Vibonati
Campania

Vibonati è un comune di 3.000 abitanti della provincia di Salerno. Il Comune fa parte dell'Associazione "Borghi Autentici d'Italia". Centro agricolo del Golfo di Policastro, situato nell'entroterra a NE di Sapri, su uno sprone sottile ed allungato, la cui configurazione è ricalcata sulla struttura dell'abitato, compreso tra due valli tributarie del torrente Cacafava, presso la cui foce è Villammare. Vibonati si trova ai margini del Parco del Cilento e del Vallo di Diano a pochi chilometri dalla Basilicata e dalla Calabria. Il centro del paese è arroccato ed è composto di un centro storico molto caratteristico. La frazione Villammare si estende sul mare ed è a forte vocazione turistica. Questo borgo marinaro, nato come residenza estiva dei nobili e villaggio di pescatori, attira ogni anno migliaia di turisti,al pari delle più rinomate Sapri, Marina di Camerota e Palinuro. Infatti, nei mesi estivi si registrano circa 15.000 presenze, grazie a strutture ricettive varie ed organizzate. Vibonati è invece sede di un crescente interesse da parte di turisti che, oltra al mare, sono alla ricerca di patrimoni architettonici. Da segnalare la presenza nella frazione di una Torre Saracena conservata in ottimo stato.
Dal punto di vista artistico, Vibonati è denominato "il paese dei portali" per la grande quantità di portali, appunto, che si rincorrono tra le viuzze (ruve) del borgo. Di grande valore artistico sono, inoltre, le Chiese in cui si osservano dipinti del XII e del XIII secolo. Le più importanti sono senza dubbio la Chiesa di Sant'Antonio abate, santo patrono, e la Chiesa della Santissima Annunziata, da poco restaurata. Delle mura che un tempo cingevano Vibonati non ci sono tracce se non per un torrino che si può ammirare in Piazza Nicotera, e che ora è annesso alla Chiesa della Santissima Trinità.

ORIGINI E CENNI STORICI
Si ritiene che Vibonati sia stato fondato da coloni romani e sia la Vibo ad Siccam di cui parla Cicerone. Altri studiosi ipotizzano una sua fondazione da parte di esuli fenici provenienti da Tiro ed infatti è presente una parte del paese denominata Tirone. Comunque la prima menzione del borgo risale al 1415, quando fu concesso a Masello Conte di Ravello. Nel 1603 Carlo Caracciolo ne fece vendita a Diego Simone, da cui passò a Francesco Pertinet, e Fabio di Bologna e a Francesco Galuppo. Al termine del periodo feudale era possesso di Teresa Caracciolo, principessa di Policastro. Vibonati è stato al centro dei sanguinosi moti cilentani del 1848 e, il 3 settembre 1860, ha ospitato Giuseppe Garibaldi, come ricorda una lapide posta sulla facciata del palazzo De Nicolelis. Questo borgo ha sempre assunto un ruolo molto importante nel Golfo di Policastro in quanto fino all'immediato dopoguerra è stato sede del Real Ufficio del Registro, della Pretura e delle Carceri. Successivamente, con l'emigrazione di molti vibonatesi, questa importanza si è andata via via riducendosi.

MANIFESTAZIONI
Il culto dei Santi, soprattutto quello di Sant'Antonio abate, è molto radicato tra la popolazione. I festeggiamenti del Santo patrono, che si svolgono dall'8 al 17 gennaio richiamano centinaia di emigrati vibonatesi e fedeli da tutto il Golfo di Policastro. Sono, inoltre, presenti due Confraternite: l'Arciconfraternita della Santissima Trinità, la cui fondazione risale al 1400 e la Confraternita dei Discepoli di Sant'Antonio abate, di recente istituzione. In occasione del Giubileo Antoniano, la parrocchia di Vibonati ha ospitato dal 22 al 28 gennaio 2007 le sacre reliquie di Sant'Antonio con una partecipazione di fedeli da tutto il sud Italia. In questo periodo la Penitenziaria Apostolica ha accordato ai pellegrini l' Indulgenza Plenaria.

Chiesa di Sant'Antonio Abate
Agli inizi dell'XI secolo il nucleo di Vibonati era ben delineato e i vibonatesi, trovando in Sant'Antonio abate la loro guida spirituale, edificarono la Chiesa a Lui dedicata su una collina donata alla comunità dalla Principessa Carafa di San Severo. La chiesa, originariamente in stile romanico, fu sempre di rito greco. Nel corso degli anni ha subito numerosi interventi di restauro. Il più antico di cui si ha memoria fu fatto nel 1580 sotto la guida del Mons. Ludovico Bentivoglio. La chiesa fu ancora ristrutturata nel 1653 e fu riconsacrata nel 1728 dal Vescovo Mons. De Robertis. Altri restauri seguirono poi nel XIX secolo e nella metà del secolo scorso, quando il campanile, in stile romanico, fu fu sostituito con quello attuale. La chiesa di Sant'Antonio abate, pur conservando la sua bellezza, ha perso il suo caratteristico aspetto originario, assumendo lo stile di una chiesa barocca. La Chiesa è costituita da 3 navate: una centrale ampia e due laterali di larghezza minore. Entrando sulla destra si ammira il fonte battesimale, scavato in un antico capitello corinzio, mentre in alto si trova un soppalco di legno dov'è collocato l'organo a canne risalente a '700. Nella seconda cappella della navata destra è collocato un dipinto a tempera su tavola, raffigurante la Vergine del Rosario tra i Santi Domenicani e i vincitori della battaglia di Lepanto, che commemora la partecipazione della comunità a tale vittoria. L'opera è attribuita alla scuola del pittore di origine fiamminga, Teodoro D'Errico. In fondo alla navata è poi presente un secondo dipinto, "L'incoronazione della Vergine", olio su tela dell'artista Nicola Peccheneda. Sotto la volta della navata centrale si trova una pittura raffigurante il Santo a cui la chiesa è dedicata, opera di un artista vibonatese, A. Giannini, che lo eseguì nel 1832. Collocata al di sopra dell'altare, la statua lignea a mezzo busto del Santo patrono, eseguita nella seconda metà del '700, viene portata in processione il 17 gennaio per le strade del paese.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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