Nemi
Lazio

Nemi è un comune di circa 2.000 abitanti della provincia di Roma, posizionato quasi in zona centrale dei Colli Albani, a 521 m s.l.m.; è il più piccolo dei paesi nell'area dei "Castelli romani". Famoso per la coltivazione e la Sagra delle fragole, sorge in posizione dominante sopra il Lago di Nemi o di Diana. Il lago è di origine vulcanica e si trova a pochi chilometri dal lago Albano. Il centro storico offre passeggiate panoramiche tra storia e botteghe artigiane. Palazzo Ruspoli domina il paesino, interamente circondato da boschi secolari. Sulle rive del lago è possibile visitare il Museo delle Navi che insieme al sito archeologico del Tempio di Diana Nemorensis, l’emissario del lago, la Villa di Cesare ed il Palazzo Ruspoli, ne fanno una meta di interesse storico culturale. Sulla sponda opposta del lago si scorge il paese di Genzano di Roma. Per la bellezza del comune e del suo territorio e per l'importante sviluppo economico degli ultimi anni, Nemi è stata insignita della prestigiosa Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Nemi inoltre è l'unico comune castellano compreso interamente all'interno dei confini del Parco Regionale dei Castelli Romani. Dista 4.2 km da Genzano di Roma, 9 km da Velletri, 8.2 km da Rocca di Papa, 33 km da Roma.

DA VEDERE

La chiesa di San Nicola
Edificata dopo l’editto di Costantino (313 d.C.) con cui si liberalizzò il culto cristiano. È completamente diruta. I ruderi sono ancora visibili nei pressi dell’acquedotto delle Mole, sulla riva est del lago. Accanto si possono osservare i resti di un complesso edilizio con absidi, cunicoli e muri, che probabilmente era un impianto termale: infatti sopra di esso c’è la fonte della ninfa Egeria, la mitica consigliera di Numa Pompilio, che a furia di piangere per la morte del re fu tramutata in sorgente. Questa struttura è databile fra il I secolo a.C. e il IV d.C., cioè nel periodo di massimo splendore del Santuario.

La chiesa di Santa Maria Assunta
Anch’essa diruta, fu edificata sulla riva opposta in epoca bizantina, forse allo scopo di ricoverare degnamente un trittico su tavola portato nell’VIII secolo dal Medio Oriente verosimilmente per salvarlo dall’iconoclastia che a quell’epoca infuriava (distruzione delle immagini sacre in quanto considerate eretiche: il fenomeno durò più d’un secolo, coinvolse tutta la Cristianità e causò la perdita di molte opere d’arte). Anche di questa chiesa rimangono i ruderi, al lago, vicino alla casetta dei pescatori, non distante dal museo.

La chiesa Parrocchiale di Santa Maria del Pozzo
Fu costruita in sostituzione della cappella di Palazzo che venne demolita per far posto ad un ampliamento del Castello. Dato che la cappella si chiamava della Madonna de puteo eminente, perché sorgeva vicina ad un pozzo (forse la cisterna del Castello), la denominazione rimase identica anche per la nuova chiesa, anche se la scritta sul frontone riporta Deo et Beatae Virgini in Coelum Assumptae. Ma l’iscrizione fu posta solo all’inizio dell’Ottocento in seguito al restauro della facciata. La chiesa, ad una navata con cappelle laterali e transetto, ospita un organo proveniente dalla chiesa dell’Ara Coeli in Roma, costruito nel 1847 e qui collocato nel 1936, e un Trittico ligneo di Antonio Aquili, detto Antoniazzo Romano: d’epoca quindi fra la seconda metà del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Rappresenta il Cristo al centro, e s.Giovanni Battista e s.Giovanni Evangelista ai lati. È di grande valore artistico, e recentemente è stato restaurato.

