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Atripalda
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Comune campano, in provincia di Avellino, con più di undicimila abitanti. Sorge sul sito dell'antica Abellinum, sulle rive del fiume Sabato, nel centro della valle, sulla via Appia. Il territorio comunale confina con quello di Avellino. L'antica Abellinum sorgeva su una collina denominata Civita', lungo la riva sinistra del fiume Sabato. Già sede di un insediamento all'epoca delle guerre sannitiche, alla quale risalirebbero le prime fortificazioni in opera quadrata, e sede probabilmente di una colonia in età graccana, il centro fu racchiuso nel I sec. a.C. da una cinta muraria in opera reticolata quasi integralmente conservata, preceduta da un ampio fossato. La sorte di Abellinum, la cui occupazione in età romana e tardo-antica, ancorchè interessata da eventi sismici e vulcanici, non conobbe sostanziali cesure, appare definitivamente segnata dalla scelta dei Longobardi di eleggere quale propria sede la vicina Avellino. L'attuale centro storico di Atripalada corrisponde alle necropoli urbane della città antica; in quella orientale (località Capo La Torre) si insediò un nucleo paleocristiano costituito da una grande basilica con annessa necropoli. ETIMOLOGIA MUSEI EDIFICI
RELIGIOSI
Denominazione
Abitanti atripaldesi
Fu fondata, secondo ipotesi fantasiose di antichi scrittori, da Sabatio, pronipote di Noè, il quale dette il nome di Sabathia al primo insediamento umano che trovò vita lungo la vasta fascia di terra bagnata, ieri come oggi, dal corso fluviale del "Sabato", così denominato proprio in omaggio al discendente di Noé.[senza fonte] I luoghi dove intorno all'anno mille sarebbe nato il primo nucleo di Atripalda avevano ospitato - sul pianoro tufaceo che da nord-ovest domina l'attuale centro abitato - Abellinum, un insediamento sannita, poi colonia romana sorta per volontà di Silla nell'82 a.C., poco dopo le riforme agrarie promosse dai Gracchi. La comunità di Abellinum era prevalentemente formata da milites lassi - trapiantati da Silla tra le mura di Civita - i quali ripopolarono questo lembo di terra irpina dopo aver allontanato da essa i primi abitanti, cioè i "Sabatini" che vengono considerati i grandi antenati degli Atripaldesi. Civita fu anche il rifugio di ex legionari dell'imperatore Augusto che, come racconta Plinio, sostenne l'annessione di Abellinum all'Apulia. In epoca successiva - tra il 220 ed il 230 d.C. - giunsero nell'antica
città di Silla i veterani dell'imperatore Alessandro Severo provenienti
dall'Asia Minore. Crisi economiche (III e IV secolo d.C), violenti terremoti (346 d.C.), disastrose eruzioni vulcaniche (476 d.C.), invasioni di territori nel corso della guerra tra Bizantini e Goti (535-555 d.C.) e la penetrazione sull'intero territorio della Penisola dei Longobardi a partire dalla Pasqua del 568 spinsero fuori dalla mura di Abellinum la colonia romana che si trasferì laddove oggi sorge Avellino. Civita si spense dopo secoli di vita intensamente vissuti come testimoniano
le scoperte archeologiche - resti di sepolcreto, di anfiteatro, di edifici
termali, di strade - che si sono susseguite nel tempo nonostante che
il cemento - croce e delizia dell'urbanistica moderna - abbia tentato
di archiviare per sempre l'antichità nella lunga notte dell'oblio. Atripalda trae il nome dal re longobardo che nel corso del secolo XI
edificò la sua fortezza in cima ad un'altura che sovrasta la
cittadina irpina. Atripalda nel corso dei secoli ha conosciuto il dominio di longobardi, svevi, angioini, aragonesi, francesi, spagnoli, saraceni, greci. Nell'epoca feudale, la città della riva del "Sabato", siamo nel 1502, divenne dominio della regina Giovanna I d'Aragona, nipote del re spagnolo Ferdinando il Cattolico. A distanza di dieci anni l'antica terra dei Sabatini fu ceduta per 25.000 ducati a don Alfonso Castriota, primo marchese di Atripalda dal 1513, discendente di Giorgio Castriota Scanderbeg, famoso eroe albanese nella guerra contro i Turchi. Nel 1559, il "feudo Tripalda" passò nelle mani del
nobile finanziere genovese Giacomo Pallavicini Basadonna che l'acquistò
per 60.200 ducati. Nel 1564, con rogito del notaio Bernardino Brusatori di Fermo, il Basadonna permutò il "feudo di Tripalda" con i feudi posseduti dal nobile casato di Domizio Caracciolo nel ducato di Milano, a Gallarate. La cittadina irpina con i Caracciolo visse un periodo di grande splendore, dal 1564 fino al 1806, epoca in cui venne abolita la feudalità. Nel ducato di Atripalda dopo Domizio, I° duca di Atripalda, della prestigiosa famiglia Caracciolo si susseguirono Marino I (1535-1591), cavaliere distintosi a Lepanto, Camillo (1563-1617), Marino II (1587-1630), Francesco Marino I (1631-1674), Marino III (1668-1720), Francesco Marino II (1688-1727), Marino Francesco I (1714-1781), Giovanni (1741-1800) e Marino Francesco II (1783-1844). I Caracciolo, con una programmazione "rivoluzionaria", seppero
incentivare le risorse dell'intera valle bagnata dal "Sabato". Le origini di Atripalda affondano le radici anche nel sangue dei Martiri cristiani: lo Specus Martyrum, conservato all'interno della Chiesa Madre dedicata a S. Ippolisto e S. Sabino (patrono della città), è considerato uno dei maggiori monumenti dell'archeologia cristiana del Meridione. |
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