Granarolo
dell'Emilia è un comune della città
metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna. Il comune
fa parte dell'Unione Terre di pianura insieme ai comuni
di Baricella, Budrio, Minerbio. Il comune ha subito
i maggiori cambiamenti in particolare negli ultimi
decenni, con l’intenso sviluppo economico del
suo territorio: oggigiorno il comune ospita, soprattutto
a Cadriano e Quarto Inferiore e in misura minore a
Granarolo stessa, un rilevante numero di piccole e
medie aziende artigianali e industriali, che occupano
oltre seimila addetti nei settori metalmeccanico,
abbigliamento, giocattoli, trattamento delle acque
e prodotti per l'agricoltura. Queste aziende sono
all’avanguardia per l’utilizzo di nuove
tecnologie e intrattengono rapporti commerciali sul
mercato nazionale, europeo ed extraeuropeo e fanno
di Granarolo dell’Emilia uno dei comuni più
sviluppati della provincia di Bologna. Vi svolgono
le loro attività molte aziende, artigianali
e medio-industriali. La domanda di servizi è
determinata da un numero di persone superiore a quello
della popolazione residente, pur considerando le persone
che si spostano fuori dal territorio comunale. Per
quanto concerne l'agricoltura, va evidenziato il fatto
che il territorio è attraversato da numerosi
fossati di bonifica che lo rendono tutto irriguo e
che le numerose coltivazioni producano in notevole
quantità e qualità (in particolare primizie
orticole). Dato il notevole giro d'affari che si sviluppa
quotidianamente, sul territorio comunale operano ben
nove istituti bancari. La potenzialità economica
è costantemente in ascesa e risente solo marginalmente
della congiuntura negativa a livello nazionale o mondiale.
ETIMOLOGIA
Deriva dal termine latino granarolum, ossia "deposito
di grani". La specifica è identificativa
della zona.
DA VEDERE
Ogni frazione del comune possiede una chiesa parrocchiale:
gli attuali edifici, cinque in tutto, sono databili
tra il XVII ed il XIX secolo. Essi sono:
- Chiesa di San Vitale, nel capoluogo: sorta su un
edificio trecentesco dipendente dall'Abbazia di Pomposa,
nel XVII secolo fu ricostruita per volontà
del parroco Torri. L'attuale edificio risale al 1682
e conserva al suo interno alcuni affreschi della scuola
bolognese, in particolare del Guercino e di Elisabetta
Sirani;
- Chiesa di San Michele Arcangelo, a Quarto Inferiore,
con affreschi di Denijs Calvaert e della sua scuola;
- Chiesa di San Mamante, a Lovoleto: forse la più
notevole per stile e affreschi.
- Chiesa di Sant'Andrea, a Cadriano;
- Chiesa dei Santi Vittore e Giorgio, a Viadagola,
l'unica priva di campanile.
Oltre alle chiese, il territorio è caratterizzato
per i tipici oratori di campagna. I più importanti
sono nel capoluogo, a Lovoleto e a Cadriano.
Oltre alla residenza di campagna del grande esploratore
ravennate Pellegrino Matteucci (1850-1881) a Granarolo,
sul territorio vi sono numerose ville settecentesche
di notevole interesse architettonico, tra cui:
- villa Boncompagni Dal Ferro, ora villa Evangelisti,
in via Viadagola: questa villa nell'Ottocento era
la sede municipale del comune di Viadagola;
- villa Mignani Boselli, anticamente villa Giovannini,
che fu di proprietà nell'Ottocento dello statista
bolognese Marco Minghetti, in località Cadriano:
ristrutturata negli anni Ottanta, è attualmente
sede di un ristorante;
- villa Bassi detta villa del Marchesino, nel centro
di Granarolo;
- villa Amelia, ora villa Sapori, in località
Fibbia: è nota per la "conserva",
un'antica struttura di refrigerazione per prodotti
alimentari;
- villa Mareschi, ora Villani Emma, in località
Lovoleto, caratterizzata da un doppio viale di querce
secolari, lungo circa 1 km, che decora la via che
porta alla villa;
- villa Lagorio a Lovoleto;
- villa Montanari a Quarto Inferiore: recentemente
ristrutturata, ora è sede di un istituto bancario;
- Colonna commemorativa del pellegrinaggio alla basilica
di San Luca di Bologna sita all'ingresso della via
che conduce alla chiesa parrocchiale di San Vitale.
ORIGINI E CENNI STORICI
Le tracce più antiche di popolamento del comune
risalgono al periodo villanoviano, come è stato
testimoniato dalle sepolture rinvenute nelle frazioni
di Viadagola e Quarto Inferiore (VI secolo a.C.).
Ritrovamenti etruschi, celtici e romani, nel territorio
comunale o nelle immediate vicinanze dimostrano la
frequentazione della zona per tutta l'antichità,
probabilmente come via di passaggio per il ferrarese.
I segni indelebili della centuriazione romana sono
tutt'oggi la più palese testimonianza della
natura agricola del territorio, spesso impiegato come
un vero e proprio "granaio" per la città
di Bologna anche durante il periodo medievale e moderno.
Il comune di Granarolo dell'Emilia nacque poco prima
dell'Unità d'Italia col nome di comune di Viadagola:
la sede comunale era presso la settecentesca villa
Boncompagni Dal Ferro, sita in via Viadagola. Il primo
sindaco del Comune di Viadagola fu Lodovico Gherardi,
rimasto in carica dal 23 marzo 1860 al 1863, anno
in cui gli succedette Francesco Nannetti che governò
fino al 1865. Dal 1º novembre 1860 il Comune,
che fino a quel momento era stato un municipio senza
una sede fissa, trovò la sua sistemazione presso
abitazioni private nella poco distante Granarolo.
L'attuale sede del Comune risale però al 1871,
quando acquistato uno stabile, per far fronte alle
esigenze dell'amministrazione. Questa scelta portò
nel 1875 a chiedere il cambiamento della denominazione:
in seguito all'autorizzazione Regia dell'11 ottobre
1875, a partire dal 1876 il Comune assunse la nuova
denominazione di Granarolo dell'Emilia. Granarolo
era la frazione emergente per popolazione e per aggregati
di case, in quanto il baricentro della vita produttiva
si stava spostando sulla via San Donato, grazie soprattutto
alla funzionalità della tranvia Bologna-Malalbergo,
dismessa nel secondo dopoguerra.