Asso
è un comune italiano di circa 3.500 abitanti
della provincia di Como in Lombardia. Il comune fa
parte del cosiddetto Triangolo Lariano e dell'omonima
comunità montana. Si trova all'inizio della
Valassina, valle di cui costituisce il primo e più
importante paese e alla quale dà il nome. È
stazione di villeggiatura e sede di industrie tecniche
e meccaniche. Asso è posto alla confluenza
delle valli dell'alto Lambro, in una posizione strategica
al centro di una conca comunicante a nord con Civenna
e Bellagio e a sud con l'estremo lembo del Triangolo
Lariano. La maggior parte delle frazioni, con l'eccezione
di Scarenna, sono poste ad un'altitudine più
elevata rispetto al centro storico. Brazzova, Ca'
Nova, Fraino, Gemù, Mudronno, poste poco più
a valle di Sormano, formano con questo comune, Caglio
e Rezzago i "Monti di Sera". Scarenna è
situata, invece, in una piana a sud ovest del centro,
detta "Terra Rosa". Dal paese si possono
raggiungere le diverse montagne che lo circondano:
i Corni di Canzo, il monte Megna, il Palanzone, il
Dosso Mattone, il Barzaghino e Croce Pizzallo.
ETIMOLOGIA
Il toponimo originario "Ass" (in latino,
Axium; nel XVI secolo, "Assio" e, dal 1763,
Asso) è considerato di origine celtica. Per
G. Luraschi è collegabile al suffisso ligure
asco-asca, ad indicare terre di pascolo di una comunità.
Per il Gaffuri ed il Boselli deriva dalla radice celtica
as, "acqua", "sorgente"; a supporto
di quest'ultima ipotesi Flaminio Pagani suggerisce
altri toponimi contenenti as collegabili all'acqua
(Belas, Bellagio; Domas e Menas, Menaggio). Il Boselli,
tuttavia, predilige la derivazione del toponimo dal
nome proprio Ascius, ipotesi rifiutata dall'Olivieri,
che boccia anche sia quella dal monosillabo Asc scritto
sulla lapide ritrovata su una spiaggia tra Onno e
Vassena, sia quella dalla parola assus ("arido",
"riarso"). Piero Paracchi, in Caglio, Rezzago,
Sormano: il Monte di Sera, attribuisce alla radice
as il significato di "principio" o "primo".
Dal nome Asso deriva il toponimo "Val Assina",
ora "Valassina" o "Vallassina",
già scritto nel Medioevo tutto attaccato (Vallis
Vallaxine). Il nome degli abitanti di Asso può
essere sia assesi, sia assini; il loro soprannome
tradizionale nella lingua locale è spazapulée,
traducibile come "ladri di polli".
MANIFESTAZIONI
Festa
del Cavallo
La Festa del Cavallo è un'importante manifestazione
zootecnica organizzata dalla Comunità Montana
del Triangolo Lariano insieme con il comune e la Pro
Asso. Si svolge ogni primo sabato del mese di ottobre.
L'idea della manifestazione nacque vent'anni fa da
un appassionato di cavalli di razza avelignese, Emendi
Delfino, e dall'allora presidente della Comunità
Montana Flaminio Pagani.
L'iniziativa si svolge solitamente in due parti: nella
prima, al mattino, vi sono le rassegne del cavallo
avelignese, dei cavalli agricoli e dei cavalli da
sella, ma anche di pony ecc., e l'esposizione delle
attrezzature agricole; nella seconda, al pomeriggio,
vi sono le cavalcate dei ragazzi, la cavalcata delle
bandiere per le vie di Asso, e uno spettacolo equestre
al campo sportivo dell'oratorio.
Festa
di S. Apollonia
Pur essendo S.Giovanni Battista il Patrono del paese
molto più importante è la celebrazione
della festa di S.Apollonia che si svolge il 9 febbraio
in cui l'evento culminante è l'incendio del
pallone di cotone realizzato dalle suore del convento
di Maria Bambina nella Chiesa Prepositurale per ricordare
il martirio della Santa. Durante tutta la giornata
è possibile baciare il dente di Santa Apollonia,
protettrice dei denti e dei dentisti. La crednza popolare
vuole che il rito prevenga da problemi ai denti durante
per tutto l'anno. Nelle vie del paese si svolge la
fiera con numerosi banchi di prodotti tipici della
zona.
