Sulla
SS 12 Nuova Estense, che mette in comunicazione Modena
con la Toscana, a 35 km dal capoluogo restiamo incantati
dalle numerose bellezze di Serramazzoni (791 m. slm.).
ETIMOLOGIA
Il nome di Serramazzoni deriva dalla composizione
etimologica del termine geografico SERRA (cioè
sbarramento montuoso) e del nome MAZZONI di una famiglia
del luogo che, come tante altre, prendeva il cognome
da uno strumento di lavoro.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il
paese nacque come importante centro montano dopo la
costruzione della Via Vandelli (1749) e della Via
Giardini (1776) che collegava Modena alla Toscana.
Lungo la Via Giardini furono istituite poste, osterie,
fontane, luoghi di ricovero e ristoro per viandanti
e mercanti e così Serramazzoni divenne un importante
centro montano e ottenne la possibilità di
aprire nuovi sbocchi commerciali e di sviluppo economico-sociale.
Prima del 1776 il paese viveva invece all’ombra
di Monfestino e solo nel 1860 il Comune fu trasferito
a Serramazzoni con il nome ufficiale di “Comune
di Monfestino in Serramazzoni” che poi diverrà
nel 1948 “Comune di Serramazzoni”. La storia
del territorio serramazzonese rimane dunque legata
a quella delle sue frazioni che, come quella di Monfestino,
sono ricche di testimonianze storiche, tradizioni
artistiche e luoghi di interesse naturalistico e culturale.
DA
VISITARE
Rocca
Santa Maria
La
Pieve di Rocca Santa Maria è una delle più
belle e antiche Pievi della montagna modenese: edificata
tra l’ottavo e il nono secolo, fu donata nel
1108 al Vescovo di Modena da Matilde di Canossa. L’edificio
dalla forma basilicale si erge su una roccia calcarea
ed è costruito in pietra arenaria del luogo.
Al suo interno presenta tre navate divise da ampi
archi a tutto sesto che poggiano su quattro colonne
e semicolonne i cui capitelli, diversi per forma e
composizione ornamentale, presentano un intaglio vigoroso.
All’esterno della Pieve si può ammirare
la campana con lo stemma gentilizio dei Da Savignano
donata alla comunità nel 1375 da Ugolino da
Savignano, signore di quei luoghi e della Podesteria
di Monfestino.
Monfestino
Si
arriva a Monfestino percorrendo un cammino panoramico
di quattro chilometri dal capoluogo. La località
ed il suo castello rappresentano una delle più
importanti testimonianze del passato, sotto l’aspetto
civile e amministrativo del territorio serramazzonese.
Il toponimo potrebbe provenire dall’antica famiglia
romana dei Da Faustini, ma più probabilmente
esso deriva dal partono della chiesa parrocchiale
S. Faustino poi Mons. Faustino. La parte più
antica della rocca, che in tempi remoti si presentava
con un’alta torre quadrata circondata da possenti
mura, doveva costituire un avamposto dello sbarramento
difensivo del Castro Feroniano che ritardò
di circa duecento anni la penetrazione dei longobardi
nel territorio montano assoggettato alla Chiesa e
all’Esarca di Ravenna. All’inizio del secolo
il castello era in condizioni di deplorevole degrado,
ma una volta acquistata dalla famiglia del Comm. Fermo
Corni in pochissimi anni, grazie a importanti lavori
di restauro, la rocca fu riportata al suo splendore
originale. Oggi, camminando per un verde sentiero,
si possono ammirare le rotonde e possenti mura, e
si possono osservare le vette dell’Appennino
e perfino i bianchi ghiacciai delle Alpi, mentre nel
buio della notte si può ammirare la sottostante
pianura illuminata. Monfestino presenta alcune antiche
case: all’interno di una di queste vi è
un portale di pregevole fattura, opera di Mastro Antonio
d’Ambrosino, famoso artista del XVI secolo. La
chiesa, costruita nel 1034, è situata fuori
dalle mura del castello ed è dedicata ai Santi
Faustino e Giovita. Vi sono due porte: una maggiore
in travertino e una più piccola, posta al fianco
della chiesa e costruita in pietra comune liscia.
All’interno della chiesa è possibile ammirare
un recente quadro raffigurante San Simeone Stilita,
protettore dei campeggiatori.
