Artogne
è un comune italiano di circa 3.500 abitanti, della
Val Camonica, provincia di Brescia in Lombardia. Il paese
è posto a circa 45 km da Brescia alla quale è
collegato dalla strada Statale 42 del Tonale e della Mendola
in prossimità dello svincolo di Pian Camuno e dalla
strada provinciale 510. Il territorio di Artogne confina
con sette diversi comuni: a nord con quelli di Gianico e
Darfo Boario Terme, a est con quelli di Bovegno e Pezzaze,
a sud con quelli di Pian Camuno e Pisogne e a ovest con
quello di Rogno,che è situato in provincia di Bergamo.
Artogne conta anche tre frazioni: Piazze, posto a nord-est
sulle pendici del Corno Torricella, Acquebone e Montecampione.
Artogne giace sul versante sinistro dell'Oglio, tra i comuni
di Gianico, Pian Camuno e Rogno. Il suo territorio si sviluppa
principalmente a ridosso di una fascia pedemontana che degrada
fino alla confluenza della Valle di Artogne con il fiume
Oglio. L'altitudine media su cui sorge il grosso dell'abitato
di fondovalle è circa 260 m s.l.m., ma il territorio
comunale raggiunge la quota massima di 2060 m s.l.m. con
la cima del Monte Muffetto. Il Comune di Artogne è
gemellaggio dal febbraio 1999 con la cittadina belga di
Courcelles. L'evento è stato promosso in relazione
alla massiccia emigrazione di artognesi presso la comunità
vallone durante il periodo del lavoro italiano nelle miniere
di carbone del Belgio, risalente alla fine degli anni '40.
Il 23 giugno 1946 infatti il governo italiano sottoscrisse
un accordo con quello belga che prevedeva una fornitura
di carbone in cambio di manodopera italiana da impiegare
nelle miniere.
ETIMOLOGIA
Secondo Lino Ertani il nome del comune potrebbe derivare
dalla coniugazione longobarda Hart (fortezza) e Thon (recinto
rurale). Un'altra interpretazione legherebbe l'origine del
nome alla congiunzione di artus, vocabolo latino che indica
un luogo angusto e stretto, e ones, parola dialettale che
indica l'ontano.
DA
VEDERE
Chiesa di Santa Maria ad Elisabetta,detta della Visitazione,
di origine quattrocentesca: sul portale d'ingresso vi è
la data 1532;
Chiesetta campestre di Sant'Andrea di stile quattrocentesco
con campanile del XV secolo. Il presbiterio è separato
dalla navata con una inferriata in ferro.
Parrocchiale dei Santi Cornelio e Cipriano, il portale in
pietra di Sarnico riporta la scritta "Pietas polùpuli
erexit anno 1751/cornelio et cypriano martiribus".
La gradinata è del 1959.
Sono presenti diverse case dei Federici, tra cui una con
un portale in pietra di Sarnico e portone il legno borchiato
del XV secolo.
MANIFESTAZIONI
Festa di Santa Lucia (13 dicembre)
ORIGINI E CENNI STORICI
È citato come Artonie in un documento del 1041.
Il 12 marzo 1233 la famiglia dei Brusati è investita
dei beni e delle terre di Artogne.
Nel 1331 Zanone detto Mastaio e Ziliolo Federici, figli
di Bojaco di Gorzone, acquistano da Girardo Brusati tutti
i beni da esso posseduti nella terra d'Artogne.
Nel 1397, durante la pace di Breno, Artogne è schierata
dal lato ghibellino del fiume Oglio.
Nel 1508 è indicato col nome di Artogno nella mappa
della Valle Camonica disegnata da Leonardo da Vinci che
è custodita presso la Biblioteca Reale di Windsor,
in Gran Bretagna.
Nel 1912 una grave alluvione colpì il paese.
Nel dicembre 1923 le acque di riflusso del disastro del
Gleno arrivano ad Artogne e annegano una bambina.
Nel 1927 il comune si fonde con quello di Pian Camuno, creando
il comune di Pian d'Artogne; si separeranno nel 1957
Il 26 luglio 1944 vengono uccisi presso la Cascina Campelli
dai nazi-fascisti Battista Pedersoli, Giacomo Marioli e
Antonio Cotti Cottini.
