero che
però lo vuole dedicato al Salvatore ed a Sant'Ilario
di Poitiers. Alla visita di San Carlo Borromeo del
1566, l'oratorio si presentava in buone condizioni
ed ornato a dovere. Al di fuori di esso si estendeva
un piccolo cimitero. E' contraddistinto da una facciata
ampiamente rimaneggiata dopo l'erezione della chiesa
che presenta due nicchie che spezzano il motivo della
costruzione e più in alto, in un fascione,
si trova la dedica "Deo Salvatori et Reginae
Martyrum".
Oratorio San Luigi Gonzaga
Tuttora ritrovo per tanti giovani che, si incontrano
nei pomeriggi, dopo la scuola, spesso per giocare
a calcio. L'oratorio San Luigi Gonzaga offre 3 campi
di calcio, un campo da pallacanestro e un campo da
pallavolo. Durante l'estate l'oratorio organizza l'oratorio
feriale, un ritrovo di circa un mese per bambini e
adolescenti.
AREE VERDI
Alcune parti boschive ed agricole del Comune, sono
state comprese nel Parco del Roccolo, del quale attualmente
vi è la sede in paese. Esso è stato
istituito nel 1991 tra i Comuni di Parabiago, Busto
Garolfo, Casorezzo, Arluno, Canegrate e Nerviano (dal
1997), riconosciuto tale nel 1994 dalla Regione Lombardia,
si estende per circa 15.000.000 di m2, ed è
atto alla difesa di fauna, flora e attività
agricole locali. Viene caratterizzato dalla presenza
di specie arboree autoctone (quercia, ciliegio, pino
silvestre) ed altre specie introdotte dall'uomo (robinia,
castagno, quercia rossa, prunus serotina). Attualmente
è in progetto una sua estensione fino al Bosco
WWF di Vanzago.
ORIGINI E CENNI STORICI
Intorno all'anno 1000 vi sorgeva un castello con quattro
torri, circondato da un fossato e posto tra folti
boschi (fra le sue mura sorgeva l'antica chiesa dedicata
a San Giorgio), che doveva essere una costruzione
utilizzata come casa di campagna per svaghi di caccia
e pesca di patrizi milanesi. Da alcuni documenti si
ha notizia che nel gennaio 1009 l'arcivescovo di Milano
Arnolfo II operava una permuta dei beni con Giovanni,
sacerdote ufficiante nella basilica di San Giorgio.
L'arcivescovo Arnolfo donava al prete edifici e terre
di ragione della casa di sant'Ambrogio e dell'arcivescovo
stesso, ricavandone in cambio beni e fondi a Casorbecio.
Esisteva anche un monastero detto delle Suore Umiliate,
chiamato Domus Capucinarum o Casa delle Cappuccine:
questa testimonianza ci perviene da uno scritto datato
27 febbraio 1292; cita espressamente il documento:
"...l'Arcivescovo Ottone Visconti concedeva alle
suore della casa delle cappuccine di Casorezzo, d'ordine
Umiliato, di permutare un sedime con Guidotto Colderarvio".
Nella matricola dei nobili fatta nel 1377 si ricordano
i "Medici de Casoretio", che fecero un lascito
di beneficenza: il 9 dicembre 1415 la nobile Caterina
detta Donona figlia di Giovannolo de' Medici e di
Aicola De' Ghezi, faceva donazione a Cristoforo de'
Medici di una vigna giacente nel territorio di Coxoretio.
La vita dell'antico villaggio era dunque imperniata
sulla chiesa, sul monastero delle Umiliate e sulle
case dei patrizi alternatisi nel possedere le terre
e i beni di Casorezzo. Nel 1497, il 24 marzo, Ambrogio
de' Crivelli dichiarava di aver acquistato un messale
per uso del suo altare posto nella chiesa di San Giorgio
in Cosorezio. Il 24 settembre 1523 Umberto Crivelli
lasciava per testamento alla fabbrica della chiesa
di San Giorgio di Casorezzo 50 lire imperiali da convertirsi
in riparazioni alla chiesa ed alla Cappella di Santa
Maria. La nobile Margherita Crivelli, con un suo testamento
del 28 ottobre 1565 lasciava agli scolari della chiesa
di San Giorgio, 3 pertiche di campo al trebbiano.
Il 2 ottobre 1564 "Messer Francesco De Litti"
(o Litta) abitante in Sacconago sposava Caterina de
Crivelli; il matrimonio fu celebrato a Casorezzo.
La famiglia Crivelli possedeva dunque beni a Casorezzo
e parte di questi erano alle Trebbie, sulla strada
per Furato. Un'altra famiglia che abitava ed era in
possesso di beni a Casorezzo, era la famiglia Gaio.
Altri possidenti in Casorezzo erano il nobile Francesco
Bernardino e Leandro Visconti. Nel 1566 San Carlo
Borromeo visitò Casorezzo nell'ambito di una
visita pastorale. Nel 1570 il comune contava 479 abitanti,
saliti a soli 566 nel 1775, a quasi due secoli di
distanza. Nel medesimo censimento settecentesco, apprendiamo
inoltre che l'abitato era prevalentemente a carattere
rurale e non esisteva un podestà, né
un capitano della polizia, né tantomeno un
medico. Le condizioni economiche del paese iniziarono
a mutare dal 1840 quando i conti Caccia-Dominioni
impiantarono la prima filanda a vapore che andò
progressivamente a sostituire le produzioni artigianali
di fustagno che pure rappresentavano una piccola risorsa
nell'abitato. Già nel 1866 la presenza della
filanda aveva portato al censimento di 5226 gelsi
su tutto il territorio comunale, necessari per la
coltivazione del baco da seta. Il 24 febbraio 1869,
re Vittorio Emanuele II decretò la soppressione
del vicino comune di Ossona e la sua aggregazione
a quello di Casorezzo come frazione, dal momento che
l'abitato casorezzese presentava un numero maggiore
di abitanti. La situazione sembrò essere accettata
pacificamente da ambo le parti sino al 1887 quando
il comune di Casorezzo si rifiutò di contribuire
alla costruzione dell'ingresso del cimitero di Ossona,
fatto che accese inevitabilmente la rivalità
tra le due realtà. L'ex comune di Ossona mosse
un primo esposto al Ministero degli Interni nel 1890
chiedendo la scissione dal comune di Casorezzo, ma
senza successo. Infine il 10 giugno 1909 re Vittorio
Emanuele III decretò la definitiva divisione
dei due comuni, anche per il fatto che entrambi nel
frattempo avevano raggiunto il numero di 1500 abitanti,
necessario per costituirsi in comune a norma di legge.
Intanto il 1º febbraio 1880 il comune di Casorezzo
aveva acconsentito al passaggio sul proprio territorio
della tramvia Sedriano-Arluno-Busto Garolfo-Busto
Arsizio che permetteva un più rapido collegamento
con i paesi circostanti come diramazione della tramvia
Milano-Castano-Magenta (il famoso Gamba de Legn).
Al 1912 la filanda Caccia-Dominioni rimaneva la realtà
industriale di maggior peso con 150 operai su una
popolazione di oltre 1800 abitanti come riferirà
la visita pastorale del cardinale Andrea Carlo Ferrari
nel 1917.