Il Santuario del Crocifisso
Eretto nel 1637 per volontà di Mario Frangipane, signore di Nemi. In origine era la cappella del Convento, ed era dedicato alla Madonna perché vi fu portata l’icona di Versacarro. In seguito, quando fu scolpito il Crocifisso ligneo, l’intitolazione fu fatta al Crocifisso. La statua è opera di fra’ Vincenzo da Bassiano, autore di molti altri crocifissi. La leggenda vuole che il frate disperasse di riuscire a fare degnamente il volto del Salvatore. Pregò e andò a dormire, e la mattina dopo trovò il volto già scolpito, e mirabilmente. Si gridò al miracolo. In effetti, intervento miracoloso o no, la scultura è sorprendentemente accurata in alcuni particolari (ad esempio l’interno della bocca, meticolosamente preciso, con le arcate del palato e l’ugola, risulterebbe difficilissimo da realizzare solo con scalpelli del ‘600), ed il volto del Crocifisso ha un’espressione molto particolare che risalta quando, in occasione particolari o negli anni giubilari, il Cristo viene ‘sceso’, cioè staccato dall’altare per essere portato in processione per il paese.

Romitorio di San Michele Arcangelo

La villa di Cesare
Sulla riva opposta al Tempio Giulio Cesare si fece costruire una villa (lo testimoniano Cicerone e Svetonio) che però non lo soddisfaceva, e la fece demolire quasi completamente; La villa probabilmente in seguito divenne per asse ereditario proprietà dell'imperatore Caligola. Sta di fatto che sicuramente anche Caligola aveva qui una casa. Recentemente una serie di campagne di scavi condotte dagli Istituti Nordici di Archeologia ha riportato alla luce, sulle pendici meridionali del cratere, in località Santa Maria, un imponente impianto residenziale costruito in età tardo-repubblicana, il quale ha subito rifacimenti nel I secolo d.C. Forse era questa la villa di Cesare; o forse era quella sul ciglio del cratere, in località le Piagge, ancora da riportare alla luce. Gli scavi comunque mostrano chiaramente che da semplice villa, la costruzione divenne un lussuoso complesso dotato di grandi cisterne (perfette, ancora adoperabili), terme e condutture d’acqua, due strade d’accesso, un’esedra, una grande terrazza verso il lago, lunga 250 metri con colonne uguali a quelle del Santuario e nicchie dipinte, stanze decorate da mosaici e pitture, e muri in opus spicatum, cioè con intarsi di pietre policrome a spina di pesce.

Palazzo Ruspoli
Palazzo Ruspoli, edificato nel medioevo dai Conti di Tuscolo, sovrasta il paese di Nemi. Ristrutturato durante il Rinascimento, ha una torre cilindrica attorno alla quale si sviluppa il palazzo baronale. Al suo interno conserva antichi frammenti marmorei e, nella torre, decorazioni a tempera del XVIII secolo e del XIX secolo. Circondato da un giardino pensile e arricchito al suo interno da splendidi affreschi che ne decorano le sale, è certamente uno dei palazzi più belli del territorio dei Castelli Romani.

Sito archeologico Tempio di Diana Nemorensis
Il Tempio o Santuario di Diana era un enorme complesso; c’era una larga piattaforma artificiale di m. 200 x 175, sostenuta a valle da sostruzioni triangolari e a monte da nicchioni semicircolari in cui probabilmente c’erano statue e un terrazzamento superiore. All’interno della piattaforma correvano due portici di ordine dorico, uno con colonne intonacate in rosso, l’altro con colonne di peperino grigio scuro; c’erano statue, ambienti per i sacerdoti, alloggi per i pellegrini, celle donarie, un tempio, bagni idroterapici e perfino un teatro; di tutta questa struttura sono visibili una parete di grandi nicchioni, una parte del pronao con almeno un altare votivo, e alcune colonne. La maggior parte del tempio, che si allargava su una superficie di oltre 5.000 m2, è tuttora da riportare alla luce. Le parti più alte, come i nicchioni, che affiorano dal suolo per diversi metri la dicono lunga sulla maestosità che il Santuario doveva avere. Fu abbandonato con l’avvento del Cristianesimo e in parte depredato di marmi e decorazioni; la selva pian piano lo ricoprì quasi completamente. Gli scavi archeologici iniziarono nel XVII secolo, ad opera soprattutto di amatori e studiosi stranieri, e così per gran parte i reperti, soprattutto statue di splendida fattura, ora si trovano sparsi nei musei d’Europa. Altri pezzi si trovano nel Museo delle Navi e nei musei romani di Villa Giulia e Nazionale delle Terme. Alcuni sono a Palazzo Ruspoli a Nemi, ma di recente lo Stato li ha acquistati, e verranno sistemati nel museo.


