Castello
d'Árgile è un comune della provincia
di Bologna, in Emilia-Romagna. La superficie del comune
è di km² 29,07. Confina con i seguenti
comuni: Argelato, Pieve di Cento, Sala Bolognese,
San Giorgio di Piano, San Giovanni in Persiceto, San
Pietro in Casale (tutti in provincia di Bologna) e
Cento (in provincia di Ferrara). Confini naturali:
A ovest, il fiume Reno e il tratto finale del Samoggia.
A est, il canale Riolo. A sud e a nord non si può
parlare di confini naturali, in quanto seguono un
andamento frastagliato e irregolare, determinato in
tempi lontani e frutto di ripartizioni di famiglie
sottoposte da chi governava alle diverse giurisdizioni
comunali e parrocchiali, con qualche variazione nel
corso dei secoli. In mezzo al territorio comunale
scorre il canale Gallerano, che, per un lungo tratto,
fa da confine interno tra gli ambiti della frazione
Venezzano e del capoluogo Argile, coincidenti in gran
parte con gli antichi e attuali rispettivi ambiti
parrocchiali. Il territorio comunale è diviso
in quattro aree: il capoluogo Argile, la frazione
Venezzano-Mascarino, Bagnetto e l'Isola Amministrativa.
Gli abitanti del Comune hanno toccato la punta minima
nel 1975, con 2.918 abitanti. Poi, sia pur lentamente,
l'avvio di nuove attività artigianali e la
costruzione di nuove abitazioni hanno determinato
una inversione di tendenza e un progressivo ripopolamento,
intensificato nell'ultimo decennio, sia nel capoluogo
che nella frazione.
ETIMOLOGIA
Denominazione ufficiale e completa del Comune, composta
da due vocaboli attribuiti in tempi diversi. Il nome
più antico è Argile, che risulta nei
primi documenti attendibili, datati tra 946 e 1380,
relativi ad un territorio che si estendeva dal Gallerano
a est, fino al vecchio corso di Reno che toccava la
“Morafosca” persicetana e scorreva a ovest
di Cento. Si ritiene che tale denominazione possa
derivare dalla contrazione del nome latino “Argiletum”,
usato dai Romani per indicare una zona particolarmente
ricca di argilla, come era appunto questa, in cui
si spandevano le acque del Reno. Di questa vasta area
faceva probabilmente parte anche il territorio del
confinante comune di Argelato, anticamente e per secoli
chiamato “Argillata” o “Argelata”.
Si ritiene pertanto non fondata, né provata,
l'ipotesi che il nome possa derivare da “argine”
o da “agger viae”, poiché non risulta
traccia, né documentale né archeologica,
della presenza antica e persistente di argini o di
massicciate stradali tra Argile e Argelato. Il titolo
di Castello fu attribuito e aggiunto al nome di Argile
nel 1380, quando il Comune di Bologna ordinò
e fece ricostruire a sue spese il nuovo centro abitato,
a forma di “castrum”, cioè di “Castello”,
inteso come luogo fortificato a scopo difensivo, su
base rettangolare, circondato da un fossato e da un
palancato di legno e accessibile da due porte, una
a nord e una a sud, dotate di ponte levatoio.
ARGILE
È la parte ovest del territorio comunale e
fin dalle origini porta questo nome, tratto dalle
prime formulazioni in latino e volgare. Fu indicato
negli antichi documenti, dal 946 in poi, dapprima
come “fundus”, o come “loco”,
e poi come “comune”, inteso come ambito
in cui risiedeva una comunità con centro abitato
e chiesa parrocchiale. Fino al 1223 fu sottoposto
alla giurisdizione (e in buona parte fu anche di proprietà)
del Vescovo di Bologna; poi, da quella data, entrò
a far parte del “contado” sottoposto al
governo del Comune di Bologna. Nel 1380, il centro
abitato che prima si trovava più ad ovest e
che era stato distrutto nel 1351 dalle truppe dei
Visconti, fu ricostruito dove si trova ora, a forma
di “castrum”, su base rettangolare circondata
da fossato e palancato; e fu sede di Vicariato con
giurisdizione sui “comuni” vicini di Argelato
(comprendente Venezzano), Bagno e Bagnetto (originariamente
unito ad Argile, poi separato e con proprio “massaro”
dopo il 1460).
