Arluno (Arlun in dialetto milanese,
Arlugn in dialetto arlunese) è un comune della
città metropolitana di Milano, in Lombardia.
Il comune comprende due frazioni: Rogorotto, sulla
via per Vanzago, a ridosso di Mantegazza (fraz. del
comune confinante); Cascina Poglianasca o più
semplicemente Poglianasca, sviluppatosi intorno al
1900 sulla strada per Pogliano Milanese presente sul
Catasto Teresiano del 1722 come: Cassina Pojanasca.
I boschi e le campagne a nord del comune, verso C.na
S. Giacomo, C.na Passerona, C.na Poglianasca e C.na
Frisasca, fanno parte del Parco Agricolo Sovracomunale
del Roccolo. Istituito nel 1991 tra i Comuni di Parabiago,
Busto Garolfo, Casorezzo, Arluno, Canegrate e Nerviano
(solo dal 1997), riconosciuto tale nel 1994 dalla
Regione Lombardia, si estende per circa 15.000.000
m², ed è atto alla difesa di fauna, flora
e attività agricole locali. Viene caratterizzato
dalla presenza di specie arboree autoctone (quercia,
ciliegio, pino silvestre) ed altre specie introdotte
dall'uomo (robinia, castagno, quercia rossa, prunus
serotina). Attualmente è in progetto una sua
estensione fino all'Oasi WWF del bosco di Vanzago.
MANIFESTAZIONI
Terzo sabato di marzo: Fiera di marzo
25 aprile: Risottata tricolore offerta dalla Pro loco
Arluno
Ultimo sabato di giugno: Notte bianca, serata di concerti
e avvenimenti culturali fino alle ore 03.00
Prima domenica di settembre: Festa delle contrade
– con tornei, cena, concerto e fuochi d'artificio
Terzo sabato di settembre: Fiera di settembre con
Sagra della Buseca
Quarta domenica di settembre: Palio delle Contrade
– sfilata di carri allegorici e staffetta fra
le vie del paese
Il mercato si svolge tutti i Mercoledì dalle
ore 8 alle ore 13 in via Deportati di Mauthausen
DA VEDERE
Palazzo Pozzobonelli Scala
poi Palazzo Pestalozza
Caratterizzato nel corso dei secoli da denominazioni
diverse (Palazzo Pozzobonelli Scala, Palazzo Valentini,
Villa Pestalozza, Palazzo Pestalozza-Dal Verme). Il
Palazzo Pestalozza, sito in Piazza Pozzobonelli, si
trova in pieno centro storico, prospiciente la chiesa
parrocchiale. Voluto dal marchese Pozzobonelli (antenato
dell'Arcivescovo milanese Giuseppe Pozzobonelli) che
era divenuto feudatario di Arluno sin dal 1647. Nei
primi anni del 1800 era la dimora di Alessandro Pestalozza,
mentre alla fine dello stesso secolo divenne dimora
dell'allora sindaco di Arluno conte Giorgio Dal Verme.
La costruzione, di origini settecentesche con rimaneggiamenti
ottocenteschi di stile neoclassico, presenta un tipico
impianto formale a "U" con i corpi laterali
congiunti da una lunga cancellata in ferro battuto,
tre portoni nell'area della casa padronale, completati
sul laterale da due ali terminanti sulla pubblica
via, sormontate da timpani e dotate di balconcini.
Un passaggio a destra dell'edificio padronale consentiva
l'accesso alle scuderie della villa.
Villa Bolognini
Villa Bolognini venne edificata nel 1689 e terminata
nel 1714 dal marchese Giuseppe Bolognini, come abitazione
nei pressi della vicina Cascina Poglianasca da lui
acquistata in loco. Con la morte nel 1937 di Luigi
Bizozzero, ultimo erede delle fortune dei marchesi
Bolognini, il complesso passò per eredità
all'Ospedale Maggiore di Milano, il quale lo cedette
in seguito all'associazione "Amici di Giovanni
Marcora" poi alla "Fondazione Giuseppe Restelli
Onlus", la quale accoglie ancora oggi nel complesso
della cascina una serie di cooperative ed associazioni
sociali. La villa presenta nella parte centrale il
corpo padronale rialzato, evidenziato da un portico
al pian terreno e da una serie di sei finestre ad
arco al piano superiore, e conserva le caratteristiche
originarie delle cascine lombarde.
Palazzo Pozzobonelli Porro
Lambertenghi Dell'Acqua
Fatto costruire agli inizi del Settecento dalla famiglia
Pozzobonelli, fu questa la residenza di Silvio Pellico
durante il periodo che trascorse ad Arluno come precettore
dei figli del conte Luigi Porro Lambertenghi nel 1816.