L'emissario del lago di Nemi
Nella valle del lago c’era anche un’altra costruzione notevolissima: l’emissario artificiale, costruito nel V secolo, cioè prima della dominazione romana; un cunicolo lungo 1.635 metri e largo 80 cm., scavato nella roccia, che congiungeva il lago a Vallericcia, di là del cratere, col doppio scopo di mantenere costante il livello del lago e di irrigare la valle. Sulle pareti sono ancora visibili i segni lasciati dai rudimentali strumenti degli operai, che lavorarono partendo da un capo e dall’altro, e si incontrarono al centro con un errore di pochissima entità. Ha una camera d’ingresso in opus quadratum di peperino e un sistema di chiuse sorprendentemente efficace; da Vallericcia prosegue a cielo aperto passando per Cecchinafino a giungere ad Ardea, dove sfocia nel mare. Fu restaurato negli anni ’20 per coadiuvare lo svuotamento del lago quando si recuperarono le navi. È visitabile per un tratto.

MANIFESTAZIONI

Sagra delle fragole (ogni prima domenica di giugno)
Le prime notizie sulla Sagra documentate negli archivi comunali di Nemi datano dal 1922. La fragola è un frutto di bosco, e nasce spontanea; può essere trapiantata e coltivata, ma non prospera ovunque. Ci vogliono cure, e clima giusto, e terreno adatto. La bravura e la tenacia degli abitanti di Nemi han fatto sì che le piantine venissero con pazienza cercate nel sottobosco e trapiantate nei poderi terrazzati delle pendici del lago, o sulle sponde del lago stesso; indi valorosamente coltivate con successo da generazioni di Nemesi. Lavoro duro, perseverante e delicato, che da sempre viene affidato alle mani delle donne: ecco perché le protagoniste della Sagra sono le fragolare, che sfilano in corteo per il paese abbigliate con l'antico costume tradizionale: gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella candida in testa. Due sono le varietà di fragole di Nemi: le fragoline e i fragoloni. Le fragoline sono di due specie: quelle cosiddette di stagione, che fruttificano solo a maggio\giugno, e sono tonde; e quelle rifiorenti, che fruttificano dalla tarda primavera all’autunno, e sono di forma allungata. A fianco di queste fragoline si son sempre coltivate anche le fragole di maggiori dimensioni. Anche la coltivazione dei fiori a Nemi è importante da molto tempo. Per dare il meritato risalto anche a questo prodotto locale, da parecchi anni è stata istituita la Mostra dei Fiori, che viene allestita il sabato pomeriggio precedente la Sagra e resta in esposizione per tutta la domenica. I fiorai locali adornano Nemi in ogni angolo: ogni piazzetta, ogni vicolo, ogni scaletta, ogni fontana, ogni porta, ogni ringhiera viene addobbata con bella perizia e il colpo d'occhio è veramente stupendo. E i fioristi professionisti giungono da tutta Italia per cimentarsi nella gara di composizione che ha luogo nel Palazzo Ruspoli. L'Assessorato dà un tema diverso ogni anno e una giuria di esperti valuta i risultati; poi la mostra viene inaugurata dal Sindaco del paese, e infine aperta al pubblico. Il vincitore si aggiudica il trofeo La Fragola d'Oro, realizzato e offerto dall'orafo di Nemi, che con la tecnica del bagno galvanico ferma nel tempo una vera piantina di fragole ricoprendola d'oro e d'argento.


