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Popolazione
Residente 6.110 (M 3.004, F 3.106)
Densità per Kmq: 132,3
CAP
83047
Prefisso Telefonico 0827
Codice Istat 064044
Codice Catastale E605
Denominazione
Abitanti lionesi
Santo Patrono San Rocco
Festa Patronale 16 agosto
Numero
Famiglie 2.224
Numero Abitazioni 2.780
ETIMOLOGIA
Probabilmente deriva dal nome della persona proprietaria
di quelle terre: Leo, il cui genitivo è
Leonis, ossia "di Leo" che veniva usato
per identificare il terreno appartenente alla
sua famiglia.
Il Comune di Lioni fa parte di:
Comunità Montana Zona Alta Irpinia
Regione Agraria n. 6 - Alto Sele e Alto Calore
Irpino
Parco dei Monti Picentini
Consorzio dei Servizi Sociali "Alta Irpinia"
Ambito A2
Comuni Confinanti
Bagnoli Irpino, Calabritto, Caposele, Morra De
Sanctis, Nusco, Sant'Angelo dei Lombardi, Teora
EDIFICI STORICI
Villa Bianchi
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di Sant'Antonio
Chiesa di Santa Maria del Piano
Chiesa di San Rocco
Chiesa di San Carlo
Chiesa dell'Assunta
Chiesa dell'Annunziata.
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APPROFONDIMENTO STORICO
Lioni
fu certamente uno dei tanti "vici ", nei quali vivevano
gli abitanti di Ferentino. Non è dato di sapere che
cosa avvenne in questo borgo, dopo la distruzione della città
capoluogo e della sua città compagna, che fu Oppido.
Lo stesso Livio però scrisse che gli abitanti di alcune
città dei dintorni avevano deciso insieme di darsi
alla fuga e le parole dei prigionieri risultarono veritiere.
Anche la popolazione di Lioni dovette trovare scampo nella
fuga per evitare la morte o la prigionia. Il Sannio-Irpino
andava così sempre più svuotandosi : il senato
romano pensò allora di ripopolarlo , facendo trasferire
in dette terre i Liguri Apuani, tribù ribelli che soltanto
dopo una lunga e difficile guerra furono domate dai consoli
Cornelio e Bebio. Quarantamila famiglie in un primo momento,
e settemila in seguito, furono costrette a lasciare le proprie
terre ed a trasferirsi in Irpinia, divise in quattro colonie
: la quarta occupò la valle del Calore e l'alta valle
dell'Ofanto , installandosi nei vecchi territori di Ferentino
sulla sinistra dell' Ofanto ( in latino Aufidus ), nell'anno
182 avanti Cristo. I territori di Oppido , sulla destra appunto
dell ' Ofanto formarono dapprima " l' agro Ferentino"
( ager ferentinus) e quando in seguito , non coltivati, divennero
pieni di alberi, assunsero il nome di " bosco Ferentino
" (nemus ferentinum ). Il "vico" de "
li liuni " era sorto lungo il torrente, che oggi porta
il nome di "Vallone di S. Bernardino", nel rione
che in seguito si chiamò " Fontana Vecchia"
. Lungo le due colline , a sinistra e a destra del torrente
, sorsero infatti i primi abituri, costituiti nella maggior
parte da "grotte" scavate alle falde della collina
, detta poi di S. Bernardino. Molte di dette grotte esistono
ancora, anche se negli anni che vanno dal 1950 al 1970 furono
in gran parte chiuse o adattate a stalle e cantine. A mano
a mano si estese a ridosso delle due colline e raggiunse verso
oriente , il rione Spirito Santo fino a " li fuossi "
, lArco dell'Annunziata e, deviando verso nord , le mura del
" Forte Caracciolo" , la Via Torricella e Via Irpina:
quest'ultima fu la strada principale di Lioni dei primi secoli.
Questa fu l'antica Lioni fino al 1300 circa: tutti gli altri
rioni sorsero in epoche sucessive , specialmente dopo che
gli Oppidani si trasferirono a Lioni. Fu edificata allora
la Cappella dell'Annunziata e , a breve distanza , la "
Palazzina del principe ", rimasta inalterata fino a pochi
anni or sono . Furono costruite gradatamente tutte le case
che del rione Caselle ; le case del rione S. Carlo e del rione
S.Rocco. Negli ultimi decenni poi Lioni si è ampliata
lungo Via Appia e Via Comm. Ronca, per ultimo è sorto
il il rione S. Bernardino. Questo in sintesi, ma dei primi
secoli di vita di Lioni nessun documento scritto è
stato tramandato, il primo rimonta all'anno 833 dell'era cristiana.
