Bovisio Masciago
Lombardia

La denominazione di Bovisio Masciago risale solo al 1947 a seguito della fusione dei due comuni di Bovisio e di Masciago Milanese.

ETIMOLOGIA
La denominazione Bovisio dovrebbe derivare da bovis otium e vorrebbe dimostrare che in questo luogo l'esercito romano teneva le vettovaglie e gli animali. La conferma delle origini romane di Bovisio si ebbe nel 1935 quando venne scoperta nel suo territorio una tomba gallico-romana contenente diverse suppellettili.


Comune di Masciago
Anche la denominazione di Masciago sarebbe di origine latina e dovrebbe derivare da martis ager (campo di Marte) e vorrebbe indicare che la località, all'epoca romana, fosse stata un accampamento militare. Al nome Masciago, nel 1863, venne aggiunto l'appellativo di Milanese per distinguerlo da Masciago Primo situato nella provincia di Varese.


Comune di Bovisio Masciago
Nel 1927 il Podestà di Bovisio, Cav. Carlo Zari, invitò il Podestà di Masciago Milanese, Avv. Marco Cerati, ad unirsi per formare un unico comune. Così, il 31 dicembre 1928, anno VII E.F., il Re d'Italia Vittorio Emanuele III, sentito il Ministro per gli Affari dell'Interno Benito Mussolini, decretò la fusione dei due comuni in un unico comune con denominazione e capoluogo Bovisio. Vent'anni più tardi, nel 1947, in seguito alle proteste degli abitanti di Masciago Milanese, il comune di Bovisio assunse la nuova denominazione di Bovisio Masciago.
Attività economiche
Anticamente l'attività economica prevalente era quella agricola, con numerose famiglie dedite all'allevamento del baco da seta.
A partire dall'800 andò gradualmente sviluppandosi l'attività artigianale, soprattutto quella legata al mobile, e quella industriale.Attualmente nessuna di queste industrie è più attiva. La fornace e molti dei vecchi capannoni sono stati demoliti. Alcuni capannoni ospitano ancora piccole ditte artigianali ma è in progetto la loro totale demolizione per riqualificare il centro storico.

EDIFICI STORICI E RELIGIOSI


La chiesa parrocchiale di San Pancrazio
Il 17 agosto del 1765 un'esondazione del torrente Seveso danneggiò gravemente la vecchia parrocchiale di San Pancrazio (esistente già fin dal 1596 era situata nell'attuale Piazza Aldo Moro; ne rimane a ricordo solo un dipinto della Madonna del Santo Rosario su un muro della piazza) e quello stesso anno iniziarono i lavori di costruzione della nuova chiesa parrocchiale. I lavori si conclusero nel 1774, anno in cui la vecchia chiesa fu demolita. Il nuovo edificio, dotato di campanile nel 1799 e ampliato nel 1946, conserva le reliquie di San Bonifacio martire, donate alla parrocchia nel 1702 dalla nobile famiglia degli Erba-Odescalchi, e un antico Crocifisso, ritenuto miracoloso, donato da uno sconosciuto nel 1810 quando la chiesa di San Giovanni in Conca a Milano, che lo custodiva, venne demolita.

Antica chiesetta di San Martino Vescovo
Si ha notizia di un oratorio di San Martino a Masciago già sulla fine del XIII secolo. La chiesetta di Masciago, nel 1567, era una vera cappella di ridotte dimensioni (7,20 m x 4,80 m) ma nel 1668 l'area si era raddoppiata raggiungendo le dimensioni della vecchia e cadente chiesa parrocchiale. Secondo quanto scrisse Monsignor Verri, nel 1754, la chiesetta "aveva la facciata, abbastanza decente, in mattoni e costruita in stile gotico; alla sua sommità si innalza una croce di ferro. L'oratorio è ad unica navata e misura cubiti 24 in lunghezza, 14 in larghezza e 13 in altezza". L'oratorio possedeva anche un campanile che, nel 1914, in seguito alla formazione di una "Commissione pro Campane e Campanile della Chiesa di San Martino in Masciago" fu innalzato fino a 19 metri e dotato di cinque campane. Nel 1909 la chiesetta venne allargata e nel 1948 venne allungata assumendo l'aspetto attuale. Nel 1966, anno di consacrazione della nuova chiesa, elevata al grado di parrocchiale nel 1971, la chiesetta venne chiusa al culto e affittata al Club Alpino Italiano (CAI) che la adattò a sede dell'associazione. Nel 2006, dopo i restauri che hanno anche portato alla luce alcuni affreschi di cui si ignorava l'esistenza, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, ha officiato la liturgia per la dedicazione del nuovo altare e la chiesetta ha riaperto al culto.

