Miglionico
è un comune in provincia di Matera di 2.588 abitanti.
È nota per le vicende legate al Castello del Malconsiglio
ove si tenne la Congiura dei baroni contro re Ferdinando
I di Napoli. È inoltre affiliata all'Associazione
Nazionale Città dell'Olio, un ente che si occupa
della promozione e valorizzazione dell'olio extravergine
d'oliva e dei territori di produzione. Miglionico è
situata nella media valle del Bradano, e sorge su una collina
tra i fiumi Bradano e Basento. Nel suo territorio si trova
la riserva regionale San Giuliano, in quanto il versante
destro del fiume Bradano e del lago di San Giuliano appartengono
in parte al territorio del comune. Si trova a 465 m s.l.m.
e confina a nord con il comune di Matera, ad est con Montescaglioso
e Pomarico, a sud con Ferrandina e ad ovest con Grottole.
Miglionico dista 19 km da Matera e 83 km da Potenza. È
nota anche per via della salita a tremende giravolte che
conduce al paese, che una volta, quando non esisteva la
Strada Statale 407 Basentana, era via obbligata per chi
dal litorale jonico doveva addentrarsi nella Lucania per
raggiungere Potenza e da lì Napoli.
IL
CASTELLO
Il castello di Miglionico risale all'VIII-IX secolo, e nel
1110 il conte Alessandro di Andria, all'epoca signore del
castello, effettuò il primo ampliamento facendo costruire
il piano superiore. La terza fase della sua costruzione
avvenne nel 1400. Il castello ha la forma di un parallelogramma,
fiancheggiato da sette torrioni, alcune quadrate (le più
antiche), due bitorri e altre circolari, poste ai vertici
della costruzione. L'entrata attuale è posta a Nord-Est,
mentre quella originaria distrutta dal terremoto del 1857
era rivolta a Sud. Tra gli elementi significativi del castello
del Malconsiglio a Miglionico spicca la particolarità
del sito che, completamente esterno al centro medioevale,
evidenzia la preesistenza di questo alla edificazione del
maniero. Il borgo altomedioevale, la cui esistenza è
documentata in epoca normanna, occupa i rioni di S. Nicola
dei Greci e di S. Angelo dove sulla punta estrema rivolta
ad occidente si leggono i resti del primitivo fortilizio
dell'abitato, la cui area di insistenza, successivamente
è occupata da una palazzo patrizio nella seconda
metà del seicento. Lo sviluppo del centro normanno,
tra il secolo XI e XII, determina la espansione dell'abitato
in direzione del Torchiano e di Santa Sofia le cui direttrici
di crinale convergono nel sito antistante il nucleo più
antico dove, sui resti di un'antica cappella intitolata
a San Salvatore, tra il XIII e il XIV secolo sarà
edificata la chiesa di Santa Maria Maggiore che salda al
nucleo più antico le aree di più recente edificazione.
I
documenti del periodo normanno ed angioino individuano tra
i secoli XI e XII una circoscrizione feudale comune a Miglionico,
Pomarico e Montescaglioso, infeudata, tra il 1065 e il 1119,
alla famiglia normanna dei Macabeo titolari del Comitatus
Montis Caveosim. Tra il 1120 e il 1124 la Contea passa nelle
mani di Costanza vedova di Boemondo Principe di Taranto,
nel 1166 è posseduta da Enrico Garzia di Navarra,
nel 1195 da Ugo de Maccla e nel 1220 da uno Jacopo Sanseverino
Conte di Tricarico. Questa potente famiglia alla quale era
infeudata buona parte del territorio del Cilento, nei primi
decenni del duecento, vantando lontani diritti risalenti
al matrimonio contratto intorno al 1167 da Guglielmo Sanseverino
con Isabella figlia di Silvestro Conte di Marsico, riusciva
ad ottenere da Federico II il possesso della contea marsicana
quale segno di riconoscimento del sostegno dato dal casato
alle armi imperiali nella lotta che aveva opposto l'imperatore
ad Ottone di Brunswick, e ad estendere i propri possessi
fino ai centri della valle del Bradano. Con la rivolta di
Capaccio e la dura repressione seguita agli eventi del 1245,
i Sanseverino perdono i feudi lucani e trucidati quasi tutti
gli esponenti della famiglia, Federico assegna la Contea
di Montescaglioso e il Principato di Taranto al figlio Manfredi.