Festa
di Pagnano
La festa del paese si svolge ogni anno durante la
quarta domenica di luglio
IL
CASTELLO
Il castello di Asso, che sorge non molto lontano dalla
chiesa prepositurale, fu eretto nel XII secolo. È
certo che chi lo costruì riprese il modello
del castello di borgo, il quale era situato in un'area
sopraelevata e facilmente difendibile, con mura che
racchiudevano gli edifici per le truppe e le abitazioni
civili, il pozzo, le stalle ed i magazzini. Il castello
sorge su un ceppo, misura ventuno metri dal suolo,
con un lato di quaranta ed oltre due metri di spessore
murario. Oltre le mura stavano due piazze d'armi ed
intorno a queste, alla distanza di nove metri, girava
un bastione a terrapieno con un muro merlato per i
balestrieri in grado d'impedire l'uso di macchine
belliche ed arieti contro mura e torre. Le sue mura
scendevano dalla torre verso la chiesa di San Giuseppe,
circondavano la vecchia piazza del Mercato (ora piazza
Mazzini) e risalivano alla chiesa parrocchiale, costruita
sulle stesse mura, sino a congiungersi nuovamente
all'area centrale del borgo fortificato; alcuni ritengono
che queste siano state distrutte almeno parzialmente
nel 1314 da Facciolo della Pusterla, intento a saccheggiare
e devastare la Valassina, e che siano state ricostruite
successivamente, essendo ancora visibili alla fine
del XVIII secolo. Oggi ne restano solo tratti, non
facilmente individuabili, nell'abitato. La torre,
probabilmente il mastio, a base quadrata, ha grossi
blocchi agli spigoli. Al giorno d'oggi è alta
trenta metri, sebbene sia stata diminuita in altezza
per la raccolta di materiale da destinare alle costruzioni
delle chiese prepositurale e del Santo Crocefisso;
è una delle poche parti del castello in buono
stato di conservazione, anche se sono presenti alcune
finestre estranee alla costruzione originale. Appena
gli spagnoli si impadronirono del ducato di Milano,
nel 1555, ordinarono la demolizione di tutti i castelli,
tuttavia alcuni cittadini, fra cui Cornelio, Alvisio
e Cristoforo Curioni, e Angelo Sormanno, di Asso,
riuscirono ad evitare che venisse distrutto. Il castello
risulta utilizzato con capitano, il marchese Andrea
Locatelli, e guardie, pagati dal comune, alla fine
del XVII secolo. Dal 1985 il castello è stato
abbandonato, tranne alcune parti ancora abitate. La
torre e la corte sono in decadenza. Oltre al castello
ed alla torre di Scarenna, ad Asso, sono state individuate
due case torri, del XII secolo, oggi notevolmente
trasformate, all'angolo tra le vie Torriani e Ponte
Oscuro.
CHIESA
PREPOSTURALE
La chiesa prepositurale di Asso, dedicata a san Giovanni
Battista, fu edificata tra il 1641 ed il 1675, su
progetto dell'ingegner Rusconi, sul luogo di un'antica
chiesa con la stessa dedicazione, abbattuta nel 1634;
fu consacrata il 31 maggio 1752 dall'arcivescovo Pozzobonelli.
Vide la facciata rifinita nel 1962. Nel 1634 venne
eretto il campanile, nello stesso stile di quello
del Santuario della Madonna di Sommaguggio e di quelli
delle chiese dei Santi Materno ed Ambrogio, di Valbrona,
e di San Michele di Visino, edificato in pietra viva
tra il 1595 ed il 1639. Era un'opera già prevista
da Carlo Borromeo («si faccia un campanile quando
si potrà»), e fu costruita su iniziativa
di Girolamo Curioni, parroco di Asso dal 1570 al 1601,
e disegno, attribuito, del Pellegrini. Nel XVI secolo,
le pietre della parrocchiale erano state ricavate
da un masso erratico in localita Cim di Asso.
Della primitiva chiesa plebana è conservata
una pietra rosa, con inciso il monogramma "PX-"
inscritto in una ruota, nel muro del vano dove era
sistemata la vasca battesimale e che ospita oggi una
statua di Madonna con bambino, di anonimo del XV secolo.
