Bardi
è un comune della provincia di Parma. Bardi
è situato a 625 metri sul livello del Mare
nell'alta valle del Ceno, in corrispondenza della
confluenza tra il torrente Ceno ed il torrente Noveglia,
a circa 60 Km dal capoluogo Parma e a circa 35 km
dal casello di Fornovo dell'Autostrada della Cisa
A15.
ETIMOLOGIA
Deriva dal nome latino Bardo o Bardi che può
essere sia un nome di persona che un termine accorciativo
di "Longobardi", in questo caso riferendosi
al popolo ivi stanziato.
MUSEI
Museo della Civiltà Valligiana
MANIFESTAZIONI
Bardi è sede del "Bardi Web Award",
premio rivolto ai migliori siti web in Italiano in
varie categorie.
Ogni anno l'ultimo fine settimana di giugno si tiene
la tradizionale sagra di "Boccolo in festa".
Ogni anno l'ultima domenica di giugno nel bosco di
Pione si tiene la Festa della Madonna di Loreto, sita
all'interno della suggestiva Cappella nel bosco. Molto
conoscita da ogni parte d'Italia per la fonte di Acqua
Santa e per i Miracoli distribuiti.
Ogni anno il giorno 13 agosto si tiene la tradizionale
Festa dell'Emigrante.
Ogni anno il giorno 24 agosto si tiene la tradizionale
Fiera di San Bartolomeo.
Ogni anno il giorno 15 agosto si tiene la tradizionale
Festa della Modonna Assunta nella frazione di Pione.
Ogni anno il giorno 16 agosto si tiene la Festa di
San Rocco nella frazione di Pione.
Ogni anno il giorno 29 settembre si tiene la tradizionale
Fiera di San Michele.
Ogni anno il primo fine settimana di agosto la Mostra
del Cavallo Bardigiano (razza adattata al lavoro collinare
e al trekking istituita con D.M. nel 1977) richiama
una folta folla di visitatori e addetti ai lavori.
Molto noti i funghi porcini (Boletus Edulis) della
zona, dal profumo caratteristico.
CASTELLO
DI BARDI
Il Castello di Bardi è in ottimo stato di conservazione
e visitabile; è teatro di numerose giornate
a tema medioevale con rappresentazioni di fatti storici
e spesso utilizzato come ambiente per giochi di ruolo.
EDIFICI RELIGIOSI
Nella nuova chiesa parrocchiale di S. Maria Addolorata,
costruita nel 1934 in stile ravennate, è custodito
un dipinto su tavola del Parmigianino raffigurante
lo "sposalizio mistico di S. Caterina" (1520).
Sull'altare è visibile una statua in legno
policromo e dorato che rappresenta Maria Addolorata,
attribuita allo scultore Berni, datata 1649.
La
vecchia chiesa parrocchiale è intitolata a
San Giovanni Battista; fu eretta nel 1500 dai padri
Serviti.
L'oratorio
di S. Maria delle Grazie (già di S. Biagio)
fu edificato nella seconda metà del XIII secolo.
Restaurato nel 1621, venne chiuso nel 1774 perché
pericolante e riedificato. Fu riaperto al culto nel
1779. Racchiude diversi dipinti del XVIII sec, tra
cui un olio su tela raffigurante la vergine seduta
regalmente nell'atto di benedire con la mano tra San
Biagio e San Rocco, in atto di venerazione.
Il
convento di S. Francesco con annessa la chiesa fu
costruito nel 1611 sotto al lato ovest del castello.
La
chiesa di S. Siro, edificio romanico rustico, è
databile attorno ai secoli XII - XIII.
ORIGINI E CENNI STORICI
«Bardi»,
secondo la leggenda, deriverebbe da «Bardus»
o «Barrio», l'ultimo degli elefanti al
seguito dell'esercito di Annibale che sarebbe morto
qui durante la marcia verso Roma. In suo ricordo,
Annibale avrebbe quindi deciso di fondare una colonia.
Secondo la storia invece il toponimo «Bardi»
deriverebbe dall'appellativo che contradistingueva
la nobiltà longobarda - i cosiddetti Arimanni
- un gruppo dei quali si stabilì qui attorno
al 600 d.C. Il territorio fu abitato sin dal Paleolitico
(ne sono prova i ritrovamenti archeologici sul Monte
Lama) e in seguito dai Liguri; in età romana
faceva parte del municipium di Veleia, ed era attraversato
dall'asse viario che portava a Luni e a Roma. Questa
strada, ripresa dai longobardi, fu utilizzata, per
un tratto, anche dai monaci di Bobbio per recarsi
a Roma. Scendendo dal passo di Boccolo de' Tassi attraversava
Bardi, risaliva la valle del torrente Noveglia e scendeva
a Borgotaro per raggiungere Pontremoli. L'abitato
è dominato dall'imponente castello costruito
in posizione sopraelevata su uno sperone di diaspro
rosso. La prima testimonianza scritta della presenza
di un castello è data da una pergamena datata
869. Nell'agosto 898 un bardigiano, Andrea figlio
di Dagiverto vende al Vescovo di Piacenza Everardo
metà della "Rocha" di Bardi. Nel
gennaio del 1000 il Vescovo di Piacenza Sigifredo
si trasferisce a Bardi, essendo il feudo diventato
patrimonio erediatario dei Vescovi di Piacenza. Nella
prima metà del XIII secolo il Vescovo di Piacenza
cedette il castello e le terre circostanti ad un gruppo
di nobili locali conosciuti come "Conti di Bardi".