Le origini e le prime notizie
La prima testimonianza scritta che riporti notizie della
terra su cui poi sorgerà Artogne deriva dal Polittico
di Santa Giulia e descrive l'area di una corte popolata
da un centinaio di persone circa, intorno all'anno 905,
fra le quali venivano censiti un magister e cinque missi
dominici, sedici prebendari e i restanti servi della gleba.
All'epoca, la badessa del monastero di San Salvatore in
Brescia possedeva delle corti monastiche in territorio bresciano
e una di queste, la corte Bradella (o Pradella), si trovava
appunto in quella che ora è la zona dei Castellazzi
a Pian Camuno. A dire il vero i confini di questa corte
si estendevano oltre, fino a comprendere aree che oggi sono
le frazioni di Solato e Vissone, ma anche di Gratacasolo
e Grignaghe, Pontasio e Siniga. Sempre dagli scritti dell'inventario
del 905 si apprende che la corte Bradella doveva avere avuto
uno sbocco lacustre o fluviale e quindi è verosimile
ipotizzare che il dominio si estendesse almeno fino a Rogno,
dove era probabilmente attivo un porto.
Le origini vere e proprie dell'abitato di Artogne inteso
come nucleo abitativo e socialmente attivo risalgono all'anno
Mille (1000) e ai primi decenni del Millennio, a cavallo
del Medio Evo, quando si formano anche le contrade.
Intorno all'anno Mille
Come tutta la bassa Valle Camonica, in epoca carolingia
il territorio fu donato ai monaci del convento francese
di Tour.
Nei primi anni del secondo Millennio in Valle Camonica sono
attive e costituite le quattro pievi di Rogno, Cividate,
Cemmo ed Edolo, attorno alle quali cominciano a svilupparsi
i nuclei abitativi dei singoli paesi.
Il più antico scritto pervenuto fino a noi che riporti
il nome completo di Artonie è datato 1041 ed è
la Cartula Offertionis pro Anima, la Carta dell'oblazione
per l'Anima, un testo proveniente dagli Archivi Segreti
Vaticani che parla di una donazione al monastero di San
Pietro in monte di Serle (Brescia) effettuata dall'arciprete
di Manerbio a beneficio dell'anima del Vescovo di Brescia.
Dall'analisi di questo documento si ha conferma che nell'anno
Mille il paese di Artogne era già costituito e il
suo territorio in buona parte bonificato e dedito alle colture.
L'abitato era disposto lungo una sorte di ellisse che dall'odierna
Chiesa di Sant'Andrea si sviluppava fino alle Maserade e
che costituiva il larga parte il centro storico come lo
si vede ai giorni nostri, in una fascia compresa tra il
Castellino e la Piazza.
Feudatari locali
Tra le famiglie che hanno segnato profondamente la storia
e lo sviluppo della Bassa Valle rientrano:
I Brusati
Della famiglia dei Brusati non si conosce molto, se non
che il primo esponente di cui si abbia notizia è
Giovanni Brusati, che nel 1116, prima di partire per la
Crociata, dispone per testamento delle sue proprietà
situate nel territorio di Costa Volpino. Si hanno poi altre
notizie di componenti della famiglia dei Brusati, che sembra
operare anche e principalmente nei territori di Gratacasolo
e Pisogne, tanto che, come sostiene lo storico Franco Bontempi,
la loro fortuna era legata allo sfruttamento dell'attività
di estrazione e di fusione del ferro molto praticata nella
zona di Pisogne. L'esponente più noto dei Brusati
è certamente Tebaldo, giustiziato il 20 giugno 1311
nel tentativo di difendere la sua signoria sulla città
di Brescia.
I Pettenalupi
Antica famiglia di origine bresciana che ha in Martino Petenalupo
un esponente di spicco in quanto fu console della città
di Brescia e colui che rappresentava la città a Vercelli
durante la pacificazione tra Vercelli e Novara.