Il conflitto tra fautori del papato e dell'impero conclusosi
con la affermazione della dinastia angioina, consente il
ritorno del Sanseverino che aveva appoggiato le pretese
di Carlo d'Angiò, e la reintegra nel possesso dei
feudi della Basilicata parte dei quali, però, sono
assegnati, e tra questi buona parte della Contea di Montescaglioso
concessa prima a Pietro di Beaumont e poi pervenuta a Giovanni
di Montfort, ai baroni francesi che avevano seguito il re
nell'impresa italiana. A Tommaso di Sanseverino, figlio
di Ruggero, unico scampato all'eccidio del 1246, restavano
tutti i territori orientali dei feudi lucani fino ai rilievi
che dividevano la valle del Basento dal bacino del Bradano
ampliati con l'acquisizione delle terre di Tricarico portate
in dote dalla terza moglie del Conte, Sveva di Avezzano.
Nel 1307 con l'assenso di Re Carlo, Tommaso di Sanseverino
divideva i feudi tra i figli Enrico, Guglielmo, Roberto
e Giacomo il quale sposando Margherita di Chiaromonte acquisiva
il controllo dei centri della media valle del Sinni e dal
padre riceveva il territorio di Tricarico ed i centri della
valle del Basento tra cui anche Miglionico. Si può
quindi, attribuire ad un Sanseverino, del quale il primo
documento pervenutoci, relativo a concessioni fatte alla
popolazione di Miglionico, risale al 1358, l'inizio della
costruzione del castello e l'ampliamento del perimetro fortificato
che ingloba nella nuova cerchia i quartieri sviluppatisi
intorno alla Chiesa Madre. L'epoca della costruzione che
sostituisce il fortilizio esistente nel borgo altomedioevale,
non va oltre i primi decenni del secolo XIV e va riportata
all'infeudamento della cittadina ai Sanseverino seguita
alla definitiva sconfitta del partito svevo. Federico II
dopo essere stato incoronato imperatore da Papa Onorio III
nel 1220 convoca, lo stesso anno, a Capua tutti i Baroni
pugliesi e tra i provvedimenti adottati nella dieta ordina
il diroccamento o l'acquisizione al demanio regio di tutti
i castelli baronali o edificati senza l'assenso reale. I
provvedimenti promulgati e confermati a Messina nel 1221
saranno ribaditi a Melfi nel 1231 ed accompagnati da un'altra
serie di ordinamenti tra cui la nomina di un Provisores
castrorum col compito di sovrintendere alla costruzione
dei nuovi edifici castellari iniziata da Federico in tutto
il Regno meridionale. Nel 1278 le imposizioni di Carlo d'Angiò
relative alla manutenzione dei castelli appartenenti al
regio demanio ed ereditati dall'amministrazione sveva, citano
Miglionico solo per assegnare alla popolazione gli oneri
per la manutenzione del castello di Montescaglioso. Questo
è già documentato in epoca normamma come pure
quello di Montalbano e di Petrolla presso Pisticci, che
rientrano nei medesimi provvedimenti angioini dimostrando
come i castelli elencati nelle imposizioni del 1278 corrispondano
a quelli preesistenti in epoca normanno-sveva. Ciò
non implica la esclusione della esistenza di una roccaforte
a Miglionico che certamente di scarsa importanza e non censita
tra le pertinenze demaniali, è localizzata nella
estrema propaggine del nucleo altomedioevale raccolto intorno
alla chiesa di San Nicola dei Greci. Con il definitivo infeudamento
ai Sanseverino, tra la fine del XIII e gli inizi del XIV,
Miglionico assume un significato strategico tutto particolare.
