Pagani
è il comune con la più alta densità
di popolazione della provincia di Salerno. È
situato a 15 km dal capoluogo della sua provincia
e 34 km da Napoli, nella zona che prende il nome di
Agro Nocerino Sarnese. La città è posta
alle pendici del Monte Albino, lungo gli assi viari
che congiungono, oggi come nell'antichità,
Nocera con Pompei, la Costiera Amalfitana e la Penisola
Sorrentina. Parte integrante dell'Ager Nucerinus,
l'attuale insediamento urbano sviluppatosi a partire
dal borgo di Corteimpiano, nonostante la presenza
di qualche traccia d'epoca romana, risale alla fine
dell'alto medioevo. Fino al 1806 Pagani era una delle
Università che formavano Nocera de' Pagani.
La città ospita numerose chiese e monumenti.
La Basilica di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, con
annesso Museo Alfonsiano, ospita le reliquie del Santo
che trascorse a Pagani gli ultimi dodici anni della
sua vita componendo numerose opere di genere ascetico,
dommatico e morale ma anche canzoni in lingua italiana
e dialettale, tra cui la famosissima Tu scendi dalle
stelle. Essa è meta, ogni anno, di pellegrini
che giungono da ogni parte del mondo. Pagani inoltre,
in occasione della festa della Madonna delle Galline,
richiama un notevole flusso di cittadini dai centri
limotrofi ma anche turisti e appassionati di tradizioni
e folclore popolare che affollano la città
nei giorni della festa. Il comune è gemellato
con Vaglia (FI), dall'ottobre 2003. La Stazione di
Pagani, una volta importante scalo merci, è
oggi utilizzata dai pendolari, verso Napoli e Salerno.
ETIMOLOGIA
Sul toponimo Pagani sono state avanzate diverse ipotesi.
Per alcuni studiosi deriverebbe dal latino pagus (villaggio),
per la presenza di un pago di Nuceria. Secondo altri,
poiché in questo territorio si stabilirono
gruppi di saraceni provenienti da Amalfi, dall'aggettivo
pagano in opposizione a cristiano. Tuttavia questa
ipotesi deriva da una errata lettura di alcuni testi
medievali che quando parlano di una colonia di saraceni
nel territorio di Nuceria ai tempi di Federico II,
si riferiscono alla Nuceria di Puglia, cioè
all'attuale città di Lucera.
BASILICA
DI SANT'ALFONSO MARIA DE' LIGUORI
La chiesa fu voluta e ideata dallo stesso Sant'Alfonso,
che ne affidò il progetto e la direzione dei
lavori all´architetto regio Pietro Cimafonte.
La costruzione, iniziata nel 1756, fu completata dopo
varie interruzioni solo nel 1824. La facciata in stile
neoclassico, con decorazioni in stucco e colonne,
fu realizzata nel 1823 da Filippo Conforto. Nel 1824,
Carmine Calvanese ne eseguì, invece, le statue
dei santi Pietro e Paolo, poste in due nicchie ai
lati dell'ingresso.
Nel 1908 la chiesa fu elevata a basilica Pontificia
da Papa Pio X. La basilica era intitolata, inizialmente,
a San Michele.
L'interno, a croce latina, si presenta ad una sola
navata con 4 cappelle laterali dedicate a san Gerardo
Maiella, san Clemente M. Hofbauer, san Giuseppe e
alla Madonna del Rosario.
La statua di quest´ultima è rivestita
con il prezioso abito da sposa di Maria Cristina di
Savoia, regina delle due Sicilie, che lei stessa donò.
Dal 1930 al 1933 furono eseguiti lavori di restauro
e di decorazione sotto la direzione di Gino Chierici.
L´intera basilica venne interamente rivestita
di marmi pregiati e la cupola fu affrescata da Paolo
Vetri con la raffigurazione di sant´Alfonso
attorniato da angeli, santi e beati, nell´atto
di protendersi verso il Redentore e la Vergine Maria.
I quattro peducci rappresentano le virtù della
spiritualità alfonsiana: Povertà, Orazione,
Castità e Mansuetudine. Le vetrate artistiche
riportano immagini di santi e beati dell´Istituto
Redentorista fondato dallo stesso sant´Alfonso.
