San
Cesario sul Panaro è un comune della provincia
di Modena e dista 16 km da Modena, 34 km da Bologna.
Vi ha sede la casa automobilistica Pagani. Il territorio
comunale di San Cesario sul Panaro è situato
nellalta pianura modenese, sulla destra idrografica
del fiume Panaro, che ne determina il confine ovest;
si presenta allungato in senso nord-sud. Confina con
il Comune di Spilamberto e Modena a ovest, con il
Comune di Castelfranco Emilia a est e a nord e con
il Comune di Savignano sul Panaro a sud. Il territorio
è sub-pianeggiante e si snoda in lunghezza
per circa 11,5 km fra i confini nord e sud e circa
5,45 km nel punto di larghezza massima fra i confini
est e ovest.
ETIMOLOGIA
Il nome attesta la venerazione per San Cesario o San
Cesareo. La specifica si riferisce alla vicinanza
al fiume Panaro.
IL
PARCO DI VILLA BOSCHETTI
Il Parco di Villa Boschetti nasce come giardino allitaliana
nel Settecento e viene successivamente trasformato
ed ampliato in coincidenza con il riempimento delle
fosse che un tempo circondavano la rocca. Il Parco
è oggi un complesso di gran interesse naturalistico
con piante secolari, essenze tipiche delloriginario
bosco planiziale e numerose altre introdotte.
LA
BASILICA
Al
tempo degli antichi Romani la basilica era un edificio
pubblico, adibito a tribunale e a luogo di contrattazioni,
caratterizzato dalla vastità, dalla divisione
dello spazio in tre navate, dalle absidi trilobate;
è a questo edificio che i cristiani a partire
dal secolo V si ispirano per la costruzione dei loro
luoghi di culto, non potendo certo assumere come modello
i temoli pagani, tra laltro non destinati ad
accogliere lassemblea dei fedeli. La basilica
di San Cesario è una delle più antiche
e prestigiose chiese in stile romanico dellEmilia-Romagna.
Fu costruita nel decimo secolo sui resti di un preesistente
luogo di culto di cui vennero riutilizzati dei materiali,
e fu dedicata al culto del martire Cesario del quale
si conserva una preziosa reliquia. L'edificio, in
mattoni, presenta una architettura semplice e solenne;
la facciata a salienti abbellita da una elegante bifora,
le fiancate con le strette monofore ed una armoniosa
decorazione geometrica, le arcatelle cieche, le possenti
absidi dimostrano come anche nei cosiddetti secoli
bui del Medioevo e pur in assenza di materiali pregiati,
si riuscisse a creare unopera che suscita ancor
oggi ammirazione e stupore. Risale allanno 1544
la costruzione del campanile, sulla navata nord, dono
di Susanna Pico della Mirandola, vedova del conte
Roberto Boschetti. Linterno è maestoso
e suggestivo: la luce penetra dalle strette monofore
strombate illuminando le possenti colonne che dividono
la chiesa in tre navate sostenendo le belle arcate
a tutto sesto. Le colonne sono sormontate da magnifici
capitelli scolpiti con grande varietà di motivi
ornamentali. Il bel soffitto ligneo a capriate comunica
un senso di calore e di armonia. Colonne, archi e
capitelli sono stati rimessi alla luce dopo che, nel
corso del secolo XVII, la chiesa aveva subito pesanti
interventi che ne avevano profondamente alterato i
connotati. Gli imponenti lavori di restauro, promossi
dal Canonico don Mario Moretti, iniziati nel 1946
e proseguiti per venti anni, hanno restituito alledificio
la semplicità e la purezza dello stile romanico,
pur fra mille difficoltà e problemi interpretativi.
Appena entrati nella basilica, in alto nella navata
destra si può ammirare la tomba di Gian Galeazzo
Boschetti, monumentale opera del più famoso
e importante scultore plastico modenese Antonio Begarelli
(1499 - 1565).
