Nocera
Inferiore è un comune della provincia di Salerno.
È la città capofila dell'agro nocerino
sarnese. La sua storia, fino al 1851, è comune
con la confinante Nocera Superiore: le due città
hanno infatti una comune origine ed hanno sempre fatto
parte di un'unica comunità. La città
sorge in una piccola valle, chiusa a sud dal Monte
Albino, ultima propaggine dei Monti Lattari e a nord
da una serie di rilievi collinari il cui maggiore
è Sant'Andrea; a est il territorio è
aperto verso Nocera Superiore e Cava de' Tirreni,
mentre ad ovest la valle è chiusa parzialmente
dalla collina di San Pantaleone, per poi aprirsi verso
la piana del Sarno, il golfo di Napoli ed il Vesuvio.
La città è attraversata dai torrenti
Cavaiola e Solofrana, che si uniscono in pieno centro
formando l'alveo comune nocerino, che sfocia nel fiume
Sarno, il quale corre per un piccolo tratto periferico
del territorio cittadino. Sono presenti, inoltre,
piccoli torrenti come la Matrognana, che scende da
Mont'Albino (montagna che fa parte dei Monti Lattari)
e alcuni rivi che scorrono nelle zone delle starze,
che sono soggetti a straripamenti frequenti nelle
giornate di forti piogge. Presente anche un laghetto
detto "Santo Mauro" (nella omonima zona
della città), la cui portata è notevolmente
ridotta rispetto al passato. La città si divide
in 28 tra quartieri e rioni. Nelle zone rurali insistono
le così dette "starze" (Starza dei
corvi, Starza San Pietro...) e le masserie dette "case"
(Casarzano...). Il quartiere più popoloso è
quello detto metropolitano che racchiude i rioni del
centro cittadino.
ORIGINI
E STORIA
Le prime testimonianze relative ad una frequentazione
della città risalgono al periodo noto come
Bronzo Antico (2000-1800 a.C. circa). Il nucleo della
futura Nuceria Alfaterna si sviluppa al di sotto del
territorio comunale dell'odierna Nocera Superiore.
L'epoca è il VI secolo a.C. Durante gli scavi
del teatro ellenistico-romano di Pareti, è
emersa un'estesa necropoli. Il reperto più
interessante è rappresentato da un'oinochoe
(una brocca) in bucchero che presenta un'iscrizione,
che, da destra verso sinistra, reca la scritta, traslitterata,
Bruties esum (letteralmente: Sono di Bruto). L'iscrizione
di Nocera potrebbe perdersi tra le centinaia di altre
iscrizioni etrusche se non fosse per una particolare
lettera, a forma di alberello, che non si è
ancora riscontrata altrove. Ciò è bastato
ai linguisti per farli parlare di un alfabeto nucerino.
La ricchezza della città, oltre che dalla fertilità
dei suoli, arriva dalla peculiarità del suo
sottosuolo, da cui si estrae il tufo grigio (la nocerite).
Ottimo materiale da costruzione (a Pompei si parla
di una "età del tufo" dal 200 all'80
a.C.). Un'ulteriore testimonianza del gran lavoro
che doveva esserci nelle tufare della città
(alcune delle quali si trovano nell'odierna zona di
Fiano, le altre esistenti nella zona Pietraccetta-Piedimonte
furono usate anche come ricoveri nel corso della II
Guerra Mondiale), ci viene dalla testimonianza di
Senofonte Efesio (scrittore greco vissuto, stando
al lessico Suda, tra il II e il III secolo d.C.),
il quale nel suo romanzo "Racconti Efesi intorno
ad Abracóme e Anzia", dopo varie peripezie,
fa giungere il suo protagonista a Nuceria, in Campania,
a lavorare nelle cave di pietra. Agricoltura e commercio
resero, così, molto ricca la città,
che durante il V-VI secolo fu a capo della Confederazione
Sannitica Meridionale, comandando su città
quali Pompei (che rimase suo porto fino praticamente
al disastro del 79 d.C.), Stabiae e Sorrento. Durante
le guerre sannitiche la città fu ostile ai
romani, ma sconfitta non fu rasa al suolo. Ed i nucerini
comunque contraccambiarono la bontà dimostrata
dai latini nei loro confronti rimanendo, d'ora in
poi, sempre fedeli a Roma. Non cedettero neanche alle
lusinghe e all'esercito di Annibale, che rase al suolo
la città. Alla fine della seconda guerra punica
i romani, mentre i superstiti dei nucerini erano ospitati
nella vicina Avella, ricostruirono la città
più grande e più bella di prima. Divenuta
municipium Nuceria Alfaterna fu iscritta alla tribù
Menenia. In epoca triumvirale (42 a.C.) l'appellativo
Alfaterna fu sostituito da Costantia, dando, così,
alla città il nome di Nuceria Costantia. Cittadini
illustri furono Publio Sittio, esule nucerino in Africa,
che dopo le guerre civili tra Cesare e Pompeo, si
vide assegnato metà del regno di Mauretania,
dove fondò alcune colonie ispirandosi alla
sua patria. Altro nucerino illustre fu Marco Nonius
Balbus. Originario di Nuceria, trasferì la
sua residenza ad Ercolano, città di cui divenne
benefattore. Fece carriera anche a livelli molto alti:
ricoprì, infatti, le cariche di pretore prima
e proconsole della provincia di Creta e di Cirene.