L´altare centrale, innalzato nel 1883 con marmi
provenienti dalla Reggia di Caserta, è sormontato
dalla pala raffigurante san Michele Arcangelo. I due
altari laterali in marmi commessi sono dedicati al
Cuore Eucaristico di Gesù e alla Madonna del
Perpetuo Soccorso. Quest´ultimo proviene dal
primitivo oratorio e lo stesso sant´Alfonso
vi ha celebrato l´Eucarestia.
A sinistra dell'abside si apre la Cappella del santo,
iniziata nel 1821 sotto il patrocinio del re Ferdinando
II di Borbone e restaurata nel 1933-1934 dal Chierici,
che l´abbellì di pregiati marmi.
L´altare in marmi policromi racchiude nella
parte inferiore l´urna del santo, realizzata
in argento con la fusione di oggetti preziosi donati
dai fedeli.
Le reliquie, disposte anatomicamente su un carrello
d´argento, sono sormontate dalla statua lignea
del santo, eseguita dall´artista napoletano
Antonio Lebbro.
MUSEO
ALFONSIANO
Annessa alla Basilica è la Casa religiosa dei
Redentoristi in cui sono ospitati il Museo Alfonsiano
e la pinacoteca. Il museo, inaugurato nel 1990 da
papa Giovanni Paolo II, raccoglie in un itinerario
tutti i ricordi del santo, disposti ordinatamente
negli stessi ambienti da lui abitati e permette al
visitatore di ripercorrere la sua vita, dalla giovinezza
all´estrema vecchiaia. Il clavicembalo su cui
compose il celebre canto Tu scendi dalle stelle, il
presepe in ceramica di Capodimonte, alcuni dipinti
della scuola napoletana, riportano alla formazione
culturale del santo nella vivace Napoli settecentesca.
L´essenzialità e l´austerità
dell´arredo, gli indumenti, le vesti liturgiche,
gli strumenti di penitenza, i manoscritti, i libri,
sono reale testimonianza del suo rigoroso impegno
morale e del suo spirito di umiltà e di sacrificio.
Infine, il bastone, la sedia a due ruote e la maschera
di cera attestano le penose sofferenze degli ultimi
anni di vita fino alla morte. La pinacoteca, inaugurata
nel 1996, raccoglie circa 100 dipinti per lo più
di carattere sacro, tra cui numerosi ritratti del
santo. Di particolare interesse alcune opere del XVI
secolo: la Madonna con Bambino di Decio Tramontano,
L´Annunciazione e la Madonna del Rosario del
fiammingo Teodoro d'Errico, Gesù coronato di
spine attribuito a Polidoro da Caravaggio. Non mancano
esempi pregevoli della scuola napoletana del ´700,
tra cui l´Adorazione del Bambino di Antonio
Sarnelli e due grandi tele raffiguranti La nascita
della Vergine e La nascita di San Giovani Battista,
attualmente in deposito nel coro della Basilica proprio
per le loro grandi dimensioni.
MADONNA
DELLE GALLINE
La tradizione popolare racconta che nel XVI secolo
alcune galline, razzolando, portarono alla luce una
piccola tavola lignea su cui era raffigurata la Madonna
del Carmine. Era l´ottava di Pasqua. Il ritrovamento
dell'icona suscitò, tra gli abitanti, curiosità
e meraviglia ma ben presto questi lasciarono posto
alla fede e alla devozione verso la Madonna del Carmine
quando, a seguito del primo miracolo ad opera della
sacra immagine (l´improvvisa guarigione di uno
storpio), ne seguirono in poco tempo ben altri sette.
Lo stato di deperimento del quadro rese necessaria
la sua riproduzione su tela che venne disposta sull'altare
della chiesa a lei dedicata ed eretta nel luogo dove,
tradizione vuole, avvenne il rirovamento da parte
delle galline. La fede verso la Madonna del Carmine
o, meglio, delle Galline (come fu ben presto ribattezzata)
nel corso dei secoli si mischia al profano dando origine
ad una festa. La processione inizia alle nove della
domenica in Albis quando la statua della Madonna delle
Galline viene portata su di un carro spinto dai fedeli.
L'uscita della Madonna viene salutata con un lancio
di colombe. Le strade attraversate dalla processione
sono colme di persone che rendono omaggio alla Madonna
facendo offerte che vanno dai fiori ai pani, dalle
galline al denaro mentre vengono gettati coriandoli
dai balconi e sparati mortaretti e fuochi d'artificio.
