Gorizia
Friuli - Venezia Giulia

Gorizia è un città del Friuli Venzia-Giulia, capoluogo dell'omonima provincia, posta sul confine italo-sloveno. Ha assunto nei secoli il titolo di "Capitâl dal Friûl Orientâl", ossia Capitale del Friuli Orientale. Il nome Gorizia deriva dal sostantivo sloveno gorica (leggi goriza), diminutivo di gora (monte), e significa collina. Si tratta di un toponimo molto diffuso nelle zone con presenza della lingua slovena. Alla confluenza delle due naturali vie di comunicazione tra orientee occidente, le Valli dell'Isonzo (Soca) e del Vipacco (Vipava) , importante luogo di transito già in tempi remoti,Gorizia è bagnata dal fiume Isonzo. La città si affaccia sulla pianura isontina circondata dalle dolci colline del Collio (Brda) , note per la coltivazione della vite e la produzione di ottimi vini. Gorizia è riparata a nord dai monti e non risente dei freddi venti settentrionali ma, trovandosi quasi allo sbocco dei valichi prealpini e carsici, è soggetta alla bora che soffia da est. Aperta verso la pianura, anche i venti freschi e umidi provenienti da sud-ovest influenzano il suo clima piuttosto mite.

Circoscrizioni
Campagnuzza, Centro cittadino, Lucinico (Lucinîs in friulano, Locnik in sloveno) , Madonnina delFante, Montesanto-Piazzutta (Plaçuta in friulano, Placuta in sloveno), Piedimonte del Calvario (Pudigori in friulano, Podgora in sloveno) , Piuma (Pevma in sloveno, Peume in friulano), Oslavia (Oslavje in sloveno, Oslavie in friulano), San Mauro (Šmaver in sloveno, Sant Maur in friulano), Sant´Andrea (Štandrež in sloveno , Sant Andrât in friulano), San Rocco - Sant´Anna (Sant Roc - Sante Ane in friulano, Podturn - Sv. Ana in sloveno), Straccis (Stracis in friulano, Stražce in sloveno).

Origini e cenni storici
Il nome di Gorizia compare per la prima volta nell'anno 1001, in un documento dell'imperatore Ottone III con cui egli donava il castello di Salcano e la villa Goriza situata ai piedi del castello, al patriarca di Aquileia e agli Eppstein, conti del Friuli "medietatem predii Solikano et Gorza nuncupatum" e, successivamente, ricordata nel 1015 "medietatem unius villae que que sclavonica lingua vocatur Goriza". Agli Eppstein succedono i conti palatini di Baviera. Nel suo massimo splendore, anche se i Conti erano alquanto guerrafondai, la sua estensione copriva parte del nord est italiano (comprese per un breve periodo anche le città di Treviso e Padova in Veneto), la parte occidentale dell'attuale Slovenia e parte dell'attuale territorio austriaco. Basti pensare che a Merano (BZ) era situata la massima, se non unica, zecca della Contea di Gorizia, mentre la sede vera e propria (dove abitavano i Conti) era situata a Lienz in Austria. Nel 1500 alla morte dell'ultimo conte Leonardo a Lienz, la città passa a Massimiliano I d'Asburgo seppur rivendicata anche dalla Repubblica di Venezia. La città farà parte dei domini asburgici (Stato del Litorale/Kustenland) come capitale della Contea di Gorizia, e come capoluogo della provincia austriaca della "Principesca Contea di Gorizia e Gradisca" in quanto Conte delle zone era l'imperatore asburgico (1815-1918), con due brevi interruzioni: l'occupazione veneziana del 1508-1509 e l'inclusione nelle Province Illiriche napoleoniche dal 1809 al 1813. Gorizia fu conquistata dagli Italiani nel 1916 e riconquistata, definitivamente, nel 1918; venne