I Celeri
Famiglia che si diffuse in Valle Camonica nel XIV secolo,
specialmente a Lovere. Figure di spicco sono Decio Celeri,
medico e letterato, Lodovico Celeri, teologo e filosofo
e Simone Celeri, stampatore a Venezia. A livello locale
questa famiglia risultava proprietaria di beni nel paese
di Piano in una locazione datata 1369.
I Martinengo
Uno dei casati più potenti di Brescia, che aveva
vastissimi latifondi sul territorio bresciano e anche in
Valle Camonica, nei paesi di Dalegno, Vione e Cimbergo.
I Federici
Fanno la loro comparsa sul territorio nel XIII secolo e
poi si espandono rapidamente lungo tutta la Valle divenendo
in breve tempo la consorteria più potente e incontrastata.
Il primo ceppo ha origine a Montecchio nel 1200, al quale
si aggiungeranno poi i ceppi di Gorzone, Erbanno, Esine,
Edolo e Mù, fino ad arrivare più avanti anche
ad Artogne.
Un lasso di tempo lungo due secoli. Questo il periodo di
buio che costringe a ricostruire la storia di Artogne con
le poche testimonianze scritte giunte in condizioni tali
da essere interpretate e trascritte.
Dall'investitura
dei primi feudatari che presero possesso del territorio
si passa alla testimonianza riportata in un documento datato
aprile 1286 nel quale si dà atto a un vassallaggio
e quindi a una concessione di beni che riguardano la zona
di Artogne, ma anche di Gratacasolo, Piano e Darfo.[13]
Questo
testimonia che almeno fino alla fine del Duecento i territori
della Bassa Valle erano ancora soggetti alla guida del feudo
monastico di S. Giulia in Brescia e che tutti i suoi beni
erano nelle mani delle badesse del monastero.
La
prima metà del XIV secolo è segnata esclusivamente
dall'avvento della nobile famiglia dei Federici. Come sosteneva
il Sina [14] i Federici in realtà non sarebbero altro
che un ramo della nobile stirpe dei Brusati, i quali a loro
volta avrebbero origine longobarda e legata ai conti di
Bergamo.
Il
nucleo originario si stanziò nel Castello di Montecchio
da dove, sempre dalle letture del Sina, si apprende che
il dominio della famiglia si estese poi al resto dei territori
confinanti, fino a giungere ai limiti più settentrionali
della Valle Camonica per sfociare fino a Dalegno e Mù,
in Valtellina.
Nel
1348 la diffusione della peste nera (o peste bubbonica),
che già interessava vasti territori dell'Europa in
seguito alla rapida diffusione del morbo importato probabilmente
dai mercanti genovesi dall'Oriente, arrivò anche
nell'Italia settentrionale causando numerose morti. Il territorio
della Valle Camonica fu fortemente interessato dalla pestilenza
che causò la morte di più della metà
di tutti gli abitanti dell'epoca.[15]
Ad
Artogne alcune notizie tramandate a memoria parlano addirittura
di dodici sole persone che si salvarono dall'ondata di peste
nera. Dalla ricostruzione di scritti successivi al Trecento
si deduce che molti, se non tutti, di quei dodici abitanti
non fossero altro che gli appartenenti della famiglia dei
Federici che, dall'ipotesi avanzata da Andreoli, si salvarono
rifugiandosi nel loro Castello di Gorzone.
Proprio
questo evento catastrofico segnò invece, sempre secondo
Andreoli, la scomparsa della famiglia dei Brusati, che infatti
non viene più citata in alcun documento posteriore
a tale data.
Di
quelle dodici case che secondo la tradizione rimasero ad
Artogne tutte finirono nelle mani dei Federici che quindi
incrementarono ulteriormente la loro ricchezza. Sono vive
ancora oggi le testimonianze della presenza dei Federici
sul territorio e in particolar modo su pietre e portoni
che portano inciso lo stemma a forma di scudo che li contraddistingueva.
Tipici
esempi sono le fortificazioni presenti nella contrada del
Castello, nella zona del Castellino e nelle costruzioni
della contrada Imavilla. La costruzione della chiesa della
Madonnina, proprio in Imavilla, potrebbe essere stata realizzata
con le pietre utilizzate in questo periodo per l'innalzamento
di un'antica torre medievale di cui ora rimangono solamente
i basamenti.