Gragnano
è un comune di circa 30.000 abitanti della
provincia di Napoli situato ai piedi dei Monti Lattari,
in una posizione strategica per quanto concerne l'avvistamento.
È famoso a livello mondiale per la gastronomia
in quanto a Gragnano, da sempre, è associata
la produzione della pasta che si fa risalire alla
seconda metà del 1500. A Gragnano, infatti,
venivano e vengono prodotti i famosi "maccheroni",
prima a livello familiare, poi industriale come testimoniano
i pastifici di lunga tradizione ivi presenti. Gragnano
è inoltre famosa per la produzione di latticini
dei quali non si può parlare senza citare il
provolone del monaco, simbolo della gastronomia campana
oltre che napoletana. Tale prodotto è stato,
in tempi addietro, simbolo di identità e di
appartenenza, essendovi gli emigranti tanto affezionati
da portarselo dietro. Va citato, inoltre, il famoso
vino di Gragnano, simbolo anch'esso delle antiche
tradizioni di questi luoghi. Ma
Gragnano non ha una storia antica solo per la gastronomia.
Sul territorio sono presenti mura di cinta, cinque
torri e due porte che testimoniano l'antichità
di questa città. Tali ruderi fanno risalire
ad un castello risalente alla fine del XII secolo
secondo alcuni. È presente anche l'unico arco
napoleonico di tutta la Campania, sito in via Quarantola.
Da visitare il famoso artistico presepe situato nella
valle dei mulini, la chiesa di Santa Maria Assunta,
ex sede dell'arcipretura ove è conservata un'antica
scultura romanica, la Chiesa della Madonna del Carmine,
la chiesa collegiata del Corpus Domini e la Chiesa
di San Giovanni Battista, conosciuta anche come chiesa
di San Sebastiano.
ETIMOLOGIA
Il termine deriva dal nome latino di persona Granius,
più il suffisso -anus che indica appartenenza.
Oppure potrebbe derivare dal nome della famiglia romana
di Gens Grania, che possedeva parte del territorio.
PRODUZIONE
La produzione della pasta, in particolare dei "maccaroni",
che ha reso famosa Gragnano nel mondo, risale alla
fine del XVI secolo quando compaiono i primi pastifici
a conduzione familiare. Gragnano era allora già
famosa per la produzione dei tessuti (da qui piazza
Aubry deve il nome popolare di "piazza conceria"
). La produzione dei maccaroni diventò veramente
importante solo a partire dalla metà del XVII
secolo quando la maggior parte dei gragnanesi si dedicò
alla produzione della pasta. La produzione dell' "oro
bianco" era ed è favorita da particolari
condizioni climatiche , come una leggera aria umida
che permette la lenta essiccazione dei maccaroni.
L'industria pastaia venne aiutata da ben 30 mulini
ad acqua , i ruderi di alcuni di questi si possono
ammirare nella "valle dei mulini".Intanto
il settore dell'industria tessile entrava in crisi
e chiuse definitivamente nel 1783 per una morìa
dei bachi che bloccò la produzione della seta.
Da allora i gragnanesi si dedicarono alla "manifattura
della pasta". L'epoca d'oro della pasta di Gragnano
è l'Ottocento. In questo secolo sorsero grandi
pastifici a conduzione non familiare lungo via roma
e piazza trivione che diventarono così il centro
di Gragnano.I pastifici infatti esponevano i maccheroni
ad essiccare proprio in queste strade. La poduzione
dei maccaroni non rallentò dopo l' Unificazione,
anzi. Dopo il 1861 i pastifici gragnanesi si aprirono
ai mercati di città come Torino, Firenze e
Milano. La produzione della pasta raggiunse quindi
l'apice. Gragnano addirittura ottenne l'apertura di
una stazione ferroviaria per l'esportazione dei maccheroni
che collegava Gragnano a Napoli e quindi all'intero
Paese. Il 12 maggio 1885, all'inaugurazione erano
presenti nientemeno che il re Umberto I e sua moglie,
la regina Margherita di Savoia . Successivamente i
pastifici si ammodernanorono. Arrivò l'energia
elettrica e con questa i moderni macchinari che sostituirono
gli antichi torchi azionati a mano. Il Novecento fu
però un secolo difficile per la città
della pasta. Le due Guerre Mondiali fecero entrare
in crisi la produzione della pasta gragnanese che
nel Dopoguerra dovette affrontare la concorrenza dei
grandi pastifici del Nord Italia, che disponevano
di capitali maggiori. Il terremoto del 1980 aggravò
la situazione e ridusse il numero di pastifici a sole
8 unità. Nonostante i tanti problemi, Gragnano
continua a essere la città della pasta. Oggi
i pastifici puntano ad una produzione di qualità
e propongo itinerari turistici alla scoperta della
produzione di quella pasta che ha reso Gragnano famosa
in tutto il mondo. Si ricorda che dal 12 al 14 settembre
2008 c'è la festa della pasta. Gragnano non
è solo famosa per la pasta, ma anche per il
vino. Il vino di Gragnano è un vino pregiato,
rinomato in tutto il mondo. Il vino di Gragnano era
già prodotto all'epoca dei romani ed è
decantato da Monsignor Molinari, vescovo del XV secolo
che diceva: «Vivere vis sanus Gragnani pacula
bibe», cioè «Se vuoi vivere sano,
bevi bicchieri [di vino] di Gragnano». Gragnano
vanta anche una produzione di tessuti, in particolar
modo di costumi da bagno, è la cosiddetta "moda
Positano". I costumi, che ammontano a circa il
20% della produzione nazionale, vengono prodotti in
piccoli laboratori artigianali a conduzione familiare
sparsi sul territorio comunale.