VILLA
SORRA
Villa Sorra è una delle più importanti
ville storiche del territorio modenese. Nel suo parco
si trova quello che è considerato l'esempio
più rappresentativo di giardino "romantico"
dell'Ottocento estense ed è da molti ritenuto
il più importante tra i giardini informali
presenti in Emilia Romagna. Se i singoli elementi
che costituiscono il complesso (villa, edifici rustici,
serra, parco storico, rovine romantiche, vie d'acqua,
giardino campagna) hanno tutti un rilievo non solo
locale, la coesistenza degli stessi dà luogo
a un campione pressoché unico di paesaggio
agrario preindustriale, di inestimabile valore storico,
culturale e ambientale. La tenuta, che conserva ancora
oggi il nome dei Sorra (nobile famiglia che edificò
il complesso e ne ebbe la proprietà per quasi
due secoli), è dal 1972 di proprietà
dei Comuni di Castelfranco Emilia, Modena, Nonantola
e San Cesario sul Panaro. Al centro del complesso
sorge la villa, costruita per volontà del conte
Antonio Sorra all'inizio del XVIII° secolo su
progetto di Giuseppe Antonio Torri. L'edificio, a
pianta quadrata e costituito da un corpo centrale
sovrastato da un'altana, aveva originariamente un
più accentuato volume piramidale dovuto alla
presenza di un torrino esagonale che però fu
demolito nel dopoguerra e mai più ricostruito.
All'interno si possono ammirare diversi affreschi,
i decori sulle pareti e le volte delle stanze e le
12 tempere su tela che costituivano l'arredo delle
due salette (ora momentaneamente esposte al Palazzo
Ducale di Sassuolo). Il Giardino Storico, Costruito
nel Settecento assecondando gli schemi formali dell'epoca,
nella prima metà dell'Ottocento venne ristrutturato
secondo le nuove regole compositive del giardino all'inglese
per volere della marchesa Ippolita Levizzani, moglie
del conte Cristoforo Munarini Sorra. A seguito di
questa trasformazione acquisì una grande fama,
divenendo meta di così tanti visitatori da
rendere necessario redigere, nel 1852, un regolamento
per i "forestieri che potessero intervenirvi".
Nel giardino di Villa Sorra compare quasi tutto il
repertorio del "giardino romantico", secondo
i precetti divulgati in Italia, tra gli altri, da
Ercole Silva e Luigi Mabil. Come è ormai tradizione,
tutte le domeniche e i festivi, da aprile a settembre,
la fruizione dei visitatori viene allietata da piccoli
intrattenimenti, quali spettacoli di burattini e concerti
di musica classica, ma anche esibizioni di clown e
giocolieri, ludolaboratori e tante altre iniziative.
Sono queste le "Domeniche al Parco", un
calendario di eventi rivolto a famiglie con bambini,
singoli e gruppi, che testimonia le grandi potenzialità
del complesso anche come contenitore di iniziative
culturali e ricreative. In queste occasioni è
anche possibile visitare il giardino storico, accompagnati
dalle guide autorizzate. Il parco di Villa Sorra è
aperto nelle ore diurne tutto l'anno. Il giardino
storico è invece visitabile solo accompagnati
da personale autorizzato tutte le domeniche e i festivi,
al pomeriggio, da aprile a settembre e, per gruppi,
anche su appuntamento. La villa, oltre che in caso
di eventi quali concerti e intrattenimenti vari, è
visitabile con guida nelle giornate del 25 aprile,
2 giugno e 15 agosto. Villa Sorra è affascinante
in ogni periodo dell'anno, ma non mancate di visitare
il giardino storico in primavera ed in autunno, quando
le combinazioni coloristiche delle chiome lo trasformano
in un variopinto quadro pittoresco.
ORIGINI
E CENNI STORICI
San Cesario è stato abitato fin dalle più
lontane epoche preistoriche. Il fatto é testimoniato
dai numerosi ritrovamenti archeologici che si sono
susseguiti nel corso degli anni: indubbiamente il
clima favorevole, la presenza del fiume Panaro, la
possibilità di coltivare hanno da sempre richiamato
insediamenti umani. Il rinvenimento di resti di capanne
di età neolitica, di una necropoli eneolitica,
di un villaggio terramaricolo, di reperti della cultura
villanoviana e della civiltà etrusca, di monete
e tombe galliche, di fondamenta di ville romane e
infine di pozzi-ripostiglio del tardo impero romano,
stanno a dimostrare la presenza continua delluomo
dal quinto o sesto millennio avanti Cristo al quarto
o quinto secolo dopo Cristo, anche se si tratta di
insediamenti sparsi nella campagna, resa particolarmente
fertile in seguito alla centuriazione romana.