Premesso che Lioni viene chiamata nei vecchi documenti anche
Liuni, Leoni, Leonum, Leonibus , Terra Leonum. Il Principe
Sicardo di Salerno concesse a Wilirona Badessa di S. Sofia,
nell'anno 833 una Corte in Leoni su richiesta di Azzone, suo
parente e familiare, e di Vito, che era il preposto della
Badia di S. Sofia. Leoni fu concesso in Corte col Gualdo ,
detto Carbarezze, che era lungo due miglia e largo un miglio.
Detto gualdo forse abbracciava la zona boscosa che partendo
dal " Castello di Paola" , passava per la "
Fontana de lo Paccio" e andava a finire a Vallicella.
L'atto di cessione di Lioni fu scritto dal notaio Teodorico
nell'aprile del primo anno del principato di Sicardo, undicesima
indizione. Da tale documento appare chiaro che Leoni, cioè
Lioni, era un casale autonomo ed aveva un proprio territorio,
che si aggirava intorno ai tremilatrecento tomoli. Per questo
limitato territorio non divenne un feudo a sè. Lioni
era un comune autonomo e indipendente, come è dimostrato
dalla sua cessione in corte alla Badessa di S. Sofia: il diploma
di Sicardo infatti non fa seguire alla parola "Leonum"
alcuna specificazione o determinazione. Sul territorio lionese
sorsero castelli e torri, di cui ancora si possono vedere
le vestigia, così in contrada "La Torre",
come sulla sinistra dell'Ofanto, presso la piccola cascata
di "Gorgosavo". Tra l'833 e il 1100 si ebbe il periodo
più tormentato per queste terre: oltre ai terremoti
e alle guerre dei Longobardi, furono in questi luoghi i Saraceni,
che tanti disastri e lutti operarono dappertutto fino a quando
nel 1076 Roberto il Guiscardo, dopo averli annientati, impose
il dominio normanno, stabilendosi a Melfi. Nel 1130 ebbe inizio
il Regno delle Due Sicilie per opera di Ruggiero, Re dei Normanni,
che ebbe l'investitura dall'antipapa Anacleto II e che sottrasse
il Ducato di Benevento ai Longobardi. Verso il 1250 gli abitanti
di Oppido Nuovo cominciarono a trasferirsi nel Casale di Lioni,
l'esodo continuò per tutto il secolo, tanto da suscitare
la reazione di Giacomo de Oppido, suffeudatario della Contessa
di Apice, contro la feudataria di S. Angelo dei Lombardi,
che li allettava a trasferirsi a Lioni, che dipendeva da lei.
Il reclamo fu fatto nel 1298: nel 1296 gli abitanti di Oppido
vennero alleggeriti di tasse ed imposte. Ma questo non bastò,
poichè nel 1297 Filippo Frainella, nuovo suffeudatario
di Oppido, espose alla Regia Corte che il suo territorio di
giorno in giorno si andava spopolando, perchè i vassalli
si trasferivano nel casale "li Liuni". Ormai l'Ofanto
non segnava più la divisione fra Lioni e Oppido, ma
diventava un anello che li univa nuovamente, come al tempo
di Ferentino, avendo avuto la stessa origine. Tra il 1300
e il 1400; inoltre anche la peste del 1326 e i terremoti,
che dal 990 in avanti colpirono queste contrade, contribuirono
a far sì che gli abitanti superstiti riparassero in
Lioni. Forse anche la paura di rappresaglie da parte dei fautori
di Luigi, Re d'Ungheria, che venne a Napoli per vendicare
l'uccisione di suo fratello Andrea, marito della Regina Giovanna
II (1345), contribuì a far trasferire a Lioni gli ultimi
abitanti del Piano d'Oppido. Giovanni Zurulo, nella lotta
che si accese tra Aragonesi e Angioini il conte fu prima con
gli uni e poi con gli altri, opportunista e voltacasacca sempre,
finchè "lo fecero uccidere dentro lo letto"
tagliandolo a pezzi. Suo figlio Salvatore Zurulo, " Conte
di Lioni, Monticello, Morra, Guardia, Oppido (feudo disabitato),
Andretta e Fossaseca con Rocca S. Felice" non avendo
voluto cederla agli Orsini provoco' le ire della Regina Giovanna
II. Il conte Ser Giovanni Caracciolo del Sole di Avellino
(noto drudo della Regina, fatto poi da lei assassinare la
sera del 19 agosto 1431), acquisto' per diecimila ducati la
Contea, che l'anno successivo cedette al fratello Marino.