inclusa, provvisoriamente, nel Governatorato della Venezia Giulia (1918-1919); quindi dopo l'annessione (1919) fu, prima annessa al Veneto e inclusa con la provincia di Udine a formare la provincia del Friuli, successivamente, eretta a capoluogo di provincia (1927) con giurisdizione sul Friuli orientale (a eccezione della Bisiacaria e di Grado unite a Trieste e del distretto di Cervignano unito a Udine). Nel 1922, Lelio Baggiani, fondava la Croce Verde Goriziana, storica associazione di volontariato e pubblico soccorso. Nel corso di questo periodo venne abolita definitivamente la Contea. Per un breve periodo (1943-1945) fu posta sotto l'amministrazione militare tedesca (di fatto un'annessione) e inclusa nel Governatorato dell' Adriatisches Kuestenland ("Litorale Adriatico"), dopo una breve amministrazione anglo-americana ritornò sotto amministrazione italiana (1947). Il comune dovette cedere i tre quinti circa del proprio territorio alla Jugoslavia con il 15% della sua popolazione complessiva. La maggior parte dell'area urbana della città restò in territorio italiano. Nel dopo guerra, la città ha accolto una numerosa comunità di esuli giuliano-dalmati. Tuttavia parte della periferia situata a nord ed a oriente (le frazioni di Salcano - Solkan, San Pietro - Šempeter e Vertoiba - Vrtojba) fu ceduta alla Jugoslavia come anche gran parte della provincia. Attualmente il confine attraversa una zona semicentrale della città lasciando nella parte non italiana molte frazioni ed edifici. Tra queste la stazione ferroviaria della "Transalpina" che collegava la "Nizza austriaca" (come veniva chiamata la città) con la capitale Vienna, da dove veniva gran parte dell'aristocrazia austroungarica per soggiornarvi durante l'inverno. Attualmente la piazza antistante la stazione (parte italiana e parte slovena) è visitabile liberamente su entrambi i lati, essendo stata abbattuta parte della rete confinaria. Al centro di essa sorgono un mosaico ed una piastra metallica commemorativa, questa segna il tracciato del confine di stato. La piazza è stata più volte teatro di concerti e varie manifestazioni: si possono ricordare la festa per l'allargamento della Comunità Europea il 30 aprile 2004 alla presenza dell'allora Presidente della Commissione Europea Romano Prodi (vedi il testo del discorso), il concerto di Elisa tenutosi nel settembre 2005, del serbo Goran Bregovic), che hanno radunato una folla di sloveni ed italiani. In territorio sloveno si trova anche la moderna città di Nova Gorica, eretta negli anni cinquanta per volontà della dirigenza politica jugoslava in quanto i territori della Provincia di Gorizia annessi alla Jugoslavia di Tito, chiusa la frontiera con l'Occidente considerato nemico, erano rimasti senza un centro amministrativo ed economico verso il quale potessero gravitare. Paragonata a Berlino, tagliata in due dal confine protetto da torri armate di mitragliatrici negli anni cinquanta ha rappresentato un valico clandestino per molti cittadini jugoslavi e dei paesi del patto di Varsavia. In seguito, dagli anni sessanta, Gorizia ha progressivamente instaurato un buon "rapporto di vicinato" con la città slovena ed a quei tempi jugoslava: infatti, incontri culturali e sportivi hanno fatto in modo che i due popoli (quello sloveno è in piccola parte "italiano" e viceversa "sloveno") si unissero, anche se per qualche giorno o qualche ora.