Nel
quinto secolo, in seguito alle invasioni barbariche
di cui sono state un efficace testimonianza i pozzi-ripostiglio
nei quali i solerti agricoltori nascondevano i loro
poveri tesori prima della fuga senza ritorno, i campi
furono abbandonati ed il terreno presto fu invaso
da selve e paludi e ridusse drasticamente la presenza
umana. Il primo toponimo è legato al territorio
di Vilzacara, probabile deformazione del latino villa
cacciaria e viene citato in un documento nonantolano
dellanno 752 con cui il re longobardo Astolfo
concede ai monaci dellAbbazia benedettina appena
costituitasi il diritto di passaggio attraverso la
selva di Vilzacara, situata a sud dei
loro possedimenti.
Nellanno
825, quando ai Longobardi sono subentrati i Franchi,
tutta la selva viene donata dallimperatore Lotario
allAbbazia di Nonantola. Da notare però
che, da questo momento in poi, non si parla più
solo di selva ma di corte di Vilzacara,
cioè luogo abitato da una comunità (forse
già col suo luogo di culto); tale corte non
fa parte della concessione di Lotario. E proprio
attraversando la selva di Vilzacara che l8 luglio
dellanno 885 muore allimprovviso il papa
Adriano III, che si sta recando alla dieta di Worms
per incontrare limperatore Carlo il Grosso percorrendo
lunica via agibile del luogo (corrispondente
allattuale via Viazza). Ricoverato morente presso
lospizio di S. Alberga (attuale località
San Bernardino) viene poi trasportato allabbazia
di Nonantola dove tuttora è sepolto e
venerato.
Nellanno
1034 anche la corte di Vilzacara, dopo che nel 945
il marchese Berengario, futuro re dItalia, laveva
donata al suo vassallo Riprando, in seguito a scambi
entra a far parte dei vasti possedimenti dei benedettini
di Nonantola che sicuramente estendono anche qui la
loro preziosa opera di bonifica e coltivazione del
territorio. E a questo periodo che si fa risalire
la costruzione della grandiosa basilica romanica,
sulla base di un preesistente luogo di culto, a testimoniare
laccresciuta importanza della comunità.
Nei complessi rapporti giuridici e sociali del Medioevo
si inserisce a questo punto la straordinaria figura
di Matilde di Canossa la quale, con un importante
atto del 1112 fa sì che la corte e selva di
Vilzacara sia sottratta ai monaci nonantolani per
passare in gestione alla chiesa locale, che è
stata dedicata al martire Cesario (è per questo
motivo che dopo lanno mille scompare gradualmente
il toponimo Vilzacara sostituito da San Cesario);
nella chiesa introduce i canoni regolari provenienti
da Modena. Nellatto di donazione, confermata
nellanno 1115, Matilde indica dettagliatamente
i confini della corte, sottolineando in particolare
il valore dellacqua dello Scoltenna che, precisa,
tota mea est.
In
seguito la corte e la chiesa di San Cesario verranno
affidati ai monaci benedettini di San Benedetto Po
(vicino a Mantova) che a loro volta li cederanno al
monastero dì San Pietro in Modena. Nel corso
dei secoli XII e XIII la corte di San Cesario viene
coinvolta nelle lotte di confine fra i due comuni
rivali di Modena ghibellina e filo-imperiale e Bologna
guelfa e filo-papale. San Cesario è lavamposto
modenese e pertanto dallanno 1190 diventa un
castello, cioè un borgo fortificato
racchiuso da un profondo fossato, circondato da terrapieni
sormontati da palizzate di legno. I bolognesi dal
canto loro fronteggiano San Cesario con i castelli
analoghi di Piumazzo e Castelfranco.
Tutto
il territorio, seguendo la sorte di altri centri di
confine, è teatro di sanguinose battaglie che
lo rendono di nuovo desolato e disabitato, tanto che
si legge in una cronaca modenese che omnes homines
aut mortui sunt, aut inde aufugerunt (tutti
gli uomini erano morti o erano fuggiti da lì).