Questi fu un grande diplomatico e un valoroso condottiero
in guerra: costruì a Lioni una fortezza, nota col nome
di "Forte Caracciolo", che venne poi ceduta al Comune
di Lioni. Nel napoletano si riaccese la guerra fra i partigiani
degli spagnoli e quelli dei francesi. La guerra ebbe breve
durata, ma fu violenta e crudele. Fu questa la più
grande calamità, sofferta da Lioni nel corso dei secoli.
Fu in tale frangente che vennero distrutti il "Forte
Caracciolo" e la primitiva Chiesa a croce greca, che
sorgeva leggermente più a sinistra e più a sud
ovest dell'attuale Chiesa Madre che venne costruita nel 1580
sulle rovine del detto Forte o Castello, che dir si voglia.
Puo' darsi che pure in questa occasione venne distrutto il
"Convento di Benedettine". Certamente durante un
incendio andarono distrutti tutti i documenti che riguardavano
Lioni antica e quei pochi che potettero essere salvati finirono
sotto le macerie causate dai terremoti del 1694 e del 1732.
E così Lioni venne messa a ferro e fuoco dalla ferocia
di un mostro, proprio mentre il mondo intero festeggiava la
scoperta dell'America ed augurava un avvenire più lieto
per l'umanità e costumi più raddolciti. Frattanto
l'Università della Terra di Lioni si sollevava dalla
grave sciagura e provvedeva a riparare non soltanto le abitazioni,
ma anche la Chiesa. E così la più antica campana,
fusa nel 1494, potè chiamare, con il suo noto suono
argentino, i superstiti alla preghiera e infondere nei loro
cuori il coraggio necessario a vivere e la rassegnazione cristiana.
La popolazione, che si era assottigliata nel 1496, continuo'
a diminuire nel 1527 a causa della peste: nel 1532 gli abitanti
si ridussero a soli 1104. La Chiesa Matrice, che è
stata sempre municipale, come è anche adesso, ossia
con patronato dell'Università della Terra di Lioni,
danneggiata ancor più dal terremoto del 1536 e resa
pericolante dal terremoto del luglio 1561, venne demolita.
La nuova Chiesa Matrice venne consacrata nel 1580 e riconsacrata
l'8 luglio 1702. Da una statistica ufficiale (scrivono G.
e L. Sansone) rileviamo che Lioni nel 1532 contava 1104 abitanti,
che nel 1656 questi salirono a 2112. Pero' proprio nel 1656
la peste decimo' la popolazione . Dal "Libro dei Morti"
di quel tempo si possono ricavare la data d'inizio, il rincrudimento
e la data dell'ultimo caso di peste a Lioni. L'epidemia duro'
esattamente un anno:dal 1° luglio 1656 al 30 giugno 1657.
Un tal Ferrante Ricca, per essere venuto da Napoli appestato,
diffuse il contagio fra la popolazione. Dopo otto giorni dal
suo ritorno, il 9 luglio 1656 morì dentro Santa Maria
del Piano. L'elenco dei morti continua, mentre la peste infuria
e miete sempre più le sue vittime. I morti di peste,
anche a Lioni, non vennero sepolti nelle fosse comuni delle
Chiese, ma nella campagna fuori " le mura della Terra":
quelli che morirono nelle dimore campestri, nella maggioranza
dei casi furono seppelliti nelle vicinanze delle abitazioni
stesse, all'ombra di qualche albero. E' da ammirare lo spirito
di abnegazione, dimostrato dall'allora Arciprete D. Francesco
Antonio Ronca, che noncurante del morbo non solo confesso',
amministro' i sacramenti e reco' il suo conforto spirituale
a molti appestati, ma trascrisse anche le loro ultime volontà,
che risultano infatti nel detto libro. Nessun danno subì
Lioni per il terremoto del 9 novembre 1680 e per quello del
5 giugno 1688, che rasero al suolo S. Angelo dei Lombardi.
