Castrolibero
è un comune della provincia di Cosenza. Lo
sviluppo edilizio degli ultimi 30 anni con una conseguente
conurbazione col capoluogo, ha reso la località
calabrese un moderno centro prettamente residenziale
dell'area urbana cosentina.
DA
VEDERE
Conserva la facciata della chiesa gotica di Santa
Maria della Stella, del Quattrocento. Di notevole
interesse storico è una torre rotonda in località
"Palazzotto" che potrebbe essere un residuo
dell'accampamento dei franchi, guidati da Ottone di
Bergamo, venuti in Calabria a combattere i saraceni
di Amantea (868 d.c. circa ), che valse a Castrolibero
il nome di Castel Franco (Castra Francorum). La Torre
dell'Orologio venne, invece, costruita tra il 1908
e il 1912 nei pressi della località "Chiesa
Vecchia", per volontà dell'allora Sindaco
Achille Parise con il contributo degli emigrati d'America.
ORIGINI
Si chiamò Castelfranco (in dialetto Castrufrancu)
fino al 1863, in quanto nel IX sec. d.C. vi si accampò
un esercito di franchi guidati dal Conte Ottone di
Bergamo, venuto in Calabria a contrastare i Saraceni
di Amantea. Da quel momento la collina che oggi ospita
Castrolibero - dove secondo lo storico Davide Andreotti
esistevano i ruderi della madre "Pandosia"
- si chiamò castra-francorum, ossia "accampamento
dei franchi". Dopo l'unità d'Italia successe
che molte cittadine portavano il nome "Castelfranco",
per cui si rese necessario - su sollecitazione del
Governo - modificarne la denominazione. In un primo
momento si scelse il nome "Castelvenere",
in memoria di un antico tempio pagano e di una roccaforte
esistente a pochi km dalla collina,località
detta "castieddrivenneri", poi - siccome
esisteva già un comune nel beneventano che
recava quella denominazione - si scelse il nome "Castro-libero".
La motivazione di quel nome data dal Decurionato fu
la seguente: per l'orizzonte "libero" che
si gode dal monte (panorama) e per le libere istituzioni
del Re galantuomo Vittorio Emanuele II). Queste le
motivazioni riportate nella delibera del 1863. Castrolibero
sorge alla sinistra del fiume Crati, a ovest del capoluogo...Poco
sopra Cosenza.
CENNI
STORICI
La cittadina di Castrolibero si trova, secondo molti
autori, nel luogo in cui un tempo sorgeva la fortezza
più sicura di Pandosia Bruzia. In quel sito
era ubicata la mitica città degli Enotri, che
traeva il suo nome dalla grande fertilità del
suolo: "Città di ogni dono". Su di
essa vegliava Pan, figlio di Mercurio, dio dalle zampe
caprine, inventore del flauto ed amante di ogni dissolutezza.
Tito
Livio, nella sua Historia, narrò che presso
le mura di Pandosia, (332 a.C.) nel corso di un assedio,
avesse perso la vita Alessandro il Molosso, re d'Epiro
e zio di Alessandro Magno. Parte del corpo del Molosso,
orrendamente mutilato, venne portato nella vicina
città di Cosenza, dove fu sottoposto ad indicibili
crudeltà. Al
tempo delle egemonie di Sibari e Crotone, Pandosia
riuscì a conservare la propria autonomia politica
ed economica, testimoniata, tra l'altro, dalla pregevole
e rara monetazione che la caratterizzò.
Confusa
nel grande Impero Romano, Pandosia venne successivamente
distrutta dalla furia dei barbari o da notevoli eventi
tellurici.
Di
essa si ricominciò a parlare nell'868 d.C.,
allorché per contrastare l'Emiro di Amantea
e i suoi saraceni, il re inviò in Calabria
il conte di Bergamo Ottone. Questi, a capo di un esercito
di Franchi, ai quali si erano uniti i vescovi Hoschisio
e Gheriardo, costruì un luogo fortificato proprio
sulla collina dove un tempo sorgeva la fortezza di
Pandosia. Da allora quel luogo si chiamò "Castro-franco",
ossia "accampamento dei franchi". Castelfranco
(l'attuale Castrolibero) fu per molto tempo un luogo
fortificato (secondo un'antica leggenda, nell'XI secolo
Roberto il Guiscardo vi costruì un castello
a dominio della valle del Crati). La vita civile delle
popolazioni a quel tempo si svolgeva nelle due cittadine
limitrofe: Pantosa (ora in territorio di Marano Principato)
e Veneri (l'attuale Castelvenere in località
Andreotta di Castrolibero).