Con la battaglia di Zappolino nel 1325, senza che
ci sia un vero vincitore, si concludono le guerre
di confine poiché si va affermando nella città
una nuova istituzione: la signoria.
Nel
1367 inizia per San Cesario una nuova fase della storia;
col permesso degli Estensi, signori di Modena e Ferrara,
prendono possesso del luogo il capitano Albertino
Boschetti, distintosi come esperto soldato, che inizia
lopera di ricostruzione. Non si tratta ancora
di uninvestitura ufficiale, che avverrà
nellanno 1404 per concessione ecclesiastica
(il territorio infatti apparteneva ancora di diritto
alla Chiesa e quindi al Papa), da parte del cardinale
Cossa, ma i Boschetti sollecitano uninvestitura
ufficiale anche da parte degli Estensi, a cui prestano
servizio come capitani, cosa che avvenne nellanno
1446 quando il duca Leonello dEste eleva a Contea
San Cesario concedendone la giurisdizione ad Albertino
III e ai suoi discendenti con le ville e i terreni
adiacenti, con tutti i diritti e le facoltà
proprie delle investiture dellepoca.
Forti di questa doppia investitura i Boschetti possono
affrontare il lungo contenzioso che nel frattempo
si è aperto con i benedettini di San Pietro
di Modena, i quali si ritengono gli unici beneficiari
del luogo e rivendicano il possesso delle terre. Arriveranno
comunque ad accordi abbastanza soddisfacenti per entrambi.
I Boschetti manterranno la giurisdizione su San Cesario
fino allanno 1796, quando le nuove leggi napoleoniche
aboliranno tutti i diritti feudali. Continueranno
tuttavia anche dopo a mantenere il possesso di molte
terre e della loro residenza. Nel 1860 San Cesario
diventa un Comune del Regno dItalia.
A
partire dal 1368 San Cesario aveva assunto un nuovo
e originale aspetto di cui rimangono ancora oggi le
tracce. Tutto il paese è diviso in tre parti:
la rocca, il castello, il borgo. La rocca, di forma
rettangolare, era circondata da un muro dello spessore
di un metro e da un ampio fossato. Aveva negli angoli
una torre e una quinta torre più grande stava
sulla porta dingresso a ovest. Di queste cinque
torri è rimasta solo quella dellorologio,
mentre si può individuare la base della torre
adiacente. Dentro la rocca cerano la Chiesa,
la Canonica, la residenza dei Boschetti (palazzo e
rocca) e una caserma con una guarnigione di soldati.
Si accedeva alla rocca tramite due porte: una verso
est (Piumazzo), costituita da una semplice apertura
nel muro chiusa da una grossa catena; laltra
a ovest, ben più importante, sormontata da
unalta torre sotto la quale si apriva un ampio
voltone terminante con un ponte levatoio; in questa
torre abitava il custode e veniva alloccorrenza
adibita a prigione.
Uscendo
dal ponte levatoio si accedeva al castello,
cioè il borgo con il perimetro tondeggiante
e fortificato da terrapieni e da un parancato, circondato
da un fossato; allinterno si ergevano le modeste
case di legno. Il perimetro di questo castello
medievale è ancora chiaramente percepibile
nellandamento dellattuale via Marconi.
Un edificio in muratura chiudeva il castello verso
ovest e lo divideva dal borgo, cioè dalle abitazioni
che via via venivano costruite sempre più fitte
al di fuori della fortificazione.
Nel
borgo ledificio più importante e prestigioso
divenne col tempo la casa Varano con annesso il casino
di caccia, un magnifico giardino di agrumi e un vasto
parco con tanto di laghetto, ora del tutto scomparsi.
Ben poco è rimasto delle antiche strutture:
la torre, un tratto di mura e il perimetro del castello,
poiché mura e torri vennero abbattute a partire
dallanno 1864 seguendo la stessa sorte di tanti
altri paesi e città.
Cera lesigenza di rendere più arioso
e igienico il paese, oltre che più scorrevole
e funzionale la viabilità: obiettivi sicuramente
raggiunti, a scapito però di unimmagine
del paese più suggestiva e interessante.