Pompeano
L’antico
nome di questo borgo era Pompignanum o Pompejanum
e solo dal 1860 questo paesino venne a far parte del
Comune di Monfestino in Serramazzoni. Prima di questa
data la sua storia è da ricercarsi nel Contado
di Gombola, i cui Signori, di origine longobarda,
costituivano una della più potenti famiglie
dell’appennino modenese. Il Castello di Pompeano
si erge su una roccia scura di origine vulcanica sottomarina
detta Ofiolite Serpentina, attraversata al suo interno
da una faglia che ha dato origine a una grotta di
circa trenta metri di lunghezza. La grotta, scoperta
per caso da un bambino del luogo, è visitabile
con l’assistenza del gruppo speleologico del
Cai di Modena e viene aperta al pubblico soltanto
in occasione della sagra del paese, il primo sabato
e la prima domenica del mese di agosto. Al suo interno
si possono ammirare alcuni geotritoni e un laghetto
sotterraneo di circa venti metri di profondità.
Il castello è raggiungibile percorrendo una
scalinata ricavata nella roccia all’esterno delle
mura merlate. L’ingresso è ad arco a tutto
sesto e al centro, sul rilievo più alto è
visibile la torre di avvistamento, a pianta quadrata,
con murature a grossi conci in sasso. All’interno
sono visibili anche il campanile, che sorge isolato,
ed è a pianta quadrata con cella campanaria
a monofore senza cuspide e la chiesa dedicata a S.
Geminiano. All’entrata del borgo di Pompeano
è visibile l’oratorio, dedicato a San
Rocco, costruito nel 1796 su richiesta della comunità
che trovava sempre più disagevole recarsi alla
chiesa posta sulla roccia, la quale venne poi chiusa
negli anni ’60 del secolo scorso a causa delle
condizioni precarie del tetto. Dopo trent’anni
di forzato abbandono, grazie all’assenso e all’appoggio
economico della Provincia e del Comune, la chiesa,
il campanile e la canonica vennero ristrutturati e
la chiesa venne finalmente riaperta al culto nel 1998.
San
Dalmazio
Le
prime testimonianze su San Dalmazio, che fece sempre
parte della Podesteria di Monfestino, risalgono a
un testamento del 1010 e poi alle prime notizie relative
alla sua chiesa datate 1065. La chiesa, dedicata a
S. Dalmazio Vescovo e martire, ha subito nel tempo
importanti modifiche e ristrutturazioni fino agli
anni ’80 dello scorso secolo. Il campanile, eretto
nel 1718, sorge a poca distanza dall’edificio
e presenta un’alta cuspide ottagonale. La presenza
di un castello sarebbe confermata da un documento
del 1386, ma oggi non rimangono di questa antica fortificazione
che poche tracce. Lungo lo strabello che porta all’antico
borgo del castello è posto un tempietto dedicato
alla Madonna e fatto costruire nel 1683 dal Capitano
Lodovico Gentilini. Nel centro del paese, poi, la
casa torre Gentilini ha scolpita su di un sasso, a
testimonianza della sua vetustà, la data 1474.
Sotto il voltone della casa passava la Via Vandelli
(1739-1741) che collegava Modena a Massa Carrara.
Nella piazza un piccolo monumento ricorda i caduti
di tutte le guerre e gli emigranti di S. Dalmazio
morti nel 1913 nella miniera di Dawson nell’Illinois
(U.S.A.).
Ligorzano
Ligorzano
compare per la prima volta in una carta dell’Archivio
capitolare di Parma del 1039 col nome di Legorzanum
Castrum, che indicava probabilmente l’antico
fortilizio costruito a sostegno del Castello di Monfestino
del quale rimane la torre merlata detta “Torre
della Bastiglia”. Poco distante dalla torre si
trova il nuovo stadio di calcio di Serramazzoni, inaugurato
nel 1985. Più in basso, lungo la Via Giardini,
si può bere l’acqua freschissima della
conosciutissima Fontanina, costruita nel 1784 a sollievo
dei viandanti che transitavano lungo la via Giardini,
oggi meta ambita di ogni ciclista, citata anche dallo
scrittore Alfredo Panzini che lì si fermò
a dissetarsi per poi riprendere con la bicicletta
la strada verso l’Abetone.