Luoghi d'interesse
- Castello
- Chiesa di Santo Spirito
- Museo di Storia e Arte
- Museo della Grande Guerra
- Sinagoga
- Chiesa di Sant'Ignazio
- Chiesa dell'Immacolata
- Duomo
- Piazza della Transalpina
- Palazzo Attems Santa Croce (Municipio)
- Palazzo Attems Petzenstein
- Palazzo Coronini Cronberg
- Palazzo Lantieri
- Sacrario Militare di Oslavia

Enogastronomia
Antica contea: Gorizia - Cormòns - Gradisca d'Isonzo. L'Antica Contea comprende gran parte della provincia di Gorizia compresa tra le dolci colline del Collio, i profili del Carso, l'isola di Grado e la sua laguna. La zona concentra nel raggio di pochi chilometri paesaggi di incantevole bellezza, i vini migliori del Friuli, una gastronomia varia e un'antica storia che ha lasciato tracce di incredibile interesse. Tra i tesori della località spiccano i vini di qualità e l'ottima cucina, risultato dell'intreccio plurisecolare di popoli e culture. Il turista ha un' ampia scelta tra numerosi locali, la quale esige di lasciarsi tentare dai sapori dell'enogastronomia tipica. Città dai tesori d'arte, architettura e gastronomia, Gorizia è stata nei secoli crocevia principale delle principali culture della civiltà centro-europea, originariamente intorno all'anno mille quelle veneto-friulana, austriaca e slovena. Una tappa a Gorizia non può trascurare un incontro con la cucina locale, sintesi sopraffina di culture e tradizioni diverse. Il mangiar bene goriziano ha profonde radici friulane, austriache e slovene, ma unisce anche influssi tedeschi e ungheresi. Il risultato è un'insolita contaminazione culinaria, davvero unica per aromi e gusti. Piatti tipici della cucina goriziana sono il musetto e brovada ovvero il cotechino servito con le rape bianche grattugiate e lasciate fermentare nella vinaccia, il gulasch, le profumatissime frittate alle erbe. Immancabili i contorni come le patate "in tecia" o il fresco abbinamento di radicchio e fagioli. I dolci occupano uno spazio particolare nella cucina locale, anchese su tutti spicca la gubana. E per rendere ancora più dolce una visita a Gorizia non può mancare l'assaggio del delizioso miele della zona. Le prelibatezze del Friuli isontino si sposano alla perfezione con i vini, prodotti soprattutto nella zona di Oslavia, rigorosamente a denominazione di origine controllata. Gubana, miele e vini di Oslavia sono oggi riuniti sotto il marchio "Prodotti tipici goriziani".La sosta nelle numerose trattorie e ristoranti conferma l'internazionalità di questa cucina, i cui piatti forti sono costituiti dalla selvaggina: fagiano, lepre, capriolo e cinghiale preparati secondo la tradizione locale o con note austriache ed ungheresi. La carne di maiale occupa una parte di rilievo sia come protagonista di gustosi antipasti sia da destinarsi a vivaci grigliate. Noti anche i bolliti di carni varie, il prosciutto cotto nel pane serviti con salsa di cren (rafano). Tra i primi piatti eccellono la pasta fatta in casa e tagliata a strisce (blecs), condita con sughi d'arrosto e selvaggina, gli gnocchi di semolino e patate ripieni di susine e conditi con burro fuso e cannella, la polenta; prevalenti su tutti sono le minestre ricche di verdure, tipica la "jota", fatta di fagioli e crauti arricchita con carne di maiale. La tradizione contadina ha trasmesso le frittate saporite in diverse varianti: con gli asparagi, con i germogli di luppolo selvatico, con dodici varietà di erbe selvatiche. Ispirati alla tradizione mitteleuropea sono i dolci costituiti da caldi "strudel" di mele, pinoli, uvetta, profumate crostate di frutta e la più nota gubana. Le "Botteghe del Collio", contrassegnate da caratteristiche insegne in ferro battuto, sono un selezionato gruppo di ristoranti e trattorie, dove il servizio deve essere inappuntabile e rispondere ai requisiti di raffinatezza che i vini del Collio esigono. I vini vengono rappresentati da accurate "carte dei Vini", sono serviti usando i bicchieri più adatti a ogni vino, alla giusta temperatura e in un'atmosfera serena per una piacevole degustazione.Attraverso il Ponte del Torrione, saliamo verso Oslavia, in un morbido paesaggio di colline e vigneti. Da Oslavia, dove è situato il monumentale Ossario