La chiesa parrocchiale di San Martino
Il 25 settembre 1961 iniziarono i lavori di costruzione della nuova chiesa di San Martino. Consacrata dal Cardinale Giovanni Colombo l'11 novembre 1966 la nuova chiesa iniziò a funzionare come sussidiaria della chiesa parrocchiale di San Pancrazio, in sostituzione dell'antica chiesetta. Il 25 gennaio del 1971, con un Decreto Arcivescovile, la nuova chiesa veniva elevata al grado di parrocchia. Nel 1985 la parrocchia entrò in possesso di una Via Crucis in bronzo e di una statua in rame sbalzato, alta oltre quattro metri, del Cristo risorto, provenienti dalla Casa Alpina di don Luigi Re all'Alpe Motta. La statua venne collocata sulla facciata della chiesa mentre, per alloggiare la Via Crucis, venne realizzato un portico antistante la chiesa che ha ingentilito e armonizzato l'aspetto esteriore della chiesa. Nel 1996, in occasione dei 25 anni di vita della parrocchia, vennero realizzate le opere necessarie al completamento del settore absidale della chiesa, fino ad allora rimasto incompiuto. In quella stessa occasione vennero anche realizzate le vetrate artistiche con simbologie che riportano alla vita di san Martino di Tours, ai misteri del Santo Rosario e ai Sacramenti.

Villa Erba-Odescalchi-Scotti (ora palazzo municipale)
La sua origine risale alla metà del seicento quando la nobile famiglia degli Erba-Odescalchi possedeva in Bovisio delle proprietà nelle quali usava trascorrere alcuni mesi all'anno. Nel 1859 passò a Guido Scotti e in seguito fu acquistata dal Comune di Bovisio che la adattò a sede municipale nel 1941. L'edificio, a due piani, presenta un portico a cinque archi, aperto nel solo corpo centrale, e un cortile d'onore, sul quale si affaccia il porticato, con funzione di vestibolo per il salone di rappresentanza. Lo scalone d'onore porta al piano superiore dove le sale non conservano più nulla d'originale. I due corpi laterali riproducono l'identico motivo degli archi con decorazioni a bugnato e presentano finestre con cornici a rilievo. Questo motivo architettonico viene continuato anche al primo piano dove tutte le finestre sono inquadrate da arconi che riproducono il motivo del piano terreno. La facciata posteriore, piuttosto modesta, prospetta sui resti del parco originale, ora divenuto parco comunale.

Villa Sonzoni-Mariani-Compostella
La villa appartenne, fino al 1780, alla famiglia Sonzoni. Nel 1827 passò alla famiglia Mariani e, nel 1860, alla famiglia Radice. Nel 1931 venne nuovamente venduta e i suoi nuovi proprietari la affittarono in parte ad una fabbrica di birra e in parte ai Carabinieri, che la utilizzarono come caserma. Nel 1932 fu acquistata dalla famiglia Battistella e, nel 1949, dalla famiglia Compostella che ne curò il ripristino. Attualmente la villa presenta uno schema a blocco, la facciata verso il parco ha finestre in rilievo di gusto settecentesco mentre la fronte verso il cortile interno risulta alterata da diverse sovrapposizioni. All'interno vi si diparte uno scalone con una balaustra in pietra a volute floreali stilizzate, in ottime condizioni, che resta uno dei pochi esistenti nel milanese.

Villa Zari
Le prime notizie certe della villa risalgono all'anno 1722 anche se in quel periodo era assai diversa da come si presenta oggi. Da quegli anni si sono succeduti diversi proprietari fino a quando, nel 1868, passa alla famiglia Zari, i cui eredi sono ancora gli attuali proprietari. La villa presenta diversi stili, dal Neoclassico al Liberty, dal Rinascimentale al Barocco. Fanno parte della villa, circondata da un grande parco, anche una grande voliera e la neogotica torretta della "Cafè Haus".

Villa Agnesi-Mariani-Radice-Fossati
La villa sorge nel centro del nucleo antico di Masciago ed è nota soprattutto perché legata alla famiglia Agnesi e in particolare alla nobildonna Maria Gaetana Agnesi (1718-1799), insigne matematica e benefattrice, che vi soggiornò frequentemente. Incerta è la data di costruzione della villa ma si ipotizza che sia da attribuire alla metà del Settecento. La casa padronale, col grandioso giardino che si estendeva fino a lambire le sponde del torrente Seveso e la tenuta agricola annessa, era preceduta all'ingresso da una massiccia torre e da una garitta seguita, lungo il viale d'accesso, da una bassa torre merlata che le davano un aspetto medievale. Ora, di tutto il complesso originale, restano solo la villa, suddivisa in appartamenti, e la torre in mattoni, recentemente restaurata.

Villa Crofs
La villa, ora di proprietà Tanzi, sorge nei pressi della villa Agnesi-Mariani-Radice-Fossati e risale, presumibilmente, alla stessa epoca. La villa si apre a L su un giardino che comunica con l'esterno tramite un grande portone. Una lapide posta all'interno ricorda che qui vi soggiornò l'astronomo Giovanni Schiaparelli (1835-1910).

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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