Tra le opere d'arte, di particolare rilevanza quelle
lignee: un pulpito dorato con evangelisti, come cariatidi,
di F. Pirovano (1685) ed il monumentale ciborio, giocato
sul contrasto tra oro e nero, ricco di decorazioni
di santi ed angeli con una Ultima Cena sulla nicchia
del tabernacolo; l'autore è forse della scuola
del Taurino. L'altare è attribuito ai fratelli
Fantoni della bergamasca. Tra gli oli su tela sono
opere di pregio un Battesimo di Cristo del XVI secolo,
ed una Annunciazione del Campi del 1570. Nel coro
è stato sistemato, nel 1991, un organo Zannin
proveniente dalla casa-studio del pittore Salvatore
Fiume, nell'ex-stabilimento Verza a Canzo, e dallo
stesso donato. Tra le opere moderne vi sono le vetrate,
realizzate nel 1933 da Celeste Visioli (disegni di
Codenotti e Cavallini), e le quattordici stazioni
della Via Crucis di Luigi de Mauro. Nel 1923 furono
collocate due lapidi sulla facciata, a fianco del
portale. Quella a sinistra, con l'effigie di papa
Pio XI, riporta un suo breve apostolico, che ricorda
gli anni della sua giovinezza e le vacanze estive
trascorse nel borgo di Asso, ed insignisce ai parroci
della parrocchia il titolo di monsignore con il grado
di Prelato d'onore di Sua Santità; quella a
destra, ricorda don Damiano Ratti, prevosto dal 1860
al 1891, zio di papa Pio XI.
CHIESA
DEL SANTO CROCEFISSO
La chiesa del Santo Crocefisso fu costruita fra gli
anni 1760 e 1770 accanto alla chiesa prepositurale,
sull'area di un precedente edificio ecclesiastico.
Presenta un'apertura a serliana che conduce nell'atrio,
dove sono emersi lacunosi affreschi sul tema della
morte. Una porta laterale a destra conduceva in un
locale originariamente utilizzato come ossario, mentre
un'altra porta a sinistra portava alla tribuna addossata
alla controfacciata della chiesa, la quale era probabilmente
usata dai membri della Confraternita dei Disciplini
e di San Rocco per le loro adunanze e per assistere
alle celebrazioni liturgiche. La pianta è a
croce greca. All'interno, le pareti sono decorate
a monocromo con emblemi e motivi ornamentali di gusto
neoclassico, molto vicini al repertorio del clainese
Vincenzo de Bernardi. Sulla cupola un affresco presumibilmente
della stessa epoca raffigura l'Agnello mistico, con
i Profeti nei pennacchi. Nel presbiterio è
ora conservato un antico Crocifisso ligneo, proveniente
dalla prepositurale. Si presume che le due state che
lo affiancano, una Madonna e un San Giovanni Evangelista,
siano state aggiunte in occasione del rinnovamento
dell'altare maggiore in marmi policromi nel 1827;
queste presentano analogie con la statua dell'Ecce
homo, posta nel vano a sinistra del presbiterio. Più
recenti sono le statue di San Giovanni Bosco (1941)
e San Luigi Gonzaga (1896), nella cappella sinistra,
e di San Francesco d'Assisi in quella destra, dove
si trova anche un più antico San Rocco di fattura
barocca. In questa cappella l'altare è sovrastato
da una cornice marmorea con lesene scanalate e frontone
centinato di gusto neoclassico, che inquadra un affresco
presumibilmente ottocentesco con il Riposo durante
la fuga in Egitto, caratterizzato dalla cromia forte
e accesa. Un'analoga inquadratura racchiude, nella
cappella opposta, una bella pala del 1678, raffigurante
la Madonna, Sant'Anna e Gesù Bambino, attribuile
al pittore Giovanni Stefano Danedi detto il Montalto.
Nell'area del coro è visibile la parte interna
del campanile in sarizzo.
DA
VEDERE INOLTRE
Oratorio
di San Nazaro e Celso
L'oratorio di San Nazaro e Celso si trova nella frazione
di Mudronno, ma appartiene alla parrocchia di Sormano.
La costruzione dell'edificio, preceduto dal portico
in pietra con volta a cotto, aperto da un arco ribassato,
risale all'XI secolo; è attestato alla fine
del Duecento. Nel 1518 fu dipinto un affresco su commissione
del «Magister» Giovanni Antonio («Joan
Antos») di Rezzago, che verrà riportato
alla luce durante il restauro del 1992. Il 23 ottobre
1570 l'oratorio fu visitato dall'arcivescovo Carlo
Borromeo.
Il cattivo stato di conservazione dell'edificio fu
rilevato più volte nel corso dei secoli (ad
esempio nel 1567 e nel 1719), e per questo fu restaurato
nel 1737, nel 1878 e nel 1992.
Oratorio
della Madonna dell'Aiuto
Situata a fianco della via per Bellagio, la chiesa
della Madonna dell'Aiuto fu citata per la prima volta
nel 1719 nella Visita pastorale. Durante un restauro
negli anni 1990 fu riportato alla luce un affresco
sei-settecentesco raffigurante l'Immacolata. Nella
nicchia del presbiterio è conservata una statua
devozionale della Madonna con Gesù Bambino.