Successivamente, la residenza passò a Francesco
Prada ed ai padri rosminiani che ne fecero un centro
di studi religiosi, perdurando in attività
sino al 1860 quando il neo comune di Arluno acquistò
il palazzo per farne la sede degli uffici comunali
e della scuola elementare del paese. Nel 1925 la struttura
passò al Cotonificio dell'Acqua che ne farà
l'abitazione dei dipendenti della ditta stessa. La
struttura è articolata sull'ingresso gettante
sul corso principale tramite un portone a botte dei
tre originariamente presenti nel complesso. Oltrepassato
l'ingresso si accede ad un piccolo cortile porticato
che si apre con una struttura a "U" con
una decorazione a fasce di intonaco in rilievo che
contribuiscono a dare suddivisione e movimento alla
facciata della struttura. Nella facciata a sud che
dà sul parco di piazza Europa, è presente
una meridiana, e su tutta la struttura campeggia una
torretta panoramica, un tempo usata anche come piccionaia.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Costruita tra il 1762 ed il 1769 da Giulio Galliori
(futuro sovrintendente dell'opera del Duomo di Milano),
la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Arluno venne
commissionata dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli,
arcivescovo di Milano per quattro decenni, e rimasta
poi di proprietà della famiglia del prelato
che essendo feudataria del borgo legò gran
parte della propria storia al borgo. La chiesa venne
ufficialmente consacrata dallo stesso Pozzobonelli
il 17 settembre 1775. Altro tratto caratteristico
della chiesa arlunese è il sagrato, contraddistinto
da una lunga balaustra in colonnine di granito (detta
popolarmente la sbàra d'Arlügn) che racchiude
tutto il piazzale e che venne realizzata per la prima
volta nel XVIII secolo in sostituzione del precedente
filare di gelsi che attorniava la piazza della chiesa.
Questa delimitazione era dovuta anche al fatto che,
ancora nel Settecento, il piazzale era in parte utilizzato
come cimitero del borgo che venne trasferito al di
fuori dei confini dell'abitato secondo le direttive
dell'Editto di Saint Cloud voluto da Napoleone agli
inizi dell'Ottocento, fatto che fece cadere in disuso
anche la balaustra stessa. Nel 1936 durante i lavori
di rifacimento del selciato antistante il sagrato
la "sbara" fu rimossa. L'opera è
stata poi completata nelle parti mancanti e restaurata
nel 1996.
La Chiesetta dell'Assunta (demolita)
La più antica testimonianza dell'esistenza
di questa chiesa risale al 1250, non è mai
stata parrocchiale, ma era stata dotata di una Cappellania
dai maggiori proprietari del paese nel 1512, da un
documento dello stesso anno sappiamo che si celebrava
la S. Messa Domenicale. Era situata alla fine di via
Parini oltre il canale Villoresi, all'interno del
cortile del condominio dove si trova la sede delle
Poste di Arluno. All'inizio del '900 rimase inclusa
fra le proprietà della filanda Gattinoni, esclusa
da ogni pubblico passaggio; col tempo la parrocchia
la lasciò cadere in prescrizione. Prima di
essere demolita nel 1973 per fare posto ad un complesso
residenziale era adibita a laboratorio di collanti
e vernici.
Oratorio S. Antonio da Padova
(crollato e poi demolito)
Eretto nel XVIII secolo per volere di Carlo Bartolomeo
Piotti, l'Oratorio di stile barocco era annesso a
casa civile, orto e giardino. Successivamente la proprietà
passò alla famiglia Andreetti che nel 1831
venne devoluta in beneficenza all'Ospedale Maggiore
di Milano. Nel 1848 l'oratorio subì qualche
danno, quando vi furono alloggiate le truppe austriache.
Nel 1850 l'allora parroco di Arluno Varieschi Biagio,
per incarico dell'Arcivescovo, riconsacrò la
cappella. Fino agli inizi della Prima Guerra Mondiale
l'Oratorio era destinato ad accogliere bambini fino
ai dieci anni di età. Nel 1996 l'edificio ormai
pericolante venne abbattuto per far posto ad abitazioni.
Chiesa di Sant'Ambrogio
La chiesa di Sant'Ambrogio, risalente al XV secolo,
venne usata nei secoli successivi come ricovero per
gli appestati (data anche la sua vicinanza con il
luogo che veniva usato come lazzaretto), ed il terreno
circostante si proponeva come un cimitero straordinario
in occasione delle gravi epidemie che colpirono il
paese nel corso di tutto il Seicento. Gravemente danneggiata
dall'incuria e dal tempo, nel 1646 venne restaurata
e dal 1904 venne incorporata a servizio dell'oratorio
maschile di Arluno. Negli ultimi mesi del 2007 e nel
corso dei primi mesi del 2008 la chiesa è stata
oggetto di una nuova ristrutturazione che nel frattempo
è divenuta parte del centro diurno per anziani
"Don Carlo Rozzoni" (già Oratorio
di Sant'Ambrogio) essendosi spostato l'oratorio presso
l'ex collegio delle Figlie del Sacro Cuore. (vedi
voce sottostante)
ORIGINI E CENNI STORICI
Nella Corografia dell'Italia (1832), Giovanni B. Rampoldi,
fa risalire il nome agli Aruleni, un'ipotetica antica
e possente famiglia insubre, dove qui il termine starebbe
per lombardi occidentali o al massimo gallo-romani,
che possedevano una villa dotata di frutteti; Dante
Olivieri nel suo Dizionario di toponomastica Lombarda
(1931) dichiara che i nomi con desinenza "uno",
si possono supporre di origine gallica, oppure celtica
se derivato da persone o cose. La pretesa che il nome
Arluno derivi dal latino Ara Lunae (altare della luna),
è da attribuire a Filippo Argelati che nella
sua opera dal titolo Bibliotheca Scriptorum mediolanensium
pubblicato nel 1745, alla voce Bernardinus Arlunus
latinizza il termine Arluno in Are Lunae, ed è
la prima volta in assoluto che tale termine viene
usato. Il ritrovamento nel 1951 di oltre 250 monete
romane di rame e bronzo risalenti al II secolo (tutte
diverse fra loro) e frammenti di vasi e urne cinerarie,
attestano solo il passaggio e non un insediamento
di epoca romana.