VENEZZANO-MASCARINO
È la parte est del territorio, unita stabilmente
e compresa nell'ambito comunale di Castello d'Argile
dal 1828. Originariamente era parte dell'ambito comunale
di Argelato e vi rimase fino al 1470 circa; poi fu
“comune” autonomo, ma sempre compreso
(con Argelato, Bagno e Bagnetto), nella giurisdizione
civile del Vicariato di Argile. Nel 1588 la sua chiesa
di S. Maria fu elevata al rango di titolare di parrocchia.
Nel 1662, il territorio comunale di Venezzano fu ridotto
nella parte sud (area tra i Ronchi e S. Giacomo e
la via dei Maceri) e 40 famiglie che vi risiedevano
furono di nuovo sottoposte al comune di Argelato.
BAGNETTO
Piccola area (300 tornature circa) che si protende
a ovest, oltre il Reno, chiusa tra questo e l'ultimo
tratto del torrente Samoggia; raggiungibile solo passando
per il ponte di Bagno e il territorio comunale di
Sala bolognese. Originariamente era unito al corpo
del territorio argilese, fino al 1660 circa, quando
fu scavato il “cavo novo”, cioè
un tratto nuovo di Reno che tagliava un'ansa pericolosa
nella zona di immissione del Samoggia. Per alcuni
decenni questi terreni rimasero completamente isolati
e circondati dai corsi vecchi e nuovi di Reno e Samoggia,
finché, verso il 1690, fu prosciugato il tratto
del Reno a sud, confinante con Bagno. È quanto
resta di pertinenza del Comune di un più vasto
territorio, che arrivava fino al corso di Reno “vecchio”
fino al 1460, comprendente anche l'area del Bagnetto,
dal 1800 inserito nel comune di San Giovanni in Persiceto,
estesa fino al confine col centese, all'altezza del
palazzo Ariosti; porzione di territorio che fu separata
da Argile dal nuovo alveo del fiume fatto scorrere
da allora tra Pieve e Cento.
ISOLA AMMINISTRATIVA
Sottile, lunga e tortuosa striscia di terreno in buona
parte già golenale, staccata dal corpo centrale,
da sempre parte del territorio comunale di Argile,
che si protende a sud-est, tra i comuni di Argelato
e Sala bolognese, fino alla località di Savignano.
È raggiungibile dalla via Lame di Volta Reno
(comune di Argelato). Anche questo è il residuo
di un ambito territoriale argilese antico più
ampio, che in secoli lontani (fino al 1200 e inizio
1300) comprendeva parti di Bagno e Volta Reno e che
fu poi modificato e ritagliato tra vecchi alvei del
fiume, corretti più volte.
ORIGINI E CENNI STORICI
Trovandosi al centro di un territorio bolognese sicuramente
abitato nel periodo (189 a. C./476 d. C.) di occupazione
e colonizzazione ad opera dei Romani (dopo quelle
di Etruschi e Galli Celti), è probabile che
anche nell'area dove sono sorte le comunità
di Argile e Venezzano vi fosse qualche insediamento,
sia pur minore, di coloni Romani e che le denominazioni
delle due località siano di origine romana.