Dopo
una serie di infeudazioni minori, Castelfranco finì
nel patrimonio della potente famiglia Sanseverino
di bisignano (sec.XV). Nel 1487, a seguito di quella
che sarebbe passata alla storia come la "Congiura
dei Baroni", cui parteciparono anche i Sanseverino,
re Ferdinando ordinò che venissero abbattute
le mura di cinta e le case di Castelfranco, poiché
quella fortezza aveva creato notevoli problemi agli
Aragonesi di Cosenza.
Correva
l'anno 1550 quando Pietro Antonio Sanseverino concesse
in dote alla figlia Eleonora, convolata a nozze col
marchese della vicina Rende, le cittadine di Castelfranco
e Cerisano, compresi, ovviamente, i diritti e addirittura
i vassalli di ogni rango.
Tra
il 1562 e il 1566 il feudo di Castelfranco (Castrolibero)
venne acquistato da Valerio Telesio, fratello del
celebre filosofo Bernardino.
Vessati
in vario modo dal nuovo feudatario, i vassalli castelfranchesi
non sopportarono a lungo il "giogo" del
Barone. Dopo un tentativo contro il figlio Roberto,
il 10 agosto del 1579, in circostanze ancora misteriose,
gli abitanti di Castelfranco diedero luogo ad una
rivolta popolare che si concluse con l'uccisione del
Telesio nella chiesa di San Giovanni. Castelfranco
passò successivamente ai Sersale, discendenti
di un vecchio proprietario del feudo, che lo possedettero
sino alla fine del XIX secolo.
Sede
di una "vendita" carbonara capeggiata dai
fratelli Parise, Castelfranco partecipò attivamente
ai moti rivoluzionari della prima metà dell'Ottocento.
Nel 1844 un suo cittadino, Santo Cesario, nato a San
Fili ma residente a Castelfranco, venne fucilato nel
vallone di Rovito per aver partecipato al moto rivoluzionario
del 15 marzo 1844. Nello stesso posto più tardi
furono passati per le armi i fratelli Bandiera.
Dopo
l'Unità d'Italia, re Vittorio Emanuele II,
con proprio decreto del 26 marzo 1863, recepì
la variazione della denominazione da Castelfranco
a Castrolibero, deliberata dal Decurionato locale
(Consiglio comunale).
Colpito
nel corso dei secoli da vari terremoti (1638,1783,1835,1854),
Castrolibero subì un ulteriore disastro nel
corso del sisma dell'8 settembre 1905.
In
quell'occasione, un Comitato, costituitosi a Napoli,
venne a costruire 17 nuove case nel Centro Storico
di Castrolibero. Al Sindaco di Napoli, intervenuto
il 1. dicembre 1907 alla cerimonia di inaugurazione,
l'oratore locale, dopo aver magnificato l'opera e
la generosità dei napoletani, volle ricordare
le antiche origini di Castrolibero:"
dite
a Napoli signor Sindaco, dite a Napoli signori del
Comitato che la voce della riconoscenza e del saluto
non è quella di un umile e oscuro villaggio,
ma è quella di una città illustre che
Pandosia un tempo fu detta. Qui si coniarono monete,
qui un Foro, qui un Senato, qui una doppia cinta di
mura che rendeva la città formidabile ai nemici,
qui quando altrove vi era la barbarie rifulgeva il
sole della civiltà, della scienza e dell'arte.
Rendete grazie a Napoli in nome di Pandosia".
Famosa
già nel XV secolo per le numerose fornaci di
mattoni, Castrolibero fu sempre apprezzata nell'antichità
per l'ottima produzione serica (seta). A cavallo delle
due guerre mondiali divenne estremamente diffuso l'artigianato
calzaturiero. Ciò valse a Castrolibero il noto
appellativo di paese degli "scarpari".