Ascea
è un comune di 5.341 abitanti della provincia
di Salerno, sito nel Parco nazionale del Cilento e
Vallo di Diano. Dal 2003 il toponimo comunale è
mutato in Ascea-Velia, nome che, tuttavia, non ha
ancora un riconoscimento ufficiale. Ascea sorge su
una collina a ridosso della propria "Marina",
a circa 235 M.s.l.m. Il paese è diviso dal
comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla
SS 447. Tale fiordo, dal cui lato "ascitano"
sorge una torre borbonica, dista circa 2 km dall'abitato.
Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta,
25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.
ETIMOLOGIA
Deriva dalla negazione in latino A-Scia, ovvero senza
scia, senza nube. Secondo alcuni potrebbe essere una
deformazione del nome Isacia, isola scomparsa a causa
di un'alluvione, che era situata vicino alla collina
su cui sorge Ascea. Secondo altri il nome deriva da
ascaios, ossia "luogo non sinistro", quindi
predisposto all'approdo delle navi. Ultima ipotesi
è quella secondo la quale il nome deriva dal
greco askia, ossia non ombroso, in riferimento al
disboscamento effettuato dai romani in zona.
ORIGINI
E STORIA
Risalgono agli inizi del 1800 le prime notizie sul
Comune di Ascea così come lo si conosce oggi,
ma la storia che lo caratterizza comincia con linizio
della civiltà moderna. Si narra che questo
paese fosse un covo di pirati e malfattori, insediatisi
in questo luogo attratti dal forte odore dell'aglio
usato dalle donne in cucina, a quei tempi ingrediente
molto raro e pregiato.
VELIA
Lo storico e geografo greco Strabone narra della città
di Elea nella sua opera Geografia (VI, 252), specificando
però che i fondatori, i Focei, la chiamarono
inizialmente Hyele, nome che poi viene cambiato in
Ele per finire con Elea. C'è però da
tenere conto che i fondatori usavano un alfabeto greco
più arcaico rispetto a quello di Strabone (come
testimoniano le monete più antiche), ed usavano
quindi il "digamma", una delle lettere perse
di quell'alfabeto. Il digamma, che graficamente è
simile ad una F, si pronuncia come la v italiana,
dando quindi al nome della città il suono di
"Vele". Nella trascrizione, però,
già molti Focei non usavano più il digamma,
trascrivendo quindi la lettera F con ? e trasformando
"Vele" in "Hyele". Neanche Antioco
di Siracusa, la fonte a cui si rifà Strabone,
aveva a disposizione il digamma, scegliendo però
di ignorare la lettera e trascrivendo semplicemente
"Ele". Per quel che riguarda la scrittura
"Elea", si tratta di una deformazione attica
che non si riscontra prima di Platone, nel IV secolo
a.C.: due secoli, cioè, dopo la fondazione
della città. I Romani, dal 535 a.C. circa,
la chiamarono Velia.Città della Magna Grecia,
sita sulla costa occidentale dell'Italia meridionale,
viene fondata dai Focei, arrivati dalla Ionia in fuga
dall'occupazione persiana. All'inizio la città
sorge su due porti, uno a Nord ed uno a Sud: i Focei,
utilizzano il porto a Sud, mentre i Sibariti, la popolazione
autoctona, utilizza quello a Nord, chiamato "le
case della notte" perché sembre in ombra.
I due porti sono uniti da una via chiamata "la
via del Nume", che a sua volta è divisa
in due parti: "la via della notte" è
chiamato il tratto a Nord, e quindi in ombra, "la
via del giorno" è chiamato il tratto a
Sud. I rapporti fra le due popolazioni si inaspriscono
quando i Sibariti, gli autoctoni, rifiutano l'amicizia
con la città di Crotone, amicizia che invece
viene stretta dai Focei: questi ultimi dividono con
una porta le due parti della città quando i
Sibariti decidono di attuare una secessione. Ma la
minaccia di invasione da parte dei Siracusani fa sì
che i Sibariti premano per riunire la città
in un'unica grande forza da opporre al nemico. Malgrado
ci siano molte pressioni per mantenere la divisione,
prevale la spinta unitaria e così viene incaricato
il saggio Parmenide (conosciuto in seguito come filosofo
presocratico) di occuparsi delle trattative. Riunite
le due fazioni, per suggellare l'unità di Vele
Parmenide decide di attraversare la "via del
Nume" su un cocchio trainato da cavalle. Dopo
l'impresa, Parmenide diviene legislatore e primo cittadino
di Vele, e la governa fino alla morte. Mette per iscritto
le sue gesta componendo un poema che inizia proprio
con la traversata della "via del Nume",
alla fine della quale la dea Giustizia gli detta personalmente
le leggi da applicare alla città.
MARINA
DI ASCEA
Marina di Ascea è un'importante località
balneare, sita a circa 4 km da Ascea. La località
da alcuni anni consegue il premio Bandiera Blu delle
spiagge. A Marina si trova inoltre la stazione ferroviaria
di Ascea, importante e molto trafficata d'estate,
sulla linea Roma-Napoli-Reggio Calabria. Il 27 agosto
di ogni anno si festeggia la Madonna di Portosalvo.
ALTRE
LOCALITA' DEL COMUNE DI ASCEA
Le altre frazioni asceote sono: Catona, Mandia e Terradura,
site lungo la strada provinciale che da Ascea porta
a Ceraso e Vallo della Lucania.
Le altre piccole frazioni sono: Baronia, Salice, Santa
Maria e Stampella.
EDIFICI
STORICI
Palazzo Ricci
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di Santa Sofia (a Terradura)
Chiesa di San Michele Arcangelo (a Terradura)
Cappella di Santa Maria
Cappella di Sant'Antonio da Padova