La nuova suddivisione dei feudi meridionali dopo la stabilizzazione
della monarchia angioina ha determinato il frazionamento
dell'antico Comitatus Montis Caveosi il cui territorio orientale
è definitivamente assegnato nel 1308 ai Del Balzo
mentre i territori occidentali pervengono nelle mani dei
Sanseverino. La baronia del grande casato si estende dalle
coste del Tirreno fino ad un limite orientale fisicamente
corrispondente al bacino del Bradano lungo il crinale percorso
dal tracciato della via Appia che lambisce anche Grottole
e Tricarico confinando, su questo versante, con i territori
appartenenti ai Del Balzo estesi fino all'Adriatico. Miglionico
è, quindi localizzato agli estremi confini dei feudi
sanseverineschi e la posizione occupata è ancora
più importante per la vicinanza dell'Appia che esalta
il ruolo del paese a presidio di un'area significativa per
l'equilibrio tra le due maggiori baronie meridionali. L'edificazione
del castello e le opere di fortificazione del centro evidentemente
obbediscono alla necessità del feudatario di approntare
una linea, individuata dalla direttrice Miglionico, Grottole,
Tricarico, per la difesa dei confini del proprio territorio
e questo scopo certamente non è soddisfatto dalla
ridotta e fatiscente struttura già esistente nel
borgo altomedioevale. Il Sanseverino sceglie quindi un altro
sito e per l'espansione dell'abitato verso il Torchiano
e Santa Sofia individua il pianoro del versante sud-occidentale
del rilievo il quale, tra l'altro è in una posizione
eccellente per controllare la direttrice stradale verso
Nord in direzione di Grottole. Il nuovo perimetro murario
edificato contemporaneamente al castello, cinge tutta la
collina assemblando in un unico agglomerato il borgo più
antico ed i rioni della più recente espansione. Il
perimetro delle mura è intervallato da torri circolari
e interrotto da quattro accessi: porta Pomarico sul versante
Sud e verso la strada che conduce al paese limitrofo, porta
Grottole sul versante occidentale rivolta in direzione dell'Appia,
porta Santa Sofia sotto il convento francescano e porta
Fontanelle, l'unica ancora esistente, nel medesimo versante,
sulle strade che collegano l'abitato alla valle del Bradano
in direzione di San Giuliano. Nei decenni successivi in
qualche tratto, lungo i pendii più inaccessibili,
le mura sono sostituite da agglomerati di abitazioni a schiera
e dalla massa delle residenze patrizie, palazzo Ventura-Aspriello,
e palazzo Petito, situati sul ciglio del versante, mentre
a Santa Sofia il monastero del Carmine è parte integrante
del perimetro fortificato secondo uno schema abbastanza
consueto nei paesi vicini dove i maggiori complessi chiesastici
e conventuali costituiscono un elemento preponderante del
perimetro della cinta. A Tricarico il complesso dell'episcopio
è inglobato nelle mura orientali, a Irsina la Cattedrale
ed il palazzo vescovile integrano il settore occidentale
della cinta e a Montescaglioso la difesa dell'intero versante
nord-orientale del paese è affidata alla massa dell'Abbazia
benedettina. A Miglionico lo schema si ripropone con il
monastero edificato su un'area libera adiacente le mura
delle quali il complesso ingloba una delle torri circolari
che nella parte superiore, svuotata da una serie di archivolti
attualmente tompagnati, reca le tracce di una trasformazione
operata da frati per ricavarvi una sorta di belvedere. In
altri settori, dipendentemente dall'orografia del sito,
la cinta muraria è trasformata in terrapieno o in
muratura di contenimento delle strade perimetrali che corrono
lungo i bordi dell'abitato: questa condizione si verifica
soprattutto nella zona di Sant'Angelo e al Torchiano su
cui versanti rivolti verso il Bradano il ruolo di contenimento
e di baluardo difensivo è anche affidato al complesso
delle abitazioni edificate con un alzato al quale corrisponde
un livello al piano stradale e altri due o tre livelli sviluppati
nei piani inferiori fino a coprire l'intera altezza del
pendio. Il tessuto urbano di Miglionico ha conservato la
possibilità di leggere e individuare agevolmente
l'andamento dei perimetro fortificato: se buona parte delle
torri si sono salvate da crolli e demolizioni, della cinta
invece, non restano che pochi tratti. Le murature sono state
sostituite nel secolo scorso o agli inizi dell'attuale dalla
costruzione di case e soprattutto delle opere di consolidamento
dei pendii e dalla apertura delle strade extramurali che
qui, come in tutti i centri del materano, dove soltanto
pochi abitati, in particolare Tricarico, conservano quasi
integralmente il perimetro fortificato, hanno costituito,
nel primo dopoguerra, una fase importante dello sviluppo
dei paesi e della possibilità di edificazione nelle
aree immediatamente adiacenti i nuclei medievali. A Miglionico
la costruzione del perimetro murario risale all'epoca angioina,
a partire dalla metà del XIV secolo, ma i lavori
certamente continuano nei decenni successivi ed in particolare
in epoca aragonese: per tutto il XV secolo le mura sono
oggetto di una costante manutenzione e adeguamento alle
necessità della difesa. Se le torri della zona di
Sant'Angelo e San Nicola dei Greci sono sostanzialmente
rimaste immutate le altre torri, ed in particolare quelle
verso il Torchiano, portano i segni di qualche trasformazione
relativa all'apertura di feritoie o alla costruzione di
barbacani e bastioni, mentre a partire dal seicento alcune
torri, quelle antistanti palazzo Corleto, e le due situate
lungo il versante Torchiano-Castello, sono inglobate nelle
vicine abitazioni delle quali diventano parte integrante.
