Scilla
è un comune della provincia di Reggio Calabria.
Importante località turistica e balneare poco
a nord di Reggio, Scilla costituisce uno tra i borghi
più belli e caratteristici d'Italia,meta di
artisti in ogni epoca e di ogni nazionalità
ed è una frequentatissima meta estiva. Scilla
è situato sull'omonima punta che sorge 22 km
a nord del capoluogo: il Promontorio Scillèo
proteso sullo Stretto di Messina, che anticamente
veniva infatti denominato "Stretto di Scilla".
ETIMOLOGIA
Scilla veniva anticamente chiamato in greco antico
Skylla o Skyllaion, in latino Scylla, dunque il nome
di Scilla potrebbe probabilmente significare "scoglio".
La statua di San Rocco al momento dell'uscita dalla
chiesa per la processione. Scilla, 22 agosto 2007.
ORIGINI
E CENNI STORICI
In mancanza di precedenti testimonianze attendibili
circa le epoche più remote, si è propensi
a far risalire la prima fortificazione di Scilla agli
inizi del V secolo a.C., allorquando durante la tirannide
di Anassilao la città di Reggio raggiunse una
notevole importanza, che le permise di ostacolare
per oltre due secoli l'ascesa di potenze rivali. Strabone
racconta che nel 493 a.C. il tiranno di Reggio, Anassila
il giovane, per porre fine alle reiterate razzie perpetrate
dai pirati tirreni a danno dei commerci aperti dalla
città con le colonie tirreniche, avesse mosso
contro di loro con un forte esercito, sconfiggendo
e scacciando i pirati da queste terre. Per i Tirreni
gli innumerevoli scogli e lalta rocca caratterizzanti
la costa scillese costituivano un rifugio naturale
ideale, luogo inaccessibile da cui dirigere redditizie
scorrerie lungo le coste, nascondiglio sicuro per
il bottino e baluardo di difesa contro eventuali controffensive
nemiche. Presumibilmente sorsero quindi contrasti
e lotte tra i primi marinai e pescatori che avevano
occupato la zona e i pirati Tirreni, alla cui bellicosità
forse si deve attribuire la causa dellarretramento
dal mare dei pescatori, ostacolati dai pirati nella
pratica su cui basavano il proprio sostentamento.
Ciò spiegherebbe il trasferimento di residenza
verso la zona alta di Scilla - l'attuale quartiere
di San Giorgio - attuato da queste genti marinare,
che si trasformano in agricoltori e cacciatori e mantengono
poi attive le nuove pratiche fino alletà
moderna. Espertissimi
nella navigazione, i Tirreni avevano dominato a lungo
da incontrastati padroni le rotte del Mediterraneo,
esercitando il proprio predominio soprattutto nello
Stretto, grazie al presidio posto sulla rupe scillese,
all'imboccatura del canale, presumibilmente fortificato.
Più tardi però questi vennero sconfitti
dai reggini, vittoria questa che segna un momento
significativo nella storia di Scilla, considerata
da Anassila un importante avamposto di controllo sulle
rotte marittime. Mentre si assicura il dominio sul
territorio circostante inglobando una nuova sezione
del Chersoneso reggino, al tempo stesso Anassila ha
cura di realizzare una "stazione delle navi"
a Punta Pacì, ordinando la costruzione di un
porto dotato di un agguerrito presidio militare. Lopera
di fortificazione dellalto scoglio fu portata
a termine dai successivi tiranni reggini, spesso impegnati
in scontri con i pirati che combattono avvalendosi
del porto fortificato appositamente costruito a Monacena,
verso Punta Pacì, in un luogo inaccessibile
dal lato opposto allo scoglio. Baluardo della sicurezza
dei reggini, la fortificazione di Scilla dotata di
approdo è di fondamentale importanza agli effetti
del felice esito della guerra contro la pirateria,
consentendo ai tiranni di Reggio di opporre per lungo
tempo una valida resistenza contro gli attacchi di
nuovi nemici e contro i continui tentativi di rivalsa
dei Tirreni sconfitti. Agli inizi del III secolo a.C.,
dopo la presa di Reggio ad opera del tiranno di Siracusa
Dionisio I, che nel 386 a.C. aveva distrutto la flotta
navale della città di stanza a Lipari e nel
porto di Scilla, I pirati tirreni tornarono ad essere
audaci e si reinsediarono sul promontorio scillese,
dove ripresero a dedicarsi alla pirateria avvalendosi
del preesistente porto fortificato fino a quando,
nel 344 a.C., il prode Timoleonte di Corinto riuscì
a sconfiggerli definitivamente. Per quanto riguarda
la successiva storia della fortificazione dell'imponente
scoglio di Scilla, si ha testimonianza di come essa
coincida con la storia delle vicende che hanno caratterizzato
il reggino allindomani della tirannide siracusana.
