Sissa 
Emilia Romagna

Sissa è un comune della Bassa Parmense. Nel Comune di Sissa è presente l' unico porto fluviale della Provincia di Parma, quello di Torricella.

ORIGINI
Questo lembo di terra di origine alluvionale tra il Taro e il Po ha ospitato insediamenti ed é stato colonizzato in età romana (resti di tombe romane a Gramignazzo) e prima ancora etrusca (piroga etrusca emersa in seguito ad una secca eccezionale del Po a Torricella). Notizie certe di Sissa si traggono da una pergamena del 945 nella quale si parla di un piccolo nucleo, facente parte di un agglomerato più antico, Palasone, censito come feudo del Capitolo della Cattedrale di Parma.

ETIMOLOGIA
Il fiume Taro, soggetto a frequenti, devastanti straripamenti, provocò la separazione della città da Palasone e, in seguito a questo fatto, venne coniato il toponimo Sissa, cioé "scissa", ovvero "divisa".

CENNI STORICI
Nel 1195 l'imperatore Enrico VI concesse ai Canonici della Chiesa di Parma piena giurisdizione su Palasone, Sissa e Coltaro. Incominciò così per il borgo un periodo ricco di gesta medievali che lo portarono ad un alto grado di potenza. I nuovi feudatari abbatterono la torre quadrangolare, eretta a difesa dai tempi del Capitolo, e costruirono una rocca difensiva imponente, munita di randelli e salienti. Con il dominio di Ottobono Terzi, gran capitano di Gian Galeazzo Visconti, Sissa conobbe il periodo di maggiore potenza e dovette sostenere innumerevoli, sanguinosi attacchi, specialmente da parte dei Rossi di S. Secondo. Ottobono ebbe successo in diversi assalti sino alla morte avvenuta nel 1409, ucciso a tradimento da Attendolo Sforza. I Veneziani si impossessarono di Sissa nel 1440 e rasero al suolo la Rocca, già molto danneggiata: le cronache del tempo dicono che il restauro fu ritenuto troppo costoso... Tornati i Terzi in possesso della Rocca, la ricostruirono in proporzioni modeste e, col passare degli anni, la città perse sempre più importanza. Giunti al 1630, anche in questo territorio si propagò la peste di Milano, attraverso il porto di Torricella: vi furono centinaia di vittime, causate anche dalle alluvioni. Nella prima metà del XVIII secolo, l'ultimo conte Terzi diede in sposa la figlia Corona al marchese Bonifacio II Rangoni che assunse anche il nome di Terzi. Nel medesimo periodo, venne chiamato Sebastiano Galeotti ad affrescare le stanze della Rocca, ormai palazzo settecentesco.
Il cammino della storia continua fino alla definitiva soppressione dei feudi nel 1805. Al conte di Sissa rimasero terreni, diverse case e il castello, certamente privo di connotati feudali. A metà Ottocento i beni passarono in mano ai Raimondi: essi, nel 1900, li vendettero per 45 mila lire al Comune di Sissa, il quale fece della Rocca la sede degli Uffici Municipali.

A Coltaro (m29), 7 km a nord-est di sissa, un'importante area rivierasca detta "Boschi di Maria Luigia", in quanto fu la duchessa a farne dono agli abitanti del luogo, è uno degli esempi rimasti di bosco di pianura, anche se oggi si configura come parco per il tempo libero.

A Torricella inoltre (m 30), posta a 3,5 km a nord di sissa, vi è il più importante porto nautico della provincia di Parma.

ETIMOLOGIA
Potrebbe derivare dalla proprietà fondiaria di un certo Siccius o Seccius.