Ultima tappa della processione è la Basilica
di S. Alfonso dove ogni anno si ripete un rito centenario:
la Madonna riceve dalle mani del superiore dei Redentoristi
una coppia di galline come lo stesso S.Alfonso, devoto
della Madonna, usava fare; la Madonna, riconoscente,
ricambia il dono con due colombe. Mentre la processione
è quasi al termine, ma già dal primo
pomeriggio, l'intera popolazione si raduna nei cortili
e in villa comunale per ballare e cantare al suono
delle nacchere (castagnette) e delle tammorre. Il
tutto è spontaneo, ognuno può improvvisarsi
danzatore o interprete delle canzoni popolari nei
vari "cerchi" creati da chi assiste e batte
le mani al tempo di musica. Sacro e profano che si
ritrovano il mattino seguente quando i tammorrari,
dopo aver suonato e ballato per tutta la notte, consegnano
ai piedi della statua della Madonna le tammorre sancendo
così la fine della festa. La chiesa della Madonna
delle Galline, che nel 1954 è stata elevata
a Santuario Mariano, presenta una facciata seicentesca,
in stile barocco, alta e culminante nel frontone piramidale,
abbellita da colonne, decorazioni in stucco e due
statue allegoriche la Pudicizia (a sinistra) e la
Speranza (a destra). Sul portale spicca il bassorilievo
raffigurante la madonna del Carmelo con in braccio
il bambino, seduta su di un nugolo di nuvole e nell´atto
di essere incoronata da due angioletti. La porta principale
del Santuario è preceduta da un vestibolo su
cui vi è l´organo con coretto in legno
decorato, introdotto nel 1790. Una porta secondaria
è aperta a destra dell´ingresso principale,
sull´antica via Consolare. All´interno
del santuario, su ciascun lato si aprono tre arcate-cappelle
con altari che si alternano a lesene corinzie. Nella
terza cappella, più profonda ed ampia, troneggia
la statua settecentesca della Madonna del Carmine,
che viene portata in solenne processione ogni anno
nella prima domenica in Albis. Il cassettonato ligneo
del soffitto del santuario della Madonna delle Galline
fu eseguito probabilmente durante il restauro della
chiesa nel 1712.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di S.Maria della Purità
Chiesa della Madonna Addolorata, in origine dedicata
a Carlo Borromeo
Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Casa natale del Beato Tommaso Maria Fusco
Chiesa di San Francesco di Paola
Chiesa di Sant'Anna
Chiesa di San Vito
Chiesa di San Domenico
Chiesa di Santa Maria del Carmelo
Chiesa del Gesù Risorto[[1]]
Chiesa della Madonna di Fatima
GASTRONOMIA
Le tradizioni gastronomiche paganesi sono da ricondursi,
dal punto di vista religioso e antropologico, all´antico
culto di Demetra, dea del grano e della terra feconda.
Le specialità di questo territorio hanno infatti
come base ingredienti semplici legati alla terra.
Il periodo preferito in cui si preparano è
quello delle festività legate alla primavera.
La venerazione per Demetra, con l´affermarsi
del cristianesimo, si è assimilato a quello
della Madonna quale madre e simbolo di fecondità.
Pasqua, ma soprattutto la festa della Madonna delle
galline, che si celebra a Pagani la domenica successiva
alla Pasqua, sono caratterizzate da un menù
che ha alla base della preparazione il grano e trova
la sua massima espressione nei tagliolini e nel tortano,
anche se la specialità sono i carciofi arrostiti.
ORIGINI
E CENNI STORICI
L´ipotesi più attendibile sembra essere
quella che fa derivare Pagani dalla famiglia Pagano,
di origine francese, venuta qui ai tempi dei primi
Templari (987) e legata ai sovrani angioini ed aragonesi.