MUSEO DELLE NAVI ROMANE
Posto sulla riva del lago, costruito negli anni ‘30 per proteggere i preziosi scafi appena estratti dalle acque, è una costruzione interessante già di suo, perché offre un rarissimo esempio, il primo al mondo, di struttura concepita appositamente in funzione del contenuto e condizionata da quest’ultimo nelle soluzioni architettoniche: in effetti il museo delle navi di Nemi è un doppio hangar di calcestruzzo delle dimensioni esatte per le due navi, che erano lunghe circa 80 metri. Il progetto fu realizzato gratuitamente dall’architetto V. Ballio Morpurgo, che lo volle con grandi superfici vetrate e realizzò al di sopra del tetto una terrazza praticabile da cui si gode un panorama inedito del lago, proprio sulla sponda ma in posizione elevata. Il museo fu inaugurato il 21 aprile del 1940. Dopo il malaugurato incendio del ’44 rimase chiuso a lungo. È stato in seguito ristrutturato in tutta la sua bellezza dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, ed ospita un tratto dell’antica Via Sacra, i modelli in scala 1:5 delle navi fatti sulla base dei molti disegni tecnici eseguiti dagli ingegneri della Marina all’epoca del recupero, pannelli illustrativi, il materiale scampato all’incendio, reperti del Tempio di Diana e, davanti all’entrata, il profilo di una delle navi, recentemente ricostruita dai maestri d’ascia dei cantieri navali di Torre del Greco. L’iniziativa è stata voluta da un’associazione di privati, la Dianae lacus, che ha varato il progetto di ricostruire interamente la nave. La ricostruzione sarà eseguita a dimensione reale e navigante fin dove è consentito dai dati scientifici attualmente in possesso dagli studiosi. La Nave sarà ancorata nel lago, davanti al Museo e sarà oggetto di esperienze scientifiche, di visite guidate, ospiterà spettacoli, mostre e concerti.

ORIGINI E CENNI STORICI
Le prime tracce di insediamenti umani nella valle del lago di Nemi datano almeno dall’Età del Bronzo. Il bosco, luogo sacro in ogni civiltà indoeuropea, fu sede di culti legati alla grande e onnipossente Dea Madre, la dea della vita in ogni sua forma, umana, animale e vegetale, poi identificata con la dea romana Diana e assimilata con la greca Artemide, il cui simbolo era la luna; e il lago di Nemi, in cui la luna si specchia, fu detto specchio di Diana. Nella valle fu edificato un tempio a questa dea (c’era un appuntamento fisso tutti gli anni, il 13 di agosto, le cosiddette Idus nemorenses da cui derivano le feriae augustae d’epoca romana e quindi il nostro Ferragosto); il luogo divenne un punto di raduno per i popoli pre-romani, che qui facevano dei summit di politica estera (Roma stava cominciando la sua inarrestabile espansione territoriale, e sentendosi minacciati concordavano alleanze fra di loro). Quando Roma infine conquistò il territorio sbaragliando la confederazione di questi popoli, la Lega Latina (338 a.C.), il Santuario perse ogni funzione politica divenendo un vero e proprio luogo di culto, e sul finire del II secolo a.C. fu spostato più a riva, ricevette un aspetto monumentale e si arricchì di strutture termali per la cura di svariati malanni. L’afflusso di devoti da Roma era tale che si costruì la via Virbia in diramazione dall’Appia (è in parte ancora visibile lungo i bordi dell’attuale via di Diana che scende da Genzano e anche all’interno del Museo delle Navi). Folle di pellegrini andavano al Santuario per ottenere la guarigione dalla dea della vita, e soprattutto vi si recavano le donne sterili per implorare la fecondità.