Nel 32 a.C. fu poi tribuno della plebe e partigiano
di Ottaviano. Di origini nucerine, se non proprio
nato nella città, è l'Imperatore Aulo
Vitellio Germanico. Aulo Vitellio Germanico cresciuto
a Capri, sotto Tiberio, fu il secondo a salire sul
trono durante l'anno detto dei quattro imperatori.
Nuceria nel 57 d.C. fu dedotta colonia romana da Nerone.
Si trattò di un duro colpo per la vicina Pompei,
la quale dovette probabilmente perdere parte del suo
territorio agricolo in favore della nuova colonia.
La circostanza dovette essere uno dei motivi scatenanti
della famosa rissa avvenuta all'anfiteatro di Pompei
del 59 d.C. ricordata da Tacito. Nuceria fu interessata
certamente dal catastrofico terremoto testimoniato
a Pompei nel 62 d.C. Tuttavia l'eruzione del 79 dovette
provocare in città più che altro panico,
e non furono i suoi effetti immediati a dare dei problemi,
ma i suoi effetti a lungo termine, come l'impoverimento
della fertilità proverbiale dei suoi suoli
e la scomparsa del vicino porto. La religione cristiana
dovette attecchire presto in città, che conta
anche due martiri: i santi Felice e Costanza. Secondo
alcuni la prima comunità cristiana nucerina
risalirebbe allo sbarco di Paolo a Pozzuoli, quando
un certo Prisco, che sarebbe poi divenuto Santo, si
sarebbe diretto verso sud per diffondere l'evangelo,
la "buona novella". Secondo alcuni nella
sua casa si sarebbe tenuta la famosa ultima cena di
Cristo. Tra i miracoli attribuiti al santo, quello
di aver trasportato a Nocera, da Roma una fontana
donatagli dal papa (fontana che si conserva ancora
nel piazzale della cattedrale). Che un Prisco sia
stato il primo vescovo della città è
certo, ma è più probabile che si sia
trattato di un pastore del III-IV secolo (ricordato
da San Paolino da Nola), epoca alla quale è
più plausibile che risalga la diocesi. Le reliquie
del Santo sono recentemente venute alla luce durante
i lavori di restauro della Cattedrale a lui dedicata,
nel quartiere Vescovado di Nocera Inferiore. La comunità
cristiana nucerina dovette essere subito forte come
testimonia una curiosa scoperta del Bonucci a Portaromana:
degli idoli pagani cautamente nascosti sotto il pavimento
di un edificio di età imperiale. Erano gli
adepti dell'antica religione ad aver paura dei cristiani.
Nel 498 viene esiliato a Nocera lantipapa Lorenzo.
Eletto papa insieme a Simmaco, perde la carica dopo
un clima da guerra civile. A Nocera ricopre, quindi,
la carica di Vescovo. Fino al 1260 la sede vescovile
fu presso il Battistero Paleocristiano di Santa Maria
Maggiore (ora nel territorio di Nocera Superiore).
La sede vescovile fu poi soppressa e ripristinata
dopo oltre un secolo, nel 1386, da papa Urbano VI.
Da quella data la sede vescovile è l'attuale
Vescovado. Sebbene il Martirologio Romano proponga
come data il 16 settembre, la celebrazione di San
Prisco, Santo Patrono di Nocera Inferiore, avviene
il 9 maggio. Dopo la caduta dell'impero romano la
città finì in mano bizantina. Dovette
trattarsi di un periodo di lenta ripresa per la città,
come testimonia la costruzione, nel VI secolo d.C.,
dello splendido battistero paleocristiano di Nocera
Superiore.