La presenza del fiume Reno, allora a est del territorio,
non arginato, con alveo variabile e frequenti spagliamenti
d'acque, sabbie e argille, ha probabilmente cancellato
ogni antica traccia di centuriazione e di insediamenti,
a differenza delle località confinanti, ricche
di reperti. Periodo che inizia dopo la caduta dell'Impero
romano d'Occidente (476 d.C.). Il più antico
documento trovato che cita un “fundo Argele”
è datato 946 e si riferisce ad una donazione
di vasti beni nella zona, lasciati dal Marchese Aimerico
e dalla moglie Franca al Vescovo di Bologna. Il territorio
argilese, fino al 1223, fu di proprietà e sotto
la giurisdizione del Vescovo di Bologna. Periodo comunque
di incerta documentazione per quanto riguarda le località
minori, travagliato da dissesti idrogeologici, passaggi
di truppe, lotte per il possesso delle terre tra Conti,
Marchesi, Vescovi e Abati, in seguito alla crisi del
Sacro Romano Impero fondato da Carlo Magno (800-814)
e diviso in feudi, con Regni, Ducati e contee in lotta
tra loro e con imperatori contestati. Tra il X e il
XII secolo si estese e consolidò la giurisdizione
religiosa e territoriale sulle terre emiliane di Vescovi
e Monasteri, di Bologna, di Modena, di Ravenna e di
Toscana; si fondarono molte chiese e “pievi”,
si definirono gli ambiti parrocchiali, plebani e di
diocesi intorno ad esse. Molte terre, prese o date
in enfiteusi anche alle comunità locali furono
disboscate, o prosciugate, bonificate e coltivate.
Dopo il lungo travaglio delle lotte tra Papato e Impero
per la supremazia e le cosiddette “investiture”,
le popolazioni delle città, impugnando le armi
contro l'uno e l'altro potere, ottennero una loro
autonomia statutaria e fondarono i “liberi Comuni”.
Dal 1223 quasi tutto il “contado” fu sottoposto
agli organi di governo del Comune di Bologna. Al primo
“estimo” (censimento dei terreni e beni
tassabili) imposto dal Comune di Bologna nel 1245
risultavano in territorio di Argile 87 capifamiglia
residenti e possidenti di qualche modesto bene, un
pezzo di terra e una casa, quasi sempre di canna o
paglia; poche in muratura. Gran parte dei terreni
e molte delle case erano di proprietà del Vescovo
di Bologna e di possidenti esterni, soprattutto di
Bologna. Nel 1284 fu costruito, a spese dei nobili
bolognesi Guastavillani, ai Ronchi di Venezzano il
Convento con Chiesa per i frati minori conventuali
dell'Ordine di S. Francesco. Venezzano era luogo già
citato nel 1146, come parte del ”comune di Argelata”.
Nel territorio di “Argele” risulta la
presenza di due chiese, una dedicata a S. Pietro e
una a S. Maria, comprese nell'ambito della pieve di
S. Giovanni in Persiceto. Tra il 1354 e il 1360 il
primo nucleo abitato di “Argele”, che
si trovava più ad est rispetto a quello attuale,
subì gravi distruzioni a causa delle truppe
dei Visconti in lotta per la conquista di Bologna.
Nel 1380, il Comune di Bologna ordinò la ricostruzione
del centro abitato di “Argele” in forma
di “castrum”, inteso come luogo fortificato
sul modello degli antichi accampamenti romani, su
pianta rettangolare, circondato da un palancato in
legno e da un largo fossato pieno d'acqua, con due
porte e relativi ponti levatoi per consentire accesso
e chiusura. All'interno della cinta furono costruite
una trentina di case, prevalentemente in pietra, e
una nuova chiesa; fuori la “porta di sotto”
un mulino, alimentato dal Canalazzo, come le fosse.
Il progetto e la realizzazione del nuovo Castello
d'Argile furono diretti da due dei migliori architetti
bolognesi del tempo: Lorenzo da Bagnomarino e Berto
Cavaletto. Per valorizzare questo luogo, posto sul
confine col turbolento territorio centopievese, ora
alleato, ora nemico, il Comune di Bologna promosse
il Castello d'Argile a sede di Vicariato, nominando
e inviando qui Vicari, con carica semestrale, per
amministrare la giustizia per conto del Governo cittadino,
con giurisdizione sulle confinanti comunità
di “Argelata” (comprendente Venezzano),
Bagno e Volta Reno. Il primo vicario fu un Gozzadini.