Chiesa
di Santa Marta e monastero
Il monastero di Santa Marta sorse nel 1505, con autorizzazione
papale. Fu soppresso nel 1568 dall'arcivescovo Carlo
Borromeo, che lo definì "latronum spelunca",
per lo scandaloso mancato rispetto della clausura.
Le monache furono trasferite nel convento milanese
del Lantanasio.
La
cascata della Vallategna
Segna il confine fra i comuni di Asso e Canzo, ma
delimita anche la fine della Brianza e l'inizio della
Valassina. È formata dal torrente Foce, che,
subito dopo la cascata, sfocia nel Lambro. Il 25 agosto
1818, Stendhal, con l'amico Vismara, arrivò
ad Asso e rimase stupito dalle buone maniere di una
signora che non si aspettava di incontrare «in
un piccolo buco». Dalle memorie scritte nel
suo Viaggio in Italia, si sa che si soffermò
a parlare della Vallategna, del Ponte Oscuro e di
un tentativo teatrale, e che la cascata ricordava
al suo amico Pissevache. Secondo A. Amati (1868),
a metà del secolo XIX le acque della cascata
erano utilizzate "a dar moto ad un grande torcitoio"
ORIGINI E CENNI STORICI
Le più antiche tracce umane sono state ritrovate
in località Cranno di Asso verso il 6500 a.C.,
ma si hanno testimonianze di insediamenti stabili
preistorici successivi (dal 3500 a.C. al 400 a.C.)
anche in altre frazioni come Brazzova, Dosso e Pagnano.
Del periodo romano si conservano due interessanti
epigrafi, una conservata ora nella torre del castello,
e l'altra nella sala consiliare del municipio, oltre
che resti di una conduttura, una moneta dell'imperatore
Decio e tracce di un selciato. Asso era la sede principale
del pago romano in cui si inserì, successivamente
la pieve cristiana, nel III secolo, secolo che vide
l'introduzione di questa religione, definitivamente
affermatasi alla fine del V. Al tempo dell'arcivescovo
Ariberto da Intimiano (XI secolo), Asso rivestì
un ruolo considerevole grazie alle sue fortificazioni,
che lo posero al centro di un vasto sistema strategico-militare,
oggi testimoniato da case-forti e da un'imponente
torre, ricostruita in più punti, facente parte
del castello. La partecipazione di assesi alle crociate
non è documentata storicamente, ma si tramanda
che da un dente di Santa Apollonia portato dalla Palestina
sia nato il culto della patrona del paese.
Nel 1183 degli statuti civili e penali, confermati
nel 1380 dall'arcivescovo Antonio da Saluzzo, resero
Asso una comunità autonoma. Il paese fu colpito
diverse volte dalla peste. La prima ondata si presentò
nel 1361. Particolarmente grave fu quella del 1549.
I lanzichenecchi provocarono un contagio nel 1630.
Il dominio temporale arcivescovile terminò
sotto Giovanni Maria Visconti, che nel 1409 infeudò
la Vallassina a Facino Cane e, successivamente, a
Luigi Dal Verme. Dal 1534 la valle fu ceduta agli
Sfondrati che dominarono fino al 1788. Ad Asso era
attivo in questi secoli anche l'ufficio dell'Inquisizione,
alla ricerca di eretici e bestemmiatori, che, nel
1675, era diretto dal prevosto Antonio Crivelli, aiutato
dai Crocesegnati. Alla nascita della Repubblica cisalpina
è dedicata una lapide, datata 1796, situata
nella torre del castello. Durante il predominio francese,
Asso diventò «capoluogo» del cantone
IV del distretto di Lecco, mentre nel 1805 divenne
capoluogo dell'omonimo cantone (o della Vallassina),
che faceva parte del distretto IV e del dipartimento
del Lario del Regno italico. Nel 1878 e nel 1880 furono
inglobati, rispettivamente, Scarenna e Pagnano. Nel
1922 si formò ad Asso una squadra di arditi
al comando di Luchino Visconti, futuro segretario
locale del Fascio. Nel 1944 si costituì il
Comitato di Liberazione Nazionale locale, grazie alla
spinta del tipografo Gioachino Oleotti, proprietario
della tipografia "La Vallassinese", presso
la quale veniva stampata clandestinamente La Disfida.
Sfuggì miracolosamente alle SS.