Cerignale
è un comune della provincia di Piacenza. È
situato nell'alta val Trebbia, sull'Appennino ligure
(di cui fa parte l'Appennino piacentino), in una conca
boscosa sulle pendici del monte delle Tane, vetta
che crea lo spartiacque con la val d'Aveto. Il territorio
comunale oltre il paese consta di numerose frazioni
sparse ed alcune molto popolate specie nei fine settimana
e nel periodo estivo. Il paesaggio della val Trebbia
e del territorio comunale è ordinatamente coltivato
fino alle altitudini in cui i boschi ricoprono fittamente
le pendici dei monti. Questo paese fa parte del territorio
culturalmente omogeneo delle Quattro province (Alessandria,
Genova, Pavia, Piacenza), caratterizzato da usi e
costumi comuni e da un importante repertorio di musiche
e balli molto antichi. Strumento principe di questa
zona è il piffero appenninico che accompagnato
dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa
appenninica), guida le danze e anima le feste. Questi
strumenti animano le due feste tradizionali, quella
del 13 agosto, che vede musicisti, ballerini e turisti
girare per le viuzze e fermarsi per un bicchiere di
vino, un ballo o un coro nelle piazzette, e la castagnata
dell'ultima domenica di ottobre.
ETIMOLOGIA
Potrebbe riferirsi al nome di pianta cerrus, ossia
cerro con l'aggiunta di un suffisso.
IL
CASTELLO DI CARISETO
Data linattendibilità dei documenti datati
972 e 1143 (nei quali il castrum de Carexeto risulta
di pertinenza del Monastero di San Colombano di Bobbio)
considerati dagli storici dei falsi, per avere notizie
certe del castello occorre arrivare al 1052 quando
limperatore Enrico III di Franconia concesse
il forte castello (di cui oggi rimangono pochi muraglioni
con feritoie orizzontali, qualche sasso scolpito e
beccatello inseriti nelle case di pietra della frazione
omonima) al Monastero di San Paolo di Mezzano
poi Scotti. Un secolo più tardi, nel 1164,
limperatore Federico I di Svevia detto il
Barbarossa investì il marchese Obizzo
Malaspina (appartenente alla potente casata degli
Obertenghi) e i suoi eredi legittimi pro suo
magnifico et preclaro servitio, oltre che di
molti territori della Lunigiana, delle valli del Taro,
Trebbia, Staffora, ecc. anche di Caresetum et Crucem
con le loro curie. Linvestitura costituì
una fortuna per il Barbarossa in quanto nel 1167,
provenendo da Lucca, in ritirata da Roma dove la peste
aveva decimato il suo esercito, avendo trovato sbarrata
la strada di Monte Bardone da parte dei Prontemolesi
ostili, dovette affidarsi al marchese
Obizzo Malaspina, il quale, scortandolo attraverso
sentieri pericolosi e disagevoli di montagna del territorio
di sua pertinenza, lo condusse in salvo a Pavia. E
assai probabile che in quelloccasione, lImperatore,
percorrendo parte della strada del Cifalco che passava
per Orezzoli, Cariseto, Oneto, Ponte Organasco, Pregala,
sia stato ospite per motivi logistici, sia pure per
brevissimo tempo, nel castello di Cariseto. Da un
documento datato 27 Dicembre di quello stesso anno,
conservato presso lArchivio Capitolare di S.
Antonino, risulta che Piacenza obbligò il marchese
Obizzo e suo figlio Morello ad aderire alla Lega Lombarda
ed a cedere al Comune i castelli di Cariseto, Croce,
Pietra Corva e Oramala. Lulteriore citazione
del fortilizio in una bolla del 1195 di papa Celestino
V a favore del Monastero di Mezzano, dimostra lintreccio
degli interessi dellAbbazia con la giurisdizione
obertenga della Val dAveto. In seguito, Cariseto
appare in un privilegio del 1220 dellimperatore
Federico II di Svevia. Successivamente, per motivi
sino ad ora non accertati, ma forse legati a garanzie
ed a prestiti, Cariseto passò ai Da Mileto
poi Della Cella - , feudatari dellAlta
Val dAveto dai quali, in virtù della
permuta del 1251, tornò ai Malaspina. Nella
divisione fra i vari rami della Casata, avvenuta nel
1266, il castello toccò ai Malaspina di Mulazzo
e, per la spartizione avvenuta verso la metà
del XV secolo, ne divenne proprietario il marchese
Antonio II; nel 1478, al tempo della Congiura
dei Pazzi nella rocca si teneva fedele
al duca di Milano il marchese Pietro. Un gravissimo
episodio di violenza si verificò nel 1535 quando
il marchese Morello Malaspina di Pregala, cacciato
dai feudi paterni che gli erano stati confiscati,
si portò nel Castello di Cariseto, allora di
proprietà di Antonio Malaspina supplicando
il congiunto di ospitarlo e difenderlo dai suoi nemici.
