Sesto
al Reghena è un comune di 5.675 abitanti della provincia di Pordenone.
È
storicamente accertato che Ecelo II, il Monaco, della famiglia degli
Ezzelini, contese nel 1182 delle proprietà ai frati del monastero
di Sesto al Reghena. Il 24 aprile 1198 il papa Innocenzo III incaricò
il Patriarca di Aquileia,Pellegrino II, di mediare e risolvere la lite
tra i due contendenti dopo aver assolto Ecelo dalla scomunica emessa
dal Patriarca di Grado.
Sesto
al Reghena fu una delle località interessate dalle numerose proprietà
che videro protagonisti i vari componenti della famiglia degli Ezzelini.
Proprietà che furono certosinamente accertate, censite e documentate
dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260.
DATI RIEPILOGATIVI
Popolazione
Residente 5.311 (M 2.621, F 2.690)
Densità per Kmq: 131,0 (dati Istat 2001)
CAP
33079
Prefisso Telefonico 0434
Codice Istat 093043
Codice Catastale I686
Numero
Famiglie 1.958
Numero Abitazioni 2.222
Denominazione Abitanti sestensi
Santo Patrono Maria SS. Assunta
Festa Patronale 15 agosto
Il Comune di Sesto al Reghena fa parte di:
Area Geografica: Bacino Idrografico del Fiume Tagliamento
Località e Frazioni di Sesto al Reghena
Bagnarola, Marignana, Ramuscello, Banduzzo, Borgo della Siega, Borgo
di Sotto, Borgo Magredo, Borgo Sacile, Braida, Braidacurti, Casette,
Fratticelle, Melmosa, Mure, Venchieredo, Versiola, Vissignano
Comuni Confinanti
Chions, Cinto Caomaggiore (VE), Cordovado, Gruaro (VE), Morsano al Tagliamento,
San Vito al Tagliamento
MUSEI
Museo Abbazia Benedettina di Santa Maria in Sylvis
EDIFICI STORICI
Villa Attimis (a Ramuscello)
Villa Zanardini
EDIFICI RELIGIOSI
Abbazia Benedettina di Santa Maria in Sylvis, in piazza Castello
Chiesa di Tutti i Santi (a Bagnarola)
LAbbazia di Sesto al Reghena
Sul luogo
dellattuale cripta abbaziale sotto il presbiterio, viene eretto
nel 2 a.C. il tempio intitolato al divino Augusto imperatore, al dio
Marte ed alla dea Vesta. A lato di questa costruzione viene poi edificata
una chiesa paleocristiana a trichòra nel IV-V secolo, come accade
a Concordia e, tre secoli più tardi, sui ruderi del tempio pagano
viene eretta dai Longobardi labbazia benedettina. Del capoluogo
labbazia benedettina dellVIII secolo, ricostruita nel X
secolo, costituisce un sito particolare oltre che per lorganicità
del suo complesso anche per essere topograficamente unisola ora
contornata solo dalle acque del fiume Reghena e del rio Sestian, una
volta anche da mura merlate e torri. Di queste, che nel 960 sono sette,
ora è visibile quella trasformata in campanaria, quella che fa
anche da porta, mentre è rintracciabile unaltra d'angolo,
nello spigolo sud orientale della canonica. Di notevole, oltre ai singoli
fabbricati, nella quasi totale distruzione delle opere fortificate,
lesistenza del terrapieno nel settore sempre sud orientale che
dal fossato risale in scarpata verso linterno sostenuto ora da
una parte della canonica e da un muro di contenimento. Labbazia
di Santa Maria in Sylvis viene fondata intorno allanno 730 e donata
ai Benedettini nel 763: di questa epoca sono pervenuti alcuni capitelli
di tipo corinzio di ottima fattura, plutei, frammenti di ciborio ed
altri elementi decorativi. Il pezzo più prestigioso è
la cosiddetta Urna di Santa Anastasia, che rappresenta il
migliore esempio di scultura della rinascenza liutprandea. In origine
è una cattedra o un ambone, in marmo dAurisina, adattata
a monumento funebre in epoca imprecisata. La chiesa, dopo la ricostruzione
avvenuta a seguito dei danni subiti dallinvasione ungarica del
giugno 900, ha assunto una chiara configurazione romanica che si è
conservata nel corso dei secoli nonostante i numerosi interventi di
modifica: misura 30,2 m di lunghezza e 14 m di larghezza. E preceduta
da un atrio ricoperto a cui si accede attraverso un vestibolo sormontato
da un ampio salone. Tale struttura costituisce una novità assoluta
per larchitettura religiosa dellItalia settentrionale. Alla
facciata, originariamente liscia, è stata addossata, intorno
al secolo XII, a sinistra della porta dingresso, una loggetta
mentre a destra è stata collocata una scala di pietra con balaustra
e colonnine che conduce al salone sovrastante. La chiesa, allinterno,
è a tre navate absidate, divise da due file di pilastri e colonne
sormontati da archi a tutto sesto. La zona presbiteriale, provvista
di transetto, è sopraelevata per lasciare spazio ad una cripta
a sette piccole navate. Lesterno, molto semplice nelle pareti
nord e sud, presenta dei motivi decorativi nei riquadri delle finestre
della parete est. La composizione delledificio, nelle sue linee
essenziali, discende dalle chiese paleocristiane e si ricollega a modelli
altomedievali di abbazie proposti dalla riforma cluniacense. Attualmente,
scomparsa labbazia di Montecassino, quella di Sesto al Reghena
costituisce, in Italia, lesempio più significativo di tale
momento. Originariamente, la chiesa è tutta affrescata, ma nel
corso dei secoli la decorazione primitiva è andata distrutta
o sostituita con pitture di altri periodi. Riferibili al secolo XII
sono alcuni lacerti molto significativi presenti sui pilastri dellatrio
e raffiguranti San Cristoforo, SantElena, lAssunzione della
Madonna, la Visitazione e limperatore Costantino. Agli ultimi
decenni del medesimo secolo è databile il San Michele di ottima
fattura sulla parete di fondo del salone. Alla fine del secolo XIII
e agli inizi del XIV si possono far risalire le due scene allinterno
della loggetta, trasposizione pittorica di episodi della Chanson di
Otinel: in una è rappresentata Bellissant seduta a fianco di
Carlo Magno, alla presenza di un gruppo di armati, in attesa del duello
tra Otinel e Orlando; nellaltra vi sono coppie di cavalli affrontati.