Nel corso della prima metà del secolo 1400
il territorio argilese, come quelli vicini, si trovò
ancora coinvolto suo malgrado in battaglie, assedi
e assalti a causa delle lotte di fazione per la conquista
della Signoria su Bologna, subendo le conseguenze
dei passaggi di truppe assoldate dai vari “capitani
di ventura” del tempo, al servizio chi dei pontefici
e chi dei capifazione bolognesi o milanesi più
agguerriti e potenti: Bentivoglio, Visconti (da Milano),
Gozzadini, Canetoli, cardinale Cossa, Piccinino, Marescotti,
gli Este da Ferrara e altri. Nel 1460, dopo varie
rotture di argini del Reno (che scorreva a sud e ovest
del territorio di Argile), con conseguenti allagamenti
della zona di Bagnetto e Bisana, fu deciso dalle autorità
del tempo di inalveare il fiume tra Cento e Pieve,
attraversando e tagliando il territorio argilese,
con separazione dell'area di Bagnetto compresa tra
il “Reno vecchio” e quello nuovo. Dopo
la cacciata dei Bentivoglio da Bologna, per mano degli
eserciti guidati dal Papa Giulio II con l'aiuto dei
francesi, nel 1506, Bologna dovette fare atto di sottomissione
al Papa e, dopo alcuni anni di alterne vicende, nel
1513 entrò, con tutto il suo “contado”,
a far parte stabilmente del ricostituito e potenziato
Stato della Chiesa. Tutto il territorio bolognese,
per quasi tre secoli, fu quindi sottoposto ad un “Governo
misto”, costituito dal Legato papale e da un
Senato composto dai rappresentanti delle famiglie
“nobili” o di borghesi arricchiti di Bologna
(con prevalenza del primo sui secondi). Nel corso
di questi tre secoli, Castello d'Argile e tutto il
territorio del suo Vicariato subirono nuove incursioni
di truppe a causa di guerre vicine o di origine molto
lontana. Ai devastanti passaggi di truppe straniere,
o comunque mercenarie, si aggiunsero pestilenze, carestie,
frequenti rotture di argini del Reno con conseguenti
allagamenti dei terreni, cosicché le comunità
locali si impoverirono, rimanendo con pochi abitanti,
quasi tutti contadini, braccianti o “giornalieri”
e qualche artigiano precario. Solo 4 o 5 capifamiglia,
sia in Argile che in Venezzano, risultavano proprietari
di piccolissimi pezzi di terra. Tutte le terre in
campagna e le 17 case rimaste in piedi entro la cinta
del Castello erano di proprietà di famiglie
senatorie o abbienti di Bologna, di Cento e di Pieve.
Con l'arrivo delle truppe francesi guidate da Napoleone,
che entrò in Bologna il 19 giugno 1796 e proseguì
poi con l'occupazione del resto d'Italia, lo Stato
pontificio fu dichiarato decaduto e le Legazioni di
Bologna e di Ferrara cedute alla Francia. Si ebbero
quindi nuove ripartizioni dei territori conquistati
con nuovi ma instabili ordinamenti: Repubblica Cispadana,
Repubblica Cisalpina, Repubblica Italiana; poi Regno
d'Italia con Napoleone Re e Imperatore (1805-1813).
In questo periodo, Argile e Venezzano furono inseriti
prima nel Cantone di Pieve, poi nel Cantone di Cento,
nell'ambito del Dipartimento del Reno. Dal 1805 ebbero
titolo e autonomia come “municipalità”,
e per la prima volta con proprio sindaco e consiglieri
comunali locali. Ma fu esperienza breve, perché
già nel 1811 le nostre due comunità
furono aggregate alla Municipalità di Pieve.
