Aquilonia
è un comune di 1.978 abitanti della provincia
di Avellino. Sorge in posizione sopraelevata rispetto
la valle dell'Osento, incastonata fra il Massiccio
del Vulture e il torrente Pesco di Rago, affluente
dell'Ofanto, nell'Irpinia orientale. Il comune è
ai confini con la Basilicata. Nelle sue vicinanze
è situata la celebre Abbazia di san Vito, di
età altomedievale.
ETIMOLOGIA
Deriva probabilmente dal latino aquilus (scuro). Anticamente
era chiamata Carbonara perché l'attività
principale svolta dagli abitanti era la produzione
del carbone vegetale.
MUSEI
Museo Etnografico e della Cultura Materiale
EDIFICI
RELIGIOSI
Parrocchiale di Santa Maria Maggiore
Chiesa dell'Immacolata
Badia di San Vito
STORIA
La cittadina ha cambiato nome più volte durante
la sua storia. Di origine medievale, si chiamava Carbonara,
non, come la vulgata riferisce, per via dell'attività
principale degli abitanti che sarebbe stata la produzione
del carbone vegetale, ma probabilmente per la presenza
nel suo territorio di particolari pietre che contenevano
petrolio e che bruciavano con fiamma viva come carboni.
Ancora oggi tali minerali si trovano nella contrada
detta "Sassano". Assunse il nome di Aquilonia
dopo l'Unità d'Italia, nel 1861, per volontà
politica dell'amministrazione liberale del tempo.
Nel 1860, infatti, il paese di Carbonara conobbe una
cruenta sommossa popolare filoborbonica contro l'Unità
italiana che culimò con l'uccisione di nove
persone. Per cancellare la macchia antinunitaria della
storia del piccolo centro irpino, si chiese e si ottenne
di cambiare nome al paese. Il centro assunse allora
quello di "Aquilonia" in omaggio alla tradizione
erudita locale che, in modo infondato e campanilistico,
sulla base di alcune ipotesi del XVI secolo, identificava
con il piccolo centro di Carbonara l'antica città
dei Sanniti che oppose l'ultima resistenza all'espansione
romana nel Sud Italia, citata da Tito Livio nella
sua opera. Una recente iniziativa degli amministratori
ha ricordato il nome originario e storico del paese
facendo inserire nello stemma civico la scritta "olim
mihi fuit nomen Carbonara". Dopo il terremoto
del Vulture del 23 luglio 1930, il paese è
stato completamente ricostruito in un luogo più
alto rispetto alla locazione originale. Il vecchio
centro abito è stato definitivamente abbandonato
nel dopoguerra. Oggi restano poche rovine, oggetto
di studio e di recupero.