In tarda età magnogreca lo scoglio scillese
è una fortezza, conosciuta come Oppidum Scyllaeum,
successivamente potenziata nelle sue strutture militari
durante l'età romana, allorquando porto ed
oppidum costituiscono un funzionale ed efficiente
sistema di difesa per i nuovi dominatori del Mediterraneo.
Alla fine del II secolo a.C., durante le guerre condotte
dai Romani contro i Tarantini sostenuti da Pirro,
e in particolare durante la prima e la seconda guerra
punica, i Cartaginesi che avevano stretto alleanza
con i Bretti e circolavano liberamente lungo le coste
reggine, furono fermati nella loro ascesa proprio
grazie alla strenua resistenza opposta loro dalla
fortificata città di Scilla, alleata di Roma.
Limportanza della Scilla latina cominciò
a decadere allindomani della conquista romana
delle terre siciliane quando, dopo Reggio e Siracusa,
Messina assurse al ruolo di nuovo caposaldo per il
controllo dello Stretto.
Pur tuttavia Scilla, posta allimbocco settentrionale
del canale, continuò a costituire unimportante
tappa dapprodo lungo la costa tirrenica continentale,
tantè che nel 73 a.C., durante la guerra
condotta dai romani contro gli schiavi, la cittadina
sembra essere stata prescelta da Spartaco, a capo
dei ribelli, per accamparsi in attesa di poter attraversare
lo Stretto.
La fuga in Sicilia, progettata dagli schiavi ribelli
con il ricorso a zattere costruite col legno di castagno
estratto dai boschi scillesi, non ebbe tuttavia alcun
esito a causa della presenza lungo lo Stretto delle
minacciose navi pompeiane.
Successivamente il tratto di mare antistante la cittadina
fu teatro degli avvenimenti che segnarono lultimo
scontro tra Pompeo e l'annata dei Triunviri, conclusosi
nel 42 a.C. con la disfatta del primo.
In quel frangente il porto di Scilla offrì
opportuno rifugio alle navi di Ottaviano pressate
dalla flotta di Pompeo, allorquando il futuro Augusto,
nel tentativo di rimandare lo scontro finale ad un
momento a lui più propizio, colse limportanza
strategica di Scilla e, una volta liberatosi definitivamente
dei rivali, decretò lulteriore fortificazione
del suo porto. Dopo Ottaviano non sembra che la fortificazione
scillese abbia conosciuto nuovi rimaneggiamenti, sebbene
la cittadina continui a detenere limportante
ruolo di centro marittimo locale, come testimonia
san Gerolamo quando, approdato nel 385 a Scilla durante
il suo viaggio verso Gerusalemme, ci ha lasciato testimonianza
nel III libro delle sue opere, circa la grande esperienza
dei marinai scillesi, capaci di fornirgli consigli
assai utili per il buon proseguimento della navigazione.
Lo stato di abbandono in cui sembra trovarsi la fortezza
di Scilla in tarda età romana, presumibilmente,
dipende dal localizzarsi la stessa al di fuori degli
itinerari terrestri percorsi dai barbari, durante
le loro invasioni nel sud della penisola.
