Calendasco
Emilia Romagna

Sul territorio sono presenti alcuni resti archeologici di insediamenti abitativi e produttivi di epoca preistorica, mentre sono numerosi quelli di epoca romana. Durante tale periodo, infatti, il territorio era fittamente popolato. Il borgo ha la sua origine dalla antica mansione romana di Ad Padum (Al Po) cioè il luogo effettivo del passaggio del fiume, che nei secoli resterà in uso sulla strada romana "Placentia-Ticinum" (Piacenza-Pavia). È ancora visibile un ampio tratto della centuriazione romana e parte dell'antica consolare. Antico è anche il porto sul Po, di origine romana e conservato con privilegi dal re longobardo Liutprando e poi da Carlo Magno. Calendasco è posto lungo la Via Francigena. Il paese si trova già citato nel Codice Diplomatico Longobardo, cioè una raccolta di antichi atti, ove abbiamo pergamene del 769, 784, 892 e tante altre che sono riferite al borgo. È attestato che in epoca longobarda la chiesa ricevesse la decima, cioè una tassa dovuta, essa spettava all'oratorio di "santa Maria in monticello di Calendasco". I longobardi ebbero parte attiva in Calendasco: probabilmente il paese fu una loro diretta fondazione. L'importanza di Calendasco durante l'alto medioevo è testimoniata dalle carte longobarde e da quelle imperiali successive: qui vivevano ed operavano due scabini (cioè giudici), ed il presbitero di questo borgo, come attesta una pergamena dell'804 aveva terre e possedimenti anche a Campione presso Como, a testimonianza di come il luogo fosse strategicamente importante ed abitato quindi da nobili che ne sfruttavano le risorse. Lo scabino ed i missi dominici sono personalità molto importanti per la giustizia antica. Liutprando mantenne i privilegi al porto di questo luogo con un documento del 715 e Carlo Magno li ribadì per tre importanti motivi quali l'importanza dellla strada romana Placentia-Ticinum, il porto fluviale con la riscossione della gabella e la presenza del castello e del recetto con funzione di avamposti prossimi alla città.

MAPPA INTERATTIVA

ETIMOLOGIA
Deriva dal nome latino di persona Calendus con l'aggiunta del suffisso -ascus.

ORIGINI
Il borgo è di origine romana, luogo detto Ad Padum (Al Po) che successivamente i longobardi chiamarono Kalendasco.

EDIFICI STORICI
Castello di Calendasco
Villa dal Verme

LOCALITA'
Fra le frazioni presenti all'interno del comune ci sono Santimento e Boscone Cusani. Altre piccole frazioni e località minori sono Cotrebbia Nuova e la località Incrociata. Cotrebbia Vecchia fu sede dell'incontro del Barbarossa per le famose Regalie. Tutto intorno sono i pratae roncaliae ove era il grande accampamento dell'Imperatore, così come testimoniano i documenti pubblicati ad esempio dal Solmi. Ancora oggi vi si trova una vasta area agricola detta "i Ronchi".

IL CASTELLO
Il maestoso castello ad una torre cilindrica che si osserva di fianco alla chiesa del borgo, conserva attualmente l'architettura di fine XIII inizio XIV secolo. Ad ingresso levatoio, con fossato. Posto accanto all'edificio vi è il più antico recetto, anch'esso ad entrata levatoia. Sulla piazza che c'è davanti a queste imponenti costruzioni si erge massiccia la fortificazione che fungeva da scuderie per i cavalli e stalla dei bovi. Nel castro dicti loci calendaschi si conservano le due sale con "caminata magna", precisamente la caminata magna inferiore e quella superiore così come testimoniano i documenti medievali. Il primo nucleo importante è il recetto, costruito per volontà del Vescovo di Piacenza, feudatario del luogo, nei primi anni del 1000. Il castello sorgerà un secolo dopo, quando l'importanza del porto sul Po, con passagi notevoli di genti e merci, richiese protezione, guardia armata e riscossione di gabelle. La famiglia che maggiormente resse questo feudo risiedendo nel maniero sappiamo con certezza dai documenti che furono i Confalonieri, guelfi, infatti le carte notarili ci mostrano la loro presenza vivace e continua per quasi duecento anni (dal 1400 a quasi tutto il 1500). Al 12 gennaio 1461 presso la Curia vescovile di Piacenza, alla presenza del preposto Paolo Malvicini de Fontana, con notai piacentini Antonio Gatto e Pietro De Jerondi, si redigeva atto che andava ad interessare il “Dominus presbiter gulielmus de ferrariis rector ecclesie sancte marie de calendascho placentine diocesis” ed il “Nobilis vir Bernabos de confanoneriis filio divi ludovici “ e la “nobilis donne Helena matris sue”, ancora i Malvicini de Fontana con “Magdalena”, poi “antonio de confanonerii” che redigono questo “instrumento publico” di cambio terre con concessione di diritto irrigatorio. “Terre casamentate et in parte canelate” poste “in burgo dicti loci calendaschi”, andando ad interessare il “cimitterius” con le sue pertinenze e queste terre vengono cambiate con un “jus cimitterii” e un “jus irrigandis”, ove il “flumen raganella” vivo e morto è il portatore di acque. Queste terre, dietro al castello, hanno adiacenze anche con i fossati sia d’esso castello che del ricetto pubblico, difatti le coerenze vanno “incipiendo strata introitus dicti riceti sive roche sive castri calendaschi”.Un forte richiamo al castello ed al recetto quali edifici perfettamente distinti.