Questo periodo determinò comunque molti cambiamenti
e una sorta di rivoluzione sociale, culturale ed economica,
che permise l'emergere di una sia pur ridottissima
nuova fascia di persone del luogo che furono in grado
di diventare possidenti di terra o di bottega e di
avviare nuove attività. Furono avviate le prime
scuole pubbliche, sia ad Argile che a Venezzano, sia
pur con un unico maestro in locali di fortuna. Tutte
le numerose e consistenti proprietà terriere
degli Enti religiosi, chiese, monasteri, Commenda
di Malta, in Argile e Venezzano, furono espropriate
e acquistate da nuovi borghesi di Bologna, di Cento
(tra i quali alcuni ebrei) e di Pieve. La sconfitta
di Napoleone a Waterloo riportò sul trono tutti
i sovrani che ne erano stati cacciati e pure il Papa
poté ricostituire lo Stato della Chiesa. In
un primo progetto di riorganizzazione territoriale
della Legazione di Bologna, nel 1817, Castello d'Argile
fu sede provvisoria di una Delegazione circondariale;
ma poi per l'impossibilità di sostenere un
bilancio proprio per mancanza di entrate, fu sottoposto
dapprima al Comune di San Pietro in Casale (1818-1820)
e poi al Comune di San Giorgio di Piano (1820-1828).
Solo con la riorganizzazione del 1828 Castello d'Argile
ebbe il riconoscimento giuridico di Comune, con Venezzano
aggregato come frazione, un proprio Priore e un consiglio
comunale, sia pur costituito in gran parte da possidenti
esterni, e una prima sede nella ristrutturata “Porta
di sotto” (o Porta Pieve). Anche gli anni seguenti
furono tempi difficili per la popolazione, sempre
alle prese con grandi difficoltà economiche,
povertà diffusa, disoccupazione, alta mortalità
e tensioni sociali e politiche; mentre la Nazione
viveva il travaglio di preparazione del Risorgimento.
Ciò nonostante, la popolazione cresceva e cresceva
anche il numero di artigiani, bottegai, fattori che
si costruivano nuove case, partecipavano alla vita
pubblica come consiglieri comunali, pur nel contesto
estremamente restrittivo delle disposizioni della
Legazione bolognese. L'assetto urbanistico e residenziale
del comune di Castello d'Argile di oggi è il
frutto di un lento processo di rinascita e sviluppo,
iniziato nel XIX secolo; in particolare, con la ricostruzione,
tra 1821 e 1833, delle due Porte ad uso abitativo,
da tempo ridotte a ruderi, e la costruzione della
“Fabbrica comunale” del 1846 ad uso di
scuola e quartiere per le guardie pontificie. Ma gli
interventi più significativi sono stati compiuti
dal 1861 in poi, con la costruzione della Chiesa (1859-1863)[4],
l'abbattimento di quattro vecchi caseggiati in centro
e la realizzazione della nuova piazza, del Municipio
e di Palazzo Artieri, tra 1870 e 1875. Da paese prevalentemente
agricolo, sempre sottoposto a proprietà altrui,
si è via via evoluto riappropriandosi del territorio.
Nel corso del 1800 quasi tutte le case del centro
storico diventarono di proprietà dei residenti.
Nel corso del 1900 furono i contadini a diventare
proprietari delle terre lavorate. Come tutto il resto
dell'Italia la popolazione di Argile ha subito le
dure conseguenze delle tensioni sociali e delle due
guerre mondiali che hanno caratterizzato la prima
metà del 1900. Dopo la Liberazione del 1945,
lungo e faticoso è stato il cammino per uscire
dalla crisi economica e sociale lasciata dal ventennio
fascista e dalla guerra. Le scarse possibilità
di occupazione in loco hanno determinato un progressivo
calo di popolazione, con migrazioni verso la periferia
di Bologna e le aree più industrializzate.