Torre
Orsaia è un comune di 2.394 abitanti della
provincia di Salerno.
Sostando all'ombra della cinquecentesca torre campanaria
o percorrendo i vicoli del borgo medioevale di Castel
Ruggero scoprirete la storia di questi luoghi, incisa
nella pietra degli stemmi dei Vescovi che qui hanno
dimorato.
Passeggiando lungo uno dei tanti sentieri che portano
alla valle del fiume Bussento e al mare, oppure su
per le colline, verso i monti del Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano, o ancora attraverso
la valle del fiume Mingardo, per raggiungere le splendide
spiagge della Costa del Mito, fra Palinuro e Marina
di Camerota, vi immergerete nella dolce e struggente
bellezza di una natura ancora incontaminata.
Il villaggio, dalla torre, fu detto dapprima Torre
inferiore a distinguerlo da quello detto Torre superiore
(odierno Castel Ruggero), forse la «turris Petrusiae»
di cui parla l'Ughelli nell'affermare che i due abitati
erano feudi della mensa vescovile di Bussento-Policastro.
L'origine del nome del villaggio viene spiegata dalla
notizia del frequente avvistamento di orsi nei pressi
della torre che si vuole costruita da re Ruggiero,
o dalla fondazione del sito da parte del popolo lucano
degli Ursetani. Comunque l'abitato preesisteva al
succedersi delle incursioni saraceniche quando i vescovi
di Policastro cercarono rifugio nell'interno e propriamente
in quel piccolo abitato. Il palazzo vescovile, però,
venne costruito solo negli ultimi anni del '200, se
del 1301 è l'epigrafe in gotico del vescovo
Pagano sul palazzo. Di questo vescovo è notizia
anche nei Registri angioini.
Il villaggio finì poi per essere riconosciuto
(sec. XIII) come franco allodio dei vescovi bussentini,
con l'affermarsi della loro signoria nel luogo. La
torre venne ricostruita e potenziata da Antonello
de Petruciis, primo ministro di Re Ferrante, quando
era signore del luogo, per cui il nome di «Turris
Petrusiae». Nel 1479 re Ferrante dichiarò
Torre Orsaia «Terra», concedendo il privilegio
di non riconoscere più il «signum dominii»
della Mensa vescovile, privilegio poi confermato nel
1550 da Carlo V. Nel 1524 Giovanni Carrafa, conte
di Policastro, convenne innanzi alla R. Camera della
Sommaria con il vescovo di Policastro assumendo di
essere il legittimo feudatario di Torre Orsaia. II
vescovo non potè esibire il privilegio originale
di concessione, diversamente dall'attore Carrafa.
I presuli obiettarono che i Carrafa ne vantavano la
sola concessione criminale. Esibirono, infatti, i
capitoli originali concessi da Antonello de Petruciis.
La vertenza si concluse con una sentenza della R.
Camera (1563) che confermò al conte di Policastro
la sola giurisdizione criminale di Torre Orsaia. I
vescovi finirono per diventare i signori del luogo,
tanto è vero che il censo della «pregata»
(richiesta fatta dagli abitanti di terreni al vescovo
che ne concedeva per richiamare famiglie a Torre Orsaia)
venne pagato sempre ai vescovi fino all'abolizione
della feudalità. Inoltre gli statuti concessi
dai vescovi vennero sempre riconosciuti dall'università
che li esibiva persino nei giudizi e già dal
1417 persino documenti ufficiali come quelli dei Registri
angioini, ritenevano «casalis turris ursaie
quod est policastrensis ecclesie».
Nel 1562 il villaggio subì l'incursione di
Dragut pascià.
Dal Cedolario si apprende che ultimo intestatario
del feudo (1789) fu il vescovo di Policastro. Il Galanti
ricorda che ivi «è il sepolcro di Teodoro
Besa uno di quei Greci che vennero in Italia nel XV
secolo, ed ai quali dobbiamo il risorgimento delle
nostre cognizioni». Il Giustiniani scrive che
Torre Orsaia, detta pure Torre inferiore, è
terra regia ed è ubicata a 70 miglia da Salerno
ed a 5 dal golfo di Policastro sul piano di una collina.
Dice ancora del palazzo vescovile e del seminario,
ai suoi tempi abbandonati «per l'aria malsana».
I 2000 abitanti del luogo producono, oltre grano,
vino e olio, molto lino (insalubrità del villaggio),
come in altre località della provincia. Torre
Orsaia nei censimenti è sempre compresa con
Torre superiore (Castel Ruggero), distante un miglio,
prima ambedue feudo della Mensa vescovile di Policastro;
ai suoi tempi del Fisco (Terra regia) è la
giurisdizione civile, mentre la criminale è
del conte di Policastro.
Etimologia
Il nome è composto da "torre", costruzione
molto usata in epoca medioevale, e da "orso",
animale molto presente in epoca romana. Nei documenti
del Quattrocento il paese era identificato con il
nome di Turris Pulsaria. In latino il verbo pellere
(da cui deriva la parola pulsaria), significa respingere
e con una traslazione di significato potrebbe essere
interpretato come "combattere", verbo che
ben si confà alle funzioni di una torre che
è comunque spesso usata per la difesa. Questa
deduzione ha portato alcuni a credere che il nome
non sia un composto di torre e di orso, bensì
di torre e del verbo latino pellere.