DA
VEDERE INOLTRE
La Basilica di Santa Maria Maggiore
La Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, dedicata all'Assunta,
è Basilica Pontificia sin dal 1051, e fu Cattedrale
per alcuni secoli quando il Papa, nella disputa tra Matera
ed Acerenza su quale dovesse essere la sede Vescovile, stabilì
che fosse in un centro a metà strada tra le due città,
cioè a Miglionico. Di grande pregio all'interno della
Basilica sono:
Il
Polittico di Cima da Conegliano, splendida opera risalente
al 1499 e formata da 18 tavole racchiuse in una maestosa
cornice lignea in pioppo;
Diverse tele tra cui una del 1580 opera del Tintoretto,
rappresentante la Madonna Assunta in Cielo, ed una del Guercino;
Un Crocifisso del 1529 realizzato dal Padre francescano
Umile da Pietralia - Mel Gibson ha utilizzato l'aspetto
del Cristo di questo crocefisso nel suo film girato a Matera
"The Passion";
Il grande organo cinquecentesco barocco, composto di 321
canne, recentemente restaurato.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie [modifica]
La chiesa fu fatta ricostruire da Ettore Fieramosca, che
fu conte di Miglionico; egli chiamò Giovanni Antonio
Bazzi, detto il Sodoma, per affrescare parte della chiesa,
ma quest'ultimo, che era alle dipendenze del Papa, non poteva
lavorare per conto di altri e così firmò la
sua opera, un affresco della Natività di Maria Vergine,
con un gatto con un mantello bianco (il Papa), ed un topo,
che rappresentava il Sodoma stesso, che sarebbe stato mangiato
dal gatto se non fosse andato via subito da Miglionico.
Il Sodoma firmò in questo modo anche un affresco
nella chiesa di Santa Chiara a Napoli. Da rilevare anche
altri affreschi, una statua della Madonna delle Grazie opera
di Altobello Persio ed un piccolo organo del XVI secolo.
Le
antiche torri
Dall'antica cinta muraria che circondava il paese, sono
ancora visibili numerose torri; una di queste è la
Torre di Fino, così nominata perché lì
finiva il paese, ed era una torre di guardia che dominava
la valle del Bradano. Sono visibili diverse altre torri
di epoca medioevale.
La
Madonna della Porticella
La chiesetta della Madonna della Porticella sorge su un
colle che domina le vallate del Bradano e del Basento; è
teatro di una festa campestre che viene celebrata la seconda
domenica di settembre ed attira una grande partecipazione
di devoti sia da Miglionico che dai comuni vicini.
ORIGINI
Le origini di Miglionico sono remote, probabilmente risalenti
ad una città enotria, come testimoniato da tombe
e vasi risalenti fino al VI secolo a.C. rinvenuti nel suo
territorio. Secondo la tradizione Miglionico fu fondata
da Milone, dal quale deriverebbe anche il nome della città;
questi fu un celebre atleta di Crotone del VI secolo a.C.,
vincitore nella battaglia contro Sibari, e definito olimpionico
in quanto più volte vincitore come lottatore nei
Giochi Olimpici. Secondo un'altra interpretazione invece
il Milone fondatore di Miglionico fu Milone di Taranto,
un luogotenente di Pirro che prese parte anche alla battaglia
di Heraclea, che giunto sulle colline tra il Bradano ed
il Basento vi fondò una colonia militare chiamandola
Miglionico. Milone munì Miglionico di grandi mura,
come recita la frase Milo Magnus Miles Me Munivit Magnis
Muris, rappresentata dalle sette M iniziali presenti sullo
stemma del comune. Dopo la colonizzazione greca, divenne
città lucana, poi passò sotto i Sanniti fino
al 458, anno in cui fu espugnata dai Romani. La storia di
questo centro è strettamente legata a quella del
suo imponente castello.