Sulla facciata sopra la porta di ingresso si conservano un San Gabriele
Arcangelo ed un San Benedetto risalenti alla fine del XIII secolo. In
cima allo scalone, nel punto di unione del lato nord della residenza
degli abati con la facciata dell'atrio, si conserva un affresco del
secolo XIV raffigurante, su due riquadri, una scena cavalleresca. Elementi
di pittura tardoromanica sono rilevabili nel gruppo della Madonna con
San Pietro e San Giovanni Battista che si trova sul muro, a fianco del
portale. Trecentesca è invece la decorazione pittorica più
imponente dellabbazia sestense. Si tratta dellampio ciclo
di affreschi che abbelliscono in particolare il transetto, il tiburio
e labside della chiesa. Oltre ad alcuni riquadri secondari, come
i tre vivi e i tre morti dellatrio, la decorazione sviluppa alcuni
cicli ben precisi. Nel presbiterio si dispiega un ciclo di affreschi
di pregevole qualità, databile verso il 1320, Storie di San Pietro,
nella zona di destra; Incoronazione della Vergine, Natività,
Annuncio ai pastori e Santi nellabside centrale; Assunzione di
San Giovanni Evangelista nella zona di sinistra; Storie di San Benedetto
e della Vergine nel tiburio. La matrice prettamente padovana di queste
pitture testimonia la diffusione del giottismo nel basso Friuli nei
primi decenni del 300. Nel transetto destro campeggia il Lignum
Vitae o Albero della Vita, raffigurato come un immenso melograno. Sulla
stessa parete sono disposte alcune scene relalive alla vita dei Santi
Pietro e Paolo. Nel transetto sinistro compare lAssunzione di
San Giovanni Evangelista. Nel quadrilungo della navata centrale sono
rappresentati due episodi della vita di San Benedetto. Alla seconda
metà del 400 risalgono lInferno e il Paradiso delle
pareti del vestibolo e le figure di San Tommaso, di SantAmbrogio
e SantAgostino dell'atrio. Dei secoli successivi si ritiene opportuno
segnalare il rifacimento avvenuto nel 500 della facciata della
residenza degli abati. Si tratta di un ampliamento riuscito, opera certamente
di un architetto capace, ben conscio che l'intervento comporta il problema
dellincorporamento delledificio medievale. Nella cripta
vengono custodite altre opere darte: la Madonna della pietà,
scultura in pietra dolce dipinta ad olio, risalente al XIII secolo;
lAnnunciazione, due pannelli in marmo dAurisina distinti
ed inseriti nella stessa cornice. Il pannello raffigurante la Madonna
risale al secolo IX, mentre quello con San Gabriele Arcangelo al secolo
XIII. Le statue lignee di San Rocco, SantAntonio da Padova, la
Vergine del Rosario e Gesù sorridente, tutte di scuola della
Val Gardena o Grödnertal, le colonne ed i loro capitelli, completano
laspetto artistico della cripta. I numerosi dipinti e affreschi
dellabbazia sono di particolare rilevanza storica e artistica
in quanto opera di Guidolino di Pietro detto fra Giovanni da Fiesole
ed anche Beato Angelico, dei discepoli di Giotto di Bondone, di Andrea
e Antonio da Firenze, di Alessandro Varotari detto il Padovanino, di
Andrea di Bertolotto detto il Bellunello, di Benozzo Gozzoli detto il
Benozzo, di Cristoforo Diana discepolo dellAmalteo, di Pomponio
Amalteo, di Pellegrino da San Daniele, di Giovanni Francesco da Tolmezzo,
di Viviano da Conegliano, di Giovanni Pietro Albanese detto Pietro da
San Vito, di Giovanni Laurentini detto Arrigoni discepolo del Barocci,
di Giovanni Antonio de Sacchis detto il Pordenone, di Marco Basaiti
discepolo del Vivarini, di Marcello Fogolino, del Pantaleoni, del Tosoni,
del Cestari, del Pappini. Queste opere darte rendono l'abbazia
uno scrigno di cultura e di piacere nella fede.