ORIGINI
E CENNI STORICI
I primi insediamenti che diventeranno poi Gragnano
risalgono al I secolo a.C., quando qui abitava l'antica
popolazione italica degli osci , che parlavano appunto
la lingua osca . Nell'89 a.C. si assiste alla nascita
del primo nucleo urbano vero e proprio. Arrivò
il console Lucio Cornelio Silla per domare la rivolta
della vicina città di stabia. Silla eresse
in territorio gragnanese una fortificazione, l' "oppidum
sillanum" da cui deriva l'attuale Sigliano. I
rivoltosi stabiani si rifugiarono a Gragnano dando
vita a un centro urbano che venne chiamato "granianum",
nome probabilmente derivato dalla gens grania che
qui aveva possedimenti. L'economia del piccolo centro
era un'economia agricola. I ritrovamenti di antiche
ville romane ci dimostrano che la popolazione era
dedita all'agricoltura, in particolare alla coltivazione
dell'olivo, della vite, del frumento e della frutta.
Nelle località alte la popolazione si dedicava
all'allevamento e alla caccia grazie alla selvaggina
che abbondava nelle fitte foreste montane. Nel 79
d.C. Gragnano fu nuovamente meta di emigranti. La
catastrofica eruzione del vesuvio che distrusse Pompei,
Ercolano e Stabiae spinse molti stabiesi a rifugiarsi
nel piccolo centro allargando così il nucleo
urbano. Il periodo che va dal V al X secolo d.C.,
epoca successiva al crollo dell'impero romano, è
molto travagliato. I gragnanesi, come molte altre
popolazioni dell'impero, per difendersi dai continui
attacchi delle popolazioni barbariche, si rifugiarono
sulle montagne dove costruirono le fortificazioni
di Castello e di Aurano. Nel X secolo il territorio
venne annesso pacificamente, tramite accordi alla
repubblica marinara di Amalfi che si munì del
castello di Lettere e di Gragnano per difendersi le
spalle. Il Castello di Gragnano, munito di tre cinta
di mura costituiva, con il castello di Pino, il castello
di Lettere, la torre Massi, nell'omonimo fondo ad
Aurano ed il castello di Pimonte il baluardo difensivo
verso nord del ducato amalfitano. Così Gragnano
cadde nel 1131 nelle mani dei normanni. Il ducato
di Amalfi, Gragnano compresa, cadde poi nelle mani
del Principato di Salerno. La cittadina fu continuamente
saccheggiata e fino all'ascesa al trono di napoli
di Guglielmo II, sopravvisse come regio demanio. Dopo
questo per Gragnano cominciò un periodo di
prosperità economica, caratterizzato dalla
nascita dei primi pastifici, periodo che non mancò
di catastrofi, come l'epidemia di colera del 1656
e i terremoti del 1684 e 1694,che provocarono molti
morti e ingenti danni. Nel 1861 Gragnano, come tutto
il Regno di napoli, passò sotto il controllo
del Regno d'Italia. Come in tutto il meridione, anche
qui si verificarono episodi di brigantaggio. I briganti
infatti si rifugiavano sulle montagne circostanti
per scampare all'esercito piemontese. Gli anni della
Prima guerra mondiale misero in crisi l'economia locale
e la cittadina ebbe 300 caduti per la patria. La seconda
guerra mondiale fu altrettanto catatrofica. Gragnano
fu pesantemente bombardata dai tedeschi che distrussero
Piazza Trivione e San Vito. Anche il dopoguerra fu
un periodo difficile. La situazione di generale arretratezza
del Meridione colpì anche la cittadina. Molte
attività economiche, come i pastifici, chiusero
e molti gragnanesi furono costretti ad emigrare al
nord in cerca di lavoro. Nonostante ciò la
popolazione continuò a crescere e il boom demografico
portò Gragnano da piccolo centro agricolo qual'era
alla cittadina attuale di circa 30mila abitanti. L'urbanizzazione
che incalza dagli anni Settanta in poi riguarda tutto
il territorio comunale e in particolare l'area di
Via Castellammare. Il 1980 fu un anno importante:
la frazione di Santa Maria la Carità si staccò
diventando un comune autonomo, mentre il 23 novembre
dello stesso anno Gragnano venne colpita dal Terremoto
dell'Irpinia che provocò ingenti danni.