Selva
Nei
documenti del XII secolo Selva viene indicata come
“Silva de Ula” o “Silva de Virola”:
era infatti un’antica selva di querce, donata
dal Vescovo di Modena nel 1131 ai frati benedettini
di S. Pietro che la disboscarono per costruirvi una
chiesa e un piccolo convento, di cui oggi non rimane
alcuna traccia. La chiesa parrocchiale dedicata alla
Natività della Madonna venne eretta nel 1865,
sostituendo quella più antica. Ristrutturata
dopo il terremoto del 1920, si presenta in stile classico.
Alla sua sinistra sorge il campanile ad un solo piano
e a destra la canonica edificata nel 1905. Tra questi
boschi si trova un’imponente quercia secolare
di circa cinque metri di circonferenza, tutelata dall
Regione Emilia Romagna per il suo valore paesaggistico
e naturalistico.
Varana
- Campodolio
Varana,
ora detta Varana Sassi, deve il suo nome al Romano
Varus, proprietario di quel luogo, mentre Campodolio
ha un’origine più recente e prende il
nome da una graminacea, il “loglio” che
si coltiva come foraggiera. Le due località,
poste a poche centinaia di metri l’una dall’altra,
distano 10 Km dal Capoluogo e 15 da Sassuolo. Due
sono le antiche chiese: quella di Varana Sassi, del
XIV Secolo, dedicata ai Santi Pietro e Paolo e quella
di Campodolio, costruita fra il 1861 e il 1880, dedicata
alla Madonna delle Grazie. Il luogo più antico
della frazione è Varana Sassi. I Sassi, come
quello di Pompeano, sono Ofioliti Serpentine di origine
vulcanica sottomarina. Sul sasso più grande
un tempo sorgeva una fortificazione con una torre
imponente, oggi utilizzata dagli amanti dell’arrampicata.
Per salire sul Sasso in modo meno pericoloso rispetto
alla scalata si percorre un sentiero scavato nella
roccia che porta a un verde pianoro con una splendida
visuale.. Nel borgo di Varana Sassi, ad opera del
Gruppo Naturalistico “L’Ofiolite di Varana”,
è stato recentemente creato un orto botanico
in cui è possibile vedere le più importanti
erbe e piante velenose ed officinali di questa parte
dell’appennino modenese.
Faeto
Faeto
si trova a quattro chilometri dal Capoluogo, al termine
di una strada che sale fino a 869 metri s.l. del mare.
Questa località, circondata da querce secolari
e da boschi di castagneti, offre ai turisti un panorama
ineguagliabile. Secondo una tradizione popolare alcune
famiglie di Ferrara nel XV secolo salirono sul monte
“Fageto” facendone la loro dimora e ricavarono
il loro sostentamento economico dalle castagne e dalla
vendita del carbone ricavato dalla legna dei vasti
boschi circostanti. Nel 1540 gli abitanti fecero edificare
a loro spese un oratorio: l’edificio venne poi
riedificato nel 1609 e dotato dagli stessi abitanti
di un beneficio per il mantenimento di un sacerdote.
Nel 1786 gli abitanti scambiarono un pezzo di terra
di proprietà dell’oratorio con una casa,
allo scopo di dare al loro parroco una degna abitazione.
La chiesa venne innalzata a Parrocchia nel 1815 e
nel 1827, demolito l’oratorio ormai pericolante,
si iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova
chiesa, successivamente dichiarata Parrocchia dedicata
ai SS. Filippo e Giacomo. Da Faeto, percorrendo per
circa un chilometro un magnifico vialetto di cerri,
si arriva al bosco “Paradiso”, dove crescono
piante di castagno, cerro, carpino, faggio, pino silvestre,
betulla e tasso e in primavera viole, mammole e genziane.
Valle
Immersa
in una verdeggiante conca, a sei chilometri dal Capoluogo
e a tre dalla Nuova Estense, si trova Valle. Il borgo
presenta importanti fabbricati databili al XVI secolo:
la chiesa, dedicata a S. Michele Arcangelo, caduta
in rovina nei primi anni dell’ottocento, fu ricostruita
nel 1868 su progetto dell’Ing. Vandelli. Valle
era un antico nucleo fortificato, un tempo sede del
castello dei Balugola. Qui la famiglia Balugola possedeva
un palazzo tuttora esistente anche se in parte modificato.
