Bernate Ticino (Bernaa in dialetto
locale) è un comune della città metropolitana
di Milano, in Lombardia.
ETIMOLOGIA
Secondo alcuni il nome deriva da prunetum (pruneto)
con la successiva trasformazione di Pr in Br. Secondo
altri deriva dall'antico nome di persona Berinus con
l'aggiunta del suffisso -ate. La specifica si riferisce
alla sua ubicazione nella pianura a sinistra del Ticino.
Chiesa prepositurale di San
Giorgio
Come si è detto, le origini e l'istituzione
del canonicato parrocchiale a Bernate Ticino risalgono
al 1186 quando Papa Urbano III concesse agli agostiniani
di insediarsi come autorità ecclesiastica in
paese. Fu il Pontefice stesso ad erigere in quello
stesso anno la prepositura legata alla chiesa, slegata
completamente dalle vicine pievi di Corbetta e Dairago,
sottoposta unicamente alla Santa Sede di Roma, garantendo
ai canonici anche la dignità di Canonici Lateranensi,
garantendo anche con la stessa bolla il patronato
della chiesa alla famiglia Crivelli a cui Urbano III
apparteneva. La chiesa rimase ai canonici di Crescenzago
sino al 1498, anno in cui venne assegnata in commenda
ad Antonio Stanga, con una bolla siglata da Papa Alessandro
VI, nella quale si fa anche cenno alla costruzione
della nuova chiesa, lavori di ampliamento necessari
per poter ospitare più comodamente il nuovo
prevosto e la capienza di 14 canonici. La famiglia
Stanga contribuì sicuramente alle spese di
costruzioni, compiendo anche una donazione a favore
della chiesa pari a 50 pertiche milanesi di terreno.
In epoche successive la famiglia Stanga, rinunciò
definitivamente alla commenda sulla chiesa parrocchiale
e con bolla pontificia del 1511 la canonica venne
affidata ad una congregazione lateranense. Nel 1512,
Tommaso Crivelli, erede di Urbano III, rifacendosi
proprio al diritto di iuspatronato invocato dal suo
antenato nel 1186, vendette tutti i possedimenti della
chiesa, raggiungendo un accordo coi canonici romani
solo nel 1523, accordo secondo il quale i Crivelli
avrebbero beneficiato di un terzo dei beni ecclesiastici
della chiesa, con l'obbligo però di costruire
a circa un miglio di distanza dalla canonica un'altra
chiesa col titolo di Santa Maria della Pace. Il capitolo
della chiesa venne soppresso nel 1772 sotto la giurisdizione
del giuseppinismo, con una valutazione in 5.000 pertiche
di terreno del patrimonio della prepositura. L'attuale
chiesa di San Giorgio si presenta in stile seicentesco
ed è il frutto di numerosi restauri che l'hanno
interessata nel corso dei secoli, consentendole peraltro
di inglobare i resti della struttura più antica
preesistente. La ricostruzione venne voluta da Don
Desiderio Tirone nel 1582, affidandone la costruzione
"...ai maestri di muro Bernardo e Giacomo Mottello
di Lonate...", sulla base di un progetto dell'architetto
Martino Bassi. Il campanile, snello e corredato da
bifore e da piccoli archi, si staglia sovrastante
sulle campagne circostanti la collegiata e ospita
un imponente concerto di 8 campane, intonate in La2
maggiore. L'intero concerto, che si conserva ancora
oggi originale, è stato fuso dalla fonderia
Barigozzi di Milano nel 1925 ed è posto su
due piani: le tre campane più piccole (La3,
Sol#3 e Fa#3) si trovano collocate al piano inferiore,
mentre nella cella superiore sono collocate le 5 campane
maggiori (Mi3 in alto, Re3, Do#3, Si2 e La2 sui finestroni).
L'unica campana, ancora oggi suonabile a mano è
il campanone, che con il suo diametro di 1,7 metri
è una delle campane più pesanti dell'intera
Diocesi di Milano. Rimarchevole e suggestiva è
la cripta duecentesca sottostante la chiesa che riporta
ancora le rifiniture originali dell'antica chiesa
di stile romanico, contraddistinta da volte a crociera
in mattoni a vista. Parte di questa antica struttura
è anche un bassorilievo di marmo realizzato
dai maestri campionesi, raffigurante la Madonna con
un offerente inginocchiato, San Giorgio e San Giacomo.
Palazzo Visconti
Palazzo Visconti costituisce la parte residenziale
del complesso legato alla chiesa, e viene detto anche
"Castello" per via delle sue forme che ricordano
molto il vicino castello di Cusago. La struttura risale
al quattrocento e dispone di una pianta quadrata a
cortile chiuso oltre ad una grande loggia aperta in
direzione del Naviglio Grande che scorre non lontano.
