Aquileia
è un comune italiano di 3.503 abitanti della provincia
di Udine in Friuli-Venezia Giulia. Colonia romana fondata
nel 181 a.C., fu capitale della X regione augustea e metropoli
della chiesa cristiana. Insieme con Ravenna è il
più importante sito archeologico dell'Italia settentrionale,
e con Cividale del Friuli e Udine è stata una delle
capitali storiche del Friuli. L'abitato si sviluppa attorno
alla basilica patriarcale per un raggio di circa un chilometro,
inglobando anche i resti dell'antica città romana,
ed è attraversato dal fiume Natissa. La parte sud
del territorio comunale, retrostante alla laguna di Grado,
è invece costituita da territorio coltivato (derivante
da bonifiche) o piccole macchie di bosco planiziale. La
frazione di Belvedere, prospiciente la laguna, ospita due
tipici esempi di pinete (Pineta di S. Marc e Pineta di Bielvedè).
LA
BASILICA
Nonostante i vari interventi posteriori, la Basilica di
Aquileia mantiene le forme del XI secolo. La prima parte
venne edificata nell'anno 313, successivamente all' editto
di Costantino, per volontà del Vescovo Teodoro. Essa
era costituita da due aule parallele, connesse da una trasversale.
Tra il 1021 ed il 1031 venne realizzata una quasi totale
ricostruzione, per desiderio del Patriarca Popone, e venne
edificato il campanile isolato, alto 73 metri, a cuspide,
che costituì prototipo per le costruzioni friulane
ed istriane. In seguito al terremoto del 1348, la Basilica
venne ulteriormente restaurata, acquisendo interventi in
stile gotico, tra il 1350 e il 1381. Infine, accolse sovrapposizioni
di matrice rinascimentale,soprattutto per quanto concerne
le decorazioni della zona del presbiterio, nel periodo della
dominazione veneziana. La facciata a doppio spiovente, si
apre allo spazio antistante attraverso una bifora ed un
portico. L'interno è a croce latina, a tre navate
e presenta il presbiterio rialzato. Tra le antiche mura,
si è conservato uno straordinario pavimento a mosaico
di inizio del IV secolo, con scene dell'antico testamento,
che è particolarmente interessante perché,
se nella contemporanea pittura nelle catacombe a Roma si
iniziava ad assistere a una semplificazione dello stile
usato, a fronte di una maggior immediatezza della raffigurazione
e un marcato simbolismo, ad Aquileia si notano ancora uno
stile naturalistico di matrice ellenistica, sebbene già
pienamente adeguato alla nuova simbologia cristiana. Si
nota quindi il "pesce", ictus in greco, acronimo
di "Iesus Cristos Teu Uios Soter" (Gesù
Cristo Salvatore figlio di Dio), le storie di Giona, esempio
dell'Antico Testamento allusivo alla morte e resurrezione
in tre giorni, il buon pastore eccetera. I mosaici, in uno
stato di conservazione eccezionale sia per ampiezza, che
per completezza delle scene e interesse iconografico, si
trova nell'antica basilica di Aquileia, quella dei "battezzati",
poiché ad Aquileia esisteva anche una seconda chiesa,
accanto alla prima, per i catecumeni, coloro cioè
che non avevano ancora ricevuto il battesimo, secondo l'usanza
di allora di battezzarsi solo in età adulta, che
quindi erano spesso la maggioranza dei fedeli. All'inizio
della navata sinistra, si può accedere alla Cripta
degli Scavi dove sono visibili i resti della Basilica Paleocristiana.
Alla fine della navata destra si incontra la cappella di
Sant'Ambrogio o cappella della famiglia milanese dei Della
Torre con all'interno i sepolcri di 5 membri di quella famiglia
dei quali 3 Patriarchi di Aquileia tra cui Raimondo della
Torre. Il 26 ottobre 1921 nella Basilica di Aquileia fu
scelta la salma del Milite Ignoto, poi trasportata a Roma
e deposta nella tomba del complesso monumentale del Vittoriano,
a piazza Venezia, il 4 novembre successivo.
MANIFESTAZIONI
A Tavola con gli Antichi Romani (settembre e ottobre)
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa dei Pagani
Basilica (1031) (Basilica di Poppone)
Basilica cristiana
Sepolcreto Romano
Chiesa di Sant'Antonio
Chiesetta di San Marco (a Belvedere)
EDIFICI
STORICI E ALTRO
Villa Della Torre Hoffer Valvassina
Villa Savorgnan Fior Pasi (a Belvedere)
Museo Paleocristiano
Museo Archeologico Nazionale
La Via Sacra del porto fluviale
Porto Fluviale
Passeggiata Archeologica
Via Flavia
Via Postumia
Via Annia
Pineta di San Marco
MUSEI
Museo Archeologico Nazionale
Museo Nazionale Paleocristiano
ORIGINI
E CENNI STORICI
Fondata nel 181 a.C. come colonia di diritto latino da parte
dei triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione
Nasica e Gaio Flaminio mandati dal senato di Roma a sbarrare
la strada ai barbari che minacciavano i confini orientali
d'Italia, la città dapprima crebbe quale base militare
per le campagne contro gli Istri, e contro vari popoli,
fra cui i Carni e poi per l'espansione romana verso il Danubio.