Nel 1694 Lioni ebbe 45 vittime a causa del terribile terremoto,
che demolì fin dalle fondamenta paesi e città.
La Chiesa Matrice venne ricostruita nelle parti crollate,
come pure le case private. La vita si stava normalizzando,
quando il 29 novembre 1732 un nuovo spaventoso terremoto provoco'
nuovi danni alle abitazioni e fece crollare la Chiesa Madre
e tutte le altre cappelle. Nel 1742 venne riaperta al culto
la Chiesa dell'Annunziata; nel 1743 la Chiesa Madre,; nel
1748 venne riedificata la cappella di S. Antonio; nel 1759
quella di S. Carlo e nel 1785 venne ingrandita la Chiesa di
S. Rocco, mentre non venne più costruita la cappella
del Carmine, che era all'ingresso del Cimitero di S. Rocco.
Nel 1734 don Carlo dei Borboni aveva occupato Napoli e, dopo
aver liberata l'Italia Meridionale e la Sicilia dai Tedeschi,
era stato riconosciuto il 19 novembre 1735, con la pace di
Vienna, Re di Napoli e di Sicilia. I Borboni rimasero al potere
fino al 1860, salvo la breve interruzione del governo napoleonico.
Infatti nel 1805 Napoleone dichiarò decaduti i Borboni,
mentre nel 1806 Giuseppe Bonaparte diventò Re di Napoli
ed abolì la feudalità. In quell'anno, l'8 agosto,
Avellino ridiventò capoluogo della Provincia di Principato
Ultra. Tra il 1800 e il 1810 prosperò il fenomeno del
brigantaggio, combattuto dal nuovo Re Gioacchino Murat, che
tra l'ottobre e il dicembre del 1810 riuscì a ristabilire
l'ordine, avendo fatto giustiziare o imprigionare circa 1200
briganti. Tra questi ve ne furono alcuni, che - appena presi
- furono legati, appesi ad un anello di ferro, ben fissato
alla parete settentrionale esterna della Chiesa di S. Rocco,
ed ivi giustiziati. Il 16 febbraio 1818 venne stipulato un
Concordato tra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie,
che venne pubblicato il 13 agosto 1819 col "Breve Impensa",
che modificò in parte la legislazione esistente. Il
Concordato sostituì leggi e decreti anteriori, riguardanti
- tra l'altro - la religione, l'insegnamento e i beni ecclesiastici
e delegò agli Arcivescovi, Vescovi od Ordinari dei
luoghi la facoltà della collazione al di qua del Faro.
Nel 1848, a causa di continui tumulti, molti cittadini lionesi
vennero processati e furono " emesse sentenze contro
persone che professavano idee liberali" Nel 1860, cacciati
i Borboni, venne istituita la Guardia Nazionale, mentre coloro
che non vollero accettare la liberazione, si dettero alla
macchia e divennero dapprima partigiani borbonici e poi briganti.
Frattanto le locali autorità amministrative cercarono
di superare questi anni critici, aumentando la difesa dei
cittadini. Il 2 giugno 1872 la Giunta Municipale di Lioni,
con delibera n. 15, approvò a voti uniformi di "offrire
e pagare in favore del Consorzio Nazionale la metà
del fondo stanziato nel Bilancio Comunale ... per la Festa
Nazionale dello Statuto..., e propriamente lire dieci, e ciò
in segno di caldi sentimenti di patriottismo da parte di questo
Municipio". Nel 1897 la linea ferroviaria Avellino -
Rocchetta S. Antonio lambì Lioni e diede nuovo incremento
alla vita paesana, anche perchè dalla stazione lionese
dovettero servirsi (ed ancora oggi si servono ) gli abitanti
di Caposele e di Teora. L'8 giugno 1908 Vittorio Emanuele
III, re d'Italia, e la regina Margherita pernottarono nel
treno alla stazione di S. Angelo L., che è in territorio
di Lioni: essi si recarono a visitare alcuni paesi danneggiati
dal terremoto, specialmente Calitri. Nel 1910 la luce elettrica
suscitò nella popolazione ammirazione ed esultanza:
l'avvenimento fece passare in secondo ordine anche le beghe
paesane e per alcuni giorni divenne l'unico argomento delle
conversazioni. Nel 1914 vennero approvati i progetti per l'acquedotto
e per l'edificio scolastico, che non poterono essere mandati
ad effetto a causa della prima guerra mondiale, che l'anno
successivo vide l'Italia in armi. Si ebbe così un periodo
di stasi nelle opere pubbliche, interrotta solo dalla costruzione
del campanile, accanto alla Chiesa di S. Rocco, nel 1916.