della Prima guerra mondiale, salite tra le numerose aziende vitivinicole per raggiungere San Floriano del Collio. Nel piccolo centro, dominato dal quattrocentesco castello Formentini (oggi sede del Museo del Vino) si entra fiancheggiando il campo da golf che si estende in un magnifico panorama di colline. Da qui, imboccate la "Strada del vino", scendendo nella Piana del Preval. Siete in località Subida, suggestiva zona attrezzata per l'ospitalità ai turisti, e da qui potete proseguire fino a Cormòns. Ed eccoci nel cuore del Collio. Tra i vigneti che inquadrano in file ordinate un paesaggio pittoresco, sorge Cormòns, animata cittadina di stampo asburgico. La fama dei vini, che possono essere gustati in un gran numero di locali ed enoteche, ha reso la cittadina un punto di riferimento a livello internazionale, richiamando numerosi visitatori, richiamati dalla bellezza del paesaggio e dalla bontà dell'offerta enogastronomica. Per rinsaldare lo stretto legame tra Cormòns e le meraviglie della sua terra, ogni anno, nella seconda domenica di settembre, la cittadina ospita la Festa dell'uva. Chioschi di vini offrono degustazioni guidate da esperti sommelier, e gli assaggi permettono di confrontare le nobili qualità dei vini e di abbinarli alle pietanze tipiche della regione. Nel corso della Festa dell'uva, viene inviato ai capi di stato di tutto il mondo il Vino della Pace, frutto della vendemmia di oltre 400 differenti tipi di uva provenienti dai cinque continenti, i cui vitigni sono stati messi a dimora nella Vigna del Mondo, nei pressi della Cantina Produttori Cormòns, dove è anche possibile visitare le antine con una serie di pregevoli botti dipinte. Lasciato il centro collinare, il nostro percorso punta verso Angoris, da dove con una breve deviazione di raggiunge facilmente il piccolo centro di Medea, dominato dal monumento dell'Ara Pacis. Attraversato l'abitato di Mariano del Friuli, ci si avvicina al prezioso centro di Gradisca. Al visitatore che arriva a Gradisca d'Isonzo, la cittadina si presenta come un raffinato salotto, ricco di storia e immerso nel verde. Tradizione e modernità a Gradisca d'Isonzo si fondono anche nell'arte dell'enogastronomia e dell'ospitalità, praticata in numerosi ristoranti e trattorie. Le antice ricette culinarie sono state rivisitate secondo i principi più nuovi della gastronomia ma l'accuratezza delle preparazioni e la scelta di ingredienti di prima qualità sono rimaste immutate nel tempo. Gradisca d'Isonzo mantiene oggi particolare fama anche per i vini, per i quali era già apprezzata nei secoli passati, e nell'enoteca regionale "La Serenissima" presenta al visitatore il meglio della produzione vinicola del Friuli Venezia Giulia. Quella dell'enogastronomia è un richiamo al quale è impossibile resistere, ma Gradisca d'Isonzo ammalia il visitatore anche grazie alla vivacità dei suoi esercizi commerciali, dei negozi e delle botteghe. Passeggiando nelle vie del centro, il turista può trovare una vasta scelta per i suoi acquisti, in un'atmosfera cordiale e familiare. E, per ristorarsi, è di rigore la sostanza in uno dei suggestivi caffè che si affacciano sul parco, con i tavolini circondati dal verde.

Piatti tipici
La cucina di Gorizia ha due componenti fondamentali: quella contadina e quella asburgica, di influenza austriaca. A quella contadina appartengono la jota, minestra di cavoli, fagioli e stinco, mentre a quella asburgica; gli gnocchi di susine, il gulasch e il kugelhupf. La sottile differenza con la cucina triestina è sostanzialmente determinata dall'influenza marinara di Trieste, la quale aggiunge alla tipicità triestina un interessante diversivo come i scampi alla buzara e non di meno alcune sottili differenze nella preparazione dei cibi come il gulasch. Tra i vini si può segnalare il vino carsico teran, terrano: aspro, forte, estremamente tannico; si accompagna bene ad un prosciutto del Carso di sapore forte e secco, quasi salato ed a formaggi stagionati.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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CENTRO STUDI ALESSANDRO VOLTA - ERSAS - UDINE (UD)
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