MANIFESTAZIONI
Importante ricorrenza è il 19 febbraio, in quanto si festeggia il Patrono san Corrado Confalonieri, nato a Calendasco nel 1290 e morto santo a Noto nel 1351. La festa del santo Patrono è particolare per la grande processione con la venerata Reliquia, che si snoda dall'eremo del santo alla chiesa parrocchiale di Calendasco. Segue il dono dei ceri da parte delle autorità locali e la benedizione e distribuzione ai devoti, del "pane degli angeli" bendetto, a ricordo del miracolo del santo Corrado. Un corteo storico in costume d'epoca si tiene nel pomeriggio della domenica che precede la festa patronale. Oltre ai figuranti che rievocano le scene della conversione, sono presenti tantissimi bambini e bambine in saio. Questo evento si conclude con la solenne benedizione ai bambini impartita dall'arciprete nella chiesa di Santa Maria; viene anche fatta coralmente la "supplica" per perpetuare grazie e benedizioni sul paese ed i suoi abitanti per intercessione di san Corrado Confalonieri. A queste manifestazioni si aggiunge il "mercatino medievale" con figuranti in costume, solitamente tenuto agli inizi di maggio. Un altro importante evento che prese avvio nel 1963 è la Fiera del Po - Festa del pesce fritto, a carattere agricolo e commerciale, con un parco divertimenti ed alcune inziative a segnare il periodo fieristico. Negli anni passati era un fulcro economico per il mondo agricolo che maggiormente caratterizza questo comune.