Ma, una vola in salvo, contro ogni legge di riconoscenza
ed ospitalità, si accordò con certi
banditi della Val Nure ed ordì un colpo di
mano contro il castello. Il marchese Antonio fu tenuto
prigioniero per due mesi, durante i quali i ribaldi
commisero violenze e soprusi. Morello inoltre simpadronì
di quanto si trovava nel fortilizio: 1500 staia di
frumento, vasi dargento, biancheria, denaro,
cavalli, il tutto per un valore di seimila scudi;
imprigionò e torturò i vassalli del
marchese Antonio e ne trattenne parecchi a lungo nelle
prigioni del castello. Lusurpatore venne poi
scacciato da Cariseto, ma il marchese Antonio, che,
una volta liberato, si era trasferito a Piacenza,
era già morto nel 1536 senza lasciare eredi
legittimi; pertanto il feudo ed il castello passarono
ad altri Malaspina di Mulazzo, suoi parenti, i quali
lundici giugno del 1540 li vendettero a Gian
Luigi Fieschi per la somma di 9633 scudi doro.
Sette anni dopo, a Genova, avvenne la famosa congiura
che dai Fieschi prende il nome. Tra gli alleati della
fazione figuravano alcuni uomini di Cariseto il cui
castello, difeso da Gerolomo Riesci, fu lultimo
a cadere nelle mani delle truppe genovesi. Dopo essersi
impadronite di Varese Ligure, al comando di Paolo
Moneglia, si portarono in Val Trebbia ponendo lassedio
a Cariseto. Con laiuto di bombarde, situate
nella località detta il poggio,
colpirono ripetutamente il castello riducendolo in
rovina. I difensori, ad un certo punto, vedendo che
non era più possibile resistere data la preponderanza
del nemico, di notte, attraverso una galleria sotterranea
che usciva in mezzo ai boschi, abbandonarono il fortilizio
e, guidati dal piacentino Gian Francesco Nielli, confidente
del duca Pier Luigi Farnese, nemico dei Doria, si
portarono in salvo nello Stato Farnesiano al di là
dellAveto. Quando per decreto imperiale i feudi
confiscati passarono ai Doria anche Cariseto entrò
a far parte del territorio di quei principi ai quali
rimase sino allabolizione della feudalità
avvenuta nel 1797. Di rilevante importanza sono gli
Statuti Malaspiniani detti in loco la giustizia
de Carsè, ma riguardanti tutta la Val
Trebbia; risalenti presumibilmente al 1300 si possono
considerare un vero e proprio codice di diritto penale
e civile.
CENNI
STORICI
Nel 1848 come parte della provincia di Bobbio passa
dalla Liguria al Piemonte, nel 1859 entra a far parte
della provincia di Pavia e quindi della Lombardia,
nel 1923 passa alla provincia di Piacenza e quindi
all'Emilia-Romagna. Fa parte della Comunità
Montana Appennino Piacentino.
EDIFICI
RELIGIOSI
Oratorio di San Carlo (in frazione Ponte Organasco)
Chiesa di San Lorenzo
FRAZIONI
DI CERIGNALE
- In val Trebbia: Cà d'Abrà: 724 m.,
Carisasca: 532 m., Castello: 627 m., La Serra: 810
m., Oneto, 811 m., Ponte Organasco: 457 m. posto nel
fondovalle della val Trebbia a sul bivio tra la Strada
Statale 45 di Val Trebbia e quella che porta al passo
del Brallo.
- In val d'Aveto: Cariseto: 892 m., Casale: 723 m.,
Lisore: 708 m., Rovereto: 1034 m., Selva: 1060 m.,
Zermogliana: 404 m.