EDIFICI STORICI
Villa Simonetta (in frazione Torricella)

EDIFICI RELIGIOSI
Santuario della Madonna delle Spine

LA ROCCA DEI TERZI
Il complesso fortificato di Sissa, più volte violentato in ordine alle esigenze difensive di vari periodi storici, ha conservato intatto il mastio, dimostrazione di un passato tanto ricco di gloria, di sventure e di sangue, che sovrasta due ali più basse inserite nel Settecento modificando le preesistenti strutture medievali. Per lungo tempo la fortezza fu teatro di tumultuosi avvenimenti, specie quando i veneziani, conquistandola nel 1409, la devastarono. Il fortilizio venne ricostruito dai Terzi, che l’ebbero in restituzione nel 1440, con l’elevazione del feudo a Contea. Nei secoli successivi ebbe a subire forti trasformazioni tanto all’interno quanto all’esterno, infatti dopo tanti fatti d’arme, saccheggi e modifiche parziali, l’architettura della rocca cambio più volte il proprio aspetto. Dalla seconda metà del Cinquecento in poi la parte esistente delle vecchie murature subisce numerosi riadattamenti sino ad assumere nel Settecento la tipica impronta di residenza signorile. All’ignoto architetto autore della trasformazione settecentesca spetta il merito di aver abilmente collegato l’austerità del mastio, non intaccato nella sua immagine di fortilizio, coi corpi laterali dell’edificio, che assumono l’aspetto tipico di palazzo patrizio. Agli inizi dell’Ottocento l’antico fortilizio terziano si presenta nella sua edizione definitiva, architettura tardo barocca in cui domina ancora il mastio quattrocentesco che conserva intatta la corona di caditoie e i lunghi beccatelli che rinserrano il corpo sporgente del blocco murario, mentre si segnala la scomparsa del ponte levatoio. Sino a tutto l’Ottocento la Rocca era accessibile frontalmente per mezzo di uno stretto ponticello in muratura. Dalla “piazzola” un altro ponticello, ortogonale al precedente, congiungeva l’abitato con la sede del dazio comunale, isolato da un muretto che insieme alle spallette dei ponti formava un quadrilatero nettamente staccato dalla parte occidentale del paese. Una serie di abbattimenti successivi, il cambio di destinazione della Rocca adibita a sede comunale, hanno portato, agli inizi del Novecento, alla costruzione di un monumentale scalone in muratura, cemento e marmaglia, posto dirimpetto alla strada ritagliata nel verde della vecchia ortaglia. Gli interventi più recenti riguardano la scala laterale, posta nella facciata orientale, ricostruita in cotto e cemento negli anni Cinquanta, e lo scalone d’ingresso sorto nel 1986, previo abbattimento del precedente. Abbiamo esempi di rocche coeve ben conservate, che aiutano a ricostruire con la fantasia bertesche, merlature, barbacani e caditoie, ma in vetta al mastio tozzo e invulnerabile, che un tempo terrorizzava i nemici, oggi si annidano uccelli rapaci e notturni che ne tentano il silenzio, e l’edera e il caprifoglio hanno rivestito le pietre onuste di tempo.

SANTA MARIA ASSUNTA
La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Maria Assunta. Interessante per la sua grandiosità, presenta una struttura basilicale a tre navate. Fu costruita nel 1950 sui resti della precedente, crollata e quasi interrata da una rovinosa alluvione. Dell'antico tempio rimane il bel quadrato campanile romanico, con il famoso concerto di otto campane, e, gelosamente murati all'interno degli attuali, iresti dei vecchi pilastri e di qualche affresco. Si possono ammirare il bellissimo altare barocco in legno,laccato e dorato, segno della dominazione veneziana, diverse cornici lignee dorate e vari dipinti in olio su tela. Tra questi, nell'apside, l'Assunzione della Madonna e un San Cristoforo, attribuiti al pittore locale Pietro Ferrari. Interessanti le sacrestie.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 3.946 (M 1.890, F 2.056)
Densità per Kmq: 92,0

CAP 43018
Prefisso Telefonico 0521
Codice Istat 034034
Codice Catastale I763

Denominazione Abitanti sissesi
Santo Patrono San Giacomo
Festa Patronale 25 luglio

Numero Famiglie 1.482
Numero Abitazioni 1.842


Il Comune di Sissa fa parte di:
Regione Agraria n. 6 - Pianura di Parma

Località e Frazioni di Sissa
Borgonovo, Casalfoschino, Coltaro, Gramignazzo, Isola Jesus, Palasone, Sala, San Nazzaro, Sottargine, Torricella

Comuni Confinanti
Colorno, Gussola (CR), Martignana di Po (CR), Roccabianca, San Secondo Parmense, Torricella del Pizzo (CR), Torrile, Trecasali.

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