All'interno è adornato con splendidi soffitti
a cassettoni d'epoca, oltre a numerose decorazioni
murarie a graffito e pregiati camini scolpiti. L'esterno
è scandito da preziose finestre ad arco rivestite
in cotto, mentre la facciata è contraddistinta
dalle tipiche decorazioni a losanga realizzate a graffito
su intonaco, che si possono riscontrare in molte altre
costruzione della zona, risalenti alla medesima epoca.
La vicinanza con la chiesa e i documenti d'archivio
pervenutici, fanno pensare oggi che la struttura possa
essere stata utilizzata come sede canonicale affidata
ai religiosi locali unitamente alla gestione della
chiesa parrocchiale.
ORIGINI E CENNI STORICI
Scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza Archeologica
della Lombardia nel 2005 hanno messo in luce una necropoli
costituita da dodici tombe ad inumazione di età
tardoromana e da una sepoltura del I secolo a.C..
L'analisi dei reperti suggerisce che la piccola comunità
dovesse avere un'economia basata sull'agricoltura
e il commercio. Data la buona qualità dei materiali
rinvenuti è possibile supporre che gli abitanti
dovessero godere di una certa agiatezza. Il comune
di Bernate fu in passato nel territorio della provincia
di Pavia, ma al tempo del catasto di Maria Teresa
d'Austria faceva parte della pieve di Corbetta nel
territorio del Ducato di Milano. Verso la metà
del Settecento, comprendeva anche le località
di Casate (attuale frazione) e Rubone. Nel Medioevo
Bernate veniva chiamato Brinate come appare da una
carta del 1045, ricordata da Giorgio Giulini (Memorie
ecc. 1ª ed. Vol III, p. 427) in cui Enrico III
conferma ai monaci di S.Dionigi a Milano la badia
con la chiesa di S.Maria in Solariolo e alcune terre.
Ebbe rinomanza in quei secoli il castello e se ne
trova menzione in una carta del 1098 contenente una
vendita che Algerio figlio del fu Vallone del luogo
di Brinate aveva fatto ad Ariberto prete per 40 libbre
di denari. In tale vendita aveva egli compreso tutte
le sue case beni e diritti che possedeva in Inveruno
e Trecate e nel luogo di Bernate eccettuato il castello.
Il Giulini ci tramanda anche un successivo documento:
è il testamento che il prete Ariberto compratore
dei fondi suddetti, fa alcuni mesi dopo (gennaio 1099).
In esso si dice che lasciò usufruttuaria di
tutti quei beni la madre del defunto Algerio, che
si chiamava Otta, fino alla di lei morte. Della proprietà
dei beni stessi, escluso il porto della riva del fiume
Ticino, ne fece due parti: "la prima ordinò
che fosse di quella porzione della chiesa di San Giorgio
di Bernate che apparteneva al monastero di San Vincenzo
di Milano, e la seconda fosse delle altre porzioni
della stessa chiesa che non erano soggette a iuspatronato
di alcuna persona". A questo periodo risalgono
le prime notizie relative alla famiglia Crivelli.
È infatti nell'anno 1150 che Giovanni del monastero
di S. Ambrogio investì Domenico, Pietro, Pastore
e Gualla Crivelli delle rive, ghiaie e boschi che
sono nei territori di Brinasca (altrimenti Bernate)
e Cusionno (Cuggiono). L'autorità della famiglia
Crivelli si ingrandì quindi a due feudi. Fu
nel 1186, quando sul soglio pontificio sedeva col
nome di Urbano III Uberto Crivelli che ebbe luogo
la fondazione della canonica regolare presso la chiesa
di San Giorgio. Al 25 novembre 1186 Urbano III con
una bolla si rivolgeva al prevosto e ai canonici regolari
di S. Maria di Crescenzago e, dopo aver esposto che
la chiesa di San Giorgio di Brinate, fondata su un
terreno paterno si trovava priva di beni e sprovveduta
di possessioni, assegnava alla chiesa di San Giorgio
i beni comprati dalle monache di Caronno eccettuato
il porto e la ghiaia del Ticino e quelli che aveva
comprato dai monaci di San Vincenzo o dai militi dai
Arconate o dai militi di Dugnano. Con tanta abbondanza
di beni il pontefice fondò presso la chiesa
di Bernate la congregazione canonicale secondo la
regola di S. Agostino. In età napoleonica il
comune fu aggregato a quello di Boffalora per poi
essere reso nuovamente indipendente sotto gli austriaci.