Polla
è un comune di 5.343 abitanti della provincia
di Salerno. Polla si trova a nord del Vallo di Diano,
a circa 10 km da Sala Consilina e a 80 da Salerno,
sulle rive del fiume Tanagro ed a ridosso dei monti
Alburni. Da Pertosa dista circa 7 km, mentre ne dista
5 dalle omonime grotte, il cui percorso si snoda nel
sottosuolo dei comuni di Auletta e della stessa Polla,
con un probabile sbocco, il cui percorso è
coperta da sedimenti, alla cosiddetta "Grotta
di Polla"; sul versante collinare. Il comune,
che conta un quartiere distaccato (San Pietro) sulla
strada statale 19, è il maggior centro dell'area
in cui si trova, secondo per popolazione solo a Sala
Consilina e sede di un Ospedale. Polla conta uno svincolo
autostradale che porta sulla SS 19 presso San Pietro,
lungo la A3 Napoli-Reggio Calabria. La stazione ferroviaria,
in centro, è sulla linea attualmente chiusa
Sicignano-Lagonegro; ed è attualmente usata
come fermata e capolinea del maggior numero di autobus
sostitutivi FS sulla suddetta linea.
LAPIS
POLLAE
Il Lapis Pollae (Marmo di Polla o Cippo di Polla)
è un'epigrafe in lingua latina incisa su una
lastra in marmo di 70 cm di altezza per 74 cm di larghezza,
il cui nome deriva dal luogo del rinvenimento, avvenuto
nella località di San Pietro di Polla. Il reperto
è la più importante testimonianza scritta
sulla strada romana che univa Capua a Reggio Calabria,
comunemente nota come Via Capua-Rhegium (o Via Annia
Popilia). Il testo dell'iscrizione può essere
diviso in diverse parti: la prima presenta la struttura
di un'iscrizione relativa ad opera pubblica: menziona
la costruzione della via, l'edificazione dei suoi
ponti e l'apposizione dei miliarii e tabellarii lungo
il percorso; la seconda parte informa sulle distanze
che separano il punto in cui era collocata dalle città
di Nuceria e Capua verso nord, Muranum, Cosenza, Vibo
Valentia, lo Stretto (vi si menzionano le mansiones"Ad
Statuam Ad Fretum") e Reggio verso sud. Infine
viene indicata la distanza totale da Capua a Reggio
(321 miglia); la terza parte contiene un autoelogio
in cui l'autore si attribuisce il merito, da governatore
della Sicilia, della riconsegna di 917 schiavi sfuggiti
ai legittimi proprietari e della prima distribuzione,
agli agricoltori, di quote di agro demaniale sottratto
ai pastori; la quarta ed ultima aggiunge inoltre la
notizia della fondazione, in quel luogo e ad opera
dello stesso magistrato, di due opere pubbliche, un
foro ed un tempio. Il magistrato non è nominato
nell'epigrafe o, più probabilmente, il suo
nome era inciso su un altro blocco di testo andato
perduto. Sono state avanzate delle ipotesi di attribuzione,
per giungere ad una data di costruzione della strada:
Il
riferimento alla riconsegna degli schiavi potrebbe
collegarsi alla prima rivolta servile siciliana del
135-132 a.C., mentre le concessioni demaniali agli
agricoltori potrebbero riferirsi alle distribuzioni
di quote di ager publicus, di cui si ha notizia certa
nella regione, avvenute in quell'epoca a seguito della
riforma agraria di Tiberio Gracco. Questi elementi
sono alla base dell'ipotesi avanzata dal Mommsen,
la più autorevole, che ,individua il magistrato
in Publio Popilio Lenate, console del 132 a.C., che
avrebbe fondato quel forum popili, segnato sulla Tabula
Peutingeriana.
l'analisi dei caratteri paleografici e linguistici
induce altri studiosi a retrodatarla alla prima metà
del II secolo a.C. e quindi ad identificare il costruttore
in Marco Popilio, console nel 173 a.C.
il rinvenimento presso Vibo Valentia di un milliario
con il testo "CCLX / T(itus) Annius T(iti) f(ilius)
pr(aetor) (Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae,
I, 454a)" e l'esistenza di un forum Anni, fa
propendere altri studiosi, tra cui Vittorio Bracco,
verso una diversa ipotesi: l'artefice dell'opera viaria
sarebbe stato il console Tito Annio Lusco, in carica
nel 153 a.C., o Tito Annio Rufo, in carica nel 131
a.C..
il tentativo di superare la discrasia tra le due iscrizioni
ha suggerito infine la possibilità che Publio
Popilio Lenate, promotore dell'opera, non sia tuttavia
riuscita a completarla prima della scadenza del suo
consolato del 132 a.C.. A terminarla sarebbe stato
Tito Annio Rufo, uno dei pretori del 131 a.C.. Ciò
però sembra molto improbabile, dato che la
via sarebbe stata iniziata da Reggio, e l'iniziatore,
come si evince dal citato cippo miliare, fu un Tito
Annio, figlio di Tito, con la carica di pretore.