Il paese cominciò ad esistere solo quando fu edificato il castello, nel IX secolo. I potenti conti di Tuscolo si impadronirono della comunità agricola della valle del lago, la cosiddetta Massa Nemus, che produceva vino e frutta in grande abbondanza ed apparteneva alla Basilica di Albano Laziale per donazione di Costantino. I nuovi padroni fortificarono la zona più elevata, che dominava tutto il lago ed era inattaccabile da tre lati, dando origine a quello che nei testi dell’epoca viene definito Castrum Nemorense, cioè la cittadella del bosco. La popolazione di contadini e pescatori che viveva sparsa nella valle trovò più sicuro avvicinarsi al fortilizio, e costruì la parte più antica di Nemi, quella che oggi è detta Pullarella e che era un poco più estesa del rione oggi esistente; un settore infatti fu demolito all’inizio del XX secolo per far posto a un giardino, in parte pensile, voluto dal Principe Don Enrico Ruspoli; l’antico ingresso era tutt’uno con l’unica porta del paesello, il quale per altro si riduceva proprio al piccolo quartiere della Pullarella; esso da tre lati è delimitato da un profondo dirupo a picco, mentre il quarto lato era occupato dal Castello; quindi la posizione era per quei tempi pressoché inespugnabile, dato che gli assalitori o dovevano fornirsi di ali per dar la scalata dalla parte del lago, oppure avanzando dalla parte del monte avrebbero cozzato contro il massiccio sistema delle torri. Altra via non c’era.

Verso la metà dell’XI secolo, decaduti i conti di Tuscolo, il Papa concesse il feudo di Nemi ai Monaci Cistercensi; furono loro che costruirono la torre principale del Palazzo (che era merlata) ed il primo complesso monastico. Il feudo dei monaci durò fino al XIII secolo, quando divenne possedimento dei Colonna, che con Marcantonio I Colonna ricevette il suo primo statuto il 31 agosto 1514; poi Nemi passò, per donazioni, acquisti, matrimoni ed eredità, ad altre famiglie del patriziato romano: agli Annibaldi, ai Cesarini, ai Piccolomini, ai Cenci, ai Frangipane, ai Braschi, ai Rospigliosi, agli Orsini, ai Ruspoli; fra i tanti Signori che possedettero il palazzo, ci fu anche Roderigo, figlio di Lucrezia Borgia.

Con i Frangipane, la cui Signoria va dalla metà del XVI secolo alla metà del XVIII secolo, Nemi cominciò a prendere l’aspetto attuale, espandendosi verso il monte; si costruì l’attuale parrocchiale di Santa Maria del Pozzo ed il rione intorno ad essa, infine il convento dei Francescani (ora dei Mercedari), con l’annesso Santuario del SS.Crocifisso. Contemporaneamente si ampliava anche il Palazzo (l’imponente ala Frangipane, che si estende fra la Braccarìa e il Belvedere Dante Alighieri). Sotto i Braschi, fu ulteriormente ampliato (dal famoso architetto Giuseppe Valadier, quello del Pincio, per intenderci) con l’ala che dà sul Belvedere in piazza Umberto I, ed abbellito con affreschi di Liborio Coccetti e nella hall of fame al secondo piano dei Vinti (entrambi della seconda metà del XVIII secolo). Lontana dal flusso viario dell’Appia (l’unica via d’accesso fino al 1936 era la diramazione da Genzano di Roma), Nemi rimase uno dei più appartati fra i Castelli Romani; divenne improvvisamente famosa in tutto il mondo col ripescaggio delle navi romane, ed anche grazie alla costruzione della panoramica via dei Laghi, la quale, partendo dalla Appia all'altezza di Ciampino, passa per il lago Albano, Nemi, per poi ricongiungersi all'Appia a Velletri. Oggi è una delle mete preferite dai romani per gite e villeggiatura.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

.
ISTITUTO SAN GIOVANNI EVANGELISTA - ROMA
CASA EDITRICE BAHA'I - ARICCIA (RM)