San
Valentino Torio é un comune in provincia di
Salerno, con poco meno di novemilatrecento abitanti.
Sorge all'estremità meridionale della pianura
Campana, tra il Vesuvio, i Monti Lattari, in prossimità
della confluenza tra il fiume Sarno con i torrenti
Imperatore, Cavaiola, San Maurizio e Controfosso.
È un centro agricolo al centro dell'agro nocerino-sarnese,
ben collegato con il resto del territorio grazie alla
Circumvesuviana. L'aggiunta di Torio all'antico nome
di San Valentino venne sancita dal decreto del 22
gennaio 1863 di Vittorio Emanuele II su proposta del
consiglio comunale.
ETIMOLOGIA
Il nome del paese è dedicato al santo patrono:
San Valentino appunto. La specifica Torio deriva da
un antico nome del territorio.
STORIA
Il territorio della valle del Sarno presenta le prime
tracce di presenza umana tra il IX e il VI secolo
a.C., epoca a cui risalgono numerose necropoli con
circa 1.400 tombe a fossa, attribuite alla popolazione
dei Sarrastri. Successivamente la popolazione dovette
calare a favore dei nuovi centri di NoUceria AlfaternaNuceria,
Pompei e Stabia. La prima menzione di San Valentino
risale ad un documento dell'868, conservato nel Codex
Diplomaticus Cavensis dell'abbazia della Santissima
Trinità di Cava de' Tirreni, nel quale la località
è menzionata come Balentino. Nel 987 l'atto
di fitto di un terreno menziona la località
tuttora esistente di Cesina. Il territorio di San
Valentino fu in possesso di vari feudatari, a partire
dal primo attestato nel 1269, Bertrando del Balzo,
che i Registri angioini citano come possessore dei
casali di San Valentino e di Casatori. Il territorio
fu in possesso di diverse famiglie fino a giungere
nel 1459 ai Capece Minutolo, che lo mantennero fino
all'abolizione dei diritti feudali nel XIX secolo..
San Valentino fu università autonoma con la
denominazione di "Castello di Valentino"
alla metà del XVI secolo La comunità
fu in conflitto con il feudatario, Giovan Battista
Capece Minutolo (morto nel 1586). Il primo sindaco
dell'università di cui si conosce il nome fu
Francesco Martorelli (1599-1600). La località
venne per la prima volta citata con il toponimo odierno
di San Valentino in un atto del 1681. Alla fine del
secolo Francesco Capece Minutolo ottenne il titolo
di duca di San Valentino. Dopo l'abolizione dei diritti
feudali nel 1806, l'università di San Valentino
divenne comune del Regno delle Due Sicilie nel 1809.
Alcuni abitanti del paese presero parte ai moti carbonari
del 1820. Dopo il passaggio al Regno d'Italia San
Valentino assunse il nome attuale nel 1863. Alla fine
del XIX secolo il comune di San Valentino partecipò
finanziariamente alla costruzione della ferrovia Circumvesuviana
e tra la fine del 1899 e l'inizio del 1900 fu approvato
il progetto della nuova stazione di San Valentino.
CHIESE
Chiesa di San Giacomo Apostolo
La chiesa venne eretta nel 1511[4], probabilmente
a servizio dei due casali di Valentino e di Casatorio,
nella zona detta Starza di San Giacomo. La chiesa
venne realizzata a tre navate ed ospitava sull'altar
maggiore, dedicato a san Giacomo apostolo un polittico,
datato all'anno di fondazione dell'edificio, dipinto
dal pittore Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno,
su commissione di un certo dominus Carolus Paulilli.
Una nuova chiesa a cui venne trasferito il titolo
di San Giacomo Apostolo venne eretta nel 1758 nella
piazza del paese, dopo aver demolito un più
antico edificio sacro dedicato a San Sebastiano[5].
Il nuovo edificio venne costruito per volontà
dell'università su un terreno offerto dal duca
Capece Minutolo. Davanti alla chiesa venne eretta
tra il 1804 e il 1813 una gradinata in blocchi di
piperno disposti a coda di pavone.
ECONOMIA
L'economia di San Valentino si basa sulla sua produzione
agricola (ortaggi e pomodoro San Marzano), che viene
esportata. Le comunicazione sono rese più agevoli
dal passaggio della linea Circumvesuviana, con la
stazione di San Valentino.