Dal Liber Notitiæ Sanctorum
Mediolanensis di Goffredo da Bussero, apprendiamo
che l'abitato intorno al 1200, disponeva di tre piccole
chiese che si stagliavano lungo l'abitato. Ciò
porta ad ipotizzare una consistenza abitativa ipotizzabile
intorno alle 400 unità; mentre la più
antica iscrizione si rintraccia su una formella sul
lato orientale della chiesa in cui è incisa
in cifre romane la data MCCCCLV-/-dm (anno domini
1455).
Al primo Rinascimento risalirebbe
invece la presenza di un primo antico cortile che
svolgeva essenzialmente il ruolo di centro commerciale
ed amministrativo del paese e come tale era detto
Bruett (quasi ad imitare nell'assonanza il ben più
famoso "Broletto" milanese), che venne costruito
per ordine della famiglia Litta, che si era distinta
nel periodo medioevale come una delle più ricche
e potenti del luogo, in particolare per l'attività
fondiaria.
Nel 1574, come si evince da
un documento conservato oggi nell'Archivio diocesano
di Milano, il parroco don Ambrogio Ferrario, nominato
da san Carlo Borromeo, redasse una delle prime stime
della popolazione arlunese che ammontava a 860 anime.
Nel XVII secolo, Arluno divenne
feudo della famiglia Pozzobonelli, ed uno dei suoi
più illustri appartenenti, il cardinale Giuseppe
Pozzobonelli, nonché vescovo settecentesco
di Milano, incaricò l'architetto Giulio Galliori
di ricostruire in forme sobrie la chiesa dei SS. Pietro
e Paolo a partire dal 1762, la nuova chiesa fu consacrata
dallo stesso cardinale Giuseppe Pozzobonelli il 17
settembre 1775. Il 16 gennaio 1806 nacque ad Arluno
da Rosa Pogliani e dal medico Giuseppe Castiglioni,
Cesare Castiglioni fondatore della Croce Rossa Italiana.
Personaggi di rilievo calcarono
il suolo arlunese: Giuseppe Parini trascorse alcuni
momenti di svago a Villa Marliani (che in seguito
diventerà Villa Taroni) e Silvio Pellico, fu
ospite a lungo del conte Luigi Porro-Lambertenghi
nel Palazzo Pozzobonelli (poi Porro-Lambertenghi)
in qualità di precettore dei figli Domenico
(Mimino) e Giulio.
Nella prima metà dell'Ottocento,
iniziò l'attività industriale che consisteva
essenzialmente nella presenza di filande lungo il
territorio comunale, per la lavorazione della seta
prima e del cotone più tardi, attività
che venne affiancata dal diffondersi intensivo dell'allevamento
del bestiame da latte.
La conseguente crescita edilizia,
favorì lo sviluppo dell'abitato, che ad ogni
modo ancora oggi conserva nel centro storico l'impianto
seicentesco.
Arluno conta 79 caduti durante
la prima Guerra mondiale. Il monumento ai caduti 1915-18
situato in Piazza Pozzobonelli è affettuosamente
chiamato "Ceck'" perché durante l'inaugurazione
dello stesso monumento avvenuta il 22 ottobre 1922,
la madre del caduto Francesco Mario Losa caduto sul
Monte Grappa il 28 dicembre 1917, volle riconoscere
nel volto della statua il viso del figlio gridando:
"Oh, 'l me Ceck! L'è al me Ceck!"
(Oh, il mio Francesco! È il mio Francesco!)
Oltre ai caduti sui campi di
battaglia e ai deportati nei campi di concentramento
nazisti, Arluno conta anche numerose vittime civili
durante lo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale.
Il 18 gennaio 1945 durante il tragitto verso Cuggiono,
fu mitragliato da aerei alleati il "Gamba de
legn" (la tramvia che univa Milano all'interland),
ci furono 8 vittime fra cui 5 di Arluno. Il 16 marzo
1945 fu bombardata da aerei alleati la filatura Dell'Acqua
chiamata "Mecàniga", ci furono 14
vittime e 80 feriti di cui 10 in modo molto grave.[7]
Il 25 aprile del 1945 fu attaccato
il casello autostradale presidiato dai militi della
"Brigata Nera Mobile Ettore Muti", durante
l'attacco perse la vita il partigiano arlunese Pietro
Remorini.
Nel secondo dopoguerra forte
è stato lo sviluppo di piccole e medie industrie
nel campo dei serramenti in alluminio.