I primi coloni furono 3000 fanti seguiti dalle rispettive
famiglie provenienti dal Sannio a cui hanno fatto seguito
dei gruppi di Veneteci. Dall'origine di base militare deriva
la forma quadrilatera del presidio, divisa dal cardine massimo,
l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo. Pacificata
e romanizzata la regione, la città, municipio dopo
l'89a.C. si ingrandì in fasi successive, come attestano
le diverse cinte murarie. Divenne centro politico-amministrativo
(capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria)
e prospero emporio, avvantaggiata dal lungo sistema portuale
e dalla raggiera di importanti strade che se ne dipartivano
sia verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico ("via
dell'ambra"), sia in senso latitudinale, dalle Gallie
all'Oriente. Fin da tarda età repubblicana e durante
quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno
dei grandi centri nevralgici dell'Impero Romano. Notevole
fu la vita artistica, sostenuta dalla ricchezza dei committenti
e dall'intensità dei traffici e dei contatti. Gli
apprestamenti difensivi, potenziati fra il II e il III secolo,
le permisero di superare gli assedi dei Quadi e dei Marcomanni
(170), e dell'imperatore Massimino il Trace, che in seguito
all'elezione a suo discapito da parte del Senato romano
degli imperatori Pupieno e Balbino che accettarono Gordiano
come cesare, scese in Italia dalla Pannonia con l'esercito
(nel 238) ma la città di Aquileia dove contava di
fare approvvigionamenti gli chiuse le porte, costringendolo
all'assedio; Rutilio Crispino e Tullio Menofilo furono incaricati
dal Senato di organizzare la difesa (bellum Aquileiensis),
cosa che fecero egregiamente rinforzando le mura e accumulando
cibo e acqua in quantità. Massimino mandò
sotto le mura degli inviati per invitare la popolazione
ad arrendersi; Crispino arringò il popolo (il discorso
è riportato da Erodiano), invitandolo a confidare
nel Senato romano e a guadagnarsi il titolo di liberatori
d'Italia dalla tirannia di Massimino. Persi d'animo dal
protrarsi dell'assedio, i soldati di Massimino lo uccisero.
Menofilo e l'altro comandante della guarnigione, Tullio
Menofilo, si recarono a Cervignano del Friuli dove era accampato
l'esercito di Massimino recando le effigi di Pupieno, Balbino
e Gordiano coronate con alloro; dopo aver acclamato da soli
gli imperatori, si voltarono e chiesero all'esercito di
riconoscere per acclamazione gli imperatori scelti dal Senato
e dal popolo di Roma. Nel 300 l'Imperatore Massimiano si
stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia
ed in queste città fece erigere costruzioni di enormi
proporzioni tanto da farle apparire come una sorta di seconda
capitale. Nonostante la Crisi del III secolo vi si ripercuotesse
dolorosamente, la città, sede di numerosi uffici
e istituzioni autorevoli, risultava ancora, alla morte dell'Imperatore
Teodosio I (395), la 9° città dell'Impero e la
quarta d'Italia, celebre per le sue mura e per il porto.
Nel IV-V secolo d.C. si intensificarono le presenze imperiali
e molti scontri sanguinosi risolsero contese fratricide
(Costantino II, 339; Magnenzio, 350) o episodi di usurpazione:
Teodosio I vi sconfisse Magno Massimo (388); Valentiniano
III vi uccise Giovanni Primicerio (425). Aquileia esercitò
una nuova funzione morale e culturale con l'avvento del
Cristianesimo, che si disse predicato da san Marco, ed il
cui sviluppo fu in ogni caso fondato su una serie di vescovi,
diaconi e presbiteri che subirono il martirio (Ermagora
e Fortunato, Ilario e Canziano, Crisogono). Nativo di Aquileia
dovrebbe essere stato papa Pio I. Col vescovo Teodoro (m.
319 circa) la Chiesa si espresse pubblicamente con aule
di culto splendidamente mosaicate. I vescovi di Aquileia
crebbero di importanza nei secoli seguenti dando un vigoroso
contributo allo sviluppo del cristianesimo occidentale sia
sotto il profilo dottrinario (celebre e decisivo per la
lotta contro l'arianesimo il concilio del 381, che interessò
tutte le chiese d'Occidente) sia per l'autorità esercitata
(fu metropoli per una ventina di diocesi in Italia e una
decina oltre le Alpi). Si veda in proposito la lista dei
Patriarchi di Aquileia. Aquileia resistette alle ripetute
incursioni di Alarico (401, 408) ma non ad Attila che in
seguito all'incidentale crollo di un muro di fortificazione
riuscì a penetrare nella città devastandola
(452) e, si dice, spargendo il sale sulle rovine. Alla figura
di Attila sono legate due leggende: una inerente il crollo
delle mura di Aquileia ed un sogno premonitore grazie al
quale Attila conquistò la città; l'altra sul
tesoro di Aquileia, sepolto per evitare che fosse depredato.
Sopravvissero l'autorità della sua chiesa e il mito
di una città che era stata potente, benché
ormai il suo dominio diretto si limitasse ad un territorio
di ridotta estensione che aveva i suoi punti di forza nell'area
urbana con lo scalo marittimo e nel borgo di Grado. Quest'ultimo
si sviluppò ed acquistò un'importanza sempre
maggiore a seguito dell'invasione longobarda del 568. Da
quel momento la regione di Aquileia venne suddivisa fra
romano-bizantini (che ne occuparono la zona litoranea) ed
i Longobardi (la parte interna). La città tuttavia
continuò a dare il suo nome al patriarcato omonimo,
anche quando, nel XV secolo fu occupata dai veneziani. Nel
1509 fu conquistata dal Sacro Romano Impero durante la Guerra
della Lega di Cambrai, ritornando sotto la Repubblica di
Venezia al termine della guerra, la città seguì
successivamente le sorti della Repubblica di Venezia, venendo
annessa dagli Asburgo (salvo una breve parentesi napoleonica)
con il Trattato di Campoformido, fino alla sua definitiva
unione al resto del Friuli ed all'Italia immediatamente
dopo la prima guerra mondiale.