Per
quanto riguarda l'epoca gotica la campagna nocerina
fu teatro della sconfitta e della morte di Teia durante
la Battaglia dei Monti Lattari, durante la Guerra
gotica (535-553)
Dopo
l'arrivo dei longobardi, il sempre ambito territorio
continuava ad esercitare il suo fascino e i duchi
longobardi se lo dovettero contendere molto. Numerosi
folii testimoniano le transazioni commerciali che
avvenivano sotto il patronato dei notai nella divisione
delle fertili terre.
Le
mura perdono la loro funzione difensiva (nella frazione
Pareti le crepe della fortificazione vengono sfruttate
dai fornai). Il sito della città comincia a
spopolarsi. Le popolazioni dell'epoca cercano luoghi
più sicuri. Alcuni scappano verso la Costiera
Amalfitana (rimpinguando i nuclei abitati di Amalfi,
Maiori e Positano), altri si rifugiano attorno alla
Collina del Parco, in un posto ben difeso, dando vita
al primo nucleo della futura Nocera Inferiore.
Durante
l'VIII secolo la città, seppur frammentata,
conserva parte del territorio da lei governato in
epoca romana. La Contea di Nocera si estende per quasi
tutta l'area dell'attuale Agro Nocerino Sarnese, da
Angri fino a Siano, passando per Roccapiemonte e Castel
San Giorgio.
La
città propriamente detta comprendeva, in quest'epoca,
vari casali, tra cui i più popolosi e importanti
erano il Borgo, posto alle pendici della collina del
Parco, San Matteo (con la chiesa del X secolo, più
volte restaurata), lungo la direttrice viaria antica
Nocera-Pompei (l'attuale corso Vittorio Emanuele,
principale strada cittadina nell'Ottocento, dove sono
stati rinvenuti resti della via e di un tempio di
età romana) e il Vescovado, sede della cattedra
vescovile, ai piedi del Monte Albino. Nel corso del
XIII secolo la città è nota nei codici
dell'Abbazia di Cava col nome di Nuceria Christianorum
o Kristianorum. Tale appellativo servì per
distinguerla dalla Nuceria, civitas Saracenorum de
Apulia citata da Salimbene de Adam, nella sua Chronica,
attuale città di Lucera, presso la quale Federico
II instaurò una colonia saracena.
Il
nucleo abitativo si è allargato e comprende
le attuali Pagani (che deriva il suo nome dal pagus,
un quartiere suburbano della Nuceria romana che aveva
almeno un pago: Barbatianus), Sant'Egidio del Monte
Albino e Corbara. La città fu attaccata e rasa
al suolo nel 1096 dalle truppe di Ruggero II di Sicilia.
Furono, così, i Normanni a prendere possesso
del borgo. Venne da loro ingrandito il castello del
parco Fienga, con la realizzazione della torre normanna,
e molti conventi sorgono alle pendici della collina
di Sant'Andrea: il complesso delle monache di clausura
di Sant'Anna, ed il convento francescano di Sant'Antonio.
All'incirca all'anno 1000 risale anche uno splendido
esempio di insediamento rupestre di età medievale:
la chiesetta di Sant'Angelo in Grotta. Secondo alcuni
vi sarebbe nato Hugo de Payens, uno dei fondatori
dei cavalieri Templari. Fu, poi, Feudo dei Filangieri,
dei Latro, degli Zurlo.
EDIFICI
STORICI
PALAZZO
FIENGA
Nel castello del Parco (oggi palazzo Fienga) si registrarono
alcune presenze importanti. Furono, infatti, ospiti
del maniero nocerino Dante e Boccaccio. Nel 1385 vi
fu imprigionato, dalle truppe di Carlo III di Napoli,
papa Urbano VI (dal quale scomunicava, ogni di, e
per quattro volte al giorno, tutto l'esercito di Carlo),
e vi nacque San Ludovico d'Angiò. Per ringraziare
il popolo che l'aveva difeso, papa Urbano VI riconferì
alla città il ruolo di diocesi, perso alcuni
anni prima, quando i nocerini avevano ucciso il vescovo
durante una rivolta. Vi fu imprigionata la regina
Giovanna d'Angiò.
Castello
Medievale e Palazzo Fienga: E il cuore pulsante
della cultura nocerina, ospitando manifestazioni musicali
e teatrali. Fin dalla sua costruzione ha ospitato
letterati, storici e un papa.
Palazzo e Torre Guerritore Broya: il piccolo edificio
turrito impreziosisce il centro cittadino con la sua
mole ottocentesca.