Le torri dovevano essere due: una di queste, posta
nella facciata del palazzo crollò nel 1950,
mentre l’altra, posta poco distante dall’edificio
e della quale rimane oggi solo una parte, è
stata trasformata in fienile. Questa frazione è
da ricordare anche per la produzione di bachi da seta,
allevati fino al 1936. Da Valle i bozzoli maturi venivano
portati a Sassuolo per poi venire spediti alle filande
della Lombardia.
Montagnana
La
frazione di Montagnana è posta sulla Via Giardini
a dieci chilometri dal Capoluogo e sette da Maranello.
La chiesa, dedicata a S. Andrea e costruita nel 1883
su progetto dell’Ing. Vandelli, conserva al suo
interno la campana più antica dell’intera
Provincia di Modena, la quale porta incisa l’iscrizione
“anno del Signore 1262”. Poco distante sulla
Via Giardini si trovala Chiesetta della Reesistenza,
costruita nel 1965 per commemorare i partecipanti
alla lotta partigiana degli anni 1943-45. Fin dal
completamento della Via Giardini nel 1780 Montagnana
si presentò come un punto di riferimento e
di ristoro per i viandanti, i birocciai e poi i conducentii
di omnibus che la attraversavano.
Pazzano
Pazzano
dista sei chilometri dal Capoluogo e tre dalla Nuova
Estense; negli ultimi anni la vicinanza della Nuova
Estense ha dato a questa tranquilla località
una notevole espansione abitativa. La vecchia chiesa
sorgeva a Pazzano di Sotto dove ora si trova l’oratorio
parrocchiale dedicato a S. Rocco. L’attuale chiesa,
dedicata ai santi Giovanni e Paolo, venne costruita
nel 1727 su disegno di Antonio Randelli. Prima dei
restauri, eseguiti nel 1979-80, si poteva ancora ammirare,
sul pavimento antistante l’altare, una tomba
di un guerriero con l’iscrizione “Marcus
Bazzanus et sibi natis el pasque nato proli hoc sepulcrum
construxit A. MDLXXX”. Questa tomba, proveniente
probabilmente da un altro antico luogo sacro, era
il sepolcro dell’importante famiglia Bazzani.
Pazzano, posta al centro della Val tiepido, con le
sue suggestive case bianche immerse nei colori della
natura, ispirò al celebre poeta e scrittore
Guido Cavani negli anni 1940-60 il romanzo Zebio Cotal.
Riccò
Riccò
si trova sulla strada provinciale Serramazzoni-Puianello
a dieci chilometri dal Capoluogo. La frazione, citata
per la prima volta col nome di “Ricovium”,
era posta originariamente tra Granarolo e Monte Corazzano
col nome di Riccò Vecchio, di cui oggi rimangono
solo poche case a testimonianza dell’antico borgo.
Prese poi il sopravvento Farneta di Riccò,
l’attuale borgo, forse per ragioni di viabilità,
o perché in quel luogo esisteva anticamente
il castello dei Balugola. La vecchia chiesa era situata
nella località di Riccò Vecchio. Nel
1775 la sede parrocchiale fu trasferita nella chiesa
di Farneta, costruita nel 1859 ampliando un oratorio
già esistente dedicato a S. Lorenzo. Il Campanile
inizialmente era a pianta rettangolare e rozzamente
intonacato. Fu innalzato nel 1927 e nel 1928 vennero
consacrate le quattro campane, infine nel 1993 il
campanile fu restaurato e portato all’attuale
splendore.
Sasso
delle Streghe
Si
trova nella frazione di Rocca Santa Maria ed è
raggiungibile percorrendo per circa un chilometro
lo scosceso sentiero vicino alle ex scuole elementari.
Il Sasso è immerso in un bosco di roverelle
ed è una formazione calcarea contenente fossili
marini di circa sei metri di altezza e dodici di circonferenza.
Trecento metri più in basso si possono notare
tracce di formazioni calcaree, argilla, marne e banchi
fossili costituiti quasi integralmente da grosse bivalve
chiamate Lucina Pomum che testimoniano la presenza
del mare in questi luoghi circa sette milioni di anni
fa.
La
Salsa della Cintora
La
Salsa si trova nella frazione di Rocca Santa Maria
ed ha le stesse caratteristiche di quelle della vicina
Nirano: è un cono di circa un metro di altezza
da cui escono acqua salata, gas metano e fanghiglia
d’argilla. Prima del 1975 il cono aveva raggiunto
i quattor metri di altezza. La Salsa è chiamata
dagli abitanti del luogo “Bomba”, perché
dal suo cono, durante i temporali, fuoriescono suoni
simili a quelli di piccole esplosioni.