Nel 1251 In seguito ad una ribellione i Pallavicino
- Signori di Piacenza - espugnarono e distrussero
il castello. Il
19 marzo 1257 il feudo fu acquisito da Umbertino Landi
dei Landi di Piacenza - Conti ghibellini - che rimasero
tra alterne vicende Signori di Bardi per i successivi
quattro secoli. Umbertino Landi riedificò e
fortificò il castello facendone un baluardo
pressoché inespugnabile. Nella lotta tra Papato
e Impero (Guelfi e Ghibellini) Bardi rimase sempre
legata all'impero. Nel 1269 i Guelfi assediarono il
castello che si arrese dopo mesi per penuria di viveri.
Il castello passò alla città di Piacenza
fino all'ottobre 1307, quando Umbertino II Landi ottenne
dal'Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo il castello
di Bardi, Borgo Val di Taro e Compiano. Il 29 novembre
1321, in località "La giostra" nei
pressi dell'oratorio delle Grazie fu combattuta una
violenta battaglia tra le milizie Guelfe guidate da
Giacomo Cavalcabò, Capo di Cremona, e le truppe
Ghibelline comandate da Galeazzo I Visconti. I guelfi
ebbero la peggio e lo stesso Cavalcabò fu ucciso
e venne sepolto nel vicino Oratorio. Nel 1381 Gian
Galeazzo Visconti riconobbe la signoria dei Landi
che ottennero nel 1415 una completa autonomia. Il
castello, progettato inizialmente come presidio militare,
venne successivamente ampliato e modificato per adattarsi
alla funzione di capitale di un piccolo stato libero
esteso a buona parte dell'alta Val Ceno e dell'alta
Val Taro (corrispondente al territorio dei comuni
di Albareto, Bardi, Bedonia, Borgotaro, Compiano,
Tornolo e Varsi). Nel 1429 Filippo Maria Visconti
conquistò il castello, successivamente affidato
al condottiero di ventura Niccolò Piccinino
che lo tenne dal 1438 al 1448. Nel 1448 ritornarono
i Landi. Nel 1551 l'imperatore Carlo V eresse il feudo
a marchesato e i Landi ottennero il diritto di battere
moneta con una loro Zecca. Agostino Landi fu nominato
marchese di Bardi e principe di Borgotaro. Ad Agostino
successe Manfredo, morto improvvisamente in Spagna
prima delle nozze con Giovanna di Aragona, a cui si
deve l'impianto attuale del castello. Dopo il marchese
Claudio nel 1589 il castello passò a Don Federico,
che istituì nel 1616 per diploma dell'Imperatore
Mattia un collegio di notai in Bardi con la facoltà
di concedere la Laurea di abilitazione e l'anello.
Il collegio venne abolito con le Leggi Napoleoniche
nel 1805. A Don Federico e a sua Figlia Polissena
il castello deve una risistemazione complessiva del
cortile, la costruzione del portico dell'Oratorio,
la grande Sala dell'Armeria, la raccolta dei quadri
e la Biblioteca. A Polissena successe il figlio Dario,
che nel 1682 cedette Bardi a Ranuccio I Farnese, duca
di Parma. La storia di Bardi seguì da quel
momento la storia del Ducato di Parma e dal 1861 quella
del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana. Assegnato
dapprima al territorio della provincia di Piacenza,
passò alla provincia di Parma nel 1923. Dalla
fine dell'Ottocento a tutto il 900 la storia di Bardi
è caratterizzata dal fenomeno dell'emigrazione
verso la Gran Bretagna, la Francia, Il Belgio e gli
Stati Uniti. Durante la seconda guerra mondiale e
dopo l'Armistizio Bardi e le montagne circostanti
furono teatro di scontri tra le truppe tedesche e
le brigate partigiane della Val Ceno e della Val Taro.
Il 17 luglio 1944 all'alba Bardi fu bombardata da
12 bombardieri "Stukas" che provocarono
danni ingenti, mentre truppe tedesche in ritirata
da Bedonia e Borgotaro eseguirono numerosi rastrellamenti.
Tra
le persone illustri nate a Bardi ricordiamo il garibaldino-fotografo
Giuseppe Bertucci (1844-Verona, 1926), il Cardinale
Antonio Samoré (1905-1983), Vito Fumagalli
(1938-1997), già Ordinario di Storia Medievale
nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università
di Bologna e Deputato della Repubblica, Frank Berni
(1909 - 1990), l'inventore dell'"Happy Hour"
nella catena di alberghi da lui fondata in Gran Bretagna,
il capitano Pietro Cella (1851-1896), caduto ad Adua,
prima medaglia d'oro del corpo degli Alpini, Andrea
Pontremoli (1957 - ), già Presidente e Amministratore
Delegato di IBM Italia, attualmente Amministratore
delegato di Dallara, Roberto Ferrari (1959 - ), fisico,
ricercatore dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare,
che partecipa agli esperimenti all'acceleratore di
particelle del Cern di Ginevra.