Caserma Tofano, ex palazzo ducale: il Gran Quartiere
rappresenta ledificio più imponente della
città. Già palazzo ducale, poi caserma,
si appresta a diventare un polo culturale di interesse
interterritoriale.
Palazzo del Liceo Classico: da sempre il polo più
prestigioso per gli studi dei cittadini, ledificio
è noto anche nella storia del cinema per essere
stato citato da Ettore Scola nel suo C'eravamo tanto
amati.
Palazzo Comunale: la sede municipale nocerina è
il centro geografico e amministrativo della città
Palazzo Gabola: lelegante struttura si colloca
quasi di fronte al palazzo comunale. Suggestive le
colonne che ne circondano il portone.
Palazzo Lanzara, ex Castelrodrigo: tra il liceo classico
ed il palazzo comunale si passeggia affiancando questa
grande struttura tardo cinquecentesca. Caratteristica
la cappella di Santa Sofia (con lepigrafe in
alfabeto greco).
Ex Seminario Vescovile: è uno dei palazzi architettonicamente
più interessanti della città.
Palazzo vescovile: alle spalle della cattedrale, chiude
a meridione il complesso monumentale del quartiere
del Vescovado.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di Sant'Angelo in Grotta: un piccolo esempio
di architettura rupestre.
Chiesa di San Matteo: risalente al X secolo è
una delle chiese più antiche della città.
Chiesa e Convento di San Giovanni in Parco: Lex
convento, oramai diroccato, risalente allXI
secolo è stato il primo rifugio per gli ammalati
della città.
Chiesa e Convento di Sant'Anna: Laustero convento
è uno scrigno darte: conserva cicli pittorici
che vanno dal XIII secolo al XVIII secolo.
Chiesa e Convento di Sant'Antonio: Uno dei principali
conventi francescani della regione. Ospita una pinacoteca,
il museo archeologico provinciale e una ricca biblioteca.
Chiesa e Convento di Santa Chiara: il convento di
clausura si colloca nel limite occidentale della città
e rappresente il biglietto da visita per chi proviene
dalla Strada Statale 18.
Cattedrale di San Prisco: La cattedrale risale al
XIV secolo ed è stata edificata su un antico
convento che da sempre ha conservato le spoglie di
San Prisco, primo vescovo della diocesi. Conserva
tesori artistici quali il campanile e la raffigurazione
del Paradiso di Francesco Solimena.
Chiesa e Convento di Sant'Andrea : Sorge a mezzaltezza
sulla collina del Parco e domina la città con
la sua mole sin dal 1563.
Chiesa del Corpo di Cristo: Un piccolo gioiello rinascimentale.
Santuario di Santa Maria dei Miracoli: Rappresenta
luogo sacro per i nocerini, meta di pellegrinaggio
nel caratteristico martedì di pasquetta della
città.
Chiesa di San Bartolomeo: la chiesa, nel quartiere
Piedimonte, ospita oggi leffige della Madonna
dei Miracoli di MontAlbino, traslata dalloriginario
convento dopo una frana.
DA
VEDERE INOLTRE
Largo Sant'Antonio: è la piazza più
suggestiva della città, caratterizzata dalla
grande scalinata bianca che porta allingresso
del convento omonimo, ed oggi affiancata da giardini.
Corso Vittorio Emanuele: rappresenta il cuore commerciale
della città. Ricalca lantico asse della
via Regia o Nocerina, che dal Golfo di Salerno, conduceva
a Castellammare di Stabia.
Via Castaldo e via Solimena: Queste caratteristiche
vie, note come Mercato (via Castaldo) e Borgo (via
Solimena), hanno conservato gran parte della conformazione
originale e sono costellate di palazzi di interesse
storico, come la Chiesa del Corpo di Cristo, la villa
comunale, la caserma Tofano. Il Borgo o Buvero è
noto nella letteratura oltre che per aver ospitato
le case oltre che dei Solimena, della Ninfa Plebea
protagonista del romanzo di Domenico Rea.
Fontana della fertilità: Sita al centro della
città (piazza Amendola), di fronte alla moderna
chiesa di Santa Maria del Presepe, (interessante per
i tre mosaici dorati, tra cui quello imponente raffigurante
la natività alle spalle dellaltare).
Realizzata nel 2007 dallo scultore nocerino Onofrio
Pepe, rappresenta il simbolo della ricostruzione nocerina
di questi ultimi anni. Fa parte di un piccolo complesso
monumentale che vede altre due statue bronzee ai lati
delladiacente piazza Diaz. Il gruppo è
formato da quattro statue, di cui tre allinterno
della fontana dalle quali fuoriescono dei riottoli
di acqua, e una, femminile, che si siede sul bordo
di essa.