ORIGINI
Nella seconda metà dell'Ottocento - nei pressi di Calendasco -, in una cava di argilla presso una fornace, fu rinvenuto un ripostiglio con sette pugnali di selce dell'età del rame «sotto un potente strato di argilla». Stando a quanto viene riferiferito, vennero scoperti «con un sol colpo di zappa» [...] «in un sol luogo». Due pugnali finirono al liceo cantonale di Lugano e furono pubblicati da Marinoni nel 1868, degli altri si ignora la sorte. La località da cui provengono questi pugnali è stata recentemente individuata dai ricercatori del Centro Studi Ad Padum, nei pressi della località Campadone, dove si trovano ancora le tracce della fornace, e di un vasto insediamento "pre e protostorico". Anche in altre località, soprattutto nei pressi dalla mansione romana Ad Padum, sono emersi nell'aratura frammenti ceramici, presumibilmente dell'età del bronzo e della seconda età del ferro. Questa situazione avvalora l'ipotesi che la strada consolare romana che attraversa il territorio da Piacenza fino al porto guado sul Po in località Boscone Cusani, seguisse una pista molto antica e sfruttata. La documentazione longobarda relativa al paese attesta questo, oltre alle ottime carte medievali che esplicitano la 'strata romea propter Calendasco' ed anche della strada di Calendasco "de burgi veteri" cioè del vecchio borgo. Calendasco fa parte del percorso della Via Francigena, o Romea, in quanto l'Arcivescovo di Canterbury Sigerico attraversò qui il Po nell'anno 990 d.C., durante il suo viaggio a Roma per ricevere l'investitura dal Papa. Ma ancor più notevole è che qui vi era l'antico porto romano di Piacenza (le memorie storiche ricordano un emporium, cosa alquanto logica presso un porto ove giungevano merci). La Via Francigena è segnalata in carte del 1140, 1187, 1056, ove ritroviamo citata la "strata romea" passante "in eodem loco Kalendasco". Al porto di Calendasco le imbarcazioni dovevano pagare una gabella per l'attracco o per il solo transito in direzione di Venezia o Pavia. È questa una tipica gabella medievale ed è molto interessante storicamente risalire per mezzo di documenti dell'epoca, a questa reale testimonianza storica che molto peso dà a questo porto sul Po in Calendasco, oltre a quello situato oggigiorno in località il Masero. Importantissimo il fatto che Calendasco sia stato feudo del Vescovo Conte di Piacenza già dal 1000 e qui ritroviamo tra i maggiori monumenti del borgo: un recetto, il castello, l'antica chiesa, il romitorio e un hospitale per pellegrini che fu anche dei e Penitenti francescani e luogo del primo ritiro di san Corrado alla sua conversione e nativo del borgo. La chiesa di santa Maria di Calendasco ancora nel 1600 è nominata quale plebs cioè pieve, oltre ad essere arcipretura, si legge infatti nelle carte "ecclesia seu plebs loci calendaschi". Altri importanti porti e punti di attraversamento serviti da un traghetto, li ritroviamo segnalati sulle mappe conservate in Archivio di Stato di Parma ed in Piacenza e Milano. Anche nei documenti cartacei essi sono chiaramente indicati. I porti con relativo traghetto per la semplice traversata del fiume sono, oltre al già citatissimo porto di Sopra Rivo della Via Francigena, quello in località il Masero, a meno di un chilometro dal borgo, porto chiamato del Botto. Oggi anche in questo luogo, posto a solo un chilometro dal porto di Soprarivo, è stato sistemato un attracco portuale per pellegrini e turisti del Po. Va segnalato che ancora nelle mappature realizzate dagli austriaci, circa il Ducato di Parma e Piacenza, troviamo indicati il porto sul Po presso il Boscone di Calendasco, nei pressi di Soprarivo indicato come Chiatta per l'attraversamento dei cavalli ed anche il porto del Botto, che aveva sbocco al Bosco (Vicino al Masero) con anche qui segnalato che si poteva far il passaggio dei cavalli. Altro punto di passaggio attrezzato è quello indicato come porto della Raganella di fronte a Valloria che è in sponda lombarda, praticamente è quello d'utilizzo del monastero benedettino di Cotrebbia Vecchia. Altri porto è quello in direzione di Sarmato, a qualche chilometro da quello di Sopra Rivo, e che è chiamato "porto di Cainfango". Altri importanti porti e punti di attraversamento serviti da un traghetto, li ritroviamo segnalati sulle mappe conservate in Archivio di Stato di Parma ed in Piacenza e Milano. Anche nei documenti cartacei essi sono chiaramente indicati. I porti con relativo traghetto per la semplice traversata del fiume sono, oltre al già citatissimo porto di Sopra Rivo della Via Francigena, quello in località il Masero, a meno di un chilometro dal borgo, porto chiamato del Botto. Oggi anche in questo luogo, posto a solo un chilometro dal porto di Soprarivo, è stato sistemato un attracco portuale per pellegrini e turisti del Po. Va segnalato che ancora nelle mappature realizzate dagli austriaci, circa il Ducato di Parma e Piacenza, troviamo indicati il porto sul Po presso il Boscone di Calendasco, nei pressi di Soprarivo indicato come Chiatta per l'attraversamento dei cavalli ed anche il porto del Botto, che aveva sbocco al Bosco (Vicino al Masero) con anche qui segnalato che si poteva far il passaggio dei cavalli. Altro punto di passaggio attrezzato è quello indicato come porto della Raganella di fronte a Valloria che è in sponda lombarda, praticamente è quello d'utilizzo del monastero benedettino di Cotrebbia Vecchia. Altri porto è quello in direzione di Sarmato, a qualche chilometro da quello di Sopra Rivo, e che è chiamato "porto di Cainfango". Il feudo di Calendasco è dai primi anni mille "dipendente dal Vescovo di Piacenza", che fa erigere un recetto, cioè un luogo di difesa dei contadini locali e centro di raccolta dei prodotti agricoli, un antico prototipo di consorzio. Come ampiamente documentato i documenti longobardi testimoniano dei presbiteri locali già dai secoli VII e VIII, in piena epoca della dominazione dei longobardi prima, e franca, in seguito. Il burgi calendaschi, era composto dal recetto e dal castello, dalla chiesa e dall'hospitale dei pellegrini diretti al porto del Po. La chiesa era sotto la dedicazione a Santa Maria, come riportano le carte longobarde. I documenti medievali riportano citato Calendasco quale "burgo" cioè borgo, distinzione netta da "villa" che indicava un piccolo agglomerato abitato. Quale borgo, il paese ebbe molta importanza: si sa che nel tardo XIII secolo i borghi più importanti sulla Via Francigena in territorio piacentino erano Fontana Fredda (attualmente frazione del comune di Cadeo), Fiorenzuola d'Arda e Calendasco. Un documento conservato in Archivio Parrocchiale in Calendasco del 1461 riporta ancora apertamente la dizione "burgo", tanti altri si conservano negli Archivi. La carta datata 12 gennaio 1461 è stata scritta nella Curia Vescovile di Piacenza, ed interessava il "Dominus presbiter Gulielmus de Ferrariis rector ecclesiae sanctae Mariae de Calendascho Placentinae Diocesis" e vengono pure citati patrte in causa in questo atto notarile i feudatari del borgo "Nobilis Vir Bernabos de Confanoneriis filio Divi Lodovici et Nobil Donne Helena matris suae" e si legge che vengono fatte permute e fitti di "terre casamentate et in parte canellate" che sono poste "in burgo dicti loci Calendaschi".