Enea
Falcone (storico paganese) fa risalire il primo insediamento
nel territorio dell'attuale Pagani al I millennio
a.C., quando secondo lui un popolo greco-africano,
i Taurani, fondò un nucleo abitativo chiamato
Taurania (che addirittura sarebbe la prima colonia
greca d'occidente). Prova della presenza dei Taurani,
secondo Falcone, è data dai toponimi Lamione
e via Lamia, chiaro riferimento al culto della cosiddetta
dea Lamia (una statua marmorea molto rovinata, in
realtà un togato risalente probabilmente al
I secolo), da loro venerata e alla quale sarebbe stato
elevato anche un tempio (deduzione infondata legata
all'erronea interpretazione della statua). In realtà
di Taurania si conosce poco o nulla e tantomeno l'ubicazione
(attribuita anche a diverse altre città della
Campania). Taurania è nominata da Plinio ma
collocata nel territorio di Stabia.
Secondo
Gerardo Senatore, studioso locale, dopo complicati
calcoli basati sulla notizia (tuttavia infondata)
della fondazione di Nuceria Alfaterna di Conone, la
storia di Pagani comincerebbe prima ancora dell'anno
1000, per la precisione nel 1503 a.C., durante cioè
il Bronzo medio, nella fase del cosiddetto Appenninico,
ma non è precisato se il villaggio dell'età
del Bronzo avesse già il toponimo Pagani (nome
che poi si perderebbe per ricomparire nel 1000 d.C.
circa). Nonostante nessuna città potrebbe vantare
una continuità di vita così diretta
e nessun ritrovamento archeologico sia emerso ancora
dal territorio comunale risalenti a quel periodo,
l'assenza certa di reperti risalenti a questa epoca,
secondo il Senatore, sarebbe da dimostrare.
Poco
fondata è anche la notizia che tempo dopo furono
gli stessi romani che presso le rovine di Taurania
fondarono una nuova colonia, Barbatianus, dal nome
del preconsole Cornelio Scipione Barbato e di cui
oggi resta il toponimo via Barbazzano.
In
epoca romana, secondo la tradizione, nel 65 d.C.,
nel territorio della futura Pagani trovarono il martirio
i santi nucerini Felice e Costanza, le cui spoglie
oggi riposano nella chiesa del Santissimo Corpo di
Cristo.
Primo
insediamento certo nella città è presso
il piano di San Felice, denominato Curtis in plano
(oggi Cortinpiano), certamente noto a partire dal
XI secolo. Secondo alcuni i Longobardi fortificarono
Cortimpiano già nel V secolo. Tuttavia i barbari
di Alboino arriveranno in Italia sono nel 568, ed
il ducato di Benevento si espanse solo nel secolo
successivo. In realtà l'insediamento di Barbazzano
(primo nucleo abitato nel territorio del comune) è
noto nel IX-X secolo, e fa parte della Contea di Nocera
(il cui territorio comprendeva le terre fino ad all'odierna
Angri) ed ebbe le stesse vicissitudini che interessarono
Napoli conoscendo la dominazione aragonese, prima,
e quella spagnola poi.
Con
l'avvento dei Borboni e con la politica iniziata da
Carlo III, tutto il territorio dell'Agro cominciò
a riprendersi lentamente. La popolazione aumentò
sensibilmente, si sviluppò la coltivazione
del cotone, si incrementò l'allevamento del
baco da seta e si impiantarono le prime manifatture
di cotone filato.
La
breve parentesi napoleonica e l'abolizione del feudalesimo
non fecero altro che porre il definitivo assetto ad
una situazione ormai matura; Pagani assunse una propria
autonomia, staccandosi da Nocera ed entrando, successivamente,
a far parte del regno d'Italia. All'inizio ci fu un
periodo di stasi demografica e di stagnazione economica
ma, data l'importanza della sua posizione, i commerci
e le industrie non tardarono ad affermarsi: gli ortaggi,
la frutta, gli agrumi, la pasta incominciarono a sviluppare
notevoli flussi economici.
Dopo
la pausa economica fra le due guerre mondiali, a partire
dal 1948, nuove industrie cominciarono ad espandersi,
soprattutto quelle conserviere e di trasformazione
dei prodotti agricoli, creando un notevole indotto
nel campo della meccanica e degli autotrasporti. Pagani
oggi costituisce un nodo essenziale per la distibuzione
commerciale delle produzioni agricole, infatti, è
co-sede del mercato ortifrutticolo Pagani-Nocera (terzo
per dimensioni in Italia) che è catalizzatore
e crocevia del commercio dell'ortofrutta non solo
della regione ma di tutto il Meridione.