Le
Cascate del Rio Bucamante
Le
Cascate del Rio Bucamante sono raggiungibili da Granarolo,risalendo
il sentiero immerso nei boschi lungo il torrente,
oppure da Monfestino. Le cinque cascate naturali del
Rio Bucamante e la flora del luogo presentano un fascino
particolare e costituiscono una delle oasi naturalistiche
più belle di questa parte dell’Appennino,
presentandosi senza dubbio, dal punto di vista naturalistico,
come uno degli itinerari più belli e suggestivi
della collina modenese. Il nome “Bucamante”deriva
dalla leggenda di due amanti: l’aristocratica
Odina e il giovane pastore Titiro, i quali, non potendo
vivere alla luce del sole il loro amore, ostacolato
dalla famiglia di lei, si gettarono in quelle acque
da quel giorno chiamate “Buca degli amanti”,
da cui il nome Bucamante.
La
Torre della Bastiglia
Simbolo
del Comune di Serramazzoni la Torre della Bastiglia
era un tempo una fortezza inespugnabile eretta a scopo
di avvistamento e di appoggio al Castello di Monfestino.
Si trova a Ligorzano poco distante dalla conosciutissima
Fontanina meta ambita di ogni ciclista e anche dello
scittore Alfredo Panzini che lì si fermò
a dissetarsi.
Via
Vandelli
Lungo
la strada Serramazzoni-Sassuolo, a pochi chilometri
dal Capoluogo, tra i castagneti che ricoprono il versante
nord di Faeto chiamati “Carbonara”, è
possibile percorrere a piedi un tratto della Via Vandelli.
La strada, che prende il nome da Domenico Vandelli,
che ne tracciò e ne diresse i lavori di esecuzione,
partiva da Sassuolo e passando per Campodolio, Varana,
Carbonara, Serra dei Mazzoni, Casa Ghinelli, Casa
Chiozza, si andava a congiungere col tratto principale
della Via Ducale (Vandelli) che da Modena saliva lungo
la Val Tiepido per poi proseguire fino a San Pellegrino
e Massa Carrara. La strada, che fin dal XIII secolo
costituì un’importantissima via di collegamento
tra l’Emilia e la Toscana, andò col tempo
in disuso a causa dei suoi tortuosissimi serpeggiamenti
e delle enormi pendenze che ne rendevano quasi impossibile
l’accesso durante i mesi invernali, finchè,
a causa degli enormi difetti e per l’apertura
della grande strada della Toscana, venne completamente
abbandonata. Di essa rimangono oggi soltanto pochi
resti attraverso i boschi dell’Alto Appennino.
MANIFESTAZIONI
- festa dell’AVAP: quarto fine settimana del
mese di luglio;
- festa del villeggiante: 14-15 agosto;
- festa della polenta: prima domenica di ottobre;
- festa di Halloween: 31 ottobre
- Sfilata di moda: primo sabato di agosto
- Arte in piazza: terza domenica di agosto
- ogni quarta domenica del mese P.zza Tasso ospita
un mercatino dell’antinquariato e modernariato;
- tutti i venerdì sera di luglio e agosto P.zza
della Repubblica ospita un piccolo mercatino;
- il 12 di agosto si svolge la fiera paesana con sempre
maggiore interesse e partecipazione.
- Sagra di Granarolo: ultimo fine settimana di maggio;
- Sagra di Rocca S.Maria: ultimo fine settimana di
giugno;
- Sagra di Selva: primo fine settimana di luglio;
- Sagra di Serramazzoni: seconda settimana di luglio;
- Sagra di Monfestino “Rievocazione Medioevale”:
terzo fine settimana di luglio;
- Sagra di Riccò: primo fine settimana di agosto;
- Sagra di Pompeano: primo fine settimana di agosto;
- Sagra di Ligorzano: secondo fine settimana di agosto,
- Sagra di Pazzano: terzo fine settimana di agosto;
- Sagra di Montagnana: quarto fine settimana di agosto;
- Sagra di Varana: primo fine settimana di settembre;
- Sagra di Valle: ultimo fine settimana di settembre.