Costoro, infatti, nel loro calare a sud,
utilizzano i tracciati viari romani rimasti agibili
in quellepoca di decadenza. Scilla, che non
era allacciata alla via Popilia, unica strada consolare
esistente lungo la costa tirrenica, rimane dunque
estranea ai fatti essenziali del tempo.
Difatti la Via Consolare Popilia, nel tratto più
meridionale del suo percorso non bordeggiava la costa,
bensì risaliva verso linterno passando
per Solano e, superate le Grotte di Tremusa, raggiungeva
la statio ai Piani della Melia, dirigendosi
poi verso Cannitello, «ad Fretum», senza
ripiegare verso Scilla.
Ai primi monaci basiliani gli storici attribuiscono
la fondazione del Monastero e della chiesa di San
Pancrazio, tra lVIII e il IX secolo d.C., fortificati
per volontà della stessa Bisanzio, che aveva
affidato ai Padri il compito di difesa delle coste
dello Stretto.
Il terremoto del 1783 rappresenta uno spartiacque
importante nella storia di Scilla per la particolarità
con la quale si abbattè sulla cittadina e anche
perchè rappresentò la fine di uno sviluppo
economico che Scilla ebbe lungo tutto il settecento.
MITOLOGIA
Pausania (grammatico di Cesarea), racconta che Scilla
fu figlia di Niso, re di Megara. Ella facilitò
a Minos perfidamente la presa di terre soggette alla
maestà paterna. Il vincitore poi, non solo
rifiutò di sposarla, ma l'abbandonò
alle onde del mare, che ne portarono il corpo, di
greca mirabile fattura, ai piedi del promontorio a
cui fu dato il nome della vaga infelice fanciulla.
Secondo Palifato, Polibio e Strabone il primo nucleo
abitato di Scilla risalirebbe ai tempi della guerra
di Troia. In questa remota epoca si è soliti
riconoscere nella penisola italica ondate di migrazioni
di popolazioni ibero-liguri provenienti dal mare e
dirette verso sud. Si ritiene dunque che tali popolazioni
potrebbero aver fondato qualche villaggio lungo i
terrazzamenti più bassi del crinale aspromontano
sud-occidentale, degradante verso lo Stretto. Trattandosi
di popoli di pescatori, presumibilmente elessero come
area dinsediamento il sito adiacente la rupe
centrale di Scilla, dove la presenza dei numerosissimi
scogli agevolava la pratica della pesca, consentendo
al tempo stesso la costruzione delle rudimentali capanne.
Tale ipotesi è in parte avvalorata dallo stesso
Omero allorquando, nel descrivere Crataia come madre
di Scilla, lascia intendere lesistenza di uno
stretto legame tra questa e la nascita del mito del
Monstruum Scylaeum, da intendersi sorto ancora alla
prima frequentazione umana del tratto di mare antistante
lodierna cittadina. Dal momento che Crataia
è da più parti identificata con il vicino
torrente Favazzina, ancora ai tempi del Barrio chiamato
fiume dei pesci, se ne potrebbe dedurre che gruppi
di popoli dediti alla pesca, giunti via mare lungo
la bassa costa tirrenica, inizialmente siano approdati
alla foce di questo fiume, dove era agevole praticare
lattività, e successivamente si siano
spostati più a sud, trasferendo la propria
residenza presso la costa scillese, più ricca
di pesci.
ECONOMIA
Una delle principali attività cui era dedita
la popolazione, fino a qualche anno fa, era la pesca
che trovava la sua più alta espressione nella
"caccia" al pescespada (pesca tradizionale)
condotta con il lontre, una speciale barca a remi
usata fino agli anni cinquanta, e successivamente
con la passerella, una speciale barca a motore con
una lunga passerella a prua e una alta antenna centrale,
detta falere, che serve per rilevare la presenza del
pesce.