Terzigno
Campania

Terzigno è un comune della provincia di Napoli. La città sorge alle falde del Vesuvio, sul versante sud-orientale del vulcano. Il comune è sorto nel 1920 per scorporo dal capoluogo Ottaviano. Quindi la storia di Terzigno è la medesima di quella di Ottaviano, almeno sino al XX secolo. Sotto il profilo ecclesiastico faceva parte della Parrocchia e Chiesa madre di San Michele Arcangelo in Ottaviano. Anticamente era composto dai due rioni degli Avini e dei Bifulchi. Comunque da reperti ritrovati si è scoperto che l'area era abitata già in epoca romana. Gli aristocratici della vicina Pompei amavano infatti il panorama spettacolare del Vesuvio e del Golfo di Napoli. Più recentemente anche Terzigno visse i moti liberali che precedettero l'unità d'Italia: nella località, allora appartenente al Comune di Ottaviano, trovò infatti morte nel 1861 il Capitano delle Guardie Nazionali Don Giuseppe Boccia, sparato alle spalle da alcuni briganti.

ORIGINI
La prima tappa fondamentale per la nascita della comunità terzignese risale al dicembre 1631 quando una terribile eruzione devastò gran parte del territorio vesuviano e nolano. Coloro che riuscirono a scappare si rifugiarono nelle frazioni: Boccia, Ambruosi, Bertini, Cacciabella, Caramagni, Nappi, Iervolini (tutte tra le attuali San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano) ed in fine Avini e Bifulchi appartenenti all'attuale territorio di Terzigno. Fu allora che i numerosi abitanti delle campagne e dei rioni distrutti dalla lava si ritrovarono riuniti nelle poche case sopravvissute al fuoco del vulcano.

ETIMOLOGIA
Secondo alcuni il nome deriva dal latino terra ignis ossia "del fuoco", oppure terra usta ignis (terra bruciata dal fuoco), secondo altri, invece il temine è riconducibile al numero cardinale terzo.

L'ERUZIONE DEL 1944
Viene considerata come il termine di un periodo eruttivo iniziato nel 1914. L'attività stromboliana cominciò da allora a costituire un conetto di scorie all'interno del cratere che aveva raggiunto, nel marzo del '44, un'altezza di 100 m., portando l'altezza del vulcano a 1260 m.
L'eruzione, descritta in maniera dettagliata da Giuseppe Imbò, allora direttore dell'Osservatorio Vesuviano, fu preceduta da chiari segni premonitori a partire dal 13 marzo, quando si ebbe il collasso del cono di scorie presente all'interno del cratere.
L'eruzione iniziò il 18 Marzo con un aumento dell'attività stromboliana e con piccole colate laviche sul versante orientale e verso Sud. Subito dopo un altro flusso lavico si riversò nell'Atrio del Cavallo e si fermò a 1,2 km da Cercola, dopo aver invaso e parzialmente distrutto gli abitati di Massa di Somma e di S. Sebastiano. Nel pomeriggio del 21 marzo iniziò la seconda fase dell'eruzione caratterizzata da fontane di lava che determinarono l'arresto dell'alimentazione lavica. A partire da mezzogiorno del 22 marzo si verificò un sensibile cambiamento nello stile eruttivo: la nube eruttiva raggiunse un'altezza di 5 km, mentre lungo i fianchi del cono si innescarono valanghe di detriti caldi e piccoli flussi piroclastici. Si verificò, inoltre, una intensa attività sismica fino al mattino del 23 in cui l'attività eruttiva si ridusse alla sola emissione di cenere. L'emissione di cenere chiara che ebbe luogo il 24 marzo preannunciò il termine dell'attività eruttiva, imbiancando il Gran Cono come dopo una nevicata. Le esplosioni gradualmente si ridussero fino a scomparire il giorno 29, quando l'attività si ridusse a nubi di polvere, da attribuire prevalentemente a frane dell'orlo craterico.
I paesi più danneggiati dai depositi piroclastici da caduta furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera, Poggiomarino e Cava. Gli abitanti di S. Sebastiano, di Massa e di Cercola, circa 12.000 persone, furono costretti all'evacuazione. Napoli fu favorita dalla direzione dei venti che allontanarono dalla città la nuvola di cenere e lapilli.
L'eruzione del 1944 è l'ultima eruzione del Vesuvio e segna la transizione del vulcano da stato di attività caratterizzato da condizioni di condotto aperto a condizioni di condotto ostruito, in cui ci troviamo attualmente.
I danni prodotti dall'eruzione furono:
- 26 persone morte nell'area interessata da ricaduta di ceneri a causa dei crolli dei tetti delle abitazioni;
- 2 centri abitati in parte distrutti dalle colate laviche;
- 3 anni di raccolti persi nelle aree interessate da ricaduta di ceneri.

STEMMA
Lo stemma del comune reca l'immagine del Vesuvio, e il motto "Ter Ignis" (tre volte il fuoco), che dovrebbe far riferimento al fatto che il paese è stato tre volte distrutto dalle eruzioni, e da cui si ritiene derivi il nome del paese.

EDIFICI STORICI
Villa Bifulco

ECONOMIA
Il fertile suolo vulcanico consente la tradizionale attività della viticoltura, e la produzione del rinomato vino Lacryma Christi ha reso Terzigno famosa nel mondo.
Accanto alle attività agricole tradizionali, col tempo hanno acquisito sempre maggior rilevanza quelle industriali. Parte delle aziende operanti nel campo dell'abbigliamento e della manifattura tessile si sono infatti trasferite a Terzigno dalla vicina San Giuseppe Vesuviano.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 15.870 (M 7.873, F 7.997)
Densità per Kmq: 675,0

CAP 80040
Prefisso Telefonico 081
Codice Istat 063082
Codice Catastale L142

Denominazione Abitanti terzignesi
Santo Patrono Immacolata Concezione
Festa Patronale 12 settembre

Numero Famiglie 4.850
Numero Abitazioni 5.474

Il Comune di Terzigno fa parte di:
Area Geografica: Area Vesuviana
Regione Agraria n. 2 - Colline Litoranee di Napoli
Parco Nazionale del Vesuvio
Associazione Italiana Città del Vulcano
Associazione Nazionale Città del Vino

Frazioni
Boccia al Mauro

Comuni Confinanti
Boscoreale, Boscotrecase, Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano.

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