L'EREMO-HOSPITALE DI SAN CORRADO CONFALONIERI
Nel borgo di Calendasco è attestato un antico xenodochio longobardo, del quale ancora restano buone vestigia sotto all'attuale hospitio che fu dei Terziari penitenti di s. Francesco, in esso vi si ritirerà per alcuni decenni san Corrado. Questo santo nel 1290 è nato fisicamente nel castello del paese. L'hospitio dicti loci calendaschi è segnato in una antica mappa del tardo 1500 e compare in atti inediti del 1600 ancora quale luogo di importanza civile, qui infatti "subtus portichus dicto hospitio loci calendaschi" venivano fatti gli atti più importanti della comunità locale. I penitenti che gestivano il luogo di sosta dei pellegrini della strada romea o francigena, ebbero sempre in grande cura questo luogo, ed è proprio grazie alla Via Francigena diretta al Po che l'hospitio assume valore locale come tappa fondamentale. I frati penitenti del Terzo Ordine francescano erano sotto la guida del beato frate Aristide. Gli studi riportano che i Terziari francescani avevano in Italia molti romitori come quello detto 'al gorgolare' di Calendasco, ove spinti dal desiderio di perfezione, sotto la guida di un superiore da loro stessi scelto, si dedicavano al servizio degli infermi poveri e pellegrini presso qualche pubblico ospedale od ospitio. I "Generalia Statuta" del 1549 "Sive Decreta Fratrum Tertii Ordinis Sancti Francisci de poenitentia nuncupati regularis observantiae Congregationis Longobardae in habitu heremitico degentium" riportano l'antico richiamo all'abito eremitico: non sorprende quindi un San Corrado francescano che è allo stesso tempo Terziario ed eremita.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 2.311 (M 1.154, F 1.157)
Densità per Kmq: 62,0

CAP 29010
Prefisso Telefonico 0523
Codice Istat 033008
Codice Catastale B405

Denominazione Abitanti calendaschesi
Santo Patrono San Corrado
Festa Patronale 19 febbraio

Numero Famiglie 987
Numero Abitazioni 1.068

Il Comune di Calendasco fa parte di:
Regione Agraria n. 5 - Pianura di Piacenza
Associazione Europea dei Comuni sulla Via Francigena

Località e Frazioni di Calendasco
Boscone Cusani, Cotrebbia Nuova, Puglia

Comuni Confinanti
Chignolo Po (PV), Guardamiglio (LO), Orio Litta (LO), Piacenza, Rottofreno, San Rocco al Porto (LO), Senna Lodigiana (LO), Somaglia (LO).

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