Le amministrazioni, che si succedettero dopo la prima guerra
mondiale, diedero maggiore impulso alla costruzione di opere
pubbliche e si dedicarono innanzi tutto ad estendere le fognature
ed a pavimentare un gran numero di strade interne. Nel 1921
venne approvata la delibera per la costruzione di un "Monumento
ai Caduti" della guerra 1915 - 18 per L.2000. La statua
in bronzo venne poi eseguita dallo scultore Ennio Tomai, abruzzese.
Nel 1922 venivano approvati il "Capitolato d'appalto
per la costruzione dell'acquedotto e norme per la gara".
Fu questa l'opera, che ridonda in modo particolare ad onore
dell'amministrazione del tempo, con a capo il Sindaco D'Urso
Dott. Antonio, che seppe così sopperire alla carenza
di acqua. Dopo un periodo burrascoso, che va dal primo novembre
1928 fino al 29 luglio 1933, in cui si alternarono ben dieci
tra podestà e commissari prefettizi, venne nominato
podestà il Direttore didattico Ricca Vitale, che per
più di quattro anni resse le sorti del Comune. In quegli
anni Lioni si arricchì della casa dell'Opera Nazionale
Maternità e Infanzia (O.N.M.I.), del Consorzio Antitubercolare
e dell'Edificio Scolastico "Teodoro Capocci", che
però non venne ultimato e solo dopo la seconda guerra
mondiale, e precisamente il sette gennaio 1948, potè
accogliere le scolaresche, che fino a quel momento erano state
sistemate in separati locali di fortuna, quasi tutti a pian
terreno. Il Prof. Ricca pensò a dare assetto al "Largo
Croce". Alla Piazza della Vittoria seguì il Viale
S. Rocco con marciapiedi e sedili; ebbe un piccolo assestamento
la piccola Villa Comunale, abbellita sul davanti da una vasca
monumentale con due artistici leoni ai lati. Quest'ultima
venne demolita, circa dodici anni or sono, non per far posto,
come si disse, all'attuale Monumento ai Caduti (opera molto
modesta in confronto alla fontana zampillante, che era stata
sempre l'attrattiva degli abitanti di Lioni e dei turisti),
ma solo per far scomparire i resti di un passato che nonostante
tutto, ha lasciato le sue tracce nella storia della Patria.
Per calmare in parte il malcontento della cittadinanza per
quell'atto vandalico, venne fatta costruire nel 1961 la piccola
vasca circolare. Per volontà del benefattore Rev/do
D. Felice Perrone sorse su terreno comunale ceduto dall'amministrazione
alcuni lustri or sono, cioè nell'anno 1949, il "Convento
Francescano di S. Rocco", affidato ai Frati Minori. In
questi ultimi anni, e specialmente nel biennio 1970 - 71,
molte strade furono selciate, altre furono asfaltate; furono
riattate insieme con la Chiesa Madre e col campanile anche
la Chiesa di S. Rocco, il Santuario di S.Maria del Piano e
la Cappella di S. Bernardino. Venne quasi ultimato l'edificio
per una moderna Scuola Materna Statale a tre sezioni. Benedisse
i locali l'arciprete Calvanese Antonio; tagliò il nastro
tricolore la gentile madrina signora Chieffo- Palmieri. Oggi
Lioni si presenta al visitatore come una pittoresca e accogliente
cittadina, con strade pulite e ben tenute, che permettono
al centro un traffico intenso e che danno la possibilità
di raggiungere facilmente le varie contrade di campagna.
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