Via Origlia: recentemente riportata allantico
splendore, per il suo andamento tortuoso è
forse, oggi, la via più suggestiva del centro
di Nocera.
Palazzo De Francesco: insieme al prospiciente seminario,
costituisce laccesso monumentale al viale che
conduce alla Cattedrale, nel quartiere Vescovado.
Il palazzo, impreziosito dalla piccola cappella di
famiglia, è caratterizzato da un ampio portale
e da una loggia porticata che si affaccia sul cortile
interno. Il primo piano è decorato da affreschi
dal tema architettonico.
Galleria del Corso: di recente realizzazione, collega
piazza del Corso con via Garibaldi. Caratterizzata
dai portici a volta che la circondano ha ampio ingresso
scenografico nella parte orientale.
Galleria Maiorino:La prima struttura, in via Matteotti,
non lontana dal palazzo comunale, rappresenta una
elegante piazza coperta. Realizzata negli anni settanta,
ha ospitato un cinema. Le mura marmoree sono sedi
di negozi ed uffici.
MANIFESTAZIONI
La particolare conformazione urbanistica che la città
di Nocera ha avuto in passato, divisa in villaggi
separati da ampi spazi coltivati e ampi giardini di
ville e palazzi, ha fatto si che la città non
avesse una festa popolare sentita in egual modo da
tutta la popolazione. Lo stesso San Prisco, patrono
della città, è festeggiato principalemente
nella zona del Vescovado.
Le
feste religiose
In città, i festeggiamenti hanno carattere
limitato, a seconda della dedicazione della chiesa
rionale. I santi più venerati sono San Matteo
per la zona dei tre casali; Santa Rita a Casolla;
San Giovanni Battista a Cicalesi. Data la capillare
presenza francescana in città, con tre conventi
(i cappuccini del convento di SantAndrea, i
minori conventuali del convento di SantAntonio
e le clarisse del monastero di Santa Chiara) la popolazione
sente molto la festa di SantAntonio da Padova.
In passato la festa che più sapeva coinvolgere
la popolazione era quella dedicata all'Assunta, che
si tiene ancora oggi nella frazione di Materdomini
di Nocera Superiore. Tale ricorrenza vede ancora oggi
la preparazione di altari dedicati alla madonna nei
cortili del centro storico.
I
riti della quaresima e della settimana santa
Sono sentiti, infine, i riti della quaresima e della
settimana santa. Durante la quaresima nei cortili,
soprattutto in passato, si alzavano Durante il giovedì
santo, dopo la messa in coena domini è tradizione
per le chiese addobbarsi per ricordare lultima
cena, mentre i cittadini effettuano il cosiddetto
struscio, una passeggiata che deve culminare nella
visita ad almeno tre chiese (o comunque un numero
dispari di templi). La processione del venerdì
santo, vede uno stuolo di donne velate e vestite di
nero, le vedove seguono il Cristo morto intonando
canti di lutto.
Il
martedì di Pasqua, la "pasquetta nocerina"
Una caratteristica specifica della città è
festeggiare la pasquetta il martedì in albis
e non il lunedì. Tale avvenimento risale alla
fine del XVI secolo, quando nocerini e paganesi avevano
lusanza di arrampicarsi il lunedì sul
Santuario di Santa Maria dei Miracoli di MontAlbino.
Nel 1598 monsignor Carlo Baldini, dopo numerosi incidenti
tra cittadini nocerini e paganesi durante la pasquetta,
stabilì che i residenti di Pagani festeggiassero
la pasquetta il lunedì in albis mentre i nocerini
si potessero recare al santuario il giorno successivo,
ed il resto della settimana (a seconda della classe
sociale). Tale usanza si mantiene ancora oggi.
La
tammorriata
Anche se non rappresenta un culto come
nella città limitrofe, anche a Nocera si balla
la tammorriata , per la quale esiste uno stile detto
nocerino (termine inteso come dellagro
nocerino sarnese) che prevede una maggior partecipazione
della pantomimica con avvicinamento frequente dei
corpi; movimenti oscillatori del bacino; piegamenti
sulle gambe; intenso e variato muovere delle braccia.
Oltre
alla comunità cristiana, in città sono
presenti una sala del regno dei testimoni di Geova.
Inoltre è presente da pochi mesi una piccola